Capitolo 47 : Il piano d'azione
Dopo aver finito di scrivere le lettere, mi lasciai cadere sulla poltrona accanto alla finestra, lasciando che il sole pomeridiano mi riscaldasse il viso e che la brezza leggera sfiorasse delicatamente i miei capelli. Il ticchettio dell'orologio sul comodino riempiva l'aria di una tranquillità apparente, ma dentro di me covava una tempesta di emozioni contrastanti.
Poco dopo, la porta della mia stanza bussò leggermente, interrompendo il mio momento di riflessione. Mi alzai lentamente e andai ad aprire, trovandomi di fronte a Sherlock e Arséne, che mi sorridevano con un'aria carica di determinazione. Li feci entrare e ci sedemmo intorno al tavolo, pronti a discutere il nuovo piano ideato da Sherlock.
"Ragazzi, ho pensato a questo piano," iniziò Sherlock con voce decisa, il suo sguardo scrutava attentamente le nostre reazioni. "Negli ultimi giorni ho osservato un po' le persone nei dintorni, e ho notato che George alloggia in un albergo vicino al nostro. Ho incaricato un ragazzo di tenerlo d'occhio, e tutte le sere, verso le nove, esce e se ne va. Quindi stasera dobbiamo seguirlo."
La proposta di Sherlock suscitò un senso di eccitazione misto a nervosismo tra di noi. Arséne annuì con un'espressione concentrata, mentre io lo guardai con un misto di ammirazione e preoccupazione. Era incredibile come Sherlock riuscisse sempre a trovare una soluzione, anche nelle situazioni più complicate.
"È rischioso," dissi con voce incerta, cercando di esprimere le mie preoccupazioni. "Ma se questo è l'unico modo per scoprire la verità, dobbiamo farlo."
Sherlock annuì, confermando la mia decisione.
"Esatto, Irene. Dobbiamo essere pronti ad affrontare qualsiasi sfida ci aspetti lungo il cammino."
Nessuno di noi aveva mangiato, ma prima di partire, decidemmo di ordinarci del cibo in stanza. Chiamai una cameriera e le chiesi gentilmente di portare del cibo per tutti e tre. Quando arrivò con il vassoio, notai una leggera espressione di scetticismo nei suoi occhi mentre mi guardava, forse sorpresa nel vedermi sola con due uomini.
Dopo che la cameriera se ne andò, ci preparammo per l'operazione.
Dopo che la cameriera se ne andò, il silenzio avvolse la stanza, almeno fino a che io
dissi con voce ferma, rivolta a Sherlock e Arséne.
"Prepariamoci,"
I due uomini annuirono, comprensivi, mentre iniziavamo a organizzarci per l'azione imminente. Nella quiete della stanza, le tensioni e le aspettative si mescolavano, creando un'atmosfera carica di adrenalina e determinazione.
Con gesti rapidi ma precisi, mi avvicinai all'armadio e tirai fuori una tuta elastica nera, scelta con cura per garantire agilità e discrezione durante la nostra missione, presi poi un vestito morbido ma elegante, cercando di fondere la praticità con l'eleganza, necessaria per il mio doppio ruolo di cantante e spia.
Nel bagno, mi dedicai alla mia metamorfosi con determinazione. Mi legai i capelli in una coda alta e stabile, assicurandomi che nulla potesse ostacolare la mia visuale durante l'azione. Una rapida occhiata allo specchio confermò che l'aspetto esteriore rifletteva la determinazione e la risolutezza che sentivo dentro di me.
Mi sbarazzai degli abiti precedenti e indossai la tuta elastica, sentendo il tessuto aderire al mio corpo con confortante familiarità. Sovrapposi il vestito morbido ma elegante, cercando di mantenere un equilibrio tra l'aspetto professionale e la praticità richiesta dalla situazione.
Prima di uscire dal bagno, presi la mia borsetta, un piccolo scrigno di segreti e strumenti essenziali per il mio ruolo. Con un movimento fluido, nascosi una pistola nella cintura elastica della tuta, assicurandomi che fosse facilmente accessibile ma allo stesso tempo discretamente nascosta.
Uscendo dal bagno, trovai Sherlock e Arséne che mi attendevano con impazienza. I loro sguardi carichi di determinazione e rispetto mi ispiravano fiducia, mentre ci preparavamo ad affrontare l'ignoto insieme.
"È ora," dissi con fermezza, pronta ad affrontare qualsiasi sfida ci aspettasse lungo il cammino. Con un cenno d'intesa, ci dirigemmo verso la finestra, pronti a mettere in atto il nostro piano con astuzia e determinazione.
Con passi furtivi e silenziosi, scendemmo dalla finestra uno alla volta. Arséne fu il primo a calarsi lungo la parete esterna dell'edificio, seguito da me e infine da Sherlock.
Quest'ultimo, con un'occhiata attenta verso il corridoio deserto, chiuse la porta della stanza alle sue spalle, assicurandosi che nessuno potesse intrufolarsi durante la nostra assenza.
Una volta fuori, ci muovemmo con cautela nell'oscurità della notte. La mia camera dava su un vicolo cieco, un'opportunità perfetta per sfuggire agli sguardi indiscreti mentre ci dirigevamo verso l'albergo di George. Indossavamo abiti scuri che si fondevano con l'oscurità, rendendoci praticamente invisibili nella notte.
Sherlock si mosse con agilità, aprendosi un varco tra di noi per raggiungere l'albergo con la massima celerità. La sua determinazione era palpabile nell'aria, come se il suo solo desiderio di trovare la verità fosse sufficiente a spingerlo avanti.
Giunti in prossimità dell'albergo, ci nascostammo in un vicolo di fronte, osservando attentamente il via vai delle persone. Dopo qualche minuto, una figura avvolta in un pesante mantello nero uscì da un piccolo vicolo adiacente all'hotel di George. Le sembianze erano quelle della persona che stavamo cercando.
Con passo deciso, la figura si incamminò lungo la strada, muovendosi con sicurezza nel buio della notte.
Sherlock, Arséne e io ci guardammo negli occhi, consapevoli che il nostro momento era giunto. Con un cenno d'intesa, ci avviammo silenziosamente dietro alla misteriosa figura, pronti a seguire le sue tracce fino alla verità nascosta.
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