Capitolo 27
If I lose myself - OneRepublic.
Ho baciato Claire.
E l'ho fatto consapevolmente, e sapevo che l'avrei fatto quando mi ha detto che lei e Charlie stanno insieme.
E sapevo anche come stavano realmente le cose tra loro, ma io volevo che fosse lei a dirmelo.
Doveva essere lei a farlo perché speravo che in quel modo ogni pensiero su di lei si sarebbe dissolto, insieme a quella consapevolezza. Ma non è stato così. Non è così.
Ho lasciato al suo corpo di scontrarsi con il mio, e si sono fusi all'istante, come se fossero gli ultimi due pezzi mancanti di un puzzle. E lei è rimasta immobile, mentre io continuavo a muovere le mie labbra contro le sue, prima che poi lo facesse anche lei.
Non so perché l'ho fatto, non so perché l'ho baciata, ma ne ho sentito il bisogno quando lei si stava aprendo ancora a me. E lei sembra così maledettamente diversa da tutte le altre, e io non riesco a smettere di pensare a lei.
Che cosa mi stai facendo, Claire?
CLAIRE'S POV.
La luce del sole si sparge sistematicamente tra le pareti della mia camera attraverso le tende, illuminandola.
Ho saltato la colazione e mi sono cambiata, e non ho risposto al messaggio di Isabelle.
Quando esco di casa lancio un'occhiata all'altro lato della strada, e mi accorgo che la
moto di Harry non è lì. Non so ancora se voglio incontrarlo oggi, se voglio vederlo. Non so nulla, il vuoto.
Cammino con lo sguardo rivolto il basso mentre attraverso il cortile, fino a quando mi scontro con qualcuno.
«Forse dovresti tenere la testa un po' più alta.» No, no, no. La sua voce.
Sollevo lentamente il capo, accompagnata dalle sue dita che spingono sotto il mio mento.
«Ehi.» Lo saluto debolmente, e cerco di abbozzare un sorriso, ma lui si acciglia quando lo faccio.
«Claire, è successo qualcosa?»
Io scuoto la testa. «Non è niente. Ho soltanto un leggero mal di testa.»
«Sicura? Se vuoi posso riportarti a casa.» Propone, e io sto ancora evitando il suo sguardo.
Non sono pronta a guardarlo negli occhi, non dopo quello che gli ho fatto e non quando lui si comporta in questo modo con me.
«Sono sicura. Non preoccuparti.»
«Okay.» Sospira e intreccia le sue dita alle mie. Camminiamo insieme, mano nella mano, mentre attraversiamo il cortile e i corridoi principali.
«Cos'hai alla prima ora?» Mi domanda, davanti al mio armadietto.
«Trigonometria. Tu?»
«Storia.» Dice. «Ci vediamo a pranzo?»
«Sì.»Gli sorrido.
«E per qualsiasi cosa, chiamami.» Io annuisco e lui si avvicina, poggiando le sue labbra sulla mia guancia dolcemente.
«A più tardi.»
Lo guardo allontanarsi e richiudo il mio armadietto, tenendo i libri tra le mani. Sono al mio solito posto vicino alla finestra, e prima che la lezione cominci il mio sguardo cade oltre il vetro.
Harry sta percorrendo velocemente il cortile, i suoi capelli e parte del suo volto coperti dal cappuccio sollevato sulla sua testa. Continua a camminare, e quando raggiunge l'entra principale la mia visuale si interrompe.
La campanella che segna l'inizio delle lezioni suona, e quando qualcuno varca la soglia della classe, quel qualcuno non è il professore.
Harry è in piedi, e sta per andare al suo posto, quando i suoi occhi incontrano i miei. Resta fermo e ci guardiamo, mentre sembra che nessuno dei due voglia smettere di farlo. È come se fossimo incatenati da qualcosa di invisibile che attraversa lo spazio che ci separa e che ci tiene legati, fino a quando il professore entra in classe e richiama il suo nome, spezzando quel legame.
«Styles, è riuscito ad arrivare in orario.» Dice, e la classe viene smossa da una leggera risata comune, che però non coinvolge me e Harry.
I suoi occhi sono ancora su di me, prima che poi vi volti e attraversi l'aula per raggiungere il suo posto. Costringo me stessa a portare la mia attenzione sul professore, ma quando sono poi io a voltarmi verso Harry, mi rendo conto che lui mi stava già guardando.
Alla fine della lezione, Harry è stato uno dei primi a lasciare l'aula, e non c'è più stato nessuno sguardo, nessuna parola.
Mentre cammino verso la mensa, sento la voce di qualcuno chiamarmi da dietro. «Allora sei ancora viva.»
Quando mi volto, Is è davanti a me. «Sai quanti messaggi ti ho lasciato? E tu non mi hai mai risposta, mi sono preoccupata.»
Odio ammetterlo, ma ha ragione. Ha tutte le ragioni del mondo per avercela con me.
«Claire, cos'hai?» Si acciglia anche lei quando esito a risponderle, e quando si rende conto che non va tutto bene.
Ma adesso non riesco ancora a parlarne. Perché in realtà non so neanche di cosa parlare.
«Non è niente. Sono solo stanca.»
Non voglio ancora parlarle di Harry, e di quel bacio. Devo prima sapere che cosa significa per lui e perché lo ha fatto, anche se conosco già la risposta a una di queste domande. Ma io voglio sentirla da lui.
«Perché non mi hai risposta?»
«Ho avuto un problema con il cellulare.» Taglio corto, ma lei non sembra farci caso.
«Quindi va tutto bene?»
«Sì, tranquilla.» Le sorrido, e in questo ho fatto progressi rispetto a questa mattina.
«Sei sicura? Perché sei strana, e sai che puoi dirmi ogni ...»
«Is, sto bene, davvero.»
Lei mi guarda ancora prima di sospirare. «Okay, ma adesso devo andare. Chiamami, appena puoi.»
«Lo farò.» Mi abbraccia velocemente prima di allontanarsi.
Quando raggiungo la mensa, Charlie si accorge di me soltanto quando mi siedo accanto a lui.
Mi accoglie con un sorriso e un leggero bacio sulla guancia. «Come ti senti?»
«Meglio.»Gli rispondo, e lui mi sorride ancora.
Lo ascolto mentre mi parla dei suoi ultimi allenamenti e di un compito importante che sta preparando, fino al momento in cui i miei occhi cadono sulle sue persone che tentano di nascondersi all'esterno, in un angolo sul retro.
Questa volta è Melody ad essere poggiata al muro, ma le mani di Harry sono sempre su ogni parte del corpo della ragazza premuto contro il suo. E mentre li guardo, non riesco ad ignorare questa crescente sensazione di vuoto, al centro del mio petto. E fa quasi male.
«Claire.» La voce di Charlie mi richiama, e forse lo ha fatto altre volte prima che io riuscissi a sentirla. Mi volto verso di lui. «Sicura di stare bene?»
«No.» Io abbasso lo sguardo e poi lo riporto su di lui. «Puoi portarmi a casa?»
«Certo.» Charlie annuisce e sfrega le sue dita sulla mia guancia.
Prende la mia mano, ma prima di lasciare la sala guardo ancora in quel punto dove ho lasciato un pezzo del mio cuore.
Ma adesso Melody è sola, e si sta facendo scorrere una mano tra i capelli biondi. La mano di Charlie mi tira leggermente e riporto la mia attenzione su di lui.
Raggiungiamo la sua auto, e il silenzio regna tra di noi mentre lui guida verso casa mia. Con la testa poggiata al sedile, mi volto per guardarlo.
I capelli biondi sono leggermente mossi dal vento, e gli occhi azzurri guardano la strada davanti a noi. Le sue labbra sono leggermente dischiuse, e sembra rilassato e non curante del mio guardo su di lui. Mi soffermo sul suo profilo, e mi chiedo se lui sia davvero il ragazzo giusto per me. Quello di cui ho bisogno. Lui è sempre così gentile e premuroso nei miei confronti, e mi fa quasi dimenticare le mie insicurezze. Ma so che se voglio davvero dargli una possibilità, stando con lui e andando fino in fondo, devo mettere la parola fine a qualsiasi cosa ci sia, o ci sia stata tra me e Harry.
Charlie ferma la sua auto dove lo fa sempre, e io mi volto nel momento in cui lui preme le sue labbra sulle mie. Una sua mano scivola sulla mia vita e mi spinge ad avvicinarmi a lui, per quanto mi riesca fisicamente possibile. Le sue labbra sono dolci contro le mie e si muovono con delicatezza, lentamente.
Cerco di abbandonarmi a quel bacio e a lui, ma qualcosa me lo impedisce. Da quando le labbra di Charlie hanno toccato le mie dopo quelle di Harry, non ho potuto fare altro che pensare a quello che sentivo con Harry, ma che non riesco a sentire con Charlie.
Con lui è tutto più lento, più dolce. Ma io ho davvero bisogno di questo? Ho davvero bisogno della dolcezza di Charlie, di una persona così simile a me?
Ci separiamo lentamente. «A domani, bellissima.» Sussurra prima di lasciarmi un ultimo piccolo bacio.
«Grazie per il passaggio.» Gli sorrido e lascio la sua auto.
Cerco le chiavi nella borsa, ma quando mi accorgo di non averle busso alla porta, sperando che ci sia qualcuno in casa.
Alla fine è mio fratello ad aprirmi, e quando lo guardo, sembra che qualcosa attraversi il suo volto. Il mio sguardo ricade poi su mia madre, seduta sul divano al centro del salotto, una mano le sorregge la testa. Mio padre è in piedi vicino a lei, lo sguardo basso.
«Cosa sta succedendo?» Sorpasso Emmett, ancora fermo dietro la porta chiusa alle mie spalle.
«Claire, tesoro ..» Inizia mio padre, e mia madre si volta. I suoi occhi sono gonfi e il suo volto è arrossato, e io torno a guardare mio padre in attesa di una spiegazione.
«Ci ha chiamati tua nonna dall'Italia, prima.» Fa una breve pausa. «Pensavamo non fosse nulla di grave, anche se sapevamo sarebbe potuto succedere già da tempo, ma sembra che le cose siano peggiorate.»
Io scuoto la testa, cercando di seguire le sue parole. «Papà, non riesco a capire.»
Lui mi guarda e sospira. «Tuo nonno, Claire ..»
«Cosa?» Quasi urlo mentre il mio cuore affonda. «Cos'è successo al nonno?»
«Ha rischiato un infarto.»
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