Capitolo 70

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Canzoni per il capitolo :

Daylight - 5 Seconds Of Summer.

All we are - One Republic.

You & I (Piano version) - One Direction.

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Le pareti dell'aula mi ricordano ogni singolo momento trascorso a prepararci, ma più di tutto, a conoscerci.

Tra queste mura ho conosciuto Harry, quello vero. Quello che riesce a farti sorridere anche se dentro di te vorresti soltanto lasciarti andare alla deriva, quello che bacia via ogni insicurezza, ogni paura. L'Harry romantico, quello dolce, quello che ama, quello in un cui trovare un rifugio quando ne hai più bisogno.

Non conoscevo Harry in questo modo, e non credevo di farlo prima o poi, anche se durante tutti questi anni non ho fatto altro che negare a me stessa la mia attrazione verso di lui.

L'ho sempre guardato, ma lui non se ne è mai reso conto. Lo guardavo durante le lezioni, quando voleva far credere a tutti che non gli importasse di niente e di nessuno, quando in realtà ascoltava e prestava attenzione meglio di chiunque altro.

Lo guardavo quando parlava con Liam, quando si preparava per gli allenamenti, quando girava per i corridoi lasciandosi dietro una scia di cuori spezzati e ragazze che avrebbero dato di tutto pur di essere guardate da lui, anche per una frazione di secondo.

Lo guardavo anche quando era con Melody, ma poi mi voltavo.

E' sempre stato attraente, con quel fascino che riesce a trasportati in luoghi di cui non conoscevi neanche l'esistenza, e impossibile da non guardare.

Quasi costringevo me stessa a smettere di farlo, ma non ci sono mai riuscita. Mi ero anche promessa di non pendere mai dalle sue labbra come qualsiasi altra ragazza della scuola, nonostante la sua sfrontatezza e la sua strafottenza.

Eppure, in fondo ho sempre saputo che dietro quella maschera che voleva indossare, c'era qualcos altro. Qualcosa di più grande, qualcosa di meraviglioso. E quello è l'Harry che amo.

Improvvisamente, la porta dell'aula viene aperta, distogliendomi dai miei pensieri e ricordi.

Di ferma sui suoi passi e mi osserva sorpreso, come se non si aspettasse che potessi essere qui.

Dopo qualche istante però, si rilassa visibilmente e distoglie lo sguardo dal mio, voltandosi per chiudere la porta.

Potrei quasi giurare di aver visto l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, ma forse me lo sono soltanto immaginato.

«L'esame inizia tra un'ora.» Dice, raggiungendomi.

Adesso siamo entrambi seduti sul piccolo palco allestito per questo progetto, esattamente dove c'era lui quando arrivava prima di me.

«Lo so.» Gli rispondo, abbassando lo sguardo sul piccolo fascicolo tra le mie mani. Riesco quasi a sentire il suo calore, dal modo in cui siamo vicini. Le nostre gambe si sfiorano l'una con l'altra, così come le braccia quando lui si sporge verso l'indietro, poggiandosi con i palmi sul legno.

«E perchè sei qui?» Domanda, mentre sento il suo sguardo su di me.

«Tu perchè sei qui?» Replico, voltandomi verso di lui. Un accenno di sorriso compare sul suo volto, e scuote lievemente la testa prima di rispondermi.

«Io ero sempre qui.» Sostiene, spostando i suoi occhi tra le pareti dell'aula. «Ogni volta che avevamo una prova, io mi anticipavo e venivo qui.»

«E cosa facevi?» Gli chiedo, ricordando di quando ero sicura di essere sola, pronta a prendermela con lui per aver tardato, e invece lui era già qui. E' una domanda che avrei sempre voluto porgergli, ma non l'ho mai fatto.

«Ti aspettavo.»

Le sue parole risuonano nella mia mente, e i suoi occhi smeraldo cercano i miei. La sincerità è dipinta sul suo volto, mentre si solleva e riempie lo spazio che ci separa, avvicinandosi sempre di più.

Il suo sguardo cade sulle mie labbra, e io riesco a sentire il suo respiro su di esse. Basta soltanto questo a farmi credere che il mio cuore potrebbe quasi cedere, dal modo in cui mi fa sentire.

Porta la sua mano sul retro del mio collo, mentre dalle mie cade il fascicolo, spargendo i fogli che racchiudeva sul pavimento. Ma non m'importa.

Tutto ciò a cui riesco a pensare adesso, è a quanto desidero le sue labbra, e a quanto io le necessiti. Ogni singola cellula del mio corpo è come se fosse in fibrillazione, sul punto di scoppiare per l'attesa.

Nel momento in cui i nostri nasi si sfiorano e sono sicura di ciò che sta per accadere, metto la mia mano sulla sua, non riuscendo più ad aspettare oltre. Ma quando lo faccio, prima che le sue labbra riescano a trovare le mie, la porta dell'aula viene spalancata.

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«Abbiamo provato tante volte, stai tranquilla.» Sussurra Harry, ma non riesco a decifrare il suo tono, e il modo in cui l'ha detto. Non mi sta guardando, è poggiato con le spalle contro la parete, mentre aspetta che la Heiden chiami i nostri nomi.

Da quando ci siamo divisi, è come se fosse cambiato qualcosa. Quando la porta dell'aula è stata aperta da un'altra coppia che deve sostenere la prova oggi, Harry si è subito allontanato da me, lasciando la classe e tornando qualche minuto dopo.

E' come se ogni singolo evento, anche il minimo dettaglio, ci stia spingendo in direzioni opposte. Mentre noi cerchiamo di tornare l'uno dall'altra, qualcos altro non ce lo permette. Probabilmente è un segno. Probabilmente, non siamo destinati a stare insieme. E probabilmente, scoprirlo ora sarebbe meno doloroso per entrambi.

Ben e Tori sono venuti anche per avvisarci che avremmo dovuto sostenere quest'esame nel teatro della scuola, e che il club teatrale ha messo ha disposizione ogni attrezzatura per ricostruire al meglio le scene che ogni coppia dovrà rappresentare, così come gli abiti di scena.

«Vorrei sapere perché cazzo ci mettono tanto.» Scatta lui improvvisamente, passandosi le mani tra i capelli.

Indossa una larga camicia bianca che gli scivola sul torace, lasciando intravedere dallo scollo il petto scoperto. Le maniche lunghe coprono le sue braccia interamente, fino ad arrivare ai polsi, dove si chiudono. Ha tentato più volte di risvoltarle come fa di solito, ma si è arreso dopo i richiami della Heiden.

I pantaloni sono stretti e gli fasciano le gambe lunghe e snelle, mettendo in risalto i suoi muscoli anche al minimo movimento.

Si è lamentato anche di questi, sostenendo che non riuscisse a muoversi, ma poi non ha più fatto storie.

Il modo in cui lo fa continua a riportarmi a mesi fa, durante le prime prove. Ha sempre fatto così, ogni volta.

Vorrei rispondergli, dire qualsiasi cosa, ma non lo faccio. E' come se le parole non volessero lasciare la mia bocca, anche le più insignificanti.

Nel momento in cui la Heiden ci raggiunge dietro le quinte, mi rendo conto che è il momento. Sono nervosa, ma non sono sicura che sia soltanto per questa prova. E' pur sempre un'esame, e so che per il modo in cui ci siamo entrambi preparati dovremmo riuscire a sostenerlo e passarlo senza problemi, ma il mio problema è lui. Il mio problema è sostenerlo con lui.

Se fossimo stati in una circostanza diversa, probabilmente mi sarei sentita in modo diverso. Forse sarei stata più fiduciosa, perché avrei avuto fiducia in lui, ma soprattutto, avrei avuto fiducia in noi.

Ma questo non è uno di quei momenti, perché questo è uno di quelli in cui ogni mia insicurezza viene alla ribalta, rischiando di ribaltare anche me.

«E' il vostro turno.»Annuncia la Heiden. «Buona fortuna.» La sua voce è rassicurante, così come il suo sorriso, ma non lo è abbastanza da permettermi di tranquillizzarmi.

Harry annuisce e si sposta dalla parete scura, avanzando verso il centro del palco, dove tra qualche istante le tende si apriranno, e metteremo in scena ciò per cui abbiamo lavorato per mesi insieme, dove abbiamo costruito insieme anche il nostro amore.

Un amore che, almeno per il momento, risulta anche più doloroso di quello della tragedia di Shakespeare.

HARRY'S POV.

Cazzo.

Vederla con quell'abito addosso mi ha quasi spinto a cercare Ben e farlo a pezzi per averci interrotti quando stavo per baciarla.

Questa volta l'avrei fatto, non mi sarei fermato, perché entrambi eravamo pronti. E io la necessitavo.

Il vestito bianco le fascia il seno fino ad arrivare alla vita, dove poi strati di velo si sovrappongono, spostandosi ad ogni suo anche più impercettibile movimento. Alcuni fili argentati le si intrecciano tra i capelli e - Dio - è bellissima.

Porta le lenti a contatto, ormai sembra averci fatto l'abitudine. E' truccata leggermente, ma ciò basta ad illuminare il suo volto, incorniciato dai lunghi capelli dorati che le ricadono sulle spalle.

Un cipiglio è dipinto sul suo viso, e non riesco a capire per quale motivo sia così nervosa. Abbiamo fatto prove su prove, e se già verso la metà avremmo potuto tranquillamente sostenere l'esame è soprattutto grazie a lei. E ciò che è successo in Italia ne è la conferma.

Se fosse stato per me, avremmo potuto anche incontrarci alla fine del semestre, dopo aver imparato le nostre parti l'uno per conto proprio. Ma questo sarebbe potuto succedere se non si fosse trattato di lei.

«Vorrei sapere perché cazzo ci mettono tanto.» Mi lamento, percependo sempre di più la compressione di questa da dannata calzamaglia. Hanno cercato di farmi credere che si trattasse semplicemente di un paio di pantaloni attillati. Il cazzo. E' una fottuta calzamaglia, e sto dannatamente scoppiando.

Claire non mi risponde, e non so se me l'aspettavo. Non mi ha più rivolto la parola, dopo che ho lasciato l'aula.

Qualche minuto dopo, la Heiden irrompe dietro le quinte, annunciando che è il nostro turno. Sospiro e mi sposto dalla parete, raggiungendo il centro del palco.

Quando mi volto, mi accorgo che Claire è rimasta esattamente allo stesso punto di dove eravamo prima che arrivasse la Heiden.

Ha lo sguardo rivolto verso il basso e le braccia incrociate al petto. Mi avvicino a lei, con l'intento di restarle lontano, come ho fatto fino ad ora, ma non ci riesco.

«Ehi.» Le sussurro, ma lei si volta, come se non volesse guardarmi.

Le spingo delicatamente due dita sotto il mento e la faccio girare verso di me, richiamando la sua attenzione nonostante mi sia comportato da stronzo per tutto il tempo.

«Che hai?» Le domando, e finalmente solleva lo sguardo, incrociando il mio.

Non dice niente, si limita a guardarmi, ma il fatto che mi permetta di farlo per me è come una risposta. E' anche meglio, in realtà. E' come se mi facesse entrare completamente in lei, profondamente, dove forse neanche lei riesce ad arrivare.

Ogni sua insicurezza e incertezza traspare dal suo sguardo e dai suoi occhi velati dalle lacrime, probabilmente per la tensione accumulata.

«Andremo bene, okay?» Dico, facendola sembrare più un'affermazione che una domanda.

«Io credo di te.» Continuo, toccandole la guancia. Lei si rilassa all'istante sotto il mio tocco, e prima che possa fermarmi, altre convinzioni scivolano dalla mia bocca, rassicurandola.

«E credo in noi.»

Un sorriso prende forma sulle sue bellissime labbra, e annuisce. Quando le prendo la mano, lei non la lascia come un frammento di me stesso si aspettava, ma quasi ci si aggrappa, come se potesse andare in mille pezzi se non lo fa.

Adesso siamo entrambi sulla linea, aspettando che il sipario si apra. La guardo ancora una volta, e lei ricambia. Le direi altro, ma nessuna parola lascia la mia bocca, prima che la prova inizi.

«Non giurare, di grazia. Anche se la tutta la mia felicia' e' riposta in te, non riesco a provare nessuna felicita' nel patto d'amore appena stipulato. Troppo precipitato ,troppo frettoloso e irriflessivo, e troppo mi somiglia il lampo che muore prima che si abbia il tempo di dire : lampeggia. Buona notte dolce amore mio, il dolce riposo e la pace entrino nel tuo cuore. Allo stesso modi di quelli che confortano il mio seno.»

Il modo in cui Claire pronuncia le battute mi fa rendere conto per quale ennesimo motivo io sia così innamorato di lei.

Il suo amore per la letteratura e per i classici la rende così profonda, come se a prescindere riuscisse a farti sentire inferiore, anche con un singolo sguardo. Chiunque, sentendola parlare in questo modo, l'amerebbe. Non come lo faccio io, ovviamente.

Dice di non avere grazia, pensa di essere sbagliata e poco femminile, eppure, in questo preciso momento, per me è la cosa più fottutamente bella che io abbia mai visto.

«Mi vuoi dunque lasciare così mal soddisfatto?» Le luci soffuse poste al di sopra del sipario le illuminano parte del volto, inclinato lievemente verso il basso, per riuscire a guardarmi.

«E qual soddisfazione potresti avere tu, stanotte?» So soltanto che se potessi, e se fossimo soli, non seguirei queste dannate battute.

«Lo scambio del voto fedele del tuo amore insieme al mio.»

«Ti ho gia' dato il mio prima ancora che fossi tu a chiederlo: eppure mi piacerebbe che il momento di dartelo non fosse gia' passato.» Gli occhi di Claire incrociano i miei, e mi domando se stia pensando anche lei esattamente ciò che sta attraversando la mia mente in questo momento.

E' come se queste battute, queste parole recitate, in questo momento, rappresentassero anche noi e la nostra storia.

Io so che amavo Claire anche prima di tutto questo, prima di questa storia di Romeo e Giulietta, di quest'esame, solo che non lo sapevo. Mi rifiutavo, evitavo e reprimevo ciò che provavo.

Dal modo in cui mi sta guardando, credo che anche lei sentisse quello che sentivo io per lei.

«Vorresti forse riprendertelo? E perche' amore mio?»

Le sue labbra si muovono dolcemente mentre pronuncia le parole, e un sorriso prende forma su di esse, mentre le sue guance si tingono di rosso, quando si rende conto del modo in cui la sto guardando.

«Tre parole, diletto Romeo, ed un'ultima buona notte.» Sono innamorato di lei. Dio, se lo sono. Sono completamente pazzo di lei. «Se davvero il tuo amore e' sincero e la tua intenzione e' di sposarmi, fammelo sapere domani per mezzo di qualcuno che daro' disposizione che ti raggiunga, cosicche' potro' sapere dove e come il matrimonio verra' celebrato: e deporro' ai tuoi piedi tutte le mie fortune ,e ti seguiro' come il mio signore per il mondo intero.»

Istintivamente, porto una mano sul suo volto, e mi avvicino a lei. Le sue mani sono ancora poggiate sulla parte superiore del balcone allestito, le battute sono esaurite, e la scena è finita. Ma non importa. In questo momento, è come se ci fossimo soltanto io e lei.

Lei continua a sostenere il mio sguardo, con quell'innocenza e quell'incertezza che la caratterizzano, come se mi stesse chiedendo cosa io stia facendo e cosa abbia intenzione di fare.

Ma prima che possa darle una risposta, la attiro a me e premo le mie labbra sulle sue.

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