Capitolo 76

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Canzoni per il capitolo :

War is love - Bobby Andonov.

Skinny love - Birdy.

HARRY'S POV.

Non riesco a rendermi conto di quello che sta succedendo, fino a quando il corpo di Claire viene travolto da un'auto, e lei è distesa sulla strada.

E poi tutto scompare.

Tutto si dissolve. Ogni singola cosa, mentre i frammenti del mio cuore corrono verso di lei.

L'urlo che lascia le mie labbra quando la vedo è inspiegabile, e non sono neanche sicuro di quello che io abbia detto.

E non importa neanche che adesso sono io quello che sta correndo attraverso una strada aperta, esattamente come sembrava non importare a lei quando ha fatto la stessa cosa.

Esitando tocco il suo volto con le dita, e lentamente le scosto i capelli. I suoi occhi sono chiusi, mentre dalla profonda cicatrice sulla tempia il sangue si riversa sulla sua pelle chiara.

Anche le sue labbra sono ferite, e io prendo la ragazza che amo tra le mie braccia, avvolgendola e chinandomi su di lei, facendolo ancora.

Urlo.

Grido mentre il cuore mi si rompe in pezzi, mentre guardo la mia ragione e la mia speranza svanire sotto i miei occhi, ricoperti dalle lacrime per lei.

Le persone adesso ci circondano, e io mi volto, chiedendo aiuto.

«Chiamate qualcuno!» Continuo a urlare, con ancora Claire tra le braccia.

Poi si avvicinano gli allenatori, che cercano di spostarmi da lei. Ma io non mi muovo. Neanche un poco, neanche niente.

Resto con lei. Sempre.

Le persone intorno a noi continuano ad aumentare, e ci guardano come se non ne riuscissero a farne a meno. Qualcuno tenta di avvicinarsi, ma viene respinto.

Non so esattamente dopo quanto tempo io sia allontanato da Claire, mentre la vedo essere raccolta ancora priva di sensi e portata in ambulanza, ma io sono ancora con lei.

Sono dentro con lei, e le tengo la mano anche se non può sentirmi.

Una infermiera è al mio fianco e un altro è dall'altro lato, a mantenerle la mascherina dell'ossigeno sul volto.

Io la guardo, ferma, distesa sulla barella senza riuscire neanche a respirare, e prima che riesca a controllarmi una lacrima percorre il mio volto.

«E' la tua ragazza?» Mi domanda l'uomo di fronte a me, e io non lo guardo neanche mentre gli rispondo senza esitazioni.

«Sì.»

Poi, la donna al mio fianco mi poggia una mano sulla spalla e mi sorride gentilmente. «E lo sarà ancora.»

Il suono delle sirene continua a diffondersi sulle strade buie, anche quando ci fermiamo all'entrata del pronto soccorso.

Ho ancora la sua mano nella mia mentre l'uomo che era con noi fa scorrere la barella sui pavimenti dell'ospedale, e la donna dà un codice a delle persone adesso dietro di noi.

«Ha una lieve commozione celebrale e forse una frattura delle vertebre cervicali.»

Io mi volto, e poi guardo ancora Claire, dopo quelle parole.

«Non puoi entrare con noi.» Mi avvisa l'infermiere che la sta trasportando, mentre ci avviciniamo ad una sala chiusa. «Ma se vuoi, puoi aspettarla.»

Io annuisco, prima di tornare a guardare la ragazza che amo. Stringo la sua mano e mi abbasso su di lei, premendo le mie labbra sulla sua fronte.

«Ti amo.» Sussurro, prima di lasciarla andare e guardarla allontanarsi da me.

Poi mi volto, faccio scorrere le mani tra i miei capelli e poggio la fronte contro la parete.

Non riesco a credere che Claire sia lì dentro.

Non riesco a credere che le sia successa una cosa del genere, non a lei.

Le immagini del suo corpo che viene travolto e poi lasciato sulla strada mentre corre verso di me continuano a scorrere davanti ai miei occhi, e io non riesco a sostenerle.

Riesco ancora a sentire i suoi occhi su di me, quello che provavo mentre lei mi guardava così intensamente dall'altro lato della strada, e quando poi i fari di quell'auto l'hanno illuminata, avvolgendola e sovrastandola.

«Harry.» Sento chiamarmi, e quando mi allontano dal muro, vedo Liam.

Mi raggiunge e mi abbraccia, e inaspettatamente, io glielo lascio fare.

«Come sta?» Domanda, e io scuoto leggermente la testa.

«Non lo so.» Gli rispondo, la voce bassa. «L'hanno portata dentro.»

«Gli allenatori si sono divisi.» Dice. «Alcuni sono qui, e gli altri sono rimasti in albergo. Tutte le partenze di stasera sono state rimandate a domani.»

«Non me ne vado senza di lei.» Sostengo, e Liam poggia le sue mani ai lati delle mie spalle.

«Starà bene, Harry.»

«E se non dovesse?» La mia voce è quasi ridotta ad un sussurro, mentre quella possibilità si fa spazio nella mia mente.

«Lo sarà.» Mi assicura Liam, ma il dolore nel mio petto è comunque insostenibile.

«E' colpa mia.» Sussurro dopo qualche istante, abbassando lo sguardo.

«Cosa?» Quasi scatta Liam. «Harry, non è colpa tua. Nessuno avrebbe potuto evitare quello che le è successo.»

Scuoto la testa, ancora una volta. «Se non l'avessi lasciata, lei non sarebbe venuta da me in quel modo.»

«No, Harry. Non cercare di convincerti di questo, perché anche tu hai visto come sono andate le cose. Quello che è successo tra voi non c'entra.»

«E invece sì, cazzo!» Questa volta sono io a scattare, facendomi scorrere le mani tra i capelli, trattenendoli tra le dita.

«Harry, calmati.» Mi incita Liam, posando di nuovo le sue mani sulle mie spalle.

Mi spinge a guardarlo, mentre respiri incontrollati lasciano le mie labbra. «Non è colpa tua.»

«Non è colpa tua.» Ripete, e io mi allontano da lui.

«Hanno anche avvisato i suoi genitori.» Continua. «Stanno arrivando.»

Quelle che credo siano due ore più tardi, i genitori di Claire sono in questo corridoio, con loro c'è anche Emmett.

È sua madre ad accorgersi per prima di me, e mi viene incontro. «Ciao, Harry.»

«Salve, Emily.»

Guardo i suoi occhi. Sono stanchi, gonfi e arrossati. Probabilmente ha pianto, mentre le dicevano che sua figlia ha avuto un incidente, a più di due ore di distanza da casa, alimentando il suo senso di impotenza.

Conosco quella sensazione.

«Non hai ancora saputo niente, vero?» Mi domanda, la voce bassa e rauca.

«No.» Abbasso lo sguardo, per poi spostarlo su suo padre e suo fratello.

«Era con te quando è successo?»

Scuoto la testa, incapace di risponderle davvero mentre il senso di colpa continua a pesare sul mio petto.

Poi è suo padre a parlare. «Ho parlato con gli allenatori.»

L'attenzione della madre di Claire si sposta sul marito, che ci ha raggiunti e che adesso è al suo fianco.

«Alcuni ragazzi l'hanno vista correre al di fuori dell'albergo, da sola. Poi dopo ha continuato a farlo, attraversando la strada senza pensare alle conseguenze.» Fa una pausa. «Non capisco per quale motivo l'abbia fatto. Perché voleva arrivare all'altro lato?»

«Perché dall'altra parte della strada c'ero io.» Rispondo, prima che possa farlo sua madre.

Entrambi si voltano verso di me; Liam è ancora qui, seduto accanto al fratello di Claire.

«Cosa intendi?»

Sospiro, abbassando lo sguardo e poi risollevandolo su Emily, che mi guarda con la speranza e la preoccupazione nei suoi occhi.

«Io sarei dovuto partire questa sera con la mia squadra, e non avevo più visto Claire dopo stamattina. Ci siamo lasciati, ma ha saputo da qualcun altro che me ne sarei andato. Ero già dal lato opposto al suo quando l'ho vista, e non so neanche perché volesse raggiungermi, ma non sono riuscito a fare niente per impedire quello che è successo dopo.»

Sua madre di porta una mano a coprirsi la bocca, mentre alcune lacrime cadono giù dai suoi occhi. Il padre di Claire avvolge una mano intorno alle sue spalle, mentre Liam fa lo stesso con il fratello, guardandomi.

«Mi dispiace.» Mormoro, ma non sono sicuro per cosa io mi stia scusando.

Raggiungo Liam e mi lascio cadere sulla sedia accanto a lui, poggiando la testa contro la parete dietro di me e chiudendo gli occhi.

I genitori di Claire fanno lo stesso, aspettando come noi che qualcuno ci dica cosa sta succedendo nella sala di fronte a noi.

Tutto ciò che vorrei sapere in questo momento è che Claire sta bene. Vorrei che non dovesse ancora avere bisogno di aiuto per respirare, vorrei che respirasse ancora per me. E poi quando succederà, io non ci sarò.

Attimi di noi insieme mi scorrono velocemente come immagini nella mia mente, e un debole sorriso prende forma sulle mie labbra quando vedo il suo.

Le sue labbra sono piegate, i suoi occhi sorridono insieme a loro. Sorride a me, sorride a noi.

Chiama il mio nome e la sua risata riecheggia nella mia testa, mentre tende la sua mano per afferrare la mia. Io la attiro a me e poggio le mie labbra sulle sue, lei mi sussurra di amarmi.

E siamo insieme. Ancora e ancora, corpo e anima. Da sempre e per sempre, come lo ha sempre creduto lei.

Anche io l'ho creduto, ma poi ho capito che non aveva senso farlo.

Io la amo, so di amarla.

Ma tutto questo è successo perché la amo, ma forse non l'ho fatto nel modo giusto, non nel modo che lei merita di essere amata da qualcuno. Forse io davvero non posso darle ciò di cui ha bisogno, non posso essere la persona che potrà restare al suo fianco per sempre.

Per quanto lo vorrei, per quanto darei pur di cambiare tutto questo, non posso farlo.

Le porte di fronte a noi si spalancano, e un medico esce dalla sala mentre si sfila la mascherina dal volto. Tutti ci alziamo, andando verso di lui.

«Come sta?» Inizia sua madre, il medico solleva entrambe le mani per interromperla.

«Siete i suoi genitori?» Domanda il medico, rivolgendosi a Emily e al padre di Claire. Loro annuiscono, io non dico niente.

«Com'era stato previsto, vostra figlia ha avuto una commozione celebrale e una frattura alle ossa cervicali. L'intervento è andato bene, ma sarebbe potuta andare in modo diverso se non fossimo riuscita a prenderla in tempo. Ha avuto un brutto incidente, e adesso probabilmente avrà bisogno di una riabilitazione, ma il peggio è passato. Sta bene adesso.»

«Grazie a Dio.» Sospira sua madre, lasciandosi avvolgere dalle braccia del marito. «Possiamo vederla?»

Il medico annuisce. «Soltanto i familiari.»

«Dov'è adesso?» Gli domando, e la sua attenzione si sposta su di me.

«Sei un familiare?»

«No.» Rispondo. «Ma sono innamorato di lei.»

Avrei potuto dire di essere il suo ragazzo, ma non sarebbe stato vero. Non sono neanche sicuro di esserlo mai stato. Non sono neanche sicuro che lei sia davvero stata mia.

Il medico mi osserva, mi guarda con le sopracciglia aggrottate, quando un angolo delle sue labbra si solleva debolmente.

«Sei tu quello che non le ha mai lasciato la mano?»

Annuisco debolmente. Lui sospira. «Stanza centododici, primo piano.»

A/N.

Che genere di finale vi aspettate per questa storia?

Lascereste tutte un commento e un voto?

Un bacio a tutte!

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