otto

People fall in love in mysterious ways,
Maybe just the touch of a hand.
-Thinking out loud


"Chi è Harry?"

"Harry è il ragazzo suicida che abita qui."

"Niall hai per caso rubato quel disegno da un asilo?"

"Sembra scritto da un bambino di sei anni."

Harry sentiva le parole che si stavano scambiando gli altri ragazzi provenire dalla cucina, ovattate, ma comunque chiare.

"È il ragazzo suicida..."

Chi è Harry? Harry è sempre il ragazzo suicida, nessun altro, perchè illudersi, Harry è solamente quello. Non è una personalità, non è quello che pensa, il suo sorriso, il suo credo, le sue lacrime versate, le sue parole ed il luccichio di soddisfazione nei suoi occhi quando porta a termine qualcosa che ambiva fare.
No, Harry rimarrà sempre una figura coi pesi legati ai piedi, ferma su un cornicione, fremente dalla voglia di lanciarsi.

Harry non è niente di nuovo.

Chi era Edward? Un ragazzo suicida, un ragazzo che aveva una vita di merda e che non avrebbe voluto far altro che metterle fine, un ragazzo che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno ma riceveva comunque più ordini di uno schiavo nell'antica grecia, era un ragazzo forte ma perennemente piegato in due sotto i duri colpi della vita.
Edward era parte dell'ambiente della zona di Londra dove viveva, grigia, dove sia case che persone cadevano a pezzi come lui, dove i bambini chiedevano in regalo libri e non pistole giocattolo, perchè alla loro età erano già stufi di tenere in mano quelle vere, dove le persone non diventavano ricche e non sorridevano mai senza avere quel luccichio tipico negli occhi.

Harry invece non si trovava nella parte grigia di Londra, Harry si trovava su un soffice letto dalle coperte blu -sì, finalmente ci si era seduto sopra- in una stanza dalle pareti imbiancate di recente, dove le persone si svegliano col profumo di caffè appena fatto e la mattina escono, diretti verso il lavoro che sono orgogliosi di svolgere, dove tutti hanno dei sogni e degli obbiettivi nella vita e spesso riescono a raggiungerli, dove i bambini si rotolano sui pavimenti rincorrendosi, giocando a guardie e ladri, senza che abbiano mai visto un vero poliziotto o un ladro, dove tutti, almeno una volta nella vita, hanno sorriso.

Harry non era parte di quell'ambiente, risaltava come poteva fare un fiore in un campo secco, o meglio, come una macchia scarlatta su un muro bianco, imbiancato di fresco.

Nonostante tutto chi era Harry? Harry era sempre il ragazzo suicida che doveva mettere fine alla sua vita.

Sentì la conversazione spegnersi e scosse la testa.
Non stava piangendo solo perchè aveva prosciugato tutte le lacrime, ma se avesse avuto ancora la possibilità di farlo lo avrebbe fatto.

Non sopportava che il labbro gli tremasse in quel modo, allora lo morse con forza, per farlo smettere, fino a sentire esplodere in bocca il sapore del sangue.

Si alzò dal letto confortevole dove stagliava come una macchia di sangue, tornò a sedersi sotto la scrivania, sotto il pavimento, dove si sentiva a suo agio.

Aprì il suo zaino e rovistò alla ricerca del cellulare che giaceva sul fondo coperto da vestiti, sullo schermo passava un graffio profondo, lo soppesò nella mano destra.
Quella piccola scatoletta fatta di microchip, pixel, fili e lucine era l'unico collegamento che aveva con Edward.

Sarebbe stato facile rompere tutto, trovare finalmente un po' di coraggio ed essere felice.
Ma non poteva, non riusciva.

Strinse l'oggetto fino a che le nocche gli diventarono bianche, poi lo scagliò contro la parete opposta con tutta la forza che aveva in corpo, il cellulare rimbalzò e cadde miserabilmente a terra con il vetro rivolto verso il basso; lo scomparto della batteria si aprì ed essa atterrò poco più in là.

Harry rimase a fissare i resti per un poco, poi si avvicinò carponi e prese il telefono. Lo schermo era distrutto, sembrava essere composto da decine di piccole schegge appuntite appoggiate sul vetro e tenute insieme per magia, eppure non cadevano.
Quando inserì la batteria al suo posto e lo accese constatò purtroppo che funzionava ancora.

Non riusciva a distruggere quel telefono come non riusciva a distruggere Edward, perchè Harry per gran parte era Edward ma Edward non era mai stato Harry.

E proprio come Edward, Harry voleva mettere fine alla sua vita.
Anzi, doveva.

L'essere umano è una delle cose più fragili al mondo, si scalfisce con un niente, il suo umore cambia in un battito d'ali di farfalla.

Buffo.

Louis aprì la porta della sua stanza lentamente, in cuor suo non desiderava altro che sdraiarsi sul suo morbido letto e riposarsi, finalmente.
Trovò Eleanor seduta sul bordo del letto con la schiena rivolta verso di lui. Non si girò.

-Sto provando le nuove scarpe che ho comprato, vorrei vedere se mi fanno sembrare troppo alta.-

Il moro annuì e si sedette al suo fianco, guardandola mentre si infilava un paio di stivali neri in camoscio, con tacco a spillo, che le arrivavano fino a metà polpaccio.

-Ti piacciono?-

Chiese allungando le gambe diritte davanti a sè.

-Sì, carini.-

La ragazza si alzò in piedi.

-Ed ora? Troppo alta?-

-Sei sempre troppo alta.-

Rispose lasciandosi cadere all'indietro sul morbido copriletto bianco.

Eleanor si sfilò le calzature e nel silenzio della stanza si sentì il rumore delle zip, poi il tonfo delle scarpe lasciate cadere a terra.

Louis chiuse gli occhi, sentì la ragazza che scioglieva la coda e scuoteva il capo per sistemarsi i capelli, il suono dei pantaloni che con un sibilio cadevano a terra, e poi anche quello del lungo cardigan, ed infine il rumore della blusa in chiffon che scivolava via dalle sue braccia.

Eleanor si chinò verso il letto e a carponi salì sul suo corpo, stringendolo in un abbraccio che fu subito ricambiato.
Iniziò a baciargli il collo, il fiato della ragazza era caldo su di lui, rilassò ogni muscolo del suo corpo sotto la sua stretta e sorrise posandole le mani sui fianchi.

Eleanor era magra e dal fisico longilineo ma era più alta di Louis, per questo faticava a stringerla forte quanto avrebbe voluto, ma così appoggiata sul suo petto sembrava un esserino fragile che avrebbe solo voluto proteggere.

Le baciò le labbra dolcemente, poi iniziò a giocherellare coi suoi capelli.

Forse voleva altro da quella serata, forse no.

-Lou?-

Lo richiamò lei guardandolo coi suoi occhi castano scuri, lucidi per la stanchezza.

-mh?-

Rispose lui.

-Tutto qui?-

Chiese sorridendo, per poi dargli un bacio sulla guancia destra.

-No.-

Rispose il moro dopo un paio di minuti di silenzio.

-Certo che non è tutto qui.-

Prese Eleanor per i fianchi e la strinse ancora più vicino a sè, poi sentì anche il suono di un reggiseno sparire e le sottili mutande di lei finirono sul pavimento vicino ai jeans strappati di Louis.

Quella sera avrebbe avuto altro, alla fine.

Sorrise.
Louis però si vergognava un po' al pensiero che, se al suo fianco non avesse avuto la sua ragazza ma qualsiasi altra donna al mondo, si sarebbe sentito allo stesso modo.

Harry stava cercando di dormire ed aveva ancora la gola annodata quando iniziò a sentir provenire dalla stanza accanto rumori di baci e di qualcosa di decisamente meno innocuo.

Si alzò a sedere, doveva essere Louis in compagnia della sua ragazza -sicuramente non erano Niall e Liam, pensava-.
Incrociò le gambe e appoggiò la schiena al muro, aprì gli occhi e rimase per un paio di minuti a guardare l'oscurità nella stanza.

Poteva immaginare i due ragazzi abbracciati nel letto che era separato dal suo da una sola parete, uno strato di mattoni intonacato.

Sospirò.
Chissà se erano innamorati o se quella che vedevano l'uno negli occhi dell'altro era solo lussuria, non conosceva abbastanza nessuno dei due per saperlo, ma di per certo lui era un esperto di scelte sbagliate in fatto di amore.

Harry all'età di diciannove anni osava dire di aver amato, ma forse non abbastanza, perchè se secondo tutti amare significava mettere il proprio cuore nelle mani dell'altro, lui non aveva mai davvero amato qualcuno, per il semplice motivo che il suo cuore era troppo nero e troppo pesante perchè lo potesse lasciare nelle mani di qualcun'altro.

Allora forse lui aveva amato ancor di più di chi consegnava il proprio cuore perchè aveva avuto il coraggio e aveva sopportato la croce di tenerselo tutto per sè.

La sua mente volò inaspettatamente alla sua famiglia, cosa che si era ripromesso di non fare mai.
Aveva tagliato i ponti con tutti e, se avesse potuto, avrebbe cancellato anche i suoi stessi ricordi.

Non voleva ricordare nulla, nè gli zigomi alti di sua madre, nè le labbra carnose di sua sorella, nè i capelli lunghi e setosi, le fossette ai lati della bocca e i sorrisi smaglianti. Non voleva ricordare gli abbracci caldi nella notte, le mani che gli davano coraggio nei momenti bui, gli sguardi preoccupati quando si ammalava e i baci prima delle partenze.

Non voleva ricordare cosa fosse stato per lui l'amore, ma lo faceva, e al posto che scaldargli e riemplirgli il cuore glielo svuotava.

-Cazzo.-

Gridò tirando un pugno al muro.

Per un momento lo schioccare di baci si interruppe, poi ricominciò più forte di prima.

Si sfregò più volte gli occhi, oramai ogni traccia di stanchezza lo aveva abbandonato, poi, improvvisamente, l'immagine di un paio di occhi ambrati si fece strada nella sua mente.

La ricacciò indietro deglutendo, ma era troppo tardi.

Il cuore gli batteva a mille quando, cercando di fare meno rumore, possibile, uscì dalla stanza e si incamminò velocemente verso la cucina.
Era tentato di accendere la luce ma avrebbe destato troppa attenzione, e poi i lampadari di quella casa producevano una leggero rumore simile ad un ronzio che avrebbe potuto svegliare gli altri.

Cosa che non voleva.

Il pensiero era annebbiato, riusciva a vedere solo un paio di occhi ambrati e avrebbe dovuto toglierseli dalla testa, niente gli importava.

Fu preso da un capogiro e fu costretto a fermarsi con gli occhi chiusi, appoggiandosi al bancone in marmo.
Faceva male, ancora più male, il colore aranciato era così vivido che quasi poteva sentire anche la fragranza che spesso lo accompagnava.

Di nuovo, desiderava di poter piangere, e visto che non poteva piangere lacrime, avrebbe pianto sangue.

Lo aveva visto la sera prima, all'angolo del bancone, vicino al frigorifero, un piccolo ceppo di legno grezzo con sei buchi, all'interno dei quali erano infilati sei coltelli di grandezze diverse dal manico scuro.

Harry passò la mano su tutte le impugnature, poi strinse quella più piccola nella mano destra e lo estrasse lentamente.
La lama non era stata affilata di recente, perciò non era perfetta, ma sarebbe potuta andare bene.
Lo passò due volte delicatamente sul dorso della mano provocandosi due leggeri taglietti, da cui subito sgorgò del sangue.

Sospirò.

Guardò verso il pavimento immaccolato e per un momento ebbe paura di sporcarlo e rovinarlo in maniera irreparabile, ma si rese presto conto che non gliene fregava niente.

Avvicinò la punta all'occhio destro e la poggiò appena lì, dove la pelle era sottile.

Louis aprì la porta della sua stanza e, mentre si ravvivava i capelli con le mani, si diresse verso la cucina col suo solito passo pesante, senza preoccuparsi di svegliare nessuno.

Quando accese la luce si trovò davanti uno spettacolo raccapricciante.

La pelle pallida di Harry sembrava ancora più chiara sotto la luce fioca della lampadina al neon e la fronte imperlata di sudore risaltava tra gli scuri riccioli castani.
Aveva l'aria distrutta, gli occhi stretti, come se nella sua mente fosse in corso una vera guerra, ma riusciva comunque ad apparire bellissimo.
La lama che aveva poggiata appena sotto l'occhio destro rifletteva la debole luce della stanza verso Louis, che stava guardando la scena con gli occhi sbarrati.

Sussurrò a voce appena percettibile.

-Harry non...-

Bastò quel debole suono per far girare il ragazzo con uno scatto fulmineo, la mano gli scivolò e la lama graffiò leggermente la sua guancia scavata.

Un taglio poco profondo ora correva sulla faccia del riccio, da sotto l'occhio fino a metà guancia.

-Sei pazzo? Hai intenzione di ucciderti in casa mia?-

Lo riprese con tono allarmato, mantenendo però la voce bassa per non svegliare tutti.

Louis lo raggiunse camminando lentamente, allungò la sua mano e prese quella destra dell'altro, con la quale impugnava il coltello, spostò le dita sul polso e lo guidò finchè non abbassò completamente l'arma.

-Lascialo cadere.-

Disse a bassa voce.

Sotto le dita poteva sentire il battito del cuore del ragazzo, era veloce ed irregolare, ad ogni colpo anche Louis sentiva come una scossa che si propagava in tutto il corpo.

Si spostò e si allungò poggiando la mano sinistra sulla spalla dell'altro, facendo forza per alzarsi in punta di piedi ma Harry, visibilmente debole, barcollò sotto il suo tocco ed andò a sbattere con la schiena contro il duro bancone di marmo. Trattenne un gemito.

-Cazzo scusa.-

Disse il moro, ripetendo però la stessa azione, si appoggiò e si alzò in punta di piedi per arrivare al volto del ragazzo, poi passò la mano destra sul volto sfregiato.

-Non è niente di grave, tampona con questo. Non abbiamo acqua ossigenata qui.-

Gli passò un foglio di scottecs che bagnò con dell'acqua di rubinetto, Harry aveva ancora gli occhi serrati.

-Cosa volevi fare? Evidentemente non ucciderti, cavarti gli occhi non ti avrebbe portato alla morte. Fatto sta che avresti comunque sporcato il mio pavimento di sangue.-

Il riccio non rispose, respirava faticosamente e la testa gli duoleva, di nuovo gli presero i capogiri e si piegò in due su sè stesso lasciando cadere lo scottecs.

-Tutto bene? Che ti prende?-

Lo afferrò per un braccio e cercò di sollevarlo, Harry si fece spostare a peso morto, fino ad abbandornarsi su una sedia della cucina.

-Vuoi dell'acqua? Qualcosa?-

Louis si stava comportando in maniera molto più gentile nei suoi confronti rispetto a quanto avesse fatto fino ad allora. Forse il sesso lo addolciva.

-Sì, ti porto dell'acqua.-

Prese un bicchiere dalla credenza e lo riempì d'acqua fresca da rubinetto, poi lo porse, ancora gocciolante, ad Harry, che però non bevette.

-Dovresti berlo, sì insomma, funziona così.-

Il riccio aprì la mano destra e il calice cadde rovinosamente a terra.

-No, non va bene...-

Disse Louis, sempre più preoccupato, mentre Harry iniziava ad ansimare sempre più rumorosamente e il sidore gli grondava ormai dalla fronte, era sbiancato in volto ed i ricci scuri erano appiccicati tutt'intorno al viso.

Si accovacciò davanti alla sedia e gli poggiò una mano sul ginocchio.

-Tieni duro... qualsiasi cosa stia succedendo nella tua testa.-

Mormorò a bassa voce, carezzando col pollice la gamba del riccio.

Rimase alcuni minuti in questa posizione, lentamente il respiro di Harry si faceva più regolare e l'espressione del volto meno sofferente, poi aprì gli occhi, grandi, verdi e belli, ma soprattutto, caldi.

Davanti a sè vide che a Louis, accovacciato, i capelli scompigliati e il viso arrossato, si schiusero le labbra in un sorriso, talmente veloce che non sapeva dire se se lo fosse immaginato o fosse la meravigliosa realtà. Poi si alzò in piedi e si allontanò di scatto, tornando serio.

-Si può sapere cosa ti è preso? Sei per caso deficiente? Ti ho già detto una volta che non devi tentare di mettere fine alla tua vita perchè è una cosa troppo grande ed importante perchè tu ti possa permettere di decidere che sia abbastanza, chiaro? Non ti voglio più vedere in queste condizioni.-

Disse con tono fermo e severo, sembrava quasi tornato quello di sempre, se non fosse stato che non stava dando in escandescenza ma si stava visibilmente trattenendo.

-Volevo togliermi quegli occhi dalla testa.-

Rispose semplicemente il riccio, come se Louis fosse stato dentro la sua mente per tutto quel tempo ad assistere a quello che era successo.

-Non li voglio più vedere, nè sentire, non ci devo più pensare.-

Il moro rimase un paio di secondi in silenzio, ancora stranito dal fatto che gli avesse risposto con la sua voce roca e bassa e confuso dalle risposte che gli aveva dato.

-Quindi volevi cavarti gli occhi?-

-Senza occhi non avrei più potuto vedere niente.-

-Peccato che i ricordi siano legati al cervello, quindi anche senza occhi avresti comunque ricordato.-

Harry non rispose nulla.

-Mi dispiace.-

Aggiunse Louis.

-Se non posso nemmeno cavarmi gli occhi per smetterla di pensare alle cose allora è una fottuta fregatura. Allora vogliono proprio che mi uccida.-

Disse il riccio ridacchiando piano, con la malinconia nella voce, anche il moro accennò un sorriso pieno di tensione.

-Perchè ti vuoi uccidere? Dimmi, qualsiasi problema tu abbia io sono qui per aiutarti. Davvero.-

In risposta ottenne solo silenzio.

-Capisci che non importa quanto tu abbia passato fino ad adesso? Importa solamente che hai ancora tempo per cambiare tutto e ricominciare da capo. In fondo è l'unica cosa che tu possa fare.-

-Tanto rimarrò per sempre " quel ragazzo suicida", che senso ha. Lo rimarrò sempre? Dimmelo, lo farò?-

Puntó i suoi occhi verdi in quelli blu dell'altro.

-Non... no, non è vero, tu puoi ancora costruire qualcosa nella tua vita e puoi ancora aggiustarla e farne qualcosa di bello, e allora diventerai qualcos'altro anche tu.-

Harry si alzò di scatto in piedi.

-Posso solo diventare qualcosa di bello in futuro perchè ora non lo sono, vedi? Non posso cambiare niente, non posso costruire cose e non sono rotto, non vado aggiustato. Sono difettoso, da buttare. È una sola la cosa che posso fare e tu sai benissimo di cosa sto parlando.-

Louis assottigliò lo sguardo, allontanandosi.

-Allora sei proprio cretino.-

Il tono era tornato di nuovo duro e distaccato.

-E io al posto che scopare la mia ragazza ho anche perso tempo con te, mi sa che la dovrei smettere di regalare buone azioni alla gente.-

Prese un bicchiere d'acqua, bevette e sparì di nuovo nella sua camera da letto.

Harry rimase a guardarlo, poi scosse la testa, poggiò due dita sulla guancia destra e constatò che il sangue continuava a colare, ormai gli aveva sporcato quasi fino al labbro.

Se avesse ripreso il coltello e avesse deciso di aprire la vena importantissima che scorreva sul suo braccio nessuno lo avrebbe fermato, lo sapeva.

Per qualche motivo, però, non lo fece, girò sui tacchi e se ne andò.

///

Ciao gente ! Non so se questo capitolo mi piaccia oppure no, in ogni caso, non ci posso credere che le vacanze stiano finendo ed io sia riuscita a scrivere un solo nuovo capitolo.
Dannazione.

-vik💕

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