Capitolo 68

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Canzoni per il capitolo :

If it means a lot to you - A day to remember.

A drop in the ocean - Ron Pope.

Give me love - Ed Sheeran.

Credevo che dando una possibilità ad Harry mi sarei sentita meglio, forse più leggera, meno insicura, con un peso dissolto sul mio petto. Non è stato così.

L'idea e la certezza di avergli dato una possibilità mi sta facendo impazzire. Sto vacillando, pensando a quanto io sia stata coerente e sincera con me stessa e con lui, quando gli ho detto che ci sarei stata.

Riguarda davvero il progetto e l'esame della Heiden, o si riferisce a qualcosa di più?

Dando una possibilità alle ultime prove insieme, a sostenere quel maledetto esame insieme a lui, ho dato una possibilità anche a noi due?

Ciò che mi preoccupa maggiormente non è la sua interpretazione della cosa, ma la mia.

Non so cosa voglio, non so se davvero voglio qualcosa, ma ho bisogno di uscire da questo stato di transizione in cui mi trovo rinchiusa.

Non avevo mai visto Harry in quel modo. Non l'avevo mai visto così insicuro di se stesso, come se non riuscisse a sostenersi da solo. E mi ha fatto male vederlo così. Sembrava così sincero, così disperato, che non sono riuscita a resistergli.

Lo amo, e lui ne è consapevole.

Le pareti della mia camera sono illuminate dalla luce del giorno, ed io non riesco a distogliere lo sguardo dal soffitto sopra di me.

Sono distesa sul mio letto, le gambe leggermente piegate, le braccia ai lati del mio corpo. La mia mente è coperta e piena di pensieri continui e costanti sulle mie scelte, e continuo a farmi troppe domande. In questo modo moltiplico soltanto il numero di risposte che non conosco e che forse non conoscerò mai, ma non riesco a farne a meno.

Ho recuperato ogni assegno delle materie in cui ero rimasta indietro. La rottura con Harry mi ha permesso di gettarmi a capofitto sullo studio, distraendomi per la maggior parte del tempo, anche se ogni cosa sembrava riportarmi a lui.

E' sabato pomeriggio, e mi sento completamente vuota. E' come se nessuna emozione riuscisse a trapelare dal mio corpo, nè fluire al suo interno.

Un tocco sulla porta mi fa voltare verso l'entrata della mia camera, e distolgo lo sguardo dal soffitto dipinto.

Dal modo in cui ha bussato, sono piuttosto sicura che si tratti di mia madre. Le dico di entrare, e lei spalanca leggermente la porta, e noto che ha tra le mani una scatola di medie dimensioni. Un motivo floreale è dipinto su di essa.

Mia madre mi raggiunge senza dire una parola, ha soltanto l'accenno di un sorriso a contornarle le labbra. Si siede accanto a me sul letto, sollecitandomi a sollevarmi. Mi metto seduta e raccolgo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, aspettando ciò che ha da dirmi.

«E' passato Harry.» Dichiara, facendomi sussultare lievemente per la sorpresa. Dischiudo le labbra per dire qualcosa, ma lei scuote la testa.

«Non è qui, se n'è andato.» Mi assicura, e lancia uno sguardo verso la scatola tra le sue mani, adesso poggiata sulle sue gambe.

«Perchè è venuto?» Domando, e non so per quale motivo, ma sento come un'attrazione verso quella scatola, come se quella contenesse le risposte di cui ho bisogno.

«Ha lasciato questa.» Dice, battendo due colpi sulla scatola, confermando le mie ipotesi.

«Che cos'è?»

«Sta a te scoprirlo.» Sostiene, sorridendomi e posando una mano sulla mia guancia in un carezza materna.

«Sai, Claire, anche da bambina, sei sempre stata una persona che non si ferma alla realtà apparente delle cose, ma che va oltre. Sei sempre andata alla ricerca di cause, spiegazioni, anche quando eri già a conoscenza di tutto ciò di cui avevi bisogno. Non ti sei mai accontentata, e hai sempre avuto quella determinazione che ti permetteva di distinguerti dagli altri. E a quanto sembra, anche Harry la pensa come me. Io credo che dovresti provarci.»

Non so esattamente cosa voglia dire con le sue parole, ma quando lei si alza dal letto e poggia la scatola al mio fianco, la stessa forza attrattiva che sentivo prima adesso è contrastata da una repulsiva.

Non mi rendo neanche conto che mia madre lascia la mia camera, mentre sono ancora una volta a combattere contro me stessa.

Harry è stato qui. E' stato qui, a casa mia, mentre io ero a fissare il soffitto.

E' stato qui, senza neanche un preavviso, senza neanche chiedere di me.

Continuo a guardare la scatola, come se soltanto questo possa farmi accorgere di un segno che mi suggerisce di aprirla o meno.

E se quello che si trova al suo interno - di qualunque cosa si tratti - mi confonda ancora di più? Se mi ferisse, se non è ciò che mi aspetto? Dovrei provare e rischiare, o dovrei ignorare, evitare il dolore e vivere con il dubbio?

La seconda via è sicuramente quella più semplice, ma a me non sono mai piaciute le cose semplici.

Avvicino la scatola al mio corpo, e esitando sollevo la parte superiore.

Mi chiedo se stia facendo la cosa giusta, fino a quando non mi rendo conto del contenuto.

Decine di lettere sono poste l'una sopra l'altra, componendo due file e riempiendo completamente la scatola. Un biglietto si distingue in cima a queste, e lo prendo dopo essere rimasta in uno stato di impassibilità per troppo tempo, forse.

Claire, non so se aprirai questa scatola, e non so se leggerai ciò che contiene o questo biglietto. Sarebbe dovuto essere il regalo per il tuo compleanno, e se vorrai ancora farlo, io ne sarò felice. Sei la prima e unica persona a cui mostrerei questa parte di me. Lo sei sempre stata, e sempre lo sarai. Scusa per il ritardo.

Con tutto il mio amore,

Harry.

Le lacrime minacciano i scendere giù dai miei occhi, ma velocemente cerco di reprimerle, portando una mano davanti alla bocca.

Quindi, era di questo che si trattava, quando lui mi disse che il suo regalo era qualcosa che non aveva mai esposto a nessuno. Non avrei mai immaginato che si trattasse di questo, delle lettere che lui ha spedito a suo padre, ma che gli sono sempre tornate indietro. Forse sembrerò egoista, ma in qualche modo ne sono felice, perchè in questo modo posso conoscere un'altra parte di Harry, un'altra sfumatura di lui di cui non sono a conoscenza.

Guardo ancora una volta quel biglietto, la grafia chiara e perfettamente comprensibile e lineare. Lo pongo poi a lato della scatola, prendendo una delle lettere tra le mani.

Osservo entrambi i lati della busta, ancora perfettamente intatta, tranne per il fatto che sia stata aperta, per non perdermi nulla. Voglio farlo, adesso lo so, e voglio farlo nei minimi dettagli.

Sulla parte anteriore della lettera non c'è scritto nulla, mentre sulla parte posteriore c'è scritto il nome completo di Harry, l'indirizzo a cui è mirata la lettera, e il destinatario : Des Styles.

Harry non mi ha mai parlato realmente di suo padre, non mi aveva mai detto neanche il suo nome, ma per me quelle lettere che lo compongono non sono una sorpresa.

Sfilo il foglio ripiegato dall'interno, e mi meraviglio ancora una volta del modo in cui le parole sono scritte, prima di cominciare a leggere. E' come se in questa lettera le avesse scritte velocemente, applicando anche più pressione.

E' successo. Sapevo che sarebbe successo. Lo sapevo, cazzo. Lui l'ha baciata. Quel dannatissimo Charlie l'ha baciata, ed io sto fottutamente impazzendo. Non so neanche perchè sto reagendo in questo modo, e perchè lo sto facendo scrivendo. Scrivendo a te, anche se so che non avrò una risposta. E forse è proprio per questo che lo faccio. Io non voglio risposte, perchè ne sono terrorizzato. Sono terrorizzato da ciò che provo per quella ragazza, perchè non mi è mai successa una cosa del genere. E con lei non è come con le altre. Ciò che mi spinge ad andare oltre con lei è il fatto che lei mi sostiene, ma non mi appoggia. Lei mi sfida, e nessuno l'aveva mai fatto. Nessuno lo fa mai, ma lei sì. E so soltanto che avrei voluto spaccare quella faccia del cazzo che le sorrideva come un coglione. Ma non l'ho fatto, ed è per questo che adesso sono qui a scriverti, come ogni volta. E ogni volta, è e sarà sempre la stessa storia.

Un piccolo sorriso prende forma sulle mie labbra, quando mi rendo conto che anche mentre io stavo con Charlie, a lui importava di me. Gli è sempre importato, e io non ne sapevo niente. Lo evitavo, e stare con Charlie non mi permetteva di accorgermi di lui.

Vado avanti con la seconda lettera, quella datata come successiva alla prima che ho letto.

L'ho fatto. L'ho baciata, ed è stato più di quanto mi aspettassi, e di quanto volessi aspettarmi. Lei stava continuando a parlare, ad urlarmi contro come tutte le dannate volte, e non ho resistito all'impulso di premere le mie labbra sulle sue, quando la distanza a separarci era praticamente inesistente. L'ho attirata a me, e le mie mani passavano tra i suoi capelli, per poi tornare sul suo corpo, sul retro del suo collo, sulla sua schiena. La tenevo stretta perchè non volevo che scappasse, ma quando non mi ha respinto, non mostrando neanche la minima opposizione, contrariamente a ciò che mi aspettavo, ho continuato a farlo. Non riuscivo a lasciarla andare. Ma poi è stata lei a farlo. Mi ha respinto, mi ha lasciato andare. E io mi sono sentito così vuoto, come se baciarla mi avesse portato oltre, mi avesse fatto oltrepassare quel confine proibito. Ma non è più possibile ormai tornare indietro.

Ha davvero provato questo, quando mi ha baciata per la prima volta? Mi ha detto più volte che non ha mai avuto un significato ciò che avevamo condiviso, e anche se per me era il contrario, cercavo di autoconvincere anche me stessa.

Decido di non seguire un ordine preciso, perchè voglio sapere di più. Non ho bisogno dei fatti cronologicamente, anche se leggerò tutte le lettere. Prendo l'ultima lettera, quella posta sul fondo della scatola, e anche se è intatta quanto le altre, i segni del tempo sono incisi su di essa.

Caro papà,

anche quest'anno tu non ci sei stato. Oggi è il mio compleanno, e come sempre, il mio desiderio è stato quello di incontrarti. Ma non è successo, non succede mai. Ho compiuto otto anni, e la mamma mi ha preparato una torta. Siamo soltanto io e lei, come ogni volta. Ho chiesto di te alla mamma tante volte, ma lei mi dà sempre delle risposte vaghe, come se non volesse parlarmi di te. Ti ho mandato tante lettere, ma tu non mi hai mai scritto. Ho anche pensato che forse l'indirizzo non è quello giusto, ma poi mi hanno confermato che lo è. Perché non mi rispondi, papà? Dove sei? Stai bene? Tornerai a casa? La mamma dice che sta bene, ma secondo me si sente sola. A volte la sento piangere, ma lei nega quando le vado vicino e dice che va tutto bene. Adesso devo andare, ti scrivo tra qualche giorno. Anche se tu non mi scrivi, e non mi ricordo molto di te, ti voglio bene. Tu me ne vuoi?

A presto,
Harry.

Diverse lacrime rigano il mio volto, e non mi sono neanche resa conto di quando abbiano iniziato a farlo.

Non posso fare a meno di immaginare Harry da piccolo, con i riccioli che gli ricadono sulla fronte e gli occhi luminosi e pieni di speranza che volgono lo sguardo al foglio su cui scrive quelle parole a suo padre, sperando in un suo ritorno. Un ritorno che non è mai avvenuto.

Vado avanti con le lettere, testandole tutte con le mani, leggendo le parole che scriveva, ogni anno della sua vita.

Sono lettere che parlano di lui, di sua madre, di ciò che prova, di noi.

Oggi ho raccontato ogni cosa a Claire. Le ho detto di te, e lei non mi ha giudicato. Non ha giudicato neanche te. Ma lei non lo fa mai, non è quel tipo di persona. Lei è sincera, è trasparente. A volte lo è fin troppo. Passiamo molto tempo insieme, e non riesco a capire perché continuo a farlo, perché continuo a correre da lei. Quella sera, alla festa, ho dovuto fare un completo affidamento sul mio autocontrollo, ma il mio temperamento mi ha messo duramente alla prova, non facendomi colpire quel maledetto Charlie. Alla fine Claire è venuta con me, l'ho portata a casa mia, qui. Durante la notte continuava ad agitarsi e a sussurrare qualcosa, poi ha cominciato ad urlare, così l'ho svegliata. Ha dormito insieme a me. È stata la prima ragazza che l'ha fatto.

Ricordo ancora il modo in cui le sue braccia si avvolsero intorno al mio corpo, tenendomi stretta al suo. Un brivido percorre la mia schiena, mentre i ricordi mi assalgono.

Le lettere dell'ultimo anno vertono principalmente sul nostro rapporto.

Harry scrive a suo padre di quando la Heiden ci ha sorteggiato per quel progetto, ed è incredibile come il suo atteggiamento nei miei confronti cambi, con il passare delle prove, del tempo trascorso insieme.

C'è anche una lettera in cui sembra che parli esclusivamente di suo padre. La grafia è simile a quella della prima lettere che ho letto, ma questa è anche più incisiva. E' come se scrivendo quelle parole lui avesse voluto colpire colui a cui erano rivolte.

Se soltanto tu ci fossi stato, se solo tu non avessi fatto ciò che hai fatto saresti qui adesso, e lo saresti sempre stato. E cazzo, io non so neanche perchè tu sei in quella merda. So soltanto che se non lo fossi, io adesso saprei come comportarmi. Dovrei arrendermi, lasciarla andare? Lei era lì, e cazzo, io non sono riuscito a fermarla. Sono stato uno stronzo, me la sono presa con lei, le ho urlato contro, accecato dal dolore che provavo, perchè credevo che mi stesse lasciando. Ma ciò che ho visto mi ha fatto anche rendere conto che probabilmente il destino che credevo e in cui speravo non comprende lei. Insomma, avresti dovuto vederli. Sembrano una di quelle fottute coppie perfette che tutti quando le guardano non possono fare a meno di sorridere, e io non sarò mai come lui. Io non potrò mai darle quello che lui potrebbe, e fa più male di quanto credessi. Ma se è questo ciò che lei vorrà, se lei in questo modo crede che davvero potrà essere felice, io la lascerò andare. Devo farlo, no? Anche se la amo con ogni singola fibra del mio essere, non la ostacolerò.

Le parole iniziano ad apparirmi sempre più sfocate, meno nitide e limpide, a causa delle numerose lacrime che inondano i miei occhi, e che scorrono ormai libere sul mio viso.

Singhiozzi incontrollati lasciano la mia gola, e non riesco a calmarmi. Credevo di non riuscire a stare peggio di quando credevo, e invece sono quasi riuscita a sentire i pezzi del mio cuore staccarsi e poi ricomporsi, dopo ogni parola scritta in quelle lettere.

Tutto il dolore, la tristezza, la speranza, la determinazione e l'amore che Harry prova per suo padre, anche se forse non lo ammetterà mai, è come trasparente. Non ci sono più spessi veli o mura a coprire i suoi sentimenti. Si è spogliato di ogni sua paura, di ogni suo dubbio, ha messo in discussione le sue certezze e gliele ha offerte, soltanto perchè lui continuava a sperarci.

E ha deciso di farlo anche con me. Mi ha resa partecipe di tutto questo, della parte più profonda della sua anima, ed io sono così orgogliosa di lui.

Non so quanto tempo sia passato da quando mia madre mi ha portato questa scatola, ma considerando il buio che ormai avvolge la mia camera, credo siano trascorse delle ore.

Prima che possa fermarmi, recupero il mio cellulare e scrivo un messaggio ad Harry.

Puoi venire a casa mia? Ti prego.

Lo invio senza pensarci due volte, perchè so che se lo facessi, probabilmente non ne avrei più il coraggio. Supplicare non è una cosa che solitamente faccio, ma in questo momento ne ho bisogno. Ho bisogno di lui, di vederlo, di parlargli, di chiedergli delle spiegazioni.

Ho ancora l'ultima lettera che ho letto tra le mani, mentre aspetto una risposta da parte sua. Nel momento in cui qualcuno bussa alla porta della mia camera, non c'è neanche bisogno che pensi a chi possa essere.

Quando un ennesimo singhiozzo lascia la mia bocca tentando di dire qualcosa, la porta viene spalancata, e come se non potessi più aspettare attraverso la mia stanza, gettandomi tra le sue braccia, che mi accolgono come se ricambiassero esattamente ciò che provo io.

Lui mi dà, ancora una volta, tutte le risposte di cui ho bisogno.

A/N.

Questo capitolo è stato un esperimento, quindi adesso ho una domanda da farvi : vi è piaciuto o è risultato pesante e noioso per tutte quelle lettere che ho inserito?

La mia idea era comunque quella di dare spazio a quelle, ma forse ci ho preso un pò la mano. Fatemi sapere, e come sempre, lasciate un commento e una stellina. Un bacio a tutte!

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