La vigilia di Natale
I nonni abitano nel Kent, pochi chilometri fuori Londra. Albert, l'autista, guida attento. Il viaggio è piacevole, la campagna inglese è immersa nell'atmosfera natalizia. Mycroft è taciturno, ma rilassato. Ha riposto il cellulare che ha smesso di ronzare.
"Papà, come mi devo comportare?" Mi strofino la nuca. "È il mio primo Natale in famiglia."
"Sii te stesso, Sherrinford. Sai che ti vogliono bene." Si è girato, si sfila i guanti e mi prende la mano. "Lasciati andare alle loro cure."
Albert imbocca una strada sterrata, una vecchia casa di campagna si staglia in lontananza, delle siepi curate la delimitano. La nebbia serale l'avvolge, ma è completamente rischiarata dalle luminarie.
"Chiudi la bocca, Hayc, il nonno esagera sempre." Inspiro aria e stringo le labbra.
L'autista parcheggia, prendiamo i nostri borsoni e pacchetti prima che riparta.
"Bello vero? La nonna ci tiene tanto. Si prepara da novembre."
Ho la gola secca. Non riesco a capire se è un incubo o qualcosa di meraviglioso.
La villetta sembra uscire da un libro di Dickens. Il tetto spiovente, in ardesia grigia, è invaso dall'edera quasi completamente. Le finestre addobbate con vischio e fiocchi rossi. La porta di casa ha due piccoli abeti laterali con le lanterne accese.
Violet e Sieger Holmes spalancano la porta e ci vengono incontro.
"Ecco i ritardatari! Mycroft sei sempre puntuale, che ti è preso?"
"Il lavoro, mamma." Mente serafico.
Ma il colpevole sono io. Ho indugiato troppo a incartare i regali.
"Oh, va bene, l'importante è che siate arrivati." Chioccia Violet.
Nonno afferra i miei bagagli e li porta in casa. Papà non ha lo stesso trattamento.
"Ti viziano Hayc. Ben per te." Sghignazza, io brontolo sommesso mentre lo aiuto.
Appena entrato, il profumo di arancia, di cannella e resina di abete, mi invade le narici, gli addobbi natalizi sono ovunque. La casa è piacevole, ospitale e decisamente vissuta.
"Ragazzo, respira, questo è il Natale a casa Holmes..." Papà ride, appoggio il bagaglio, forse sto sognando.
"Sherrinford...!" Rosie, la figlia di Watson, mi corre incontro. Ha sette anni di esuberanza e allegria. "Finalmente sei qui cugino." La prendo in braccio. I nonni sono già andati ad avvisare del nostro arrivo.
La piccola scalcia per scendere, mi prende per mano, mi trascina nel salotto. Mio padre mi segue con l'espressione compiaciuta.
"Papà... Sherlock... Sono arrivati." Loro, dopo la tragica morte di Mary Watson, sono diventati una famiglia. Rosie vive serenamente, vederli felici è impagabile. John è davanti al camino che rinforza la legna. Sherlock, sprofondato nella poltrona, legge un libro.
"Eccola la vittima sacrificale del Natale! Ciao nipote, dalla faccia non arriverai a Santo Stefano." Sherlock sghignazza divertito, gli rimando una smorfia.
Mi siedo vicino a lui con Rosie sulle ginocchia. "È tutto così...Sorprendente..."
Lo zio detective rincara la dose. "Vedrai la cena Hayc!" John gli allunga una botta affettuosa, sa che i miei attacchi di panico non sono del tutto spariti.
"Avanti fratello, non spaventarlo!" Mycroft, davanti al camino, interviene mentre si scalda le mani.
Sherlock mi fissa sornione. "Hayc, vedi di sopravvivere ai punch del nonno."
Scoppia in una risata gioiosa, probabilmente perché mi sento rosso come un pomodoro.
Nonna si affaccia alla porta della cucina. "Qualche volontario per i pancake?"
"I nipoti mamma..." I due fratelli malandrini ci indicano in coro. Rosie mi trascina in cucina senza che abbia il tempo di defilarmi.
Ridono per averla scampata.
"Sherrinford, non badare a quei due scansafatiche." Mi infila un grembiule rosso di una taglia più grande.
Violet ci ordina di lavarci le mani: il tavolo della cucina ci aspetta con sopra una montagna di farina, la cuginetta sale sulla sedia e mi insegna a impastare.
Nonna cuoce i pancake con perizia, un profumo delicato di vaniglia si sparge per la casa attirando i due fratelli indolenti.
La madre, li sgrida agitando il forchettone.
"Se vi azzardate a toccarli, non vi farò assaggiare la marmellata di arancia. Filate via."
Appena la nonna si volta, lo zio ne ruba uno appena sfornato.
"Sherlock!" Brontola sottovoce Mycroft. Ma viene zittito con un pezzo della refurtiva. Se ne vanno ingozzandosi complici.
Rosie mi dà una gomitata. "Non siamo delle spie!" Mi sussurra seria.
"Non li tradirò, cugina." Non riesco a trattenermi dal ridere e dallo sporcargli il nasino di bianco, lei per rappresaglia mi infarina la maglia.
Risultato: cacciati dalla nonna arrabbiata che chiama in aiuto Sieger Holmes.
Mi rammarico di aver fatto lo stupido. "Dobbiamo farci perdonare, cugina."
"Sei stato tu a incominciare." La piccola incrocia le braccia e stringe la bocca.
Tento di rimediare. "Dammi il tuo cerchietto da renna e il naso rosso di plastica. Proviamo ad addolcire Violet."
"L'avete combinata voi due?" Mycroft ci redarguisce, si crogiola vicino al camino.
Gli mostro il mio travestimento da renna pentita. Scuote la testa sconsolato, sta pensando che sono peggio di Rosie.
La piccola ride cinguettando e mi spinge in cucina.
Con le corna in testa, il naso rosso, le mani giunte e lo sguardo pentito, entriamo.
"Oh...Sherrinford, siamo sicuri che sei figlio di Mycroft? Gesù, figliolo..." La nonna scuote i capelli bianchi, ma cede. Rendo una gomitata solidale alla piccola e torniamo al lavoro. Nonno Sieger se ne scappa lesto.
Rosie tuffa le mani nella farina e controlla che faccia altrettanto.
Il mio primo Natale in casa Holmes mi scalda il cuore. Colmo di quell'amore con cui mi hanno avvolto quando ero ammalato e stavo per lasciarli.
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