Capitolo 51 : Mistero quasi risolto
Il cuore mi martellava nel petto mentre ero combattuta tra l'istinto di fuggire e il desiderio di affrontare mia madre. Le voci dei miei amici risuonavano intorno a me, come un coro di consigli discordanti.
Mark, preoccupato per la mia sicurezza, mi suggerì di fuggire.
"Non mettere a rischio la tua vita, Irene. Sono qui per te, ma la tua sicurezza viene prima di tutto."
Sherlock, con la sua solita determinazione, mi esortó a confrontarmi con la verità.
"Devi affrontare tua madre, Irene. Solo così potremo scoprire la verità e mettere fine a tutto questo mistero."
Arsène, sempre leale, si offrì di seguirmi ovunque io scegliessi di andare.
"Qualunque sia la tua decisione, Irene, io ti seguirò. Siamo un team, ricorda?"
Decisi di seguire il consiglio di Sherlock, conscia dei pericoli che ci attendevano ma determinata a scoprire la verità e a difendere coloro che amavo.
Presa una fiaccola spenta dal pavimento, procedetti con passo risoluto. Con un movimento lento ma deciso, accesi la fiamma con i fiammiferi presi dalla mia borsetta. Il bagliore arancione illuminó il mio volto determinato mentre mi avvicinavo al capo, seguita da Sherlock, Arsène e Mark.
"Madre," dissi con voce ferma, "è giunto il momento di affrontare la verità."
Le guardie alzarono le armi, bloccando il nostro cammino, ma io non mi scomposi.
Con passo deciso, mi avvicinai alla figura avvolta nel mantello, determinata a portare alla luce la verità sepolta per troppo tempo. Con un gesto risoluto, afferrai il bordo del mantello e lo tirai indietro, esponendo il volto di mia madre alla luce fioca delle fiaccole circostanti.
"Madre," dissi con voce ferma.
Con un gesto calmo ma risoluto, mia madre tagliò corto ogni supposizione sbagliata. "Irene, non fare supposizioni strane. Non pensare a cose sbagliate. Non dire nulla."
Rimasi immobile per un attimo, assorbendo le sue parole con una miscela di risoluzione e delusione.
Con uno sguardo indietro verso i miei amici, mi resi conto che erano rimasti indietro, circondati dalle guardie, così mi portai la pistola alla tempia, pronta a difendere i miei amici a qualunque costo.
"Se qualcuno di voi osa ferire uno dei miei amici," dichiarai con determinazione, "mi ucciderò sul posto."
Mia madre, sorpresa dalla mia audacia, capì che non stavo bluffando e disse ai suoi uomini di abbassare le armi.
Il silenzio calò pesante mentre gli uomini del capo abbassarono le armi, consentendo a Sherlock, Arséne e Mark di avvicinarmi e circondarmi. Rimasi immobile, la pistola ancora puntata alla mia tempia, decisa a difendere coloro che amavo a qualunque costo.
Nel frattempo, George, osservava la scena con sconcerto. Confuso dalla rivelazione che ero in realtà Irene enon Rachel e confuso da come fossi arrivata nel loro "covo".
Mia madre lo guardò con un'occhiata intensa, e mentre il silenzio calava pesante intorno a noi, mia madre si rivolse a lui invitandolo a seguirla e poi si rivolse a me e ai miei amici facendoci segno di seguirla.
Lo sguardo di mia madre incontrò il mio, carico di significato e consapevolezza delle conseguenze della nostra conversazione imminente.
Dopo che mia madre ci invitò a seguirla, io e i miei amici ci guardammo per un istante, un nodo di tensione serrato nelle nostre gole. Era il momento della verità, di affrontare il passato e di svelare i segreti che avevano segnato le nostre vite.
Con passo risoluto, seguiemmo mia madre lungo un corridoio buio e sinistro, illuminato solo dalle fioche fiamme delle fiaccole. L'aria era carica di tensione e di aspettativa mentre avanzavamo, i nostri passi echeggiavano contro le pareti fredde e umide.
Ad un certo punto, mia madre si fermò di fronte a una pesante porta di legno. Il suo sguardo si volse verso di me, un misto di emozioni attraversava i suoi occhi.
"È qui che dobbiamo parlare," disse mia madre con voce sommessa, la mano posata sulla maniglia della porta.
I miei amici e io ci scambiammo uno sguardo carico di significato, consapevoli che ci stavamo preparando ad affrontare una svolta cruciale nella nostra missione. Con un respiro profondo, mi preparai alla conversazione e ad affrontare nel caso mia mamma.
Con un movimento deciso, girai la maniglia della porta e spinsi lentamente il pesante battente. Un'atmosfera carica di mistero ci avvolse mentre la porta si apriva lentamente, rivelando una stanza al di là.
La stanza era arredata in modo spartano, con pareti di pietra grezza e un soffitto basso che conferiva un senso di oppressione all'ambiente. Al centro della stanza c'era un tavolo di legno massiccio, circondato da cinque sedie.
Mia madre si mosse verso il tavolo e si sedette su una delle sedie, invitandoci a fare lo stesso con un gesto della mano. Io, i miei amici e George ci avvicinammo con cautela e ci sedemmo intorno al tavolo, pronti ad ascoltare ciò che mia madre aveva da dirci.
"Ora che siamo qui," iniziò mia madre con voce calma ma carica di gravità, "è giunto il momento di svelare la verità."
Le sue parole risuonavano nella stanza, creando un silenzio pesante mentre aspettavamo ansiosamente di sapere cosa avrebbe rivelato. Mia madre incrociò lo sguardo con ognuno di noi, come se volesse assicurarsi di avere la nostra piena attenzione.
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