PROLOGO

La vita, si suppone per molti, sia un costante fluire, vale a dire un eterno girotondo nel cui ciclo niente si ferma e tutto è in continua trasformazione.

Benché l'unica fine sia riservata a noi singole anime mortali, il mondo intorno a noi non può mai neanche concedersi un secondo per fermarsi nella contemplazione, seppur macabra, della morte. Chi rimane in questo mondo può guardarsi intorno e osservare che nonostante tutto, il sole continua a brillare, solo un po' più sfacciato del solito forse, e che gli uccelli continuano con i loro canti allegri, che le campane di una chiesa non smettono di suonare a festa e che il cielo, azzurro o nero che sia, ci ricorda di avere costantemente uno splendido tetto di vetro sulla testa da ammirare tutte le volte che ci pare e piace.

Ma la bellezza di un mondo ogni giorno nuovo e cangiante non potrà mai sopraffare il dolore di un momento, uno solo.

E quella frase che ci si sentirà ripetere ogni volta e che non potrà più di tanto sperare di essere presa sul serio, "Il mondo va avanti, tu devi andare avanti.", non farà altro che apparirci come una tremenda maledizione.

Tutto ciò che ci gira intorno continua a camminare anche senza di noi, in un'involontaria inconsapevolezza, lasciandoci indietro, al contrario, immobili perché impossibilitati a riscuoterci dalla perdita. Come già detto dunque, il mondo resta, e pure più vivo che mai, ma chi ci rimane avrà perso non solo qualcuno a lui caro bensì anche una parte di sé, morta anch'essa per sempre. Perché in fondo come qualcun altro può già aver pensato "L'inferno non è per chi se ne va, ma per chi resta."

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