Capitolo 10. Volevo fare una passeggiata

Occorrente per il capitolo: estintore.

Consigli: leggete senza persone attorno a voi, possibili scleri.

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Le terra batteva sotto le nostre scarpe, mentre continuavo a inciampare nelle nelle radici degli alberi, che sovrastavano la mia figura che correva, attraversata di volta in volta da raggi di luce lunare.

I miei muscoli bruciavano come mai prima di allora.

A volte cadevo, ma mi rialzavo il più presto possibile, perché dovevo aumentare la distanza fra di noi. Il ragazzo davanti a me mi guidava nel bosco.

Lupin, il mio migliore amico aveva la sua mano stretta nella mia, mentre correva davanti a me. Sembrava non stancarsi mai, anche se il viso era leggermente imperlato di sudore. La sua presa non accennava a rallentare.

Alle mie, anzi alle nostre spalle sentivo qualcuno inseguirci. Non avevo idea di chi fosse. Forse Moriarty, o forse qualcun'altro.

Alle mie orecchie arrivò il rumore dell'acqua: la Neva. La terra cominciò a farsi più rocciosa e più difficile da calpestare.

Poi, a un certo punto, il francese svoltó bruscamente verso destra, facendoci cadere, anzi rotolare, giù per una discesa. Con il cuore in gola, non sapendo cosa gli fosse saltato in mente mentre lui continuava a tenermi per il polso. Ci fermammo nell'esatto istante in cui lui afferrò una radice sporgente impedendoci di cadere.

Sotto di noi c'era il fiume, che produceva un forte rumore di acqua che si infrangeva sulle rocce.

Sopra la luce fioca di una lanterna ad olio cercò di illuminare il piccolo dirupo da cui penzolavamo. Mi schiacciai ancora di più contro la superficie sporcandomi e graffiandomi il viso. Mi sembrò che il rumore del mio cuore che batteva violentemente contro la gabbia toracica, potesse sovrastare ogni suono.

Arsenè strinse la mano attorno la radice più forte e dei piccoli sassolini caddero nel vuoto. Il ragazzo strinse i denti, mentre i muscoli tesi non sembravano sentire alcuna fatica.

Dopo un po' la figura si allontanò lasciandoci da soli. Tirai un sospiro di sollievo e aiutata dal mio amico, risalii la discesa.

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Nel bosco restammo zitti senza dirci una parola. Gli sguardi che mi lanciava di volta in volta mentre continuavamo a camminare dicevano tutto. Aveva delle domande e io non potevo dargli delle risposte valide.

Neanche un rumore si sentiva fra noi e io sicuramente non avevo intenzione di parlare. Molte volte fece per aprir bocca ma poi scquoteva la testa rassegnato e non diceva nulla.

Il bosco ora sembrava più tranquillo e piú sicuro. La luna piena spendeva timidamente soppr le nostre teste e le stelle brillavano come non mai. Era bello e io mi sentivo un pochino meglio di prima.

- Perché eri qui?

La sua voce calma e pacata risuonó nella mia testa come un fulmine a ciel sereno.

Deglutii a fatica.

Non volevo mentirgli, anzi volevo che tutto questo non fosse mai accaduto, e che Moriarty non fosse mai entrato nella mia vita. Ma purtroppo dovevo.

- Non riuscivo a dormire- sparai sotto il suo sguardo incalzante -Volevo fare una passeggiata, tutto qui-

E no. Non mi era venuta in mente nessuna scusa più plausibile in testa.

Il francese inarcò un sopracciglio, mentre incrociava le mani sul petto coperto da un cappotto elegante, ora perdutamente sporco. Non che io fossi messa meglio. La mantella nera che portavo era quasi tutta strappata ai lembi e il vestito era completamente incrostato di terra.

In poche parole sembravamo due prigionieri di guerra.

- Irene, sul serio? Ti avrei anche creduto se fosse stata la prima volta che ti comportavi in questo modo strano...ma la notte sul treno mi ha fatto ricredere- disse mentre continuava a camminare verso di me.

Il ricordo della notte in cui lo trovai nel mio vagone dopo l'incontro con Jim, delle sue domande, del pugno sul muro...balenò in un istante nella mia testa facendomi rabbrividire. Aveva ragione.

- E non ne ho parlato con Sherlock solamente perché pensavo che tu ci dicessi la verità- continuò mentre io retrocedevo.

Mi bloccai quando le mie spalle si scontrarono con la corteccia ruvida di un albero. Solamente una spanna ci separava mentre riuscii a sentire il suo respiro caldo quasi mescolarsi con il mio. I suoi occhi neri vennero attraversati da una strana luce, mentre appoggiava una mano a un lato della mia testa.

Mi si mozzó il respiro e il cuore ricomincio improvvisamente a martellare nella gabbia toracica.

Volevo dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola quando il mio naso sfioró il suo. Lo sguardo del mio migliore amico si posó lentamente sulle mie labbra, mentre io cercavo di non cedere.

Non dovevo cedere, mi ripetei in testa.

- Ci sono tante cose che non posso spiegarti Lupin...ma un giorno ti diró tutto- non feci nessun giuramento, perchè oramai conoscevo la mia capacità di infrangerli.

E cosí presi un bel respiro prima di appoggiare le mani sul suo petto scolpito e allontanarlo leggermente da me.

Alla sottoscritta non passó sicuramente inosservato lo stupore che si dipinse per una frazione di secondo sul suo viso. Anch'io rimasi stupita da me stessa sinceramente.

- Perché non adesso?- quasi sussurró prendendo le mie mani nelle sue.

Mi avvicinò ancora una volta a lui facendo aderire i nostri petti. Non respirai per qualche secondo per poi distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

-Perché tutto è più di difficile di quanto tu pensi, tutto- biascicai mentre un lacrima solitaria mi rigó una guancia.- Solo che mi dispiace per quello che ho fatto, perdonami-

Il ragazzo francese porto due dita sotto il mio mento obbligandomi a guardarlo. La sua bocca costituiva un sorriso sincero. Sembrava quasi che gli dispiacesse per me. Mi sentiti ridicola, immensamente ridicola ai suoi occhi. Ero solamente una stupida ragazza in cerca del proprio posto nel mondo.

- Irene...io ti ho già perdonata nell'esatto istante in cui ti ho vista a Saint-Maló, quell'estate del 1870, capito? Quando ti sei avvicinata con Sherlock alla barca, io avevo capito che mi avresti sconvolto la vita da capo a fondo. Ne ho avuto la conferma quando eravamo sotto un letto durante le indagini per scagionare mio padre. L'ho capito quando tu mi accettasti per quello che ero e sono, che non ti sei curata dei pregiudizi e del resto.- e poi aggiunse portandola sua mano calda sulla mia guancia. -Io ti perdoneró sempre e in ogni caso. Ora ne sono sicuro Irene-

E prima che riuscii ad accorgermene mi bació. Il mio stupore durò poco perché in quella notte di maggio, sporca e incrostata di fango, ricambiai il passionale bacio di Arsené Lupin, non sapendo ancora che avrebbe portato a gravi conseguenze...

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SPAZIO AUTRICE

Ma zalveee! Come va? Io ho appena fatto suicidare la mia vita sociale ma ok...

Come vedete ho aggiornato MOOOLTO prima e quindi ho deciso di mettervi almeno una gioia...Irene e Lupin. Ho sudato per farlo ma...potete vedere che in questo periodo avevo la testa fra le nuvole...

LE DICHIARAZIONI RAGA! SCLERO PURE IO!

Non abbiate ansia e il prossimo capitolo sarà interamente un'intervista alla mamma di Irene, affiancata dal genio del male: Moriarty...

Per oggi ciaone e ci si becca fra poco!

Shauuu♡

Sammy

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