Capitolo 15. Sussurri

Avvertenze: in questo capitolo possono verificarsi una perdita di polmoni, mancanza di ossigeno e atteggiamenti da fangirls (o fanboys...esistete?) accanite

I dialoghi scritti in corsivo sarebbero detti in russo, e siccome non c'ho la minima voglia di scrivere tutto in russo li scrivo in italiano.

----

La prima cosa che feci fu urlare.

Fissai l'oggetto, mentre il mio corpo cominciò ad essere scosso da brividi che non riuscivo a controllare. I muscoli si erano irrigiditi, rendendomi impossibile il muoversi.

Penso che non riuscissi nemmeno a respirare con facilità.

Qualcuno era entrato nella mia stanza mentre facevo il bagno. 

La testa cominciò a girare vorticosamente e dovetti aggrapparmi al bordo della vasca per sorreggermi. Deglutii a fatica mentre il piccolo oggetto rifletteva la luce della lampada con sfumature colorate per tutto il bagno. Lo specchio era completamente appannato dal vapore, ma potevo immaginare che se non lo fosse, ci sarebbe stata l'immagine di una ragazza nel più completo stato di panico.

A risvegliarmi dai miei pensieri fu il leggero bussare alla porta dell'ingresso. Scattai sull'attenti e afferrai velocemente la vestaglia di cotone abbandonata sul tappeto ai piedi della vasca di rame.

Uscii velocemente dall'acqua e la mia pelle si scontrò subito con l'aria fredda, facendomi rabbrividire ancora di più. Mi coprii in fretta e con i piedi nudi attraversai la stanza.

Qualcuno bussò ancora. Presi un libro piuttosto grande appoggiato su una panca accanto a me e lo portai sopra la mia testa, prima di aprire lentamente la porta di legno bianco. Si levò uno scricchiolio che mi perforò i timpani prima che davanti a me si presentò l'immagine di una donna.

Guardò prima il tomo stretto fra le mie dita, poi i miei capelli rossi che grondavano d'acqua e poi la vestaglia quasi completamente bagnata.

- Signorina Adler ho...ho sentito gridare- parlò esitante. Era bassina, con le braccia tozze e grandi.

Inarcai un sopracciglio:- Mi scusi, e lei chi sarebbe?-

- Sono una governante di corte, signorina. Lo Zar in persona mi ha incaricato di servirla- poi scoccò un'occhiata preoccupata al mio viso pallido -Signorina Adler, sicura di stare bene? Siete bianca come un cencio-

Deglutii e dipinsi il mio miglior sorriso rassicurante. Abbassai il libro con fare imbarazzato e le sorrisi ancora.

-Sicurissima, grazie. Solo che...che...un pipistrello si è schiantato contro la finestra e io ho gridato dallo spavento- mormorai con una nota di esitazione. La governante sbarrò gli occhi e si portò una mano al cuore, sorpresa. Sussultò anche sul posto e lanciò uno sguardo alla finestra alla mie spalle.

-O mio Dio, signorina Adler!- esclamò. Io invece agitai la mano in aria con un gesto di noncuranza e scrollai le spalle.

-Stia tranquilla. E' morto...credo- dissi sollevata. La donna sembrò tranquillizzarsi dalla mia affermazione. Si sistemò la cuffia rosea sulla testa e lisciò la vestaglia sul suo corpo.

-Oh- esclamò ancora.-Se ha bisogno di qualche cosa...io sono qui-

- Grazie mille- risposi per sorriderle una terza volta e richiudere la porta alle mie spalle. Feci un passo per poi ritrovarmi in mezzo alla stanza. Fissai il pavimento e aggrottai le sopracciglia confusa.

Sul parquet c'erano, quasi invisibili, delle impronte di scarponi bagnati accompagnate da uno strato di fango. Scostai leggermente le tende, per vedere una pioggerellina leggera depositarsi a gocce sul vetro della finestra. Chiunque fosse stato nella mia stanza era entrato dall'esterno.

Deglutii a vuoto graffiandomi la gola e corsi verso la mia valigia. Presi un reggipetto e lo indossai velocemente, seguito da una vestaglia che sfiorava le ginocchia. Misi una vestaglia e tornai nel bagno.

L'acqua era ancora nella vasca, che esalava nuvole di vapore. Tutto sembrava avvolto in una coltre biancastra, a partire dalle superfici appannate. I miei polpastrelli sfiorarono la superficie del carillon dorato. Tracciai con il dito il rilievo dei piccoli ghirigori e sospirai. 

La sensazione di paura e panico se ne stava andando lentamente, lasciando spazio alla più totale confusione e perplessità. Non capivo perché proprio in quel momento. Forse quella persona non sapeva nemmeno che fossi rientrata, ma poi mi ricordai che nessuno sapeva che ero effettivamente uscita dal Palazzo. Quindi scartai l'ipotesi.

Feci per alzare il coperchio della scatolina, ma esitai un secondo. Non avevo la minima idea di cosa poteva aspettarmi sotto quello strato d'argento, e sicuramente non volevo affrontarlo da sola. Ero stufa di trattenere quei segreti che mi laceravano da dentro, e mi accorsi di aver bisogno d'aiuto.

Del trio della dama nera. 

Anche se...in quel momento non avevo la minima voglia di fronteggiare Arséne Lupin, dato che la sua sola presenza mi metteva in soggezione e anche per il semplice fatto che avevamo avuto una specie di litigio. Non volevo risolvere quella notte, ero troppo stanca di quelle discussioni.

Quindi afferrai l'oggetto e a passi leggeri uscii dalla stanza, curandomi di chiudere a chiave la porta se mai l'uomo misterioso sarebbe tornato e con una lampada ad olio in mano e il carillon nell'altra cominciai a camminare lungo corridoio del Palazzo. Passai davanti alla stanza del francese e mi bloccai.

Mi avvicinai alla porta con cautela e trattenni il respiro. C'era solo un silenzio tombale che mi circondava, e gli unici rumori che udivo erano il mio cuore che batteva all'impazzata nel mio petto e la fiammella della lampada che scoppiettava di tanto in tanto. Dalla stanza del mio amico invece si sentiva solo il nulla più totale.

Probabilmente stava dormendo. E andava bene così.

Ricominciai a camminare lentamente sperando di non fare rumore inciampando in qualcosa, dato che ogni cosa era avvolta nel buio della notte. Feci ancora qualche passo e poi mi fermai.

Accanto alla sua porta c'era un ripiano di marmo, dove appoggiai l'oggetto di metallo che stringevo a me. Chiusi le mani in un pugno saldo, e con esitazione bussai alla porta del ragazzo. Dall'interno della stanza si levò un brusio piuttosto forte, e dopo qualche secondo distinsi che erano due persone che stavano discutendo.

Poi un tonfo sordo di qualcosa che cadeva e la chiave nella serratura che girò di scatto. Passò qualche attimo, prima che davanti a me si presentò la figura di Sherlock.

Indossava un pigiama di flanella a scacchi che ricadeva su di lui, come sempre, in modo che faceva quasi ridere. Immaginai che dovesse essere di Mycroft perché gli stava enorme sul suo corpo magrissimo. Il ragazzo mi fissò dall'alto dritta negli occhi, mentre i miei capelli continuavano a gocciolare per terra, formando delle piccole pozze d'acqua.

Il suo sguardo scivolò involontariamente verso il basso e all'istante, sotto la luce della lampada ad olio lo vidi arrossire violentemente.

-I..Irene- balbettò, mentre le sue gote continuavano ad assumere un colorito sempre più tendente allo scarlatto. Gli sorrisi leggermente.

- Sherlock- dissi a mia volta per prenderlo in giro. 

Lui si appoggiò allo stipite:-Ehm...che ci fai qui?- domandò a bassa voce.

- E' successa una cosa- riuscii a mormorare, prima che la voce di una terza persona giunse alle mie orecchie, proveniente dalla stanza di Holmes.

-Non me ne importa niente, William. Se le è successo qualcosa...io...lasciamo stare. Vado a controllar...- non finì la sua frase perché ci ritrovammo faccia a faccia. Trattenni il respiro.

I suo occhi neri passarono in rassegna di tutto il mio corpo, senza alcun pudore. Nei suoi occhi notai il luccichio da ragazzo di strada che tanto lo caratterizzava.

-Ti abbiamo sentita urlare- disse semplicemente. Il suo tono era fermo e non lasciava trasparire alcuna emozione. Ma non sapeva che i suoi occhi lo tradivano.

 In quel momento fui io ad arrossire. Mi maledii mentalmente e cercai di formulare una frase di senso compiuto. 

- Già...è proprio per questo che sono qui- feci puntando i miei occhi in quelli di Sherlock, perché penso che non sarei riuscita a dire qualunque cosa sotto il suo sguardo indagatore che mi faceva rabbrividire...proprio come il suo tocco.

Sherlock annuì e mi lanciò un'occhiata che decifrai come "entra, ne parliamo dentro"  prima di sparire nel buio della sua stanza. Io trattenni il respiro e afferrai il carillon prima di seguirlo. Lupin non si spostò dal suo posto, ci era rimasto come inchiodato. Lo superai con una spallata e la porta si chiuse con un rumore quasi impercettibile.

Sentii la serratura scattare alle mie spalle. Feci un passo, ma il francese mi bloccò prendendomi leggermente il braccio:-Sono un'idiota- mormorò, e il mio respiro si mozzò in gola quando sentii le sue labbra calde sul mio collo. Mi lasciò un bacio leggero, leggero come lo sfarfallio delle ali di una farfalla d'estate.

Lasciò la presa e mi superò senza voltarsi, mentre il mio povero cuore minacciava di esplodere da un momento all'altro. 


-----

SPAZIO AUTRICE

Ragaaaaaaaaa!!!!! Eccomi qua, tornata con un capitolo fresco fresco.

capitolo fvesco, wattpad fvesco (CIT. mon amour)

COMUNQUE. E' da un botto che non aggiornavo da così poco tempo! L'unica cosa buona che ha fatto il corona virus ahahah. Vabbè, che qua la situa non si capisce se peggiora o migliore.

In questo capitolo abbiamo praticamente tutte le ship esistenti di sto fandom (Arsire, Sherlire, ARLOCK). Che succederà? 

Riusciranno a non scannarsi a vicenda? O finirà con...meglio che non lo dica. 

CERCHERO' DI AGGIORNARE IL PIU' PRESTO POSSIBILE BABES!

Adios dolcezze...




Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top