sette

Niall bussò per tre volte alla porta dove l'ospite dormiva ormai da due notti, anche quella mattina i suoi coinquilini gli avevano chiesto gentilmente di rimanere a casa con lui e il biondo ci aveva pensato due volte prima di accettare: avrebbe preferito la proposta di due amici di uscire invece che rimanere tutto il giorno nel silenzio a studiare, di nuovo.
Alla fine il suo buon cuore aveva ceduto e lo avevano convinto, fortunatamente il cielo scuro minacciava pioggia e non lo invogliava per niente a lasciare l'appartamento.

In ogni caso quella mattina non aveva alcuna intenzione di rimanere da solo, avrebbe voluto trascorrere del tempo insieme all'ospite cercando di capire qualcosa di più su di lui.

Senza aspettare alcuna risposta spalancò la porta -che non era chiusa a chiave-, Harry, ancora raggomitolato a terra, avvolto nel piumone, sobbalzò e si drizzò a sedere per vedere cosa stesse succedendo.
Sbattè le palpebre un paio di volte e spostò i lunghi ricci dagli occhi verdi, mentre Niall stava sulla soglia e lo guardava con aria confusa.

-Perchè sei sul pavimento ?-

Domandò aggrottando le sopracciglia, ottenendo un'alzata di spalle in risposta.

-Intendo, puoi dormire tranquillamente sul letto, ti abbiamo lasciato la stanza apposta, insomma, penso sia scomodo stare lì...-

-Ma fai come ti pare, basta che ti trovi bene.-

Si guardò intorno, la stanza era esattamente come l'aveva lasciata giorni prima, ad eccezione dell'ammasso di coperte sotto la scrivania non c'era alcuna traccia del passaggio dell'ospite.

Dopo una pausa di silenzio continuò.

-In ogni caso, ero venuto per darti il buongiorno e chiederti se volessi del the per colazione.-

Harry si alzò lentamente, spingendo tutte le coperte sul fondo e stringendo tra le mani lo zaino usato come cuscino, poi prese il piumone e se lo gettò sulle spalle.
Aveva una semplicissima t-shirt bianca con la scritta "rolling stones" in giallo e rosa e dei blue jeans strappati ma, nonostante l'aspetto disordinato, i suoi lineamenti così perfetti, uniti alla lunga coperta che sembrava un mantello, assomigliava ad un principe.

Niall aveva notato quanto sembrasse migliorato rispetto alla prima serata e pensava che quel giovane sarebbe stato di un'enorme bellezza se solo non fosse stato così curvo su sè stesso e terrorizzato.

Il riccio annuì e, dopo aver preso uno spazzolino dallo zaino ed averlo poi poggiato a terra, uscì dalla porta indicando il bagno.

-Ti aspetto in cucina.-

Harry lo raggiunse camminando lentamente e guardandosi intorno, quella notte era riuscito a riposare veramente per la prima volta dopo tanto tempo e, nonostante le numerose domande che non avevano smesso di rincorrersi nella sua mente, si sentiva quasi sereno.

L'abitazione era davvero accogliente, piccola ma ordinata, quasi nessuno avrebbe detto che ci abitavano tre giovani scapoli in carriera.

La porta d'ingresso si apriva su un piccolo salotto che fungeva anche da sala da pranzo, infatti sul parquet opaco c'era un grande tavolo in vetro a otto posti e poco lontano un lungo divano ad angolo davanti ad un grande televisore a schermo piatto.
Una porta finestra conduceva all'unico balconcino della casa che non era abbastanza grande da metterci qualcosa, se non qualche vaso -rigorosamente senza piante- e dava sul cortile ghiaioso.

Una porta conduceva alla cucina, la quale era piccola ma dall'aspetto moderno, gli elettrodomestici erano in acciaio inox e i mobiletti di un legno chiaro, un piccolo tavolo dello stesso colore era al centro della stanza.

Dalla sala si snodava un corridoio piuttosto lungo e stretto dalle pareti dipinte di bianco -come per il resto della casa-. Su questo si aprivano quattro porte, tre conducevano alle stanze dei ragazzi -Harry ne aveva vista solamente una-, mentre l'altra era il bagno.

In tutta quella bellezza il riccio continuava a sentirsi fuori posto e cercava di capire come poter fare ad uscire dalle vite tanto perfette di quei tre ragazzi senza lasciare danni permanenti.

Purtroppo però era ancora presto, avrebbe dovuto attendere ulteriormente e non aveva idea di come fare.

Non era facile però, quando i sentimenti prendevano il sopravvento su di te.

Harry non sapeva descrivere la sua situazione, si era sentito in quel modo tanto a lungo che quasi non ricordava come si stava quando si stava bene.

Era come se fosse intrappolato nel corpo di qualcun altro, un guscio duro che non gli apparteneva, un'apparenza che però non rispecchiava fino in fondo il suo vero essere e che non lo lasciava esprimere.

Lui solo sapeva quanto pesavano le labbra ogni volta che tentava di parlare, dopo aver vissuto una vita intera in cui la sua opinione non era mai stata richiesta.

Avrebbe voluto rompere quel guscio ma non trovava la forza, o il coraggio.

Harry non era mai stata una persona particolarmente coraggiosa, se solo lo fosse stata anche un minimo non sarebbe successo tutto quello che era successo.

Guardandosi allo specchio riconobbe i capelli ricci, gli occhi chiari e i lineamenti affilati che erano propri di qualcun altro, non suoi, non li avrebbe voluti vedere sul suo viso.

Mentre cercava di far cadere il suo lugo ciuffo a coprire metà faccia, Niall lo richiamò dalla cucina.

-Io non sono molto bravo ai fornelli, ma ho provato a fare dei pancake... io non so se ti piacciano, insomma, se non li vuoi dim- ehm fammelo sapere, in caso contrario sono qui.-

Il riccio sorrise, il biondo aveva superato con forza la paura e stava cercando di farlo sentire a suo agio.
Per Harry non era qualcosa di nuovo, era avvezzo ormai a sguardi storti e pettegolezzi sul suo conto, era ben consapevole dell'aurea di inquietudine che emanava ed aveva imparato ad abituarcisi.

Ad un altra cosa non era abituato, alla pietà, come quella che quei ragazzi stavano avendo per lui.

Lui, Harry Styles, che, nonostante avesse qualche anno in meno, avrebbe potuto batterli tutti per forza, ingegno, astuzia e forse anche bellezza, stava accettando di farsi aiutare per una volta nella vita.

O almeno, una parte di lui lo accettava, l'altra si guardava intorno come un leone in gabbia alla ricerca di una via di fuga.

Si diresse titubante verso la cucina, non era certo che i pancake gli piacessero ma non riuscì a rifiutare il piatto che il biondo gli offriva orgoglioso.

Scoprì che in realtà i pancake gli piacevano - e anche molto- e li divorò velocemente, tenendo la testa china sul piatto, i ricci formavano uno schermo che gli impediva di guardarsi attorno.

Mentre stava finendo l'ultimo boccone si accorse che poco prima Niall si era seduto davanti a lui ed era rimasto ad osservarlo durante l'intero pasto, d'improvviso sentì un lieve calore salirgli alle gote.

Quando ebbe finito si alzò e posò il piatto di ceramica nel lavello, sorrise al suo compagno e tornò in camera.

Harry passò la mattinata rintanato nella stanza che gli era stata assegnata senza fare nulla, sempre seduto sul piumone sotto la scrivania, sognava ad occhi aperti.

Faceva dei film azzardati, cose che non aveva mai osato pensare, cose che avevano un lieto fine.

Si sentiva leggero, per una volta, non sapeva spiegarsi come mai, forse dipendeva dal fatto che non avesse alcun impegno, letteralmente, non aveva niente da fare per il resto della sua vita.
Poteva anche permettersi di passarla sdraiato sotto un mobile bianco -come stava facendo d'altronde- e non ci sarebbe stato alcun problema, nel momento stesso in cui era sceso da quel ponte era come se si fosse, in realtà, buttato.

In quelle acqua torbide erano caduti gli impegni ed ogni suo buon valore, era rimasto con lui solo l'egoismo.
Sì, perchè prima di ogni altra cosa Harry aveva avuto un impegno da rispettare, qualcosa di importante, ma era troppo saturo di emozioni per portarlo a termine.
Aveva passato l'intera vita rispondendo agli ordini di qualcun altro e quando, per una volta, la sua vecchia vita era come scivolata via dalle sue mani voleva approfittarsene.

Il filo dei suoi pensieri venne rotto da Niall che, bussando alla porta, gli domandò se avrebbe voluto prendere parte al pranzo, in tutta risposta il riccio gli regalò uno sguardo strabiliato.
Di nuovo? Quanti pasti facevano in quella casa?

Con un'alzata di spalle lo seguì in cucina e si trovò di nuovo di fronte ad una tavola imbandita.
Il biondo non cercò di fare conversazione, sembrava rispettare il suo silenzio, si limitò ad indicare la sedia e ad accomodarsi al suo posto, cosa che aiutava Harry a sentirsi a suo agio.

Il riccio sorrise ma appena spostò lo sguardo all'abbondanza di cibo si sentì mancare, arricciò le labbra e si allontanò dalla tavola di scatto.
Inspirò profondamente due volte nel tentativo di lenire la sensazione di disagio, ma senza alcun risultato, corse quindi verso il bagno sotto lo sguardo confuso dell'altro ragazzo.

Si chinò davanti al gabinetto e rigettò l'intera colazione in preda a forti convulsioni, solo quando il dolore si attenuò si sedette con la schiena appoggiata alla tazza, sospirando.

Subito dopo Niall fece il suo ingresso, si fermò sulla soglia con una tazza fumante in mano.

-Tutto bene?-

Non ricevette alcuna risposta.

-Tieni, prendi questo, potrebbe aiutarti. È the.-

Gli passo la bevanda ed il riccio bevette a grandi sorsi.

-Perchè non ti sdrai sul letto? Devi avere lo stomaco in subbuglio, riposati un poco.-

In tutta risposta Harry scosse vigorosamente la testa e lo superò, cercando di camminare con tutto l'autocontrollo che possedeva.

Guardò il letto, morbido e caldo, e fu tentato di sdraiarvicisi seguendo i consigli del ragazzo, ma ancora non si sentiva a suo agio a rovinare quel giaciglio così ben fatto col suo corpo.

Chiuse la porta dietro di sè, di scatto, il gesto fece scivolare lentamente un foglio bianco giù dalla scrivania, con delicatezza si poggiò a terra proprio davanti ai piedi del riccio.

Lo raccolse ed impugnò anche una penna presa dalla scrivania, poi si appoggiò sul piano in legno chiaro e con tutto l'impegno che poteva metterci iniziò a scrivere. Ci mise poco, forse un paio di minuti, poi iniziò ad aggiungere dei ghirigori alla fine delle parole e ad annerire gli spazi all'interno delle lettere, come si usa fare durante le ore di lezione quando ci si annoia.

A capolavoro finito allontanò il volto dal viso e rimirò la sua opera, abbastanza soddisfatto, poi la piegò accuratamente in quattro parti ed uscì per consegnarla al suo ospite.

Niall stava leggendo un libro seduto a gambe incrociate sul divano - doveva essere una posizione piuttosto scomoda-, alzò appena lo sguardo.

-Dimmi.-

Gli allungò il bigliettino con un gesto veloce, il biondo aggrottò le sopracciglia poi lo prese e lo aprì.

-È per me?-

Domandò, Harry annuì, poi lesse ad alta voce.

-Grazie mille? Beh prego ragazzino, non c'è di che.-

Rispose con un sorriso, il riccio avrebbe voluto storcere il naso per l'epiteto utilizzato ma era troppo felice per il fatto che il suo semplice pensiero fosse stato apprezzato.

Felice, forse non proprio felice, era difficile essere felice per uno come lui, era più sereno.

-A proposito, com'è che ti chiami? Puoi scrivermelo se vuoi.-

Chiese l'irlandese mentre ripiegava il biglietto e lo infilava nella tasca posteriore dei pantaloni.

Harry si guardò un attimo attorno roteando lo sguardo, il cielo era ancora coperto e non accennava a schiarirsi e l'aria era fresca e pungente, pensò un attimo prima di rispondere.

-Harry.-

Aveva la voce bassa e tremante, nella sua mente suonava tutto più sicuro, ma bastò comunque a far sgranare gli occhi a Niall.

-Oh, grazie per avermi rivolto la parola.-

Disse schiudendo le labbra in un sorriso più grande di quello di prima, poi Harry girò sui tacchi e se ne andò.

La cena non fu un momento piacevole per nessuno, eccezion fatta per Louis che mangiava silenziosamente, dallo sguardo si capiva fosse perso nei suoi pensieri.

-Liam mi passi la ciotola d'insalata?-

-Eleanor ti ho gia detto sei volte che gradirei che mi chiedessi almeno perfavore.-

Rispose allungando la bacinella azzurra alla ragazza di Louis.

-E io che non mi trattaste come se fossi un'estranea.-

-Ma tu sei un'estranea.-

Osservò Niall serrando poi però velocemente le labbra, rendendosi conto di essersi fatto sfuggire qualcosa di troppo.

Non era mistero che Eleanor stesse antipatica sia a Niall che a Liam -cosa piuttosto strana essendo i due ragazzi solari ed educati con tutti- e non provavano nemmeno a nascondere la cosa, nel corso della sera Harry aveva sentito i tre scambiarsi varie frecciatine, più o meno pesanti, condite da imprecazioni sotto voce.

Eleanor aveva i capelli scuri, dello stesso colore dei suoi occhi, ed un naso piuttosto pronunciato, era magra e slanciata, portava un'abbinamento azzardato, che solo le persone col fisico come il suo si sarebbero potute permettere, e dei tacchi alti che facevano sembrare le sue gambe più lunghe di quanto già fossero.
Così combinata era più alta di Louis di almeno una decina di centimetri -se si toglievano i rialzi che il ragazzo si sospettava portare all'interno delle scarpe da ginnastica-, tutto sommato non era assolutamente una brutta ragazza ma non aveva quella bellezza particolare che faceva la differenza, era il tipo di fidanzata che ci si aspettava avessero tutte le persone come Louis.

Il suo carattere era spigoloso esattamente come il suo corpo, tendeva a guardare tutti dall'alto in basso -cosa in parte dovuta anche alla statura- e con la sua sola presensa riusciva a mettere in soggezione le persone, era molto rigida nel comportamento ma al contempo una ragazza davvero poco fine.

-Ho il diritto di passare col mio ragazzo almeno una notte, ora, gradirei che cambiassimo argomento se possibile.-

Disse lei con tono stizzito.

-Pensavo che il tuo argomento preferito fossi te stessa...-

Sussurrò Niall al ragazzo seduto accanto a lui che rispose alla battuta solamente con un sorriso, poi gli lanciò uno sguardo di rimprovero e tentò in qualche modo di portare avanti una conversazione il più civile possibile, mentre Louis sembrava in procinto di cascare addormentato col viso nel piatto. Per una volta Harry non era stato l'unico a cenare nel silenzio piu totale.

-Sì, l'agenzia ti ha assunta come modella alla fine? Se non sbaglio avevi raccontato che stavi cercando di farti notare...-

Lasciò appositamente in sospeso la frase cosicchè la ragazza potesse iniziare uno dei racconti in cui amava immergersi quando conversava.
Storie ricche di dettagli che lasciavano davvero poco spazio agli altri commensali.

-Ah sì, è vero, la mia vecchia agenzia ha saputo procurarmi alcuni provini che penso essere andati particolarmente bene, insomma mi hanno elogiato per le gambe snelle ma hanno detto qualcosa anche per quanto riguarda i miei capelli troppo piatti o qualcosa di simile, insomma vorrebbero quasi rifarmi da testa a piedi ma qualcosa di bello in me alla fine lo hanno trovato e presto...-

Harry non trovava la ragazza una persona particolarmente interessante, sembrava sì avere una personalità piuttosto spiccata ma non era una di quelle che andava d'accordo col riccio, perdipiù non aveva nemmeno tentato di rivolgergli la parola, non si aspettava certo cercasse di iniziare una conversazione in piena regola con lui ma l'unica cosa che gli aveva riservato erano sguardi furtivi mentre tagliava la carne -forse più che altro divertiti dall'aria goffa che Harry aveva-.
Inoltre, appena lo aveva visto sedersi a tavola, aveva chiesto senza un filo di delicatezza a Louis se quello fosse "il tipo di cui gli aveva parlato" e non lo aveva nemmeno salutato.

Dopo che Eleanor ebbe raccontato del servizio fotografico doppio che sognava di fare con sua sorella gemella, Tina, la ragazza si alzò da tavola dirigendosi in bagno, subito imitata dal riccio che si congedò con un cenno del capo e si chiuse in stanza.

Niall aveva aspettato tutta la serata nella speranza di poter ritagliare un momento solo per sè e i suoi due migliori amici, appena vide i due ospiti uscire si alzò e spiegò il foglietto che ancora portava nella tasca dei suoi pantaloni fepati.

-Liam, Louis?-

Chiese nel tentativo di attirare la loro attenzione.

-Cos'è quello?-

Domandò il primo mentre il moro alzò svogliatamente il capo, sbattendo pesantemente le ciglia.

-Nì sei per caso passato all'asilo oggi?-

Si tirò a sedere assumendo un'espressione che tradiva il suo interesse verso la questione.

-E hai rubato uno dei disegni che c'erano appesi al muro a quanto vedo.-

-No, non sono passato da nessun asilo Louis, questo me l'ha dato Harry oggi.-

Niall aveva due paia di occhi confusi puntati addosso.

-Io non conosco nessuno che si chiami Harry.-

Osservò Liam.

-Ah già, Harry è il ragazzo suicida che abita qui, oggi mi ha detto il suo nome.-

-Si chiama Harry? Non suona così bene, a mio parere gli si addicerebbe un nome più principesco, non saprei.-

Osservò il ragazzo dagli occhi azzurri arricciando le labbra.

-Louis il principe d'inghilterra si chiama Harry, davvero, più principesco di così.-

Intervenne Liam.

-Beh, comunque non lo trovo un nome principesco, preferisco William, sai, c'è anche il principe William e guarda caso William è anche il mio secondo nome.-

-Si da il caso che Liam sia l'abbreviazione di William, quindi anche io porto un nome principesco.-

Niall battè due volte il piede destro a terra.

-Ragazzi, possiamo smetterla un attimo di parlare di nomi principeschi? Andiamo vi ho detto che il pazzo suicida che stiamo ospitando ha avuto il coraggio di dirmi come si chiama e voi reagite in questa maniera?-

Richiamò l'attenzione con ampi gesti delle braccia.

-Se ci raccontassi qualcosa in più forse sarebbe più facile anche per noi capire.-

Disse Louis sbadigliando con poca grazia.

-Stamattina abbiamo fatto colazione insieme, poi è rimasto solo fino all'ora di pranzo quando l'ho chiamato a tavola, ma lui non ha toccato cibo, anzi, appena ha visto quello che avevo preparato è corso in bagno e ha rimesso tutti i pancake che avevo cucinato.-

-Nemmeno lui apprezza la tua cucina biondo, rassegnati.-

Lo interruppe Louis, Niall roteò gli occhi.

-Senti da che pulpito, tu che sei stato in grado di bruciare anche l'acqua per il the.-

-Aveva mangiato così tanto a colazione?-

Domandò invece Liam.

-Non molto, come mai?-

-Se non è stato male per il fatto che si sia ingozzato lo è stato per qualche virus o malattia, non possiamo permetterci di portarlo anche da un dottore ora.-

Disse passandosi una mano tra i capelli cortissimi e ispidi.

-In effetti non sembrava stare molto bene mentre era chinato sulla tazza, anzi, probabilmente gli faceva male la pancia.-

-Magari è solo un'intossicazione alimentare o aveva lo stomaco sottosopra, non esagerate. Ora continua.-

Il più grande tra i tre chiuse così il discorso e Niall continuò a raccontare.

-Gli ho offerto un the -che ho preparato senza bruciare l'acqua-

Guardò Louis.

-lui lo ha bevuto, poi gli ho proposto di sdraiarsi nel letto e riposarsi ma non ha accettato, è tornato in camera ed è tornato poco dopo consegnandomi questo bigliettino. Dopo averlo letto gli ho domandato come si chiamasse, lui ci ha pensato e mi ha risposto "Harry".-

Louis gli prese il foglietto dalle mani e Liam si allungò per vederlo meglio.

-Sono abbastanza sicuro che "grazie" non si scriva con due zeta.-

Commentò il primo mentre l'altro seguiva con il dito la calligrafia tremolante e commentava.

-Sembra scritto davvero da un bambino dell'asilo, si è anche impegnato a fare un ricciolino qui, dopo la E.-

Sorrise.

-Abbiamo a che fare anche con un analfabeta adesso? Oddio avrà vent' anni, almeno due parole dovrebbe saperle scrivere.-

Louis appallottolò il foglio e lo riconsegnò all'irlandese, che constatò che in fondo poteva darsi che il ragazzo non prendesse in mano una penna da molto tempo-a volte capita che si perda la mano-, o che fosse straniero, oppure ancora che dopo qualsiasi trauma avesse subìto faticasse anche a scrivere.

-Alla fine dobbiamo essere contenti anche solo di sapere il suo nome no?-

Concluse mentre già vedeva i suoi amici alzarsi portando le stoviglie sporche in cucina.

///

Ciao a tutti, sono viva e mi sono anche ricordata di aggiornare, incredibile a dirsi vero? In ogni caso, questo capitolo mi piace particolarmente, piano a piano si sta scoprendo sempre di più riguardo al personaggio di Harry.
Che ne pensate?

Baci,
-vik💘

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