Capitolo 67
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Canzoni per il capitolo :
Mad - Ne - Yo.
Bring me back to life - Ht Bristol, Vincent Steele, Nine One One & Charlie Bannister.
«Claire.» Riconoscerei la sua voce in ogni dove, in qualsiasi spazio, in qualsiasi tempo.
Riconoscerei il mio nome pronunciato dalla sua voce, in quel suo modo, quello in cui sembra che le lettere scivolino lentamente sulla punta della sua lingua, quasi dolcemente. Lo riconoscerei sempre, a prescindere da qualsiasi cosa succeda, perchè nonostante tutto, non posso evitare ciò che mi provoca. Le sensazioni che mi fa provare. E so che nessuno ci riuscirebbe. Nessuno se non lui.
«Ti aspetto fuori, okay?» La voce di Isabelle mi scuote, permettendomi di riprendere uno stato cosciente.
Annuisco semplicemente, e lei mi accenna un sorriso e mi domanda con lo sguardo se mi va davvero bene, ed io le faccio capire che lo è.
Lo è?
Aspetto che Is lasci la classe, prima di voltarmi. Lo faccio lentamente, terrorizzata dallo schianto dell'impatto.
«Harry.» Sussurro, sorpresa da come la mia voce sia riuscita a venire fuori, data la gola e le labbra secche. Non riesco a capire per quale motivo stia reagendo in questo modo. In fondo, si tratta di Harry, no?
Lo conosco da praticamente tutta la vita, non posso reagire così, non in questo modo. Ma forse non lo conosco così tanto.
«Come,» Inizia, sospirando «Uhm, come stai?»
La sua voce è roca, il tono è basso, e sembra quasi .. nervoso. Non avrei mai pensato che anche lui potesse esserlo. Sembra sempre così sicuro di sè, qualsiasi cosa abbia da dire.
«Sto bene.» Rispondo semplicemente, scostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Dal modo in cui guarda le mie dita mentre lo fanno, probabilmente sta pensando al modo in cui lo farebbe lui, come lo sto facendo io in questo momento. "Tu?" Gli chiedo, e lui scuote lievemente la testa.
Non so neanche come sto. Insomma, sto bene, ma non sono esattamente .. felice.
Perchè lo stare bene e l'essere felice sono due cose completamente differenti. Lo stare bene è l'adattarsi, il conformarsi con ciò che si vive; è sopravvivere, andare avanti. Essere felice è tutt'altro. Essere felice ti porta a sorridere costantemente, a sentirti come se potessi toccare il cielo con un dito con un solo movimento, come se possedessi l'intero universo. E non necessariamente deve trattarsi dell'amore o di qualcosa che comporti un'altra persona. Si può essere felici in tanti modi. Io lo ero con Harry, ma questo non importa.
«Sto bene.» Replica lui, usando le mie stesse parole.
Sta davvero bene come dice, o tende a mascherare ciò che realmente prova? Probabilmente no, probabilmente sta bene sul serio. Ma è felice? Forse anche quello, forse no. Ma non devo essere io. Può essere suo padre, sua madre, la squadra. Dio, non so neanche cosa sto pensando.
Sostengo il suo sguardo per alcuni istanti, evitando i suoi occhi. Mi muovo leggermente su me stessa, non sapendo cosa fare.
«Beh, io vado.» Dico, indicando impacciatamente la porta e recuperando la mia borsa.
Improvvisamente, lui mi afferra gentilmente il polso, fermandomi dal lasciarlo in quell'aula.
«Aspetta.» Quasi supplica, ed io sposto lo sguardo sulle sue dita avvolte intorno alla mia pelle. Il suo tocco mi manda completamente in estasi, e mi ricorda quanto mi sia mancato e quanto continui a mancarmi.
Quando forse si rende conto del modo in cui osservo la sua mano, che preme gentilmente sulla mia pelle, mi lascia. Vorrei che non l'avesse fatto.
«Cosa c'è?» Domando, spostando lo sguardo verso il basso, passando le dita sul polso che mi stava trattenendo.
«Volevo parlarti delle ultime prove.» Afferma, passandosi una mano tra i capelli.
«Abbiamo ancora tempo, e non ne abbiamo neanche bisogno.» Gli rispondo io, scrollando le spalle. Non so perchè l'ho fatto. Lo sto respingendo? Può darsi.
«Cosa significa "non ne abbiamo neanche bisogno"?» Chiede, e un leggero cipiglio prende forma sul suo viso. Quando sollevo lo sguardo, il mio incontra il suo per istanti che sembrano anni, prima che io mi decida e costringa me stessa a spostarlo su qualsiasi cosa, ma non sui suoi occhi. Non sono ancora pronta.
«Io conosco la mia parte, tu conosci la tua. Potremmo anche sostenere direttamente la prova finale.» Spiego, e la sua espressione sembra quasi delusa, come se si aspettasse una risposta diversa. Decisamente diversa.
«Oh.» Sussurra, ed io mi sento incredibilmente in colpa per il modo in cui gli ho risposto, e per il tono che ho usato nel farlo. Lo ha capito. Ha capito che lo sto evitando, e che non voglio passare del tempo con lui.
«Ma vuoi ancora farlo, vero?» Un velo di speranza continua a trasparire nella sua voce, risollevandomi. Una volta mi ha detto che io sono la sua speranza, e che sono stata la prima persona a dargli un motivo per farlo, un motivo per sperare. Mi chiedo se in quel momento era sincero, e se lo pensa ancora.
«Non credo sia possibile tirarsi indietro a questo punto.» Non riesco a comprendere per quale motivo gli rispondo in questo modo, anche se non vorrei farlo. E' tutto così incasinato, accidenti.
«Se lo fosse, lo faresti?»
Quando non rispondo e abbasso lo sguardo - per l'ennesima volta - , lui riprende a parlare, ma adesso il tono della sua voce cambia.
«Claire, sei seria? Lo faresti davvero, soltanto per quello che è successo tra di noi?»
Lo farei davvero? Mi tirerei davvero indietro, soltanto perchè sono in coppia con lui? Sarei davvero così debole da farlo? Non avrei mai pensato di mettere al primo posto ciò che provo, e non ciò che è giusto che faccia.
La valutazione che avremo sarà fondamentale per quella finale, e non posso permettermi di perdere la possibilità di raggiungere un punteggio alto. Adesso si tratta del mio futuro, non più di lui e di me. Non si tratta più di noi.
Ricordo che anche inizialmente credevo di non voler fare coppia con lui, ma anche allora, mi sbagliavo. Credevo di autoconvincermi in quel modo, ma in realtà non ci sono mai riuscita. E l'ho sempre saputo, ma sono sempre stata troppo orgogliosa, troppo legata a ciò che pensavo di lui, per potermi lasciare andare.
Mi chiedo cosa e dove sarei ora se l'avessi fatto, se avessi cambiato Harry con qualcun altro.
«Non lo so, Harry.» Sussurro.
«Parlami, ti prego.» Lui si avvicina, e tenta di incorniciare il mio volto con le sue mani per costringermi a guardarlo, ma alla fine non lo fa. E gliene sono grata.
«Non riesco più a guardarti.» Rispondo sinceramente.
«Claire..» Sibila, ed è come se riuscissi a sentire le contrazioni del mio cuore, nel momento in cui la sua voce viene fuori in quel modo.
«Non ce la faccio, non ancora. Non riesco a guardarti negli occhi, perchè ho paura. Sono terrorizzata da cosa potrei provare se lo faccio, perchè potrebbe ricordarmi che lei ha fatto esattamente la stessa cosa con te. Lei ti ha avuto, quando tu potevi avere me. Quando io potevo avere te.» Sto vacillando, ma le parole non si spezzano, restano intatte. Ho bisogno di restare intatta, non posso spezzarmi ora.
«Ma io ho sempre voluto te, Claire.» Si difende, anche se probabilmente non avrebbe dovuto. Non in questo modo.
«E allora perchè sei andato da lei?» Scatto. «E non dirmi che il motivo è perchè credevi che ti stessi lasciando, perchè non è così. Sapevi che sarei tornata da te se soltanto mi avessi voluta, perchè ti amavo. Sei stato tu a lasciarmi andare, sei stato tu ad ad abbandonarmi il giorno del mio compleanno, non chiedendomi neanche alcuna spiegazione. Sei stato tu ad urlarmi contro, come tutte le volte, e sei stato tu a voler andare da lei. Non puoi negarlo, Harry, non puoi. Per quanto tu fossi ferito, per quanto tu fossi accecato dal dolore e dal senso di gelosia, non è una giustificazione. Non questa volta.»
«Non ci sarà una prossima volta.» Promette lui avvicinandosi ancora. Io indietreggio, ma uno dei banchi della seconda fila mi blocca. Sono intrappolata.
«Hai ragione.» Dico, «Non ci sarà una prossima volta, perchè non sarò più io a dartela.»
«Claire, che stai dicendo?» Adesso è lui a scattare, e sento di non poter resistere ancora per molto.
«Ho chiuso, Harry.»
«Hai chiuso con cosa, Claire? Con le prove, con questo?» Chiede, agitando le mani. Io scuoto la testa, con il cuore in mille pezzi.
«Con te, Harry. Con noi. Ho chiuso, è finita.»
«No, no.» Delira quasi lui, «Cazzo, no.» Continua.
«Possiamo risolvere ogni cosa, te lo giuro. Non sono più lo stronzo che ero prima di innamorarmi di te, e lo sai. Dammi un'altra possibilità, ti prego.» Il modo supplichevole in cui le parole escono dalla sua bocca mi fa male al petto, e al cuore, che credevo ormai insensibile, immune da ogni sensazione e sentimento, dolore che potesse scheggiarlo, ma mi sbagliavo. Mi sbaglio sempre.
«Non ci riesco, Harry.» Lascio che una lacrima righi il mio volto, e la asciugo prima che lui possa vederla, ma riesce a farlo.
«Se hai bisogno del tempo, io ti aspetterò. Questa volta lo farò davvero, ma per favore, per favore, non lasciarmi.»
Ancora una volta, mi ritrovo a combattete contro me stessa, su cosa è giusto e su cosa vorrei fare. Dovrei tirarmi indietro, parlare con la Heiden e trovare una scusa, ma quella non sarei io. Ho sempre accettato ogni sfida, ho sempre combattuto per me stessa, forse non quanto avrei dovuto, ma almeno posso dire di averci provato. E anche lui è una sfida per me. Harry è la mia sfida, ma lasciarla andare sembra allo stesso tempo così giusto, eppure così sbagliato, ed io sono sempre stata la persona con meno certezze del mondo. Insicura, su me stessa e sugli altri. Sempre.
Soltanto in alcuni momenti, con Harry, mi sono sentita come se avessi trovato una certezza. Ma ho perso anche quella. E lui mi sta chiedendo di recuperarla, mi sta chiedendo di dargli una possibilità, ma sono davvero pronta a farlo? Sono pronta a perdonare e dimenticare?
Prima che possa trovare una risposta, lo fa lui per me.
«Che senso ha che io sia Romeo, se tu non sei Giulietta?»
A/N.
Il prossimo capitolo non riuscirò a postarlo prima di domenica/lunedì, perchè domani sarò a Roma per il concerto dei 5 Seconds Of Summer. Ci sarà anche qualcuna di voi o chi sarà stasera a Verona?
Un bacio a tutte!
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