Capitolo 5 - Coraggio

La comitiva di ragazzini si allontanò sempre più dal cancello, finché non scomparve alla vista sotto le chiome degli alberi.

Seminascosta dietro le tende di una delle finestre del dormitorio, Tanya continuò a tenere lo sguardo rivolto nella loro direzione, ma anche dopo che le divenne impossibile scorgere i compagni, i suoi occhi rimasero ostinatamente puntati verso la neve mezza sciolta ai lati della strada.

Era contenta di essere stata lasciata indietro.

Nonostante avesse dovuto fingere di star male, andare ad assistere alle celebrazioni per il Giorno della Vittoria in quel momento era l'ultima cosa che voleva.

Non aveva voglia di gioire insieme agli altri.

In verità, non aveva più voglia di fare nulla.

L'esistenza stessa ormai non rappresentava altro che un inutile fardello.

Per una bambina con ancora tutta la vita davanti pareva assurdo, ma da quella maledetta notte molte cose erano cambiate.

La signorina Blokhin era deceduta in ospedale dopo una straziante agonia durata due settimane. Tuttavia, ben prima che morisse, all'interno dell'orfanotrofio era scoppiato il caos.

La polizia aveva interrogato per giorni tutti i dipendenti della struttura, oltre ovviamente ai piccoli ospiti.

Nessuno aveva confessato.

Nessuno sembrava colpevole.

Se soltanto gli indizi non avessero suggerito il contrario, sarebbe quasi sembrato che la Blokhin avesse tentato di uccidersi da sola.

Alla fine, più per mancanza di piste che altro, le accuse erano ricadute sulla signorina Kiselyova.

Probabilmente si trattava di una delle poche persone nel raggio di mille miglia, che mai e poi mai avrebbe potuto compiere un gesto simile, ma era anche l'unica ad aver avuto dei dissapori con la collega, oltre ad essere la sola adulta che quella notte si trovava all'orfanotrofio, ad eccezione della direttrice.

Molti dei bambini del Laska erano scoppiati in lacrime al momento del suo arresto.

In fondo, c'era da aspettarselo. Tutti loro amavano la signorina Kiselyova.

Ma se quell'avvenimento aveva colpito chiunque più o meno duramente, Tanya ne era rimasta devastata.

Ormai erano quasi dieci giorni che avevano portato via Mila, eppure la piccola sembrava incapace di metabolizzare l'accaduto.

Per lei infatti, la Kiselyova non era solamente un'adorabile educatrice, come per gli altri. Ai suoi occhi rappresentava la persona che più di ogni altra si avvicinava al concetto di mamma. Perdere lei significava perdere tutto.

E quando si restava senza niente, che senso aveva vivere?

Privata di punti di riferimento in un contesto dove la felicità sembrava bandita, non restava molto altro per cui ostinarsi a proseguire con quella vuota esistenza.

Ammesso che la si potesse definire tale.

Ultimamente faceva fatica persino a distinguere gli incubi dalla realtà.

Risultava difficile stabilire quale dei due fosse peggio.

Pur confusa com'era, su una cosa però Tanya credeva di non avere dubbi.

Aynat.

La colpa era solo sua.

Se non fosse stato per lui, non sarebbe successo niente di tutto ciò.

La Blokhin non sarebbe morta e la signorina Kiselyova sarebbe stata ancora lì.

Lì vicino a lei.

Invece doveva soffrire a causa di un crimine non commesso, e solo perché un mostro sadico potesse avere la propria vendetta.

Qualcosa che non riusciva e non voleva perdonare.

A causa dell'ostinato silenzio che rifiutava di infrangere da quasi tre giorni, Aynat aveva cercato di convincerla a cambiare idea torturandola senza sosta.

Gli attacchi di nausea si facevano sempre più frequenti e intensi, mentre il mal di testa la tormentava sia di giorno che di notte.

Non si trattava delle atroci fitte che l'assalivano tutte le volte in cui provava a disobbedire agli ordini, ma bastavano comunque a renderla ancor più nervosa e depressa di quanto non fosse già.

Non che facesse poi molta differenza.

Il fondo l'aveva già raggiunto, e anche se poteva sempre scavare, il terreno era molto duro.

''Perché hai mentito alla direttrice?'' le chiese Aynat, ripetendo per la decima volta la stessa identica domanda. ''Tu non sei malata''

Il silenzio con cui rispose Tanya fu assoluto.

''Ehilà...'' scherzò Aynat. ''Toc, toc. C'è qualcuno all'ascolto?''

Le labbra di Tanya rimasero sigillate.

''Continuiamo col gioco del silenzio, ok'' disse lui in tono noncurante. ''se ti piace tanto, fa pure. Vorrà dire che io mi divertirò in un altro modo. Tipo torturare Kefir. Se l'appendessi per la coda, credi ne soffrirebbe?''

Tanya si sentì la schiena attraversare da un brivido freddo, ma ciononostante decise di non parlare.

''Oppure potrei direttamente tagliargliela'' proseguì Aynat senza fare una piega. ''anche questa è un'opzione interessante. Tu quale preferisci?''

Il petto della bambina si sollevò di diversi centimetri mentre prendeva un profondo respiro.

A quel punto lasciò andare la tenda, e si allontanò dalla finestra.

''Ci muoviamo, bene'' commentò gioviale Aynat. ''mi piace fare un giro prima di ammazzare i gatti''

Continuando ad ignorarlo Tanya raggiunse il letto di Klara, e dopo aver sollevato il cuscino recuperò il libro che c'era sotto.

Si trattava di una vecchia copia consunta dell'Idiota di Dostoevskij.

Lei ovviamente non poteva leggerlo, ma per quello che gli serviva in quel momento non aveva importanza.

Raggiunti i piedi del letto sollevò quindi il tomo a mezz'aria, lasciò passare qualche istante come per accrescere la suspence, e poi lo lasciò cadere a terra, dove sbatté con un tonfo.

''Vuoi testare la resistenza del pavimento?'' la sbeffeggiò Aynat.

Per rispondergli Tanya parlò ad alta voce. Tanto, con l'orfanotrofio deserto, nessuno se ne sarebbe accorto.

''Sollevalo''

Questa volta fu Aynat ad ammutolire. La domanda sembrava averlo scioccato.

''Come?'' chiese dopo una pausa sorprendentemente lunga.

''Sollevalo'' ripeté tranquilla Tanya. ''se sei in grado di uccidere Kefir, sollevare un libro per te sarà soltanto una sciocchezza''

''Non prendo ordini da te'' sibilò Aynat in tono tetro.

''E allora smetterò di prenderli io, se non sollevi subito questo libro'' minacciò Tanya per nulla intimorita.

''Tu non...''

''Fallo'' lo interruppe Tanya.

''Questo non...''

''Ho detto fallo!'' sbottò Tanya, interrompendolo di nuovo.

''Piccola mocciosa impertinente!'' latrò furioso Aynat.

''Fallo!!!''

Seguirono diversi secondi di inquietante silenzio, al termine dei quale però non accadde nulla.

Il libro continuò a restare inerte sul pavimento, senza che alcuna entità si degnasse di raccoglierlo.

Tanya annuì soddisfatta, per poi superare il tomo aggirandolo. Recuperato un basso sgabello da un angolo del dormitorio, fece quindi ritorno alla finestra.

''Che stai facendo?'' chiese Aynat.

La nota di preoccupazione nella sua voce era inconfondibile.

Senza degnarsi di rispondergli, Tanya piazzò la seggiolina a terra, e dopo esserci montata sopra spalancò la finestra, facendo penetrare il gelo del mattino all'interno della stanza.

Nel momento in cui cominciò ad arrampicarsi sopra al davanzale, Aynat non resse più alla tensione e gettò al vento ogni cautela.

''Che stai facendo?!'' ringhiò con rabbia. ''Fermati! Fermati subito!''

''No, non lo farò!'' ribatté Tanya con decisione. ''Ho smesso di prendere ordini da te''

E agendo con incrollabile determinazione si issò sul davanzale, le mani strette attorno ai bordi della finestra.

Ad eccezione di qualche angolo in cui la neve non si era ancora sciolta del tutto, il cortile dell'orfanotrofio sotto di lei risultava pressoché sgombro.

Tre piani più in basso, i mattoncini del selciato sembravano quasi in silenziosa attesa.

In attesa che compisse quel primo e ultimo passo.

Il piede di Tanya sfiorò il bordo del cornicione.

''No!!!'' urlò Aynat fuori di sé. ''Ferma!!!''

A quel punto avvennero molte cose insieme.

Una fitta lacerante le trafisse la testa, e mentre i contorni del mondo circostante diventavano improvvisamente sfumati, la sua vista si fece annebbiata.

Poi arrivò la nausea.

Incapace di soffocare il conato che le stava risalendo in gola, Tanya si piegò in avanti, per poi vomitare quel poco che conteneva il suo stomaco oltre il davanzale.

''Visto che mi hai fatto fare?!'' latrò Aynat, mentre Tanya tossiva reggendosi allo stipite della finestra. ''Scendi subito se non vuoi che ti punisca di nuovo''

Liberatasi degli ultimi rimasugli di vomito pulendosi sulla manica del vestito, Tanya volse lo sguardo verso il cielo limpido e urlò la propria risposta.

''Te lo puoi anche scordare!''

L'eco del suo grido non aveva ancora smesso di rimbombare nel cortile sottostante, quando un altro urlo giunse a sovrastarlo.

''Tanya!''

Allertata dal rumore, la bambina abbassò gli occhi in direzione del cancello. Il suo cuore mancò un battito.

La signorina Kiselyova la stava guardando da dietro le sbarre del cancello, il volto congelato in un'espressione di puro panico.

''Tanya, che stai facendo?!''

Troppo sconvolta per rispondere, Tanya si limitò a fissarla in silenzio.

La signorina Kiselyova era libera ed era tornata.

Tornata da lei.

Calde lacrime le solcarono guance, e anche se le sue labbra non si muovevano, il cuore della piccola batteva con la potenza di una scarica di cannoni.

''Tanya, torna dentro subito!'' la supplicò la Kiselyova, mentre correva attraverso il cortile. ''Aspettami, sto arrivando!''

Lì per lì Tanya fu tentata di voltarsi e correre a perdifiato giù per le scale.

Finalmente sarebbe tutto finito.

Lei e Mila sarebbero state per sempre insieme.

Come madre e figlia.

Il passato non aveva importanza.

Nient'altro lo aveva.

Niente.

A parte il loro amore.

Perlomeno finché Aynat non parlò di nuovo.

''Su, sbrigati a scendere'' disse spazientito. ''corri da lei e finiamola con questa pazzia''

Fu come se il mondo intero fosse imploso su sé stesso come un castello di carte.

Era finita.

Non c'era speranza.

Indipendentemente da quel che voleva o pensava, Aynat non le avrebbe mai lasciate in pace.

Perché lui non poteva accettare che fosse felice.

Era qualcosa di ineluttabile, in quanto insito nella sua stessa natura.

Al pari di un malvagio doppelganger non era in grado di esistere e prosperare se non nutrendosi del suo dolore. E se anche fosse riuscita ad ignorarlo, allora ci avrebbe pensato lui a farsi notare.

Costringendola a colpire la persona che amava più di ogni altra.

Ovviamente non ne era ancora capace, ma come insegnava il passato, la situazione sarebbe cambiata. Col trascorrere del tempo l'influenza che Aynat aveva su di lei si era fatta più grande, e ad ogni anno trascorso il potere in suo possesso aumentava di conseguenza.

Presto sarebbe stato in grado di obbligarla persino a compiere atti che mai e poi mai avrebbe volontariamente accettato di eseguire.

L'assassinio della Blokhin era solo l'inizio di una spirale discendente, a cui doveva porre fine lì ed ora.

In caso contrario la signorina Kiselyova non sarebbe mai stata al sicuro.

Mentre le lacrime continuavano a sgorgarle dagli occhi, Tanya alzò lo sguardo verso i confini della foresta all'orizzonte.

Il sole le accarezzò il viso pallido.

''Che stai aspettando?'' sbottò Aynat, confuso dalla sua esitazione. ''Volevi stare con lei, no? Perché non scendi e la raggiungi?''

''Lo sai perché'' si limitò a rispondere Tanya.

E senza aggiungere altro, mosse un piccolo passetto in direzione del vuoto al di là del cornicione.

''Non ti azzardare!'' sbraitò Aynat. ''Se lo fai giuro che ammazzerò Kefir, e poi ucciderò Sasha, Klara, e anche la signorina Kiselyova! Provaci e moriranno tutti!''

''Sono tutte bugie!'' strillò Tanya. ''Tu non puoi ucciderli. Tu non hai mai potuto farlo. L'unica cosa che sai fare è divertirti a tormentarmi, ma le tue sono solo minacce vuote. Adesso però sono stufa. D'ora in poi non farai più male a nessuno!''

''Tanya, aspettami!''. Le grida della signorina Kiselyova giunsero fino a lei risalendo su per le scale. ''Non ti muovere Tanya!''

Capendo di doversi sbrigare, Tanya alzò il piede destro.

''Non puoi farlo!'' ringhiò Aynat. ''Stai bleffando! Stai solo bleffando!''

''E allora guarda'' disse sfrontata Tanya. ''Adesso ti faccio vedere quanto bleffo bene''

''Sei solamente una matta del cazzo!'' si sfogò Aynat in preda alla frustrazione. ''Se ti butti morirai!''

''No, non morirò'' ribatté Tanya. ''Moriremo insieme!''

''Andrai all'inferno per questo!''

''E tu verrai con me!''

''Bastarda!''. L'urlo di Aynat rimbombò nella sua testa con la potenza di un'esplosione atomica. ''Non ci provare! non ci provare!''

''Tanya!''

All'udire quella voce alle sue spalle, gli insulti e le ingiurie di Aynat furono come spazzate via, manco si trattasse di foglie secche portate via dal vento.

Tenendo sempre le mani strette sullo stipite della finestra, Tanya si voltò.

La signorina Kiselyova era in piedi sulla soglia del dormitorio, il respiro affannoso per la lunga corsa e gli occhi spalancati per la paura.

''Tanya, scendi'' disse con voce tremante. ''Scendi da lì, ti prego''

''Ascoltala'' sibilò Aynat trattenendosi a stento. ''Ascoltala, stupida idiota. Fallo e forse non la ucciderò''

Dato che la bambina sembrava caduta in stato catatonico, la Kiselyova cominciò lentamente ad andarle incontro.

''Tanya, coraggio, vieni''. Stese le braccia verso di lei. ''Vieni qui''

Pur avendo la vista annebbiata a causa delle lacrime, Tanya continuò a tenere gli occhi puntati su quelli di Mila fin quando la forza di volontà glielo consentì.

Poi, nel momento in cui si rese conto che ostinarsi nel contatto visivo avrebbe significato cedere a quella richiesta, abbassò lo sguardo e ruppe il silenzio.

''Mi dispiace mamma'' sussurrò affranta. ''Ti voglio bene''. E tornando a guardare fuori dalla finestra, si gettò nel vuoto.

''Tanya no!!!''

Da lì in poi non vi fu tempo praticamente per nulla, men che meno per riflessioni o ripensamenti.

L'intero universo si era ridotto ad un confuso mix di suoni e lampi di colore.

Dapprima l'urlo disperato della Kiselyova, poi quello di terrore di Aynat, e per ultimo la vista dei mattoni del cortile in rapido avvicinamento.

A quel punto vi fu l'impatto col suolo, e tutto quanto si fece nero.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top