Capitolo 2 - Ordini e punizioni
Un paio di ragazzini, impegnati in una partita ad acchiapparella, sfrecciarono davanti a Tanya zigzagando tra gli altri bambini all'interno della sala svago, ma non appena ebbero raggiunto la porta che dava sul corridoio finirono entrambi a sbattere contro le gambe della signorina Blokhin.
Tra gemiti di terrore e qualche scusa farfugliata a mezza voce, i due piccoli ospiti cercarono di giustificarsi come potevano, tuttavia, prima ancora che avessero finito di parlare, un paio di poderosi ceffoni li raggiunsero in pieno viso.
Sbattuti a terra dalla violenza del colpo, i ragazzini non poterono quindi far altro che starsene sul pavimento a massaggiarsi le guance doloranti, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
''Non si corre!'' sbottò la Blokhin.
Per diversi secondi nella sala non si sentì volare una mosca, ma una volta che la sorvegliante fu scomparsa alla vista, il silenzio venne infranto subito.
Nel frattempo, i due bambini sfortunati si rimisero in piedi, e come cagnolini con la coda tra le gambe, andarono a sistemarsi in un angolo dalla parte opposta della stanza.
Tanya li osservò attraversare l'affollata sala giochi senza dire una sola parola, ma proprio quando si apprestava a distogliere lo sguardo, una profonda ed inquietante voce maschile risuonò dentro la sua testa, facendola sussultare.
''La odio'' sibilò con asprezza. ''presto morirà''
Prima di rispondere, Tanya preferì aspettare che Sasha e Denis si trovassero ad almeno un paio di metri da lei.
Non le piaceva parlare con Aynat quando si trovava in mezzo agli altri.
Il rischio di essere presa per matta se l'avessero vista conversare da sola era troppo alto.
''Non dovresti dire queste cose'' lo rimproverò in un bisbiglio.
''Io dico ciò che mi pare e piace'' ribatté Aynat in tono duro.
Tanya prese un lungo sospiro e poi si mise ad ordinare le pedine sulla scacchiera che aveva davanti.
''Giochiamo a dama?''
''Con chi stai parlando?''
Sobbalzando per lo spavento Tanya si voltò subito in direzione della voce, finendo per incrociare lo sguardo con una bambina dai corti capelli rossi, che dopo essere sbucata alle sue spalle, aveva cominciato a fissarla con un misto di curiosità e confusione.
''Con nessuno'' mentì Tanya scuotendo la testa.
''Bugiarda'' la schernì Aynat.
La bambina, che doveva avere circa un anno più di lei, la scrutò per qualche secondo prima di proporre: ''Se vuoi posso giocare io a dama con te''
Gli occhi di Tanya si accesero per l'emozione.
''Gr...''
''Digli di sì, e la uccido'' minacciò Aynat con voce sepolcrale.
Tanya sbiancò in volto.
''No!'' esclamò di soprassalto. Colta di sorpresa, la bambina dai capelli rossi fece un passo indietro, spingendo Tanya a calmarsi. ''grazie, ma non mi va molto adesso''
''Ok'' disse la bambina guardandola con preoccupazione. ''Posso prenderla io allora?''
''Si, certo''
Chiaramente soddisfatta dalla risposta, la bambina recuperò quindi scacchiera e pedine, per poi andarsene a giocare con un'amica poco lontano.
Nonostante fosse sull'orlo delle lacrime, questa volta Tanya si guardo bene da dar voce ai propri pensieri, preferendo discutere con Aynat usando solamente la mente.
''Perché non mi fai mai giocare con nessuno?'' chiese sconsolata.
''Piccola ingrata'' commentò beffardo Aynat. ''l'ultima volta non ti ho forse permesso di giocare con Klara e Sasha a klassiki?''
''Ma hai detto cose orribili tutto il tempo''
''Per me non erano orribili''
Tanya abbracciò la stanza con lo sguardo, finché i suoi occhi non si posarono sulla neve che cadeva fuori dalla finestra.
Lo scorcio di cielo che riusciva a scorgere attraverso il vetro appannato aveva lo stesso colore del latte appena munto.
''Hai mai pensato di andare a cercarti qualcun altro con cui parlare?'' domandò nel tono più rispettoso che le riuscì. ''qualcuno che la pensi al tuo stesso modo''
''Oh, ma a me piace parlare con te'' disse Aynat simulando affetto. ''mia piccola dolce Tanya''
''Non mi chiamare così'' ribatté Tanya asciutta.
''Non ti piace essere chiamata dolce?''
''Non mi piace essere chiamata piccola''
''Quindi sei grande, eh?'' la sbeffeggiò Aynat. ''Allora perché non vai a cercare la signorina Blokhin per dirle quanto è grosso e grasso il suo sedere?''
Quella semplice prospettiva fece correre a Tanya un brivido gelido lungo la schiena.
''Non potrei mai'' confessò a malincuore. Anche se stava conversando usando i pensieri, sembrava quasi che quelle parole le avesse pronunciate con voce tremante.
''Codarda'' commentò malignamente Aynat.
''Non sono una codarda'' replicò Tanya.
''Fallo e giuro che me lo rimangio''
Il lungo silenzio che seguì fece scoppiare a ridere Aynat. La sua era una risata roca, rasposa, e terribile a sentirsi, come lo stridio dell'acciaio arrugginito o il graffiare di unghie su una lavagna.
''Piccola sciocca durnushka'' gongolò con perfidia. ''tu di grande hai solo la fifa''
Tanya stava ancora cercando di trovare le parole con cui ribattere, quando un verso stridulo la costrinse a voltar lo sguardo verso la porta.
Appena mezzo metro oltre la soglia della stanza, Sergey teneva sollevato per la coda un grosso gatto pelle e ossa, facendolo ondeggiare su e giù ogni volta che il felino cercava di liberarsi graffiandogli la mano.
Sgranando gli occhi per l'indignazione, Tanya scattò subito in piedi, e marciando con decisione in direzione del bambino gli gridò arrabbiata: ''Lascialo in pace!''
Colto di sorpresa Sergey smise di far oscillare il gatto, che quindi non mancò di approfittare dell'occasione per sferrare un'artigliata alla mano del suo sequestratore.
Cacciando un gemito di dolore il bambino lo lasciò andare all'istante, permettendo così al felino di dileguarsi con la rapidità di un razzo.
''Stupida, l'hai fatto scappare!'' sbottò Sergey, fulminando Tanya con un'occhiataccia.
''Sei tu lo stupido!'' ribatté lei. ''Non devi fare male a Kefir!''
Nonostante la superasse in altezza di almeno mezza spanna, Sergey sembrava quasi intimorito dalla veemenza della propria accusatrice, tant'è che quando parlò di nuovo la sua voce tradiva un evidente imbarazzo.
''Non gli stavo facendo male''
''Sì, invece'' insistette Tanya. ''A lui non piace essere preso per la coda''
''E tu che ne sai?''
''Lo so e basta'' tagliò corto Tanya. ''se anche tu ce l'avessi lo capiresti''
Per tutta risposta Sergey le diede una spinta, mandando la bambina a gambe all'aria.
''Allora capisci questo'' ridacchiò sprezzante. E senza voltarsi indietro scomparve dentro il corridoio.
Mentre si rimetteva lentamente a sedere, Tanya dovette compiere un enorme sforzo per non scoppiare in lacrime.
''No, ti prego'' disse Aynat in tono esasperato. ''non dirmi che adesso ti metti pure a piangere''
''Non sto piangendo'' sussurrò Tanya con gli occhi lucidi.
''Bugiarda'' la canzonò lui.
Intanto che cercava di ricacciare indietro le lacrime, Tanya si mise carponi sul pavimento, lo sguardo rivolto verso una grossa crepa nel legno.
''Non è giusto'' biascicò a bassa voce. ''mi trattano così solo perché sono la più piccola''
''L'essere piccoli non comporta necessariamente dover subire ogni ingiustizia'' le fece notare Aynat. ''se ti trattano come un bersaglio è perché ti vedono debole''
''Io non sono debole''
''Così come non sei codarda'' disse beffardo Aynat. ''per finta''
Tanya tirò su col naso.
''Non sono debole, e neanche codarda'' ribatté asciugandosi gli occhi sulla manica. ''e te lo posso dimostrare anche senza dire quelle cose alla signorina Blokhin''
Seguirono diversi secondi di inquietante silenzio, rotto unicamente dal vociare dei bambini alle sue spalle, poi Aynat parlò di nuovo.
''D'accordo, accetto la scommessa'' sogghignò lui. ''Dimostrami che mi sbaglio''
Colta di sorpresa dalla richiesta, Tanya aprì e chiuse la bocca senza però emettere alcun suono. Le idee nel suo cervello sembravano essersi dileguate, così come gran parte del suo coraggio.
''Non sai cosa fare, vero?'' la schernì Aynat, intuendo come al solito i suoi pensieri. ''ma non ti preoccupare, mi è appena venuta un'idea''. Il suo tono perse di colpo ogni traccia di ilarità, divenendo asciutto e autoritario. ''Vai in corridoio''
Obbedendo all'ordine Tanya tornò in piedi, e dopo essersi asciugata un'ultima volta gli occhi sulla manica del vestito, varcò la soglia e abbandonò la stanza.
Al secondo piano dell'orfanotrofio non c'era molto altro da vedere a parte l'infermeria e l'aula studio, tuttavia, finché non andavano a curiosare nei luoghi a loro proibiti, (come gli alloggi dei sorveglianti o l'ufficio della direttrice), gli ospiti del Laska erano liberi di girare per la struttura senza problemi. Sebbene, l'impossibilità di uscire all'aperto durante l'inverno, faceva sì che la maggioranza dei bambini raramente abbandonasse la sala svago nelle ore libere.
Anche per questo, quando s'imbatté in Sergey davanti alle scale che conducevano al piano terra, Tanya fu alquanto stupita di vederlo lì.
Il bambino stava giocando con alcune automobiline di metallo grandi pressappoco come una prugna, facendole sfrecciare avanti e indietro, ora sul pianerottolo, ora sul primo gradino.
Dato che in quel momento le dava le spalle, l'arrivo della piccola passò del tutto inosservato.
''Ecco'' disse Aynat compiaciuto. ''questa sì che è un'ottima occasione''
''Di che parli?'' chiese Tanya parlando col pensiero.
''Spingilo di sotto''
Tanya sgranò gli occhi.
''Come?''
''Ho detto, spingilo di sotto'' ripeté Aynat tranquillo. ''vediamo se dopo avrà voglia di ridere ancora''
''No'' rispose Tanya scuotendo la testa.
La voce di Aynat si fece decisamente meno affabile.
''Come, prego?''
''Non voglio'' confessò Tanya mentre il cuore le accelerava. ''È sbagliato''
''Lui ha spinto te e ora tu spingi lui'' spiegò Aynat, come se si trattasse di una banalità priva di importanza. ''In questo modo faremo giustizia''
''Non in questo modo''
''Volevi un'occasione per dimostrarmi di essere coraggiosa, e io te l'ho trovata. Ora fallo''
''No''
''Sono stufo della tua debolezza'' sibilò Aynat con asprezza. ''Fallo o te ne pentirai''
''Non posso'' lo supplicò Tanya in preda al panico. ''si farà male''
''Ti do dieci secondi, poi sarò costretto a punirti''
''No, ti prego, tutto ma non questo''
''Uno''
''No, aspetta'' implorò Tanya disperata. ''prometto che farò qualcos'altro''
''Due''
Tanya smise di protestare, ma non si avvicinò.
''Tre''
Le gambe di Tanya erano assi di legno.
''Quattro''
Pur col corpo completamente immobile, dagli occhi della piccola cominciarono a sgorgare fiotti di lacrime.
''Cinque''
Sentendosi sopraffatta dallo sconforto, Tanya abbassò le palpebre e spostò il piede in avanti.
Per quanto ci avesse sperato, l'asse di legno sotto la sua scarpa non cigolò.
''Sei''
Altre lacrime, un altro passo.
''Brava piccola durnushka'' commentò Aynat con malizioso compiacimento. ''brava''
A quel punto Aynat smise di contare, e Tanya avanzò ancora.
Nel frattempo, ignaro del pericolo che incombeva su di lui, Sergey continuò imperterrito a giocare con le macchinine.
Ormai a separarli non restavano che un paio di metri scarsi. Preparandosi a spingerlo, Tanya stese le braccia in avanti, ma proprio quando sembrava sul punto di portare a compimento il suo proposito, un attimo di esitazione la costrinse a ritrarre le mani.
Non poteva farlo. Non poteva.
''Piccola idiota'' ringhiò sprezzante Aynat.
''No, ti prego!'' lo supplicò Tanya ad alta voce.
Sergey si voltò nello stesso momento in cui Aynat gridava con rabbia: ''Dieci!''
Veloce come un fulmine, potente quanto un cobra.
Prima che Tanya potesse reagire in alcun modo, un senso di nausea intollerabile le mandò in subbuglio lo stomaco, mentre un conato prese a risalirle lungo la gola.
Doveva correre in bagno. Doveva raggiungerlo subito, altrimenti...
Al secondo passo il mondo intero divenne improvvisamente sfocato.
Adesso aveva quattro mani e il tappeto sgualcito sotto di lei vibrava manco si trovasse sotto una lavatrice in fase di centrifuga.
Impossibilitata a procedere oltre, Tanya crollò in ginocchio e vomitò il pranzo sul pavimento.
''Ti avevo avvertito'' sibilò gelido Aynat.
Un altro conato costrinse la piccola a rigettare di nuovo.
Il sapore della zuppa di barbabietole e del pane stantio si mischiarono con l'acido dei succhi gastrici in un rivoltante mix.
La chiazza di vomito si allargò ancora, arrivando a lambire i bordi del tappeto.
''Che succede?!'' esclamò preoccupata una voce che riconobbe come quella di Klara. ''Ho sentito qualcuno gridare''
''Tanya ha vomitato'' squittì eccitato Sergey.
''Chi è che ha fatto cosa?!''
Anche se aveva ancora le labbra sporche di vomito, sentendo quel grido Tanya si sentì raggelare. Era la voce della signorina Blokhin.
Irrompendo sulla scena come una furia, la sorvegliante spintonò di lato Klara per vedere cosa stesse succedendo, e quando i suoi timori vennero confermati il volto le si deformò in un'espressione satanica.
''Schifosa disgraziata!'' latrò indignata. ''come hai osato insudiciare così il pavimento?! Non ti è bastato il piatto della settimana scorsa?!''
''Mi dispiace'' farfugliò Tanya rialzando cautamente la testa. ''non volevo''
''Ci mancava solo che l'avessi fatto apposta!'' ribatté la Blokhin spazientita. ''lo sai che esiste il bagno o sei una demente?!''
''Io, io...''
''Piccola imbecille! Dovevano mandarti all'internat!'' la interruppe lei. ''Era quello il tuo posto!''
''No...''
Il terzo conato giunse senza preavviso, e fu solo per puro miracolo che Tanya riuscì a non vomitare direttamente sopra le scarpe della Blokhin.
''E non smette pure!'' urlò fuori di sé. ''Ritardata che non sei altro!''
Afferratala per un orecchio, la sorvegliante costrinse quindi Tanya a rialzarsi in piedi, e a quel punto la trascinò a viva forza giù per le scale.
Saltando tre gradini alla volta per star dietro al passo della sua accompagnatrice, la bambina raggiunse prima il piano terra, e da lì lo stretto corridoio che conduceva al seminterrato.
Nel momento in cui la porta della cantina si aprì rivelando un tetro e angusto ambiente invaso dall'umidità e dai topi, Tanya cercò disperatamente di convincere la Blokhin a ripensarci, ma per tutta risposta ricevette uno scappellotto che la mandò al tappeto.
''Considerati fortunata se esci di qui tra una settimana!''
Quella minaccia fu l'ultima cosa che sentì prima che chiudesse sbattendo la porta. A quel punto la cantina piombò nell'oscurità, e Tanya rimase sola nel buio.
***
Sebbene stesse dormendo raggomitolata su sé stessa, il corpicino della piccola era scosso da un violento tremore.
La cantina risultava fredda anche di giorno, e di notte la temperatura aveva finito per scendere in picchiata di almeno una decina di gradi.
Mostri dalla voce tonante e implacabili tormente di neve affollavano i suoi incubi.
Sogni orribili in cui il freddo penetrava fin dentro nelle ossa, proprio come le zanne delle creature da cui era inseguita.
Non c'era via d'uscita. Non c'era speranza.
L'universo l'aveva abbandonata. Abbandonata per sempre.
''Tanya''
Una voce squarciò il silenzio.
''Tanya, svegliati''
Seppur lentamente, Tanya riaprì gli occhi, sfuggendo all'oscurità.
Era sempre distesa sul pavimento della cantina, e un paio di bellissimi occhi azzurri la fissavano ad appena una spanna dal suo viso.
Per riconoscere a chi appartenessero, le fu sufficiente una frazione di secondo.
''Signorina Kiselyova'' sussurrò col cuore traboccante di gioia.
La giovane sorvegliante sorrise e le accarezzò la guancia con affetto.
''Vieni, ti porto a letto''. E senza aggiungere altro, la sollevò di peso prendendola tra le braccia.
Mentre risalivano le scale dirette al dormitorio al terzo piano, Tanya si strinse a lei affondando la faccia nel suo maglione infeltrito.
Più che una semplice donna, in quel momento le sembrava di essere tra le braccia di un angelo. Qualcuno con cui sapeva di essere al sicuro e che amava di un amore sincero.
Anche se da quando ricordava non c'era stato giorno in cui non se lo fosse chiesta, non aveva mai saputo chi fossero veramente i suoi genitori.
Secondo la Blokhin suo padre era un fallito alcolizzato, mentre sua madre una prostituta di bassa lega, tuttavia Tanya non aveva idea se crederle o meno. In fondo, gliel'aveva detto in un momento in cui era particolarmente arrabbiata.
Ad ogni modo, sia che fosse vero oppure no, di una cosa era assolutamente certa.
Nel caso le fosse stata data l'occasione di decidere chi avere per mamma, la signorina Kiselyova sarebbe stata la sua prima e unica scelta.
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