Capitolo 31: Ora sapete tutto
Non sapevo di chi fidarmi e in testa mi rimbombavano le parole che avevo letto sulla carta della lettera e quelle che mi aveva detto l'uomo misterioso nel vicolo a Londra.
Non sapevo se potevo fidarmi di George, certo all'inizio non mi andava a genio poi però mi era diventato pian piano simpatico ma non mi fidavo ciecamente di lui.
E anche per il fatto che lui a volte mi aveva insospettito parecchio non volevo stare lì con lui a fare colazione, però andarmene e dire semplicemente che era colpa della lettera mi sembrava esagerato perciò doveva ragionare e valutare le varie scelte che avevo ma non mi venne in mente nulla.
In quel momento un ragazzo stava eseguendo dei numeri da circo e allora tutte le persone si avvicinarono, anche io e George curiosi ci avvicinammo.
Il giocoliere non era altro che Arséne Lupin che si stava esibendo davanti a un discreto pubblico con numeri sempre più spettacolari.
Complice la mia voglia di scappare e una mano che mi tirava lontano dalla calca io fuggii da quel luogo.
L'uomo misterioso che mi aveva aiutato nella fuga aveva addosso un cappello e un giaccone che non mi permettevano di vederlo in viso, quando però ci fummo allontanati molto abbassò il cappotto e si rivelò essere... Sherlock Holmes. Staccammo le nostre mani e insieme ci incamminiamo verso la mia stanza, una volta giunti nella mia stanza e aver chiuso a chiave la porta ci sedemmo io sul letto e Sherlock su una poltrona che si trovava quasi adiacente al letto.
"Tutto bene Irene? "chiese Sherlock guardandomi con uno sguardo abbastanza preoccupato.
Sapevo che non sarebbe servito a nulla mentirgli ma volevo prima aspettare l'arrivo di Arséne perciò dissi
"No non va tutto bene però aspettiamo pure Arséne ... "
Sherlock annui ma poi mi chiese
"Perché l'altro giorno hai pianto... ? "
Sapevo che me l'avrebbe chiesto, era una cosa scontata ma si collegava con tutto quello che avrei poi detto quando sarebbe arrivato anche Arséne perciò gli dissi
"È collegato a quello che devo dire a te e ad Arséne .. perciò aspettiamo che arrivi... va bene? "
Il mio amico londinese annuì e prese a osservarmi attentamente come per capire già qualcosa di quello che avrei detto successivamente.
Sherlock, con il suo sguardo penetrante, sembrava quasi capire già prima che glielo dicessi.
Era abile nel cogliere i dettagli e le sfumature, ma sapevo che quando Arséne sarebbe arrivato, avrei dovuto affrontare la situazione nel modo più chiaro possibile.
Proprio quando pensai ad Arséne qualcuno bussò alla porta, allora Sherlock mi fece segno di restare seduta e in silenzio mentre lui piano piano si avvicinava alla porta.
Dopo il primo rumore ne sentimmo altri 5 che seguivano una sorta di codice e solo quando venne eseguito pure il quinto movimento Sherlock aprì di scatto la serratura della porta e fece entrare velocemente Arséne che indossava come Sherlock un cappotto molto grande.
Dopo che Arséne si fu tolto il cappotto mi abbracciò e si sedette pure lui su una poltrona adiacente al letto.
Dopo qualche attimo passato in silenzio mi fece coraggio e dissi
"Ci sono molte cose che non sapete e che magari avete semplicemente intuito ... però ora è il momento di dirvi tutto ... sempre se voi volete ascoltarmi... ".
Sia Sherlock che Arséne annuirono e con un movimento della testa e mi incitarono continuare.
Con il cuore in gola, iniziai a raccontare loro tutto, dalla scomparsa di mia madre alla lettera misteriosa, passando per le mie insicurezze e dubbi su chi potesse essere un alleato o un nemico ma anche per il fatto di essere una spia.
Sherlock e Arséne ascoltavano attentamente, i loro sguardi scrutavano ogni mia parola, cercando di cogliere il significato nascosto dietro le mie espressioni.
Quando finii di parlare ci furono vari attimi di silenzio almeno fino a che il mio amico londinese non disse
"Irene ... di noi puoi fidarti lo sai vero ? E se vuoi ... ti aiuteremo a risolvere questo mistero"
Il mio amico francese annuì come a dare conferma di quello che aveva detto Sherlock e allora io
mi sentii un po' sollevata, sapendo di avere due alleati fidati al mio fianco. Ringraziai entrambi con un sorriso e un cenno della testa, promettendo di collaborare con loro per risolvere il mistero che circondava la mia vita.
Era un sollievo sapere di non essere sola in questa situazione così complicata e pericolosa.
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