Capitolo 55 : Scelte

La tensione era palpabile mentre uscivamo dalla casa di mia madre. Le parole pronunciate durante il confronto risuonavano ancora nelle mie orecchie, alimentando il fuoco dell'ira nel mio cuore. Mi sentivo tradita e delusa, ma anche determinata a non lasciare che il dolore mi spezzasse. Con passo deciso, mi allontanai dalla porta d'ingresso, seguita da Sherlock, Arsène e Mark.

Le strade erano illuminate dai numerosi raggi solari, mentre il vento diurno ci accarezzava il viso. Mark mi si avvicinò con uno sguardo carico di preoccupazione. "Mi dispiace, Irene," disse con voce sincera. "Pensavo che tua madre volesse davvero chiarire la situazione".

Lo guardai negli occhi, percependo la sua buona intenzione.

"Grazie, Mark," risposi con gentilezza. "Apprezzo il tuo supporto, anche se le cose sono più complicate di quanto sembrino."

Sherlock e Arsène camminavano accanto a noi, e si avvicinarono, sostenendomi con il loro affetto.

"Hai fatto la scelta giusta, Irene," disse Arséne con fermezza.

"Tua madre non merita il tuo perdono." disse invece Sherlock.

Tornati all'albergo, la tristezza mi avvolse come un mantello. Seduti nella stanza, condividemmo pensieri e ricordi, cercando di dissipare la malinconia con la compagnia reciproca. Le candele danzavano sulla mensola, proiettando ombre mutevoli sulle pareti, mentre il fuoco scoppiettava nel camino, emanando un calore rassicurante, nonostante fosse giorno apprezzai molto le candele e il camino acceso perché mi diedero un senso di tranquillità.

Poco dopo, Mark, Arsène e Sherlock mi presero per mano , conducendomi fuori dall'albergo verso una carrozza che ci aspettava. L'aria fresca ci avvolse mentre salivamo a bordo, lasciando l'odore della città alle nostre spalle.

La carrozza ci trasportò in un ranch isolato, dove il vento accarezzava le colline e i cavalli pascolavano liberamente. Il suono dei loro nitriti riempiva l'aria, mescolandosi al suono della natura intorno a noi. Era un luogo di pace e serenità, lontano dalle tensioni della vita quotidiana.

Arsène e Sherlock mi guardarono con un sorriso complice.

"Abbiamo pensato che ti piacerebbe fare una passeggiata a cavallo," disse Arsène con un tono giocoso.

Guardai sorpresa i miei amici, ma il ricordo dell'avventura passata in campagna mi fece sorridere.

"Grazie," dissi con gratitudine. "È una splendida idea. Mi farà bene liberare la mente e sentirmi libera, almeno per un po'."

Mark, che già si era adoperato a preparare i cavalli, ci condusse a scegliere il nostro compagno di viaggio. L'odore della paglia fresca e il calore dei corpi equini ci avvolsero mentre ci avvicinavamo agli animali, ciascuno con la propria personalità e peculiarità.

Una volta a cavallo, ci lasciammo trasportare dalla libertà del galoppo, ridendo e scherzando come se non ci fosse un domani. Il vento ci scompigliava i capelli e il cuore batteva all'unisono con il ritmo dei nostri destrieri, mentre esploravamo i sentieri del ranch.

Con il calare del sole, tornammo al ranch, stanchi ma felici. Decidemmo di concludere la giornata in un accogliente bar, sorseggiando cioccolata calda e raccontandoci le nostre avventure mentre il fuoco crepitava nel camino. I sorrisi sulle nostre labbra e la luce nei nostri occhi testimoniavano il legame indissolubile che ci univa, pronti a affrontare insieme tutto ciò che il destino ci avrebbe riservato.

La rabbia ribolliva dentro di me come lava in ebollizione. Era chiaro che mia madre non aveva alcuna intenzione di ammettere le sue colpe o di cercare di riparare ai danni che aveva causato. Mi sentivo tradita e delusa, ma soprattutto determinata a non perdonarla. Era giunto il momento di mettere fine a questa faccenda e di tornare alla mia vita, lontano da questa spirale di menzogne e inganni.

"Ragazzi," dissi con voce ferma, rivolgendomi a Sherlock, Arsène e Mark. "Ho deciso che è tempo per me di tornare in America. Stare in Europa mi ha causato troppi guai, e non voglio più rimanere qui."

I miei amici annuirono con comprensione, rispettando la mia decisione. Ma prima di partire, avevamo alcune questioni da risolvere.

"Sai cosa farai riguardo alla tua tournée?" chiese Arsène con un tono preoccupato.

"Dirò al capo di spionaggio di trovare un sostituto per me," risposi con decisione. "Non posso continuare con questa faccenda, è troppo rischiosa e complicata."

Sherlock annuì con approvazione.

"È una decisione saggia, Irene. La tua sicurezza viene prima di tutto."

Decisi anche di informare il capo di spionaggio sulla verità riguardante il caso della rivoluzione in Boemia. Era importante che il dossier fosse archiviato correttamente e che la verità emergesse, anche se mia madre non aveva intenzione di ammetterla.

"Darò al capo tutte le informazioni necessarie riguardo alla rivoluzione in Boemia," dissi con fermezza. "È giunto il momento di chiudere questa vicenda una volta per tutte."

Mark si avvicinò a me con un'espressione seria sul volto.

"Me ne devo andare ora che tutto è stato risolto," disse con sincerità. "Non ti controllerò più 24 ore su 24. So che sei abbastanza forte e capace di proteggerti. Ogni tanto, però, farò un controllo."

Lo ringraziai con gratitudine, sentendo il calore della sua amicizia e del suo sostegno.

"Grazie, Mark," risposi con sincerità e ci scambiammo un ultimo saluto.

Cominciai a preparare le valigie , mentre piegavo i vestiti e organizzavo gli oggetti, Sherlock e Arsène si avvicinarono, esprimendo il desiderio di accompagnarmi nella mia nuova avventura.

"Sarebbe fantastico se potessimo venire con te, Irene," disse Sherlock con un sorriso.

"Sì, non vogliamo lasciarti affrontare tutto da sola," aggiunse Arsène, con lo sguardo pieno di determinazione.

Inizialmente titubante, esitai, preoccupata di coinvolgerli ulteriormente nei miei affari. "Ma ragazzi, non voglio mettervi nei guai. La mia situazione è già abbastanza complicata," risposi, cercando di dissuaderli.

Tuttavia, di fronte alla loro insistenza e al desiderio genuino di sostenermi, cedetti, riconoscendo il valore del loro sostegno incondizionato.

"Va bene, ma solo se siete sicuri di volerlo fare. Non voglio essere un peso per voi," dissi con gratitudine, sorpresa dalla loro determinazione.

"Siamo sicurissimi, Irene," ribadì Sherlock con un sorriso fiducioso. "Insieme siamo più forti, ricorda?"

"Sì, e non c'è modo che ti lasciamo affrontare tutto da sola," aggiunse Arsène con fermezza.

Dopo essersi congedati da me, Sherlock e Arsène si diressero nella loro stanza per preparare le loro valigie, poiché il tempo stringeva e la partenza era imminente.

Nel frattempo, rimasi da sola nella mia stanza, immersa nei miei pensieri.

La mente mi corse attraverso i ricordi dei miei giorni in Europa: l'incontro con Sherlock e Arsène, le sfide affrontate, i momenti di gioia e di tristezza, la lotta per la verità e la giustizia.

"Le cose sono state davvero complicate, ma siamo stati bravi a farcela fino a qui," mormorai con un sospiro, ripensando agli alti e bassi del mio viaggio.

Riflettendo sul mio percorso finora, mi resi conto di quanto fossi cresciuta e cambiata durante il mio tempo in Europa. Avevo imparato a fidarmi di me stessa, a lottare per ciò in cui credevo e a non lasciarmi abbattere dalle avversità.

"Se non fosse stato per voi, non so se ce l'avrei fatta," dissi rivolta a un'immagine mentale dei miei amici, riconoscendo il ruolo cruciale che avevano avuto nel mio viaggio.

Ogni sfida aveva contribuito a plasmare la persona che ero diventata, e ora mi sentivo pronta ad affrontare il prossimo capitolo della mia vita con coraggio e determinazione.

Mentre la tensione pre-viaggio aumentava nell'aria, trovai conforto nel ricordo dei legami che avevo formato con Sherlock, Arsène e gli altri amici incontrati lungo il cammino.

Terminai di preparare le mie valigie, pronta ad affrontare ciò che il destino mi avrebbe riservato una volta tornata in America.

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