Capitolo 27 : Si parte insieme

Sorrisi ad Arséne che mi venne subito incontro abbracciandomi, sciolse l'abbraccio poco dopo e si sedette su una poltrona vicino al tavolino sul quale aveva appoggiato lo champagne e i pasticcini, successivamente anche Sherlock si sedette su una poltrona lì vicino e solo quando il mio amico londinese mi fece cenno con la testa di sedermi su una poltrona vicino a loro mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero entrata ripensando alle parole dell'uomo misterioso del vicolo buio.

Mi sedetti sulla poltrona, accavallai le gambe, misi entrambe le mani sopra il ginocchio più elevato e osservai attentamente sia Sherlock che Arséne perché sapevo che stavano per parlare dei miei oggetti da spia.

" Irene ...... potremmo parlare senza che tu scappi? "

Chiese Arséne con una nota di ironia nella voce perché era vero, ogni volta che litigavo con loro io scappavo sempre per non dover avere una discussione.

"certo ......" risposi abbastanza insicura.

"Irene ...... questa cos'è e cosa più importante è tua ? "

Chiese Sherlock che nel frattempo si era alzato ed aveva preso in mano la mia tuta. La osservai in silenzio contenta di averla ritrovata ma al contempo triste per due motivi:

- perché avrei dovuto dire la verità i miei due amici e quindi metterli in pericolo;

- perché la dovevo usare per ritrovare mia madre che era sparita senza lasciare traccia.

Una lacrima sfuggì al mio controllo e mi rigó la guancia, Arséne preso dal mangiare pasticcini non se ne curò ma notai formarsi sul viso di Sherlock un'espressione dubbiosa e perciò ero certa che quando saremmo stati soli lui mi avrebbe chiesto il perché.

Presi un pasticcino, lo assaggiai e mi persi nei miei ragionamenti fino a che non sentii un piccolo orologio suonare per far capire che era passata un'ora, con lo sguardo cercai velocemente l'orologio e quando lo trovai vidi che esso segnava le ore 19:00,  siccome la carrozza che mj mi avrebbe portato a Berlino doveva passare verso le 19:30 mi alzai di corsa e controllai di aver preso tutto.

Sherlock e Arséne mi osservarono entrambi curiosi non capendo all'inizio perché mi fossi alzata ma poi Sherlock da gran investigatore e deduttore disse

"Devi partire per andare in un'altra città?"

Annuii senza girarmi a osservarlo perché ero troppo presa dal ricontrollare

"Irene... ti dispiace se veniamo pure noi con te ? " chiese Arséne

In quel momento mi girai, lo osservai attentamente e notai che mi stava guardando con degli occhioni da cucciolone allora guardai anche Sherlock che mi sorrise lievemente per farmi capire che era d'accordo con quello che aveva detto Arséne.

"Venite pure ..... ma muovetevi perché verso le 19:30 arriverà la carrozza e allora dovremmo partire"  dissi sorridendo perché ero contenta che i miei 2 migliore amici mi seguissero in quel viaggio anche se sapevano veramente poco.

Arséne si alzò di scatto dalla poltrona e prese dal fondo del letto un borsone di cuoio con all'interno probabilmente molti vestiti, lo appoggiò sulla poltrona dove prima era seduto e mi disse indicandola "Questa é la valigia ..... la avevo già preparata..... o meglio... non la ho ancora svuotata da quando siamo qui in Inghilterra" Io ridacchiai un poco ma dopo mi girai verso Sherlock e vidi che anche lui aveva già a fianco a sé un borsone di cuoio con a fianco anche un'altra piccola valigia quadrata.

"Visto che siete pronti entrambi... proporrei di scendere ad aspettare la carrozza ....... va bene per voi? " chiesi dopo aver guardato l'orologio ed avere notato che erano già diventate le 19:15.

Entrambi annuirono e indossarono Arséne un cappotto marrone mentre Sherlock un cappotto nero infine io indossai la mia adorata mantella blu e bianca.

Successivamente presi in mano la mia borsetta e una valigia ma quando cercai di prendere l'ultima valigia Arséne la presa in mano e mi disse

"Sherlock ne ha 2, tu ne hai due lascia portare questa a me ..... va bene ?"

Io annuì e dopo di che insieme uscimmo dalla stanza e incamminammo verso l'esterno dell'albergo.

Sherlock andò a pagare e dopo qualche secondo raggiunse me e Arséne che stavamo aspettando l'arrivo imminente della carrozza.

Lì nella strada buia illuminata solamente dalla luce dei lampioni, dalle vetrine dei vari negozi e dalla luna ripensai George, a quella volta che mi aveva spaventata arrivando  alle spalle o quando mi aveva accompagnato a quella opera lirica o ancora quando quella stessa mattina mi aveva salvato e accompagnato in pasticceria dove avevano avuto una sorta di appuntamento.

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