Capitolo 4 - Morte

L'ombra della neve che cadeva fuori dalla finestra, veniva proiettata sul muro del dormitorio femminile grazie alla luce della luna.

Tanya la vedeva distintamente.

Era da ore che non faceva altro che fissarla in silenzio standosene sdraiata nel letto. D'altronde, nelle sue condizioni le riusciva difficile fare altro.

Con le piaghe doloranti sul sedere che pulsavano al minimo movimento, dormire era del tutto impensabile.

Oltretutto, se anche fosse stata tanto pazza da tentare di coricarsi sulla schiena, questo avrebbe finito per comprimere le ferite, e lei non poteva rischiare di macchiare di sangue le lenzuola.

Reggere un'altra punizione era al difuori delle sue capacità.

''Alzati''

L'ordine di Aynat ruppe la quiete della notte, sottraendola al suo torpore.

Da quando avevano lasciato lo sgabuzzino, la creatura non aveva più parlato.

''È notte'' gli fece notare Tanya in un bisbiglio impercettibile.

''Non importa'' tagliò corto lui. ''alzati e non discutere''

''Ma...''

Una fitta lancinante le strappò un gemito, costringendola ad afferrarsi le tempie.

Sembrava che la testa le stesse per esplodere.

''Obbedisci o ti punirò'' sibilò Aynat in tono terribilmente minaccioso.

Per ancora qualche istante Tanya fu costretta a subire quell'atroce sofferenza, poi, così com'era arrivato, il dolore cessò di colpo.

''Scendi di sotto, ma non farti scoprire''

Non tenendoci per niente a ripetere l'esperienza, Tanya scivolò giù dal letto.

Al contatto della pelle coperta di piaghe col materasso, la piccola fu costretta a soffocare un urlo di dolore.

Tuttavia, nessuna delle sue compagne addormentate diede segno di averla sentita, e nemmeno si mossero mentre passava accanto ai loro letti.

La prima parte era fatta.

Ma cosa aveva in mente Aynat?

Nel timore di essere punita di nuovo, Tanya preferì tacere. In ogni caso, le spiegazioni gliel'avrebbe fornite di lì a breve.

Stando molto attenta a non fare rumore, cominciò quindi a scendere le scale. Tutto andò liscio senza incidenti, ma una volta che ebbe raggiunto il pianerottolo del secondo piano, incrociò Kefir.

Non appena la riconobbe, il gatto prese a strusciarglisi contro la gamba facendo le fusa, e lei gli accarezzò la testa.

''Non c'è tempo per queste cose'' la redarguì Aynat con asprezza. ''sbrigati''

Seppur a malincuore Tanya si separò da lui e proseguì nella sua discesa fino al piano terra.

Tutto taceva.

L'orfanotrofio sembrava immerso nel silenzio e nell'oscurità.

Perlomeno questo è ciò che sembrava.

Le bastò infatti muovere qualche passo in direzione del soggiorno, per rendersi conto di essersi sbagliata.

In realtà, qualcuno c'era.

La televisione era accesa, e seduta sul divano di fronte ad essa si trovava la direttrice, intenta a guardare lo schermo mentre fumava una sigaretta con aria svogliata.

Un rumore di passi proveniente dalla porta delle cucine la fece sussultare, ma per puro miracolo riuscì a soffocare sul nascere il gemito di paura che minacciava di sfuggirgli dalle labbra.

''Va a controllare'' ordinò Aynat.

Nonostante fosse troppo spaventata anche solo per muoversi, Tanya obbedì, e stando molto attenta a non commettere passi falsi, sporse cautamente la testa oltre lo stipite della porta.

La cucina era illuminata dalla fredda luce bianca delle lampade a fluorescenza, mentre un'alta figura dai capelli brizzolati stava recuperando qualcosa dall'anta di una credenza. Che si trattasse della signorina Blokhin non c'era il minimo dubbio.

Dato che le dava le spalle Tanya non capì subito cosa stesse facendo, finché non la vide versare un denso liquido purpureo dentro un bicchiere di vetro.

Si stava preparando la vodka col mors che beveva spesso nel tempo libero. Non era certo la prima volta che Tanya la vedeva riempirsi quel grosso bicchiere, per poi tracannarne il contenuto tutto d'un fiato.

''Cari compatrioti, concittadini, a seguito della nuova situazione, la creazione della Comunità degli Stati Indipendenti, interrompo le mie attività nella carica di presidente dell'URSS. Prendo questa decisione per considerazioni di...

Tappandosi la bocca con le mani per impedirsi di commettere qualche stupidaggine, Tanya ritrasse subito la testa dallo stipite e puntò lo sguardo verso il divano.

La direttrice continuava a fumare senza dar segno di essersi accorta di niente, ma adesso in televisione le immagini erano diverse.

Al centro dello schermo ora compariva un signore stempiato, intento a leggere un discorso da dietro una scrivania.

''Mi sono fermamente schierato per l'indipendenza, per l'autogoverno delle nazioni, per la sovranità delle repubbliche, ma allo stesso tempo per la preservazione dello stato sindacale, per l'unità del paese. Gli eventi sono andati diversamente. Ha prevalso la politica di smembramento di questo paese e di disunione dello stato, cosa con cui non posso essere d'accordo. E dopo l'incontro...''

''Di nuovo quello stronzo''

La voce della signorina Blokhin fece saltare il cuore in gola a Tanya, e quando poi avvertì un rumore di passi in avvicinamento, il panico s'impadronì di lei con la rapidità di un colpo di fucile.

Non avendo tempo di cercare un nascondiglio, alla fine l'unica cosa che poté fare fu di appiattirsi contro il muro, sperando con tutta sé stessa di non essere notata.

Per una volta tanto la fortuna non la tradì, e la sorvegliante uscì dalle cucine senza accorgersi della sua presenza.

''Entra dentro, presto!'' la spronò Aynat.

Non se lo fece ripetere due volte.

Mentre la Blokhin andava a guardare la tv appoggiandosi contro lo schienale del divano, Tanya varcò la soglia e scomparve dentro la cucina.

Il bicchiere si trovava sempre al suo posto, anche se adesso era pieno quasi fino all'orlo, e il colore non risultava più così intenso come prima.

La vodka aveva diluito il mors.

''Versane metà nel lavandino'' disse Aynat in tono asciutto.

''Perché?'' chiese Tanya nella mente.

''Tu fallo e basta'' tagliò corto lui.

Sfruttando la silenziosità garantitagli dai piedi nudi, Tanya raggiunse il bancone, e dopo aver preso il bicchiere fece quanto richiesto.

''Sotto al lavello c'è una bottiglia di plastica blu'' proseguì Aynat non appena ebbe eseguito l'ordine. ''prendila''

Lasciando il bicchiere sul bancone accanto al lavandino, Tanya si chinò quindi per aprire l'anta sottostante.

Aynat aveva ragione!

In effetti, c'era davvero una bottiglia blu elettrico lì sotto.

Chissà come faceva a saperlo.

Ricordandosi del pericolo incombente, la piccola scacciò via quel pensiero e afferrò la bottiglia.

A giudicare dal peso doveva essere piena per circa tre quarti, ma quanto al suo effettivo contenuto, quest'ultimo restava un mistero.

L'etichetta incollata sul davanti era per lei del tutto incomprensibile.

Nonostante le piacesse molto assistere alle lezioni della signorina Kiselyova non aveva ancora imparato a leggere. Tuttavia, pur non potendo decifrare la scritta in cirillico che riportava la dicitura ''ACIDO MURIATICO'', il suo intuito le diceva che qualunque cosa fosse contenuta lì dentro, di sicuro non andava trattata con leggerezza.

L'immagine del teschio, che figurava minaccioso sul retro della bottiglia, non poteva significare niente di buono.

''Ora riempi il bicchiere''

L'ordine di Aynat la raggiunse come un fulmine a ciel sereno.

No, non poteva. Non poteva farlo.

Era sbagliato. Era mostruoso.

''No'' sussurrò con una vocina impercettibile.

La fitta lancinante spaccò la testa di Tanya con tale intensità, che per poco la bottiglia non le scivolò di mano, mentre la sua bocca si spalancava in un grido muto.

Era la prima volta che provava un dolore simile.

Paragonato alle piaghe sanguinanti che aveva sulle natiche, queste sembravano a confronto dei taglietti trascurabili.

''Invece sì'' sibilò Aynat con la sua voce più profonda ed inquietante.

''Non voglio'' protestò Tanya nelle mente. ''ti prego...''

''Fallo'' l'interruppe lui. ''oppure ucciderò Kefir''

La prospettiva la fece ammutolire.

Povero Kefir. Kefir no! Kefir no!

Tanya fissò di nuovo il teschio sulla bottiglia e poi il bicchiere sopra al bancone.

''E se muore?''

''O lei o Kefir'' rispose minaccioso Aynat. ''Tu a chi tieni di più?''

Non aveva scelta. Doveva ubbidire.

Non poteva lasciare che uccidesse Kefir.

In caso contrario, sarebbe morta per il dolore.

Svitato il tappo, Tanya riempì dunque il bicchiere di acido finché non fu pieno fino all'orlo, e a quel punto mise via la bottiglia.

Mentre andava ad appoggiare il bicchiere sopra al bancone dove l'aveva trovato, una sottile spirale di fumo si stava ancora levando dal liquido rosa pallido.

Rispetto a prima il colore risultava leggermente più chiaro, ma non così tanto da apparire evidente. Era improbabile che la signorina Blokhin se ne accorgesse.

Forse non ci avrebbe neppure fatto caso.

Restava il problema del fumo, ma subito dopo che ebbe messo giù il bicchiere, questo si dissolse e il liquido tornò ad apparire inerte.

Chissà che diavolo c'era dentro quella bottiglia.

''Non perdere tempo'' l'avvertì Aynat. ''fila a letto e acqua in bocca''

Camminando sempre in punta di piedi, Tanya raggiunse l'uscita, per poi sporgere la testa quel tanto che bastava a scoprire se la via era libera.

Si, lo era.

La direttrice e la Blokhin stavano ancora guardando la televisione, che continuava a trasmettere il discorso del signore stempiato.

''...e in risposta sono arrivati ​​fiducia, solidarietà e rispetto. Le nazioni e i popoli di questo paese hanno ottenuto la vera libertà di scegliere la via della propria autodeterminazione. La ricerca di una riforma democratica dello Stato multinazionale ci ha portato alla soglia della conclusione di un nuovo trattato dell'Unione. Tutti questi cambiamenti...''

Approfittando dell'occasione, Tanya sgusciò fino alle scale, e da lì al pianerottolo del primo piano.

I suoi piedi salivano i gradini con la velocità di un leprotto, tant'è che quando si trovò finalmente davanti all'ingresso del dormitorio femminile, il cuore le martellava nel petto come i rintocchi di una campana.

Deglutendo in preda all'angoscia la piccola raggiunse quindi il proprio letto, e sempre coniugando sveltezza e discrezione, s'infilò sotto le coperte.

Al contatto col materasso, le piaghe alle natiche bruciarono come fossero state cosparse di sale, ma lei non si sognò nemmeno per un istante di emettere un fiato.

In quel momento doveva stare zitta.

Zitta e in silenzio.

Una bambola di pezza nascosta sotto le lenzuola.

Nel frattempo, l'ombra della neve che continuava imperterrita a cadere all'esterno, si rifletteva sopra la parete.

Troppo spaventata persino per tenere gli occhi aperti o pensare, Tanya chiuse gli occhi e finse di dormire.

Aveva abbassato le palpebre da appena un paio di minuti, quando un urlo straziante lacerò la notte. 

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