dieci

Il corpo di Harry era solamente una prigione nella quale sarebbe rimasto per tutta la sua esistenza senza nemmeno volerlo, non lo rispecchiava, quello che si vedeva dall'esterno non era lui. Lineamenti spigolosi e occhi luminosi che non erano suoi.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ma i suoi erano lo specchio dell'anima di qualcun altro.
Quando guardava il suo riflesso vedeva qualcun'altro, non avrebbe mai riconosciuto sè stesso nel suo aspetto, ecco perchè, attorno ai dieci anni, aveva tentato di tirarsi un pentolino d'acqua bollente sul volto, per sfregiarlo. Afferrando il recipiente direttamente dal fornello si era bruciato le mani lo aveva fatto cadere rovinosamente a terra e gli schizzi gli erano arrivati solamente alla base del collo.

Benchè la sua testa fosse qualcosa di separato dal corpo che tanto odiava, Harry era convinto che nemmeno quella gli appartenesse. Leggera come un palloncino, altrettanto sfuggente.

Harry aveva la sensazione di non avere il controllo di nulla; ogni tanto si fermava, fissandosi la punta delle scarpe, e gli sembrava di essere soltanto uno spettatore del film della sua vita.

Non era certo di nulla, se non che, fin da piccolo, aveva tentato di mettere fine alla sua vita. Eppure la sera precedente ne aveva avuto gli strumenti, l'occasione perfetta, l'arma, ma aveva posato il coltello. Il dolore del ricordo pulsava in tutto il suo corpo, annebbiandogli anche lavista.

Scosse la testa, il fato, il caso, il destino, la fortuna o la sfortuna, in qualunque modo la si definisca, quella provvidenza superiore a tutti gli uomini non voleva che lui si uccidesse: gli bloccava la mano quando impugnava una lama, deviava il getto d'acqua quando tentava di sfregiarsi con un pentolino, mandava Louis a salvarlo quando si stava per lanciare da un ponte.

Quando era bambino sua mamma gli raccontava che le persone morivano solamente dopo aver fatto tutto quello che avrebbero dovuto, tutti, secondo lei, avevano una missione da compiere in vita e non avrebbero potuto evitarla in ogni modo. Harry non credeva a tali favole nemmeno da bambino, ma, arricciandosi i capelli con un dito nel buio della stanza, ripensava alle parole di Anne con un pizzico di malinconia. Se anche fosse stato vero, quale sarebbe potuta essere la missione che uno come lui sarebbe riuscito a compiere?

Sentiva Louis parlare dalla cucina -quella casa aveva muri molto sottili- e sentiva Liam prima congratularsi e poi rimproverare il suo amico, dopo che quest'ultimo gli aveva raccontato di quella notte.

Anche Louis era un ragazzo molto particolare.

Uscì dalla stanza per andare al bagno, sentì Louis camminare nella sua stessa direzione, i loro sguardi si incrociarono solo per un attimo, poi si chiuse nel piccolo stanzino pavimentato di bianco e, piegatosi sulla tazza, iniziò a rimettere anche l'anima.
Mentre era in preda a dolorose convulsioni al ventre sapeva che Louis stava frugando fra le sue cose nella speranza di trovare qualcosa, ne era consapevole, ma non si alzò e rimase fermo, debole e chino su sè stesso.

Capì che le sue supposizioni erano corrette quando lo vide uscire dalla sua stanza. Harry frugò nel suo zaino e si accorse della mancanza del suo cellulare. Magro bottino, non era altro che un puzzle di frammenti di vetro.

A mezzogiorno il biondo irlandese, aprendo la porta della camera,lo chiamò per pranzare insieme.

-So che hai lo stomaco sottosopra, ma ti andrebbe di mangiare? Ho preparato una frittata, non ti appesantirà troppo ed è molto buona.-

Harry era piuttosto affamato e, incurante del dolore allo stomaco, cui ormai aveva fatto il callo, acconsentì. Niall aspettò che uscisse ed entrò furtivamente nella stanza riponendo il cellulare nella tasca davanti dello zaino, dove Louis gli aveva detto di averlo trovato.

-Sarà meglio chiamare Liam per sapere se questa sera tornerà a casa oppure cenerà dai suoi genitori.-

Disse l'irlandese mentre serviva il riccio, pensando ad alta voce.

-Cazzo, il mio cellulare è in riparazione, non posso chiamarlo.-

Scosse la testa, mentre Harry osservava, incuriosito, la sua pessima recita.

-Per caso hai con te un cellulare?-

Il riccio lo guardò, ingoiando un boccone.

-Sai non abbiamo un telefono fisso in casa...-

Non aveva idea di cosa fare, sapeva che i ragazzi avevano un piano, ma sapeva anche che il suo telefono non era altro che una scatola vuota e non gli sarebbe stato utile. Decise di acconsentire.

-Non troverete nulla nel mio cellulare, comunque.-

Disse a voce bassa e Niall prima sgranò gli occhi, poi si fermò un momento per pensare alla risposta.

-Cosa? Nessuno cercherà nulla, devo solo chiamare Liam perchè ilmio cellulare è in riparazione, per piacere.-

Il riccio annuì.

-Dov'è?-

Domandò.

-Non lo so, è tuo, sarà tra le tue cose.-

L'irlandese era sorpreso che Harry si fosse accorto del furto.

Il più piccolo si alzò lentamente dalla tavola e si diresse in camera, dove si stupì di trovare il suo cellulare nella stessa posizione dove l'aveva lasciato l'ultima volta: nello zaino. Lo passò al padrone di casa.

-La password, è bloccato.-

Rispose questo, mentre il battito del suo cuore accellerava, aveva appurato che Harry conosceva le sue intenzioni, e la cosa lo innervosiva. Non sapeva se avrebbe dovuto continuare con il piano, oppure lasciar perdere e negare di fronte alle domande del riccio. Alla fine si convinse che si trattava della decisione migliore, nonchè dell'unico modo per aiutare il ragazzo. Quest'ultimo inserì un codice di quattro cifre, Niall riuscì a memorizzarne tre, non rimaneva altro da fare che tentare ogni combinazione possibile e trovare il numero mancante.

-Grazie mille.-

Rispose poi, chiamando finalmente Liam.

Nel tardo pomeriggio, assicurandosi che l'ospite non fosse nei paraggi, Niall ripescò il suo cellulare dalle viscere del divano dove lo aveva nascosto e scrisse un messaggio a Louis.

"So tre numeri della combinazione, me ne manca uno ma possiamo benissimo tirare ad indovinare, sono 3-9-numero che nonconosco-4"

La risposta arrivò immediatamente, come al solito del resto, ogni volta che chiamava Louis quello rispondeva subito, sia che fosse al lavoro, al parco, in palestra o con Eleanor, tanto che spesso si domandava se quel ragazzo si desse mai da fare in almeno un ambito.

"Perfetto, stasera proverò ad aprirlo. Grazie."

L'irlandese scosse la testa e sorrise leggendo quel "grazie", totalmente inaspettato da parte di Louis.

Fuori il cielo era ormai nero pece, le nuvole pesanti minacciavano un acquazzone in piena regola ed Harry era comodamente sdraiato sul letto a fissare il soffitto, quando d'improvviso sentì un violento boato.

Lo riconobbe subito come qualcosa di innocente, qualche petardo piuttosto chiassoso, cose con cui aveva spesso giocato nell'infanzia, ma non si sarebbe mai aspettato di trovare petardi anche in una zona curata ed elegante come quella in cui si trovava.

Guardando dalla finestra vide le luci degli altri appartamenti accendersi una alla volta, le persone si affacciarono quasi tutte verso il cortile per vedere cosa fosse successo, ma il Harry sapeva che il petardo non era esploso nel cortile.

Sentì i proprietari dell'appartamento alzarsi di scatto dal divano dove poco prima stavano guardando un film poliziesco e anch'essi correre al davanzale. Niall aprì la porta della stanza e guardò il riccio.

-Tutto okay?-

Questo annuì, confuso dal trambusto eccessivo e raggiunse gli altri che, invece di guardare al cortile, guardavano verso le vie che circondavano il palazzo all'esterno, in sottofondo il film poliziesco che prima stavano guardando.

-È esploso là.-

Disse Harry avvicinandosi, alzandosi in piedi e sovrastandoli con la sua imponenete statura, poi con un dito indicò un punto abbastanza lontano dove vedeva salire una colonna di fumo che si stagliava sul cielo scuro della sera.

-Si vede il fumo.-

Disse sotto lo sguardo sorpreso di Liam, che era l'unico a non aver ancora sentito la sua voce.

-Ma non è stata una bomba vero?-

Domandò l'irlandese allarmato.

-No, ovviamente no, è solo un petardo.-

Il riccio non pensava esistesse qualcuno che non fosse in grado di distinguere una pericolosa esplosione da un semplice gioco, eppure a quanto pareva esisteva, un'ondata di malinconia lo investì.

-Ah, per un momento avevo temuto...-

Balbettò il biondo.

-È stato un botto molto forte.-

Ammise Liam, sospirando.

Improvvisamente il monotono sottofondo del film si interruppe lasciando spazio alla sigla del telegiornale locale.

-Edizione speciale, notizie allarmanti appena giunte agli studi.-

Diceva la presentatrice a voce alta.

-Cos'è successo adesso invece?-

I ragazzi si sedettero incuriositi sul divano grigio, mentre Harry sentì il suo cellulare squillare, corse in camera e quando lo prese vide ben trenta chiamate perse da diversi numeri che non conosceva.

Era spaventato, non voleva più avere contatti col passato ed era certo che tutte quelle chiamate non fossero da parte di persone che avevano sbagliato numero.

"Si chiama Hole perchè una volta che ci precipiti non ne puoi più uscire."

Infilò il telefono nella tasca posteriore dei jeans e decise di raggiungere gli altri sul divano, incuriosito dall'edizione speciale del tg.

Si sedette a lato di Niall, appoggiandosi appena allo schienale, sporgendosi il più possibile verso lo schermo piatto.
Subito riconobbe le case grigie e sporche di cenere del suo quartiere, sussultò: la cenere.

-C'è stato un altro incendio in un quartiere al di là del Tamigi.-

Lo informò l'irlandese a voce bassa.

-Quanti morti?-

Chiese Harry, senza voler davvero conoscere la risposta.

-Erano una famiglia, quattro morti accertati, non si sa se qualcuno è riuscito a sopravvivere, visto che la maggior parte degli abitanti di quel luogo non sono registrati non si sa in quanti abitassero in quella casa, nè chi fossero.-

Spiegò il biondo.

-Amico, hanno fatto esplodere una bomba, hanno raso al suolo la casa e poi incendiato le macerie, non credo che qualcuno sia riuscito a mettersi in salvo.-

Intervenne Louis col suo tipico tono arrogante, non staccava gli occhi dal televisore dove scorrevano immagini aeree del cumulo di macerie, per le strade non c'era anima viva.
Nessuno usciva né si lasciava riprendere dalle telecamere al The Hole.

-Una donna è riuscita ad uscire da una finestra al piano terra, purtroppo però è svenuta e non si è potuta allontanare prima che qualcuno appiccasse l'incendio. Le autorità sono riuscite ad esaminare il suo corpo, aveva segni di colpi e pugnalate, l'intento dell'assassino non era quello di ucciderla sulc olpo, ma di farla soffrire.-

Disse Liam.
A Harry sembrò che il suo cuore si fosse improvvisamente bloccato, si sforzò di non pensare al peggio, ma un remoto angolo della sua mente credeva di sapere già cosa fosse successo.

-Ormai è ovvio che tutti questi incendi non sono casuali, ci deve essere una mente comune dietro.-

Continuò il castano, con aria corrucciata.

-Qualcuno di molto furbo visto che dopo numerosi omicidi non è ancora stato identificato.-

Commentò Louis.

-Hanno detto qual è il cognome della famiglia?-

Chiese di nuovo Harry, era come se in quella stanza non ci fossero più tre sconosciuti, l'importanza della notizia trasmessa in televisione aveva sovrastato ogni cosa.

-Sì, sembrerebbe fosse-

Il riccio interruppe subito Niall.

-Hailsham.-

-Sì... Hailsham.-

Il brutto presagio di Harry fu subito spiegato.

-Merda.-

Sussurrò prima di alzarsi e rintanarsi di nuovo sotto la scrivania nella stanza, con il piumone sulle spalle e la testa abbandonata fra le mani.

Un'altra parte di sè era andata in pezzi, non era forse quello che voleva? Allora perchè stava male?
Perchè quella che aveva perso era stata l'unica parte bella.

Perlomeno non avrebbe più corso il rischio di incontrare quegli occhi ambrati che tanto lo tormentavano.

-Ecco qua.-

Disse Louis sventolando una scatoletta nera davanti al viso di Niall.

-Il cellulare di Harry, come hai fatto a prenderlo?-

Domandò questo, stupito dalla prontezza dell'amico.

-Gli è scivolato dalla tasca dei pantaloni quando si è alzato, è stato molto facile, non mi sono nemmeno dovuto impegnare.-

C'era un'insolita punta d'orgoglio nelle parole del moro.

-A proposito, mi sono scordato di dirti che a pranzo, quando ho domandato a Harry di prestarmi il cellulare ha detto "non troverete nulla nel mio telefono." Sospetta qualcosa.-

Louis arricciò il naso, rigirandosi l'iphone tra le mani.

-Come diavolo ha fatto ad accorgersi del furto, sono stato abbastanza cauto...-

Niall scosse la testa.

-In ogni caso, ora che conosciamo la combinazione posso cercare qualcosa.-

Disse Louis, tornando a sorridere.

-Quando hai intenzione di farlo?-

-Anche subito.-

Il moro iniziò a giocherellare con la schermata di blocco.

-Ha più di venti chiamate perse, risalenti tutte a pochi minuti fa...-

Notò.

-Strano.-

Commentò l'irlandese, Liam tossì portando una mano davanti alla bocca. Entrambi si girarono verso il ragazzo che era stato in silenzio tutto quel tempo.

-Cosa vorresti dire?-

Rispose Louis alzando le sopracciglia con aria di sfida, in tutta risposta il castano si alzò.

-Vorrei dire che non sono per niente d'accordo ed intendo tirarmi completamente fuori dalla questione.-

Poi sparì nella sua camera.

///

ciao ! siete stupiti di vedermi ancora viva ? ormai è diventata una consuetudine postare una volta ogni morte di papa, ma credetemi, vorrei che non fosse così, solo che sto cercando di concentrarmi su un altro miliardo di cose, quindi non posso fare altrimenti. Stamattina avevo pensato di pubblicare il capitolo così com'era, senza revisionarlo, ma alla fine mi sono resa conto che non mi piaceva. Ho addirittura preso il computer e l'ho revisionato per un'ora. Okay, nemmeno ora è la cosa migliore che io abbia mai scritto, ma è già un passo avanti contro il mio blocco dello scrittore. Siate fieri di me !

-vik💓

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