Capitolo 74
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Canzoni per il capitolo :
A drop in the ocean - Ron Pope.
Hurts - MIKA.
CLAIRE' S POV.
Osservo i blocchi di partenza allineati e che delimitano lo spazio centrale di ogni corsia. Le gradinate sono semivuote, la prima gara inizierà tra due ore.
Sistemo le bretelle del costume della squadra con il logo della nostra squadra sulle mie spalle, e recupero gli occhialini e la cuffia prima di raggiungere le altre a bordo vasca.
Cammino lentamente, pensieri contrastanti si rincorrono nella mia mente, e c'è soltanto un modo per riuscire a svuotarla.
Il coach ha il fischietto pronto sul suo petto, che si muove mentre gesticola e ci parla.
«Da oggi e domani dipenderà il vostro futuro.» Dice, la voce ferma. «Se volete ottenere una borsa di studio, questo è il momento per farlo. Se vi siete allenate durante tutti questi anni in quel modo, è per questo. Ci saranno i rappresentanti di tutte le università migliori del paese, e anche di altre all'estero. Quindi, adesso siete voi a decidere. Io non posso più farlo per voi.»
Le sue parole sono incoraggianti, e lui non lo è mai stato nel modo in cui lo è stato adesso. E tutte le sue parole sono vere, ma io mi chiedo ancora se sia sbagliato pensare che lo siano, e se il senso di colpa che mi porto dentro sia giusto.
Mi immergo e inizio il riscaldamento, guidandolo insieme a Francine. So che il coach si aspetta che io mi qualifichi e che porti a casa più richieste di borse di studio, ma io non ci credo più così tanto come prima.
Tento di scacciare quei pensieri dalla mente e continuo a muovermi, bracciata dopo bracciata, scivolando sull'acqua.
Un'ora dopo lasciamo la vasca, il riscaldamento finisce. Siamo già state in questa struttura, e ricordo che i campi da football sono esattamente alle nostre spalle.
Con i capelli ancora completamente bagnati, indosso una felpa e dei pantaloncini sopra il costume umido.
Attraverso gli spogliatoi e sto per uscire, ma qualcuno mi ferma.
«Claire, dove stai andando?» Mi domanda Maya, e io mi volto a guardarla. A quel punto anche tutte le altre lo fanno.
«Ho bisogno di fare una cosa.» Affermo, sistemando il cappuccio della felpa.
«Tra meno di un'ora iniziamo.» Mi informa, come se fosse sicura che io l'abbia dimenticato.
«Lo so.» Sostengo con voce decisa, passandomi una mano tra i capelli. «E io tra meno di un'ora sarò qui, okay?»
Francine trova il mio sguardo e annuisce, e so che posso fidarmi di lei.
«Vai, ti copriamo noi.» Afferma sorridendomi, e io la ringrazio.
Supero il corridoio principale, e le mie gambe si muovono velocemente mentre esco dalla struttura.
Non so esattamente cosa sto facendo e quali sono le mie intenzioni, ma so che se non lo faccio non avrò nessuna possibilità di nuotare come dovrei.
L'aria è fredda e mi colpisce sul volto e sulle mie gambe nude, ma in questo momento non mi importa.
Raggiungo l'edificio adiacente al nostro, e mi imbatto in Liam, che sta uscendo dagli spogliatoi maschili mentre indossa una maglia. Riesco a vedere un accenno del suo addome e sollevo lo sguardo prima di continuare a fare quello che non dovrei.
«Claire.» Dice quando riesce a vedermi. «Cosa ci fai qui?»
«Devo parlare con Harry.»
Liam mi guarda, e il modo in cui lo fa mi permette di intendere che lui sa quello che è successo. Sostengo il suo sguardo e aspetto che mi dia una risposta.
«Non sono sicuro che lui voglia. E tra un pò dobbiamo giocare, se ti vede adesso non sono sicuro riuscirà a riprendersi in tempo per la prima partita.» Sostiene, e io mi avvicino a lui.
Percepisco le lacrime formarsi e inumidirmi gli occhi, quando sono davanti a lui.
«Ti prego, Liam. Ho bisogno di vederlo.» Quasi lo supplico, lui distoglie lo sguardo da mio sospirando.
Esita, ma poi torna a guardare me. «E' dentro.»
Io gli sorrido, e lui ricambia debolmente.
«Grazie, Liam.» Mormoro.
«Non farmene pentire.» Dice, facendomi poi segno verso gli spogliatoi.
Non sono sicura di quello che potrei trovare al loro interno, quindi spingo le porte leggermente per assicurarmi di non imbattermi ancora in qualcun altro che magari non sia vestito.
Ma poi lo vedo.
Non c'è nessuno, è da solo. Harry è seduto su una panca in metallo, i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa lasciata cadere in avanti.
Solleva lo sguardo quando le porte si chiudono dietro di me.
«Liam, ti ho detto che -» Inizia, ma si blocca quando i suoi occhi si posano su di me.
«Che ci fai qui?» Chiede, la voce decisa e la mascella serrata.
«Avevo bisogno di vederti.» Sussurro, e lui scuote la testa e sorride.
«Sul serio, Claire?» Domanda retoricamente, alzandosi. I suoi addominali si contraggono quando lo fa.
«Adesso vuoi vedermi, ma stamattina hai lasciato che me andassi senza dire una fottuta parola?»
«Mi dispiace.» Sibilo, avvicinandomi a lui.
«Per cosa? Per aver ammesso che tutto quello che c'è stato tra di noi è stato un dannatissimo sbaglio? Perchè io per te sono soltanto una distrazione? Perchè non sono all'altezza del tuo futuro già programmato?» La sua voce si alza, attraversata dalla rabbia e dal dolore. Ed è soltanto colpa mia.
«No, Harry. Non è niente di tutto questo.» Affermo. «Mi sono soltanto resa conto che per tutto questo tempo io non ho fatto altro che inseguirti, nonostante tu più volte ti allontanassi da me. Io ho bisogno di questa borsa di studio, e stamattina mi sono resa conto che per adesso io devo pensare a quello che verrà dopo. Ho bisogno di riuscirci, e per farlo non sono sicura di riuscire a gestire anche te contemporaneamente.»
Il suo sguardo si sposta su di me, e mi guarda come se lo avessi colpito dritto al cuore. Un colpo deciso, letale.
«Gestire? Davvero mi vedi in questo modo? Vedi ciò che siamo e ciò che provo per te soltanto come qualcosa da tenere sotto controllo?»
Questa volta sono io a distogliere lo sguardo, catturando una lacrima che mi percorre la guancia.
«Io ti ho dato tutto, Cliare. Ti ho davvero dato tutto come non ho mai fatto con nessun altro, ed ero pronto a farlo ancora, perchè ti amo. Ma tu non sei disposta a fare lo stesso con me, non lo sei mai stata.»
«Anch'io ti amo, Harry.» Prometto, le lacrime ormai scorrono sul mio volto e non cerco neanche di fermarle.
«Allora devi imparare a dimostrarlo.» Sussurra lui, mentre i suoi occhi verdi mi guardano come se fosse l'ultima volta.
Singhiozzi lasciano la mia gola mentre distolgo lo sguardo da lui e mi sposto, allontanandomi per uscire dagli spogliatoi. Ma prima che lo lasci per sempre mi volto, e lui è ancora lì a guardarmi.
«Quindi, è finita?» Gli chiedo, la mia voce interrotta e spezzata.
Lui esita, prima di sospirare e abbassare lo sguardo. «Non sono stato io a deciderlo.»
Chiudo gli occhi e il dolore per quello che ho appena fatto di propaga nel mio petto, bloccandomi il respiro. Spingo le porte ed esco, portandomi una mano a coprirmi la bocca e correndo lungo il corridoio, sperando che nessuno mi veda. Svolto l'angolo e scivolo contro la parete, lasciandomi andare.
Non sono sicura di quanto tempo passi prima che le lacrime riescano a fermare il loro flusso, facendo posto adesso soltanto al dolore.
Non avevo aspettative prima di venire qui. Ma in qualche modo sapevo che sarebbe finita in questo modo. Solo, non pensavo che sarebbe finita.
Sono consapevole di essere io a star sbagliando, ma ci sono in ballo troppe cose e io non posso costringere Harry contro qualcosa di cui soltanto io ho bisogno.
Ho soltanto anticipato l'inevitabile. Lo amo, Dio se lo amo, ma entrambi sapevamo che non avrebbe mai potuto funzionare, nonostante ci amassimo e nonostante tentassimo di far combaciare ogni cosa.
Non può e basta. Ci sono persone destinate a stare insieme, e forse noi non ne facciamo parte.
Mi alzo e sfrego entrambe le mani sul volto. Quando ritorno ai nostri spogliatoi sono vuoti, e so che il coach se la prenderà con me per non essere con le altre in questo momento.
Mi cambio velocemente e mi guardo allo specchio, e sono grata del fatto che in acqua qualsiasi cosa tu stia provando, nessuno riesce a vederla. Nessuno se ne accorge.
Le tue lacrime si mischiano con l'acqua e il tuo volto è immerso. Non c'è pericolo.
«Rain.» Mi richiama il coach.
«Non mi sentivo bene, avevo soltanto bisogno di un pò d'aria.» Gli dico scusandomi anche prima che lui mi accusi di essermene andata.
«Sei cambiata negli ultimi mesi.» Sostiene, ignorando le mie giustificazioni.
«Adesso sono pronta.» Non sono sicura che lui sappia di me e Harry, ma preferisco pensare di no.
«Ti sei allenata solo per questo durante tutti questi anni, e anche se sei stata distratta da qualcosa, se lo sei ancora, lascia perdere. Questo è il tuo momento, e non c'è posto per gli errori.» Io annuisco impassibile, prima di recuperare il mio cartellino e raggiungere gli altri.
La prossima batteria è la mia.
Al fischio lungo salgo sul trampolino, mi posiziono. Il piede destro avanti, quello sinistro dietro. Gli occhialini stretti intorno alla testa, i capelli raccolti nella cuffia e il costume troppo aderente.
Le mie dita si chiudono intorno al blocco, e nel momento della partenza, il mio corpo è sospeso nell'aria prima di ricadere con una spinta nell'acqua, accarezzandola.
Risalgo in superficie e respiro, iniziando a muovere le braccia e a scivolare sull'acqua nel modo in cui mi riesce meglio. Ma so che non è abbastanza, lo sento.
Perchè, nonostante tutto, neanche quello che credevo il mio elemento riesce a tenermi lontana dalla persona che amo.
A/N.
Manca poco, veramente poco.
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