Capitolo 54

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Canzoni per il capitolo :

As long as you love me (acoustic version) - Justin Bieber.

Keep me watching - Jason Walker.

HARRY'S POV.

«Che cazzo significa che se n'è andata?»

«Mi dispiace, Harry.» Questa ragazza mi sta fottutamente irritando.

«Isabelle.» Inizio, facendo scivolare una mano tra i miei capelli. «Dimmi cosa sta succedendo, maledizione.»

«Mi ha telefonato suo padre, un paio d'ore fa.» Dice, mentre le faccio segno di continuare, e di farlo velocemente.

«Il loro volo è stato anticipato.»

Non può dannatamente essere. Non può essere partita, non ancora.

«Perchè è stato suo padre ad avvisarti?» Le domando, ripensando a ciò di cui mi aveva informato.

«E' stata colpa mia se adesso tu e Claire siete in questo stato. Io sapevo che tu ci stavi ascoltando, e le ho volutamente chiesto dell'Italia.» Afferma, e se soltanto non fosse una ragazza, in questo momento si sarebbe già ritrovata in una sicuramente non buona situazione.

«Sei una stronza, lo sai?» Sbotto, mentre una lacrima percorre il suo volto.

L'ha sicuramente capito da sola, ma non sono riuscito a trattenermi.

Claire si fidava, mentre lei non ha fatto altro che tradirla. È già successo, ma Claire è così dannatamente ingenua.

«Non parlarle in questo modo.» Il suo fottuto fidanzato corre a difenderla, nonostante sappia cos'ha fatto.

«E tu, Harry. Tu credi di essere migliore di me?» Scatta la ragazza, asciugando alcune delle lacrime con il dorso della sua mano.

So che la sua domanda ha già una risposta, e che non è quella che credo io sia.

«Conosci il motivo della partenza di Claire, Harry?» Continua, e anche questa volta, so che conosce la risposta.

Decido di lasciarla parlare, limitandomi semplicemente ad osservarla mentre cerco di tenermi aggrappato al mio fottuto autocontrollo.

«No, Harry, non lo sai.» Riprende, sospirando prima di lanciare un'occhiata al suo ragazzo, che con un leggero cenno del capo, annuisce.

«Dimmelo, Isabelle.»

«Suo nonno sta molto male, e la sua famiglia passerà le vacanze in Italia, per potergli stare vicino.» Conclude, ed io non riesco a pensare ad altro che a quanto sia stronzo.

«Cazzo.»

Non le ho neanche permesso di spiegare, di darmi le sue ragioni. Sono scattato davanti a lei, pensando che avrebbe voluto lasciarmi.

«Lei ha sbagliato a non dirtelo, Harry. Ma, dannazione, starà via soltanto per un paio di settimane tu sei scattato in quel modo con lei.»

«Un paio di settimane?» Alzo lo sguardo, riportandolo sulla ragazza di fronte a me.

«Sì, Harry. Te l'ho detto, è soltanto per le vacanze.»

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

«Pensavo che mi stesse lasciando.» Affermo, portando per l'ennesima volta le mani tra i capelli, tirandone le punte.

Isabelle si avvicina, poggiando poi la sua mano sul mio braccio destro.

«Lei non ti lascerebbe mai, Harry.» Dice, e potrei quasi credere che quel gesto sia un conforto, o una cosa del genere.

«Com'è tornata a casa, ieri sera?» Le domando, e lei distoglie lo sguardo dal mio.

Mi sta fottutamente nascondendo qualcosa.

Sarebbe dovuta tornare a casa con me, avremmo dovuto passare la notte insieme, e avrei dovuto darle quel fottutissimo regalo.

«Will, dimmi che l'hai riaccompagnata a casa sua.» La sua ragazza non sembra volermi dare una risposta, così mi rivolgo a lui, sperando in un esito positivo.

Credo di non aver mai sperato con tutto me stesso così tanto, perchè la ragazza che amo tornasse a casa con il dannato fidanzato della sua migliore amica.

«Cazzo, parlate!» Esigo, spostando lo sguardo su entrambi.

«Le ho proposto di accompagnarla.» Sostiene Will, scrollando le spalle. «Ma lei non ne ha voluto sapere.»

«Ditemi che non le avete permesso di uscire da sola.»

«Inizialmente l'abbiamo lasciata andare.» Parla Will, avvicinandosi ad Isabelle. «Pensavamo che avrebbe telefonato a suo padre, o qualcosa del genere.»

«Con chi cazzo è tornata a casa?» Scatto, non tollerando che venga perso altro tempo.

«Con Charlie.»

«Stai fottutamente scherzando.» Sostengo, sboccando in una risata.

Isabelle abbassa il capo, per poi rivolgere il suo sguardo prima a Will, e poi a me.

«Come lo sai?» Chiedo, non riuscendo a crederci.

«Questa mattina l'ho chiesto a suo padre.»

«Maledizione.» Impreco, pensando a come abbia potuto Claire tornare a casa con lui, nella sua fottuta macchina.

«Harry, Claire ti ama.» Afferma Is, ma tutto ciò a cui riesco fottutamente a pensare è quel dannato Charlie, insieme a lei.

«A che ora parte il suo volo?» Domando, cercando una risposta imminente tra i loro sguardi.

Isabelle si guarda intorno, prima di degnarmi di una dannata risposta.

«Un'ora.»

Li supero velocemente, uscendo dall'appartamento e montando sulla moto.

CLAIRE'S POV.

E' così strano pensare a quanti cambiamenti la tua vita possa essere sottoposta, nell'arco di un solo giorno.

E' strano pensare alle certezze che credevi aver raggiunto, e di poter anche soltanto per un attimo, credere di poter essere la certezza di qualcuno.

Ma nonostante ciò, quando qualche ora fa ho chiamato Charlie, per chiedergli aiuto, un senso di colpa si è fatto strada nel mio petto, insediandosi esattamente al centro, creando una voragine che, ancora ora, sembra non avere fondo.

Charlie non ha esitanto neanche un attimo, prima di rendersi disponibile, a quell'ora del mattino, per me.

E' venuto a prendermi con la sua auto, quella familiare auto dove ho trascorso molti momenti con lui, e quell'auto che differenzia Charlie dalla moto di Harry. E' incredibile quanto anche in questo siano diversi.

E' incredibile quanto io ed Harry siamo diversi.

Durante quel breve viaggio verso casa mia, sebbene Charlie si fosse accorto delle lacrime, alcune ancora fresche, sul mio volto, non mi ha chiesto nessuna spiegazione, e gli sono grata per questo.

Siamo stati in silenzio, e quando ha raggiunto il vialetto di casa mia, si è sporto verso di me, e ho lasciato che la sua mano trovasse il mio viso, dove ha lasciato delle dolci carezze.

Ma il suo tocco, non portava neanche lontanamente il mio corpo a sentire ciò che Harry è in grado di farmi provare, anche semplicemente guardandomi.

Mi ha detto poi di non pensarci, qualsiasi cosa fosse successa, e che lui sarebbe stato sempre disponibile per me, in qualsiasi senso.

E adesso è con me, in questo aeroporto, in attesa della chiamata del nostro volo.

Il volo.

Quando sono entrata in casa, ho trovato mio padre ancora in giro per la casa, e in quel momento, non riuscivo neanche minimamente a considerare la possibile ipotesi che quello che stava facendo era cercare i passaporti, perchè il nostro volo era stato anticipato a oggi.

Si tratta soltanto di un giorno, è vero, e dato che quel giorno avrei voluto passarlo con Harry, credo sia stato meglio così.

Quando sono uscita di casa, questa mattina, involontariamente ho lasciato che il mio sguardo cadesse sull'altro lato della strada, sulla sua casa. E come immaginavo, la sua moto non c'era.

«Nervosa?» Mi domanda Charlie, distogliendomi dai miei continui pensieri.

Si è proposto di accompagnarci qui, questa mattina, e mio padre non ha esitato ad accettare.

«Abbastanza.» Affermo, abbozzando un sorriso.

«Non mi dirai cosa ti è successo, vero?» Continua, con quel suo solito dolce timbro di voce.

Abbasso lo sguardo sulle mie mani incrociate, prima di spostarlo sul suo volto.

«Scusami.» Gli dico, scuotendo la testa. «È solo che non mi va di parlarne.»

«Tranquilla, va bene.» Risponde, sorridendomi.

La tranquillità di Charlie è una delle cose che ho sempre preferito del suo carattere.

Per quanto io abbia imparato a conoscerlo, sono grata del fatto che non sia insistente, e che mi lasci i miei spazi.

Se invece ci fosse stato Harry con me, non avrebbe esitato a fare qualsiasi cosa, pur di strapparmi le parole di bocca.

E non riesco a fare a meno di pensarlo.

Non riesco a fare a meno di pensare dove sia andato, e cosa abbia fatto, quando ha lasciato l'appartamento di Will.

Sono consapevole del fatto che avesse ragione.

Aveva ragione, perchè avrei dovuto fare in modo che lo scoprisse da me, e in un altro modo.

Avremmo dovuto parlarne insieme, e magari all'inizio non l'avrebbe presa bene, ma poi gli avrei spiegato la situazione, i miei motivi, e magari dopo mi avrebbe baciata, e assicurato che tutto sarebbe andato bene, e che mi avrebbe aspettata.

Ma niente, di ciò che avevo immaginato, si è rivelato tale.

L'ha scoperto nel peggiore dei modi, e potrei dire che non l'ha neanche scoperto da me, ma da Isabelle.

Ho visto come il suo sguardo, i suoi occhi, sono cambiati, quando l'ha saputo.

La luce che solitamente sembravano emanare, specialmente negli ultimi tempi, era come svanita, sostituita da uno sguardo cupo, distante.

Non mi ha neanche dato la possibilità di potergli dare una spiegazione, e pensava che lo stessi lasciando.

Pensava davvero che l'avrei lasciato, dopo diciotto anni trascorsi a costruire il mio amore per lui.

A distrarmi dal pensiero di Harry, questa volta è il suono prodotto dagli altoparlanti dell'aeroporto, nel quale una voce femminile riecheggia, annunciando il prossimo volo, il nostro.

Mi sollevo, raccogliendo le mie cose, per raggiungere mio padre e mio fratello.

Charlie mi accompagna, fino a dove gli è concesso, non essendo un passeggero.

«Stai bene?» Mi domanda, guardandomi. È alto, ma non alto quanto Harry.

«Credo di sì.»

Inaspettatamente, mi attira in un abbraccio, che non esito a ricambiare.

Non so cosa provi Charlie per me, ma in questo momento le sue braccia sono l'unico conforto in cui posso sperare.

«Sai che ci sarò sempre per te, Claire.» Dice, accarezzando dolcemente il dorso della mia mano.

«Grazie, Charlie. Per tutto.»

Mi avvolge ancora una volta, questa volta soltanto per pochi secondi, tra le sue braccia.

«Claire, dobbiamo andare.» Mio padre poggia una mano sulla mia spalla, e saluto Charlie ancora una volta, prima di seguirlo.

HARRY 'S POV.

La fredda e gelida aria che colpisce il mio corpo, mi permette di rendermi conto con quale assurda velocità io stia percorrendo queste strade, pur di arrivare a quel dannato aeroporto.

Potrebbe essere troppo tardi, ma non mi importa.

L'unica cosa che conta è lei, e non posso lasciare che salga su quell'aereo prima di averle assicurato che l'aspetterò, e che la amo. Dio, se la amo.

Quando varco la soglia dell'enorme edificio, chiedo delle informazioni, prima travolgere e sorpassare chiunque ostacoli la mia via.

Percorro vasti corridoi, prima di raggiungere la sala dove dovrebbe trovarsi.

Controllo l'orario, e uno dei tabelloni, e per quanto in questo momento possa riuscire a ragionare, l'aereo non dovrebbe essere ancora decollato.

Continuo a farmi spazio tra la gente, fino a quando non la vedo.

È a qualche metro da me, e mi rivolge le spalle.

I lunghi capelli le ricadono sciolti sulle spalle e oltre, e resterei ancora a soffermarmi su quando sia dannatamente bellissima, se non fosse per la persona che in questo momento, davanti ai miei occhi, l'ha attirata tra le sue braccia, avvolgendo il suo corpo.

Charlie.

Quel fottuto piccolo Charlie.

Qualcosa, non so esattamente cosa, anche se potrei affermare che sfiori quasi il dolore, si posa prepotentemente sul mio petto, alla visione che sono costretto ad assistere.

Forse è gelosia, o forse è semplicemente dolore.

So soltanto che non mi è mai successo, e che, probabilmente, me lo merito.

Lui le sussurra qualcosa, e lei gli sorride. Ma non è uno dei suoi solito sorrisi.

Non è uno di quei sorrisi che a guardarli ti innamori di più.

È appena un accenno, e nonostante il cipiglio dipinto sul suo volto, è meravigliosa.

Suo padre le poggia una mano sulla spalla, prima di di riferirle qualcosa, a cui lei annuisce.

Questo sarebbe dovuto essere il momento in cui io avrei dovuto fermarla, ulrandole ciò che provo per lei, rassicurarla, e baciarla.

Avrei poi stretto il suo corpo contro il mio, sussurrandole le parole che tanto ama sentire.

Questo sarebbe dovuto essere il momento in cui non avrei dovuto mandare tutto a puttane, e non lasciare che si distacchi da me, che non senta di avermi perso.

Sarebbe dovuto essere il momento delle scuse, e di un ultimo bacio prima di lasciarla andare.

Sarebbe dovuto essere l'insieme di tutti quei momenti, e invece sono qui, completamente immobile, a lasciare che salga su quell'aereo, senza voltarsi e sussurrare di amarmi.

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