Capitolo 6 - La scoperta

Una volta che ebbe chiusa la porta della cella frigorifera, il dottor Pushkin si asciugò la fronte sudata sulla manica del camice.

Nonostante la temperatura all'interno dell'obitorio fosse polare, dopo oltre due ore di lavoro, la fatica cominciava a farsi sentire.

''E anche questa è fatta'' disse tra sé e sé, prima di rivolgersi al giovane assistente davanti al tavolo autoptico. ''Allora Dimitri, chi abbiamo adesso?''

''Femmina, cinque anni'' rispose il ragazzo, leggendo la targhetta che la bambina portava appesa al piede. ''causa della morte, trauma da impatto''

''Ah, certo, la ragazzina del Laska'' commentò il dottore avvicinandosi al tavolo.

''Dice che è caduta dalla finestra''

''Una finestra aperta? In questa stagione?''. Pushkin sbuffò sprezzante. ''Mi mangio la laurea se non si è buttata lei perché era stufa di stare dentro quel porcile''

''E se l'avessero gettata?'' ipotizzò Dimitri, distogliendo lo sguardo dalla targhetta.

''I sorveglianti dici, no''. Scosse la testa, tenendo gli occhi fissi sul piccolo cadavere. ''saranno anche bastardi, ma non stupidi. Almeno non a questo punto. Per quanto si possa essere sadici, ci sono mille modi per punire una ragazzina che non comporti un volo dal terzo piano''

A quelle parole l'assistente abbassò gli occhi sul corpicino nudo che aveva davanti.

Tanya giaceva immobile sulla schiena, ma ad eccezione del naso rotto e di qualche livido, non sembrava nemmeno morta.

A differenza dei cadaveri precedenti, il tristo mietitore con lei era stato delicato.

''Non sembra nemmeno ferita in modo grave'' disse Dimitri stupefatto. ''pare quasi che stia dormendo''

''Il problema è dentro, non fuori'' gli fece notare Pushkin. ''adesso, ti faccio vedere''. Premette un tasto sul mangianastri e diede il via alla registrazione. ''Inizio valutazione soggetto 763''

Infilatesi nuovamente i guanti, afferrò quindi il bisturi, ed incise un profondo taglio a forma di Y lungo tutto il corpo della piccola.

Quando ebbe sollevato i lembi di pelle, scoprendo gli organi interni, gli occhi di Dimitri si spalancarono per lo sconcerto.

''Che ti avevo detto?'' disse Pushkin con aria saggia, mentre picchiettava con la punta del bisturi contro la gabbia toracica sfondata. ''All'esame visivo si riscontrano numerose fratture scomposte. La rottura delle costole ha perforato entrambi i polmoni, mentre l'impatto col suolo ha causato la disinserzione del cuore dal peduncolo vascolare, la rottura dell'arco aortico, del fegato, della milza e dei reni. Tenuto conto del trauma cardiaco, direi che la morte è stata pressoché istantanea''

Aiutato dall'assistente, Pushkin liberò gli organi interni dalla cavità toracica ormai distrutta, e dopo averli appoggiati uno ad uno dentro alcune grosse vaschette d'acciaio cromato, si mise ad analizzarli con occhio critico.

''Appunto''. Tastò il fegato lesionato, prima di fare altrettanto col resto delle interiora. ''organi interni in stato relativamente soddisfacente. All'esame visivo non si riscontra alcuna patologia degna di nota''.

Incise lo stomaco e lo rovesciò sopra un'altra vaschetta fornitagli da Dimitri.

''Contenuto stomaco...vuoto. Chissà da quant'è che non mangiava un pasto degno di questo nome''.

Rendendosi conto di non avere ulteriori commenti da fare, scrollò le spalle e mise giù il bisturi.

''Eee...niente. Direi che è tutto''

''Quindi abbiamo finito?'' chiese Dimitri, la cui espressione tradiva il desiderio di chiudere quel caso il prima possibile.

Pushkin sollevò un sopracciglio.

''Hai dimenticato qualcosa o sbaglio?''

Il pomo d'Adamo di Dimitri si mosse in maniera evidente.

''Vuole dire...''

''Qui non si fanno eccezioni'' tagliò corto Pushkin. ''coraggio, passami la sega''

Seppur con una certa ritrosia, Dimitri fece quanto richiesto e consegnò lo strumento al superiore.

Rimessi i lembi di pelle che coprivano lo sterno al loro posto, il chirurgo cominciò quindi ad incidere col bisturi il cuoio capelluto, per poi scoperchiare la calotta cranica servendosi della sega.

Una volta che si ritrovò col cervello tra le mani, Dimitri dovette soffocare un conato, ma Pushkin non parve farci caso, e dopo avergli sottratto l'organo cominciò a studiarlo con attenzione.

''Sì, se si esclude la frattura a mappamondo del cranio, direi che il cervello si presenta in condizioni...''

Vedendolo bloccarsi all'improvviso, Dimitri aggrottò la fronte.

''Cosa c'è?'' chiese perplesso.

''Aspetta un secondo'' disse Pushkin tenendo gli occhi fissi sul cervello. ''qui c'è qualcosa che non mi convince''

''Di che parla dottore?''

Per tutta risposta, il chirurgo stese la mano verso di lui.

''Passami il Virchow''

Dimitri gli diede subito il coltello richiesto e Pushkin incise l'organo per il lungo, finché non l'ebbe diviso in due perfette metà.

Alla vista di ciò che scoprirono al suo interno, le sopracciglia di entrambi i medici s'inarcarono per lo stupore.

''Oh, povera piccola'' commentò Pushkin con amarezza. ''Nuovo appunto. Presente glioblastoma, terzo, forse quarto stadio, segni evidenti di necrosi dei tessuti circostanti, locazione sopratentoriale''.

Ficcò le dita attorno alla massa nerastra e la rimosse come una chiocciola fuori dal guscio.

''Beh, se non altro abbiamo risparmiato un bel po' di grane a quegli stronzi. Anche se la caduta non l'avesse uccisa, di sicuro l'avrebbe fatto questo''. E senza aggiungere altro, gettò il tumore dentro una piccola bacinella di metallo lucido.

''Come è possibile che all'orfanotrofio non se ne siano accorti?'' chiese perplesso Dimitri.

Pushkin scoppiò in una risatina senza gioia.

''In quel posto è già tanto se non si perdono qualcuno'' disse sprezzante. ''dubito che avranno fatto caso ad una ragazzina col mal di testa''

''Si, ma con un cancro così esteso i sintomi avrebbero dovuto essere parecchio evidenti''

''Definisci evidente'' lo incalzò Pushkin, scoccandogli un'occhiata allusiva.

''Nausea, vomito, diplopia, mutamento della personalità, attacchi epilettici''

''Praticamente lo standard di chi vive là dentro''

Dimitri aprì la bocca per parlare, ma fu costretto a chiuderla praticamente subito.

Sconfitto e amareggiato, il ragazzo abbassò la testa.

''Su, non fare quella faccia'' lo rincuorò il chirurgo. ''sei andato bene oggi. Per essere il tuo primo giorno è stato un buon inzio''

''Grazie'' rispose Dimitri, sforzandosi di annuire.

Pushkin emise un profondo sospiro liberatorio.

''Bene, mistero risolto'' commentò affabile, mentre iniziava a sfilarsi i guanti. ''Ehi, è ora di pranzo o sbaglio?''

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