Capitolo 22 : Siete come tutti gli altri
E io ero ancora immersa nei miei pensieri quando Sherlock disse
"
Irene io e Arséne comunque volevamo dirti che........ tu sei stata....."
"Che quello che hai fatto la scorsa sera è stato ....." disse Arséne
"Che sono stata bravissima? Che quello che ho fatto è stato magnifico e stupendo" pensai che stessero per dire e perciò feci un ampio sorriso.
Sherlock si girò a guardare Arséne, gli fece un cenno col capo come a dire "Parla prima tu" e successivamente Arséne disse
"Che quello che hai fatto è stato ...sbagliato e.... troppo brutto..."
"Esatto è tu sei stata....... in grave pericolo ....." concluse Sherlock
Ero completamente allibita di fronte alle parole dei miei due migliori amici, coloro che avrebbero dovuto sempre sostenermi, come io avrei sempre sostenuto loro ..... mi sentivo tradita da Sherlock e da Arséne.... coloro che mi avevano conosciuta sin da ragazza.
Ero una ragazza dal carattere forte,orgoglioso, testardo e determinato e perciò decisi di non fare come molte altre donne e ragazze, infatti decisi di non incominciare a piangere con i mano dei fazzolettini di stoffa pregiata perciò feci due o tre profondi respiri e poi con uno sguardo misto alla rabbia, alla tristezza e a moltissime altre emozioni guardai prima Sherlock e poi Arséne che si guardarono negli occhi leggermente preoccupati perché sapevano che stava per succedere qualcosa e io , in quel momento pensai solo una cosa "Fate proprio bene a preoccuparti miei cari amici........."
"Cari Sherlock e Arséne, voi siete i miei migliori amici....... lo siete sempre stati e spero che lo sarete per sempre ma...... quando voi....... dite che io o qualunque altra donna......... non possiamo fare qualcosa solamente perché la società dice di no ....... per me voi non siete più i miei amici....... quelli che capiscono e che non giudicano una persona solamente con uno sguardo uguale a quello dell'intera società...... finché voi direte queste cose a partire da me e a finire con qualsiasi altra persona...... non venite a cercarmi ...... perché miei cari Sherlock e Arséne voi non eravate così"
Detto questo mi alzai, mi misi la mantella e senza degnare di uno sguardo nessuno dei miei due amici mi allontanai e andai a cercare il direttore dell'albergo per trovare al più presto la mia tuta e andarmene.
Quando mi ero alzata Sherlock e Arséne mi avevano guardata con occhi sgranati come se io non potessi dire una cosa del genere, come se io non avessi potuto fare un discorso così importante e in quel momento capii che probabilmente sia Arséne che Sherlock erano diventati parte integrante della società... non avevano più loro idee ma condividivano quelle collettive ....... per lo più sbagliate che io non condividevo perché .. ... con tutto quello che mi era successo sin da ragazza avevo capito di dover avere delle mie idee e di non dover condividere quelle degli altri solamente perché era più facile da fare.
Una cosa che fece veramente male fu quando una volta uscita dal bar né Sherlock né Arséne mi raggiunsero per parlare di quanto era accaduto e proprio per questo decisi di cercare molto velocemente il direttore d'albergo per andarmene.
Camminai a passo spedito per i numerosi corridoi fino a che non vidi una porta in legno con una targhetta d'oro con la scritta UFFICIO DEL DIRETTORE, allora bussai numerose volte e quando sentii una voce borbottare "Avanti", aprii la porta ed entrai, la stanza era molto buia, dotata solamente di due finestre poste entrambe dietro la scrivania del direttore, con accanto una poltrona in pelle probabilmente per il direttore e due in legno per i clienti, ai lati della stanza si trovavano due enormi librerie contenenti vari oggetti ed enciclopedie, e infine al lato destro della porta c'era una pianta abbastanza grande mentre al lato sinistro c'era un mobiletto di fattura semplice probabilmente usato per contenere cose di poco valore
Il direttore aveva lunghi baffi unti ed era calvo, non aveva per nulla un fisico asciutto anzi, e tutto in lui mi dava un'idea di disgusto e viscidità, l'uomo era seduto sulla poltrona in pelle e aveva lo sguardo fisso su alcuni fogli sparsi sulla scrivania e non si accorse subito della mia presenza ma quando lo fece mi guardò pochi secondi e poi disse con voce pastosa e bassa
"Posso aiutarla signorina Von Klemntiz ?"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top