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Cosa doveva dirle?
Che gli effetti collaterali erano una sorta di connessione emotiva e psichica? Che non era come un prelievo del sangue perché sentiva il sapore delle sue emozioni? Che tra di loro si sarebbe creata una connessione intensa, mentale, non spiegabile a parole?
Come poteva dirle che quel che stavano per creare sarebbe andato oltre alle loro conoscenze, che sarebbe stato qualcosa di paranormale?
Non sapeva nemmeno spiegarle: come, o in che senso. Perché non l'aveva mai fatto prima! Non sapeva nemmeno dirle a livello concreto che cosa sarebbe cambiato o successo, perché non ne aveva idea.

Non sapeva nemmeno come metterla in guardia, perché non aveva capito nemmeno lei rispetto a cosa sarebbero dovute stare in guardia. Era tutto nuovo, inspiegabile, incomprensibile e difficile, anche solo da immaginare.
Non aveva le forze di dirlo a voce, non ne aveva la capacità. Sbuffò intimorita dalla complessità dei propri pensieri.

«Praticamente...»
No, era intelligente.
Sapeva benissimo spiegarlo, sapeva benissimo trovare le parole.
Il problema era dirle ad alta voce; dirle a Lilith.

Il problema era parlarle in modo esplicito del loro rapporto, di ciò che stavano diventando, di ciò che sarebbero state. Avrebbe dovuto aprire quel discorso, e se Lily si fosse messa a ridere dicendo che non era un problema perché era come una sorella, che sarebbero rimaste normali amiche? Forse aveva paura di sentirglielo dire. O forse aveva paura che Lily capisse un po' i suoi sentimenti, che se ne rallegrasse approfittando delle sue fragilità, o forse più di tutto in realtà aveva paura che Lilith decidesse di non darle più il suo sangue. Non perché avesse paura di perdere il suo nutrimento, ma perché aveva paura del suo rifiuto, che Lily rifiutasse di avvicinarsi a lei di più, che si rifiutasse di creare qualcosa di così intenso e costante con una come lei.

Non voleva essere abbandonata. Aveva troppa paura. Aveva tanta paura da sentire l'aria mancare nei polmoni. Provava: affetto, dispiacere, bisogno, rabbia, fastidio, ansia, panico. Tutto insieme.  Perché vivere era così difficile?

«Quindi?» chiese Lily spazientita.
«Gnnnnnn» Cry fece un verso affaticato di frustrazione.
«Uffa è complicato... Senti ti presto il libro, se mi giuri che non lo perdi o rovini, così puoi leggerlo tu...» trovò quell'escamotage per evitare di esporsi.

Lily le sorrise convinta.
«Sí, onesto. Ci sta, va bene. Leggerò la bibbia magica dei pipistrelli, così saprò tutto sugli effetti collaterali, eccetera. Se dopo che l'avrò letta mi andrà bene comunque di darti il mio sangue, lo accetterai?» indagò osservandola svagare con lo sguardo. Cry strinse le labbra tra loro in dubbio, infastidita da come la sua amica insistesse. La guardò, e il ghigno fastidioso ed arrogante sul suo volto le strappò un semi sorriso.
«Mh...» grugnì indecisa.
Non voleva dargliela vinta.
Non voleva mai dargliela vinta. D'altronde quello era un po' il loro gioco...
Lilith la osservava in trepidazione, pregandola con lo sguardo, sorridendo vittoriosa.
«Dai, pipistrellino...» trovò un nuovo nomignolo adorabile e fastidioso con cui punzecchiarla. Cry socchiuse gli occhi nascondendo il proprio imbarazzo.
«Forse...» le concedette senza appagarla del tutto, strappandole un mugolio di sconforto.

«Sí sí, hai poco da fare la sostenuta, eh...
Non mi interessa creaturina, tu berrai il mio sangue...» la minacciò amorevole boppandole il naso e lasciandole una carezza sul volto. La sua bellezza la distrasse, le sue guance sembravano di gomma.
«Ma cazzo, quanto sei carinaaa» le sfuggì.
«La smeeettii??» il suo animo arrossì, mentre il suo tono scontroso reagí come se avesse appena ricevuto il peggiore degli insulti. Lily rise affascinata dalla sua incapacità di accettare i complimenti.
«Minchia, ti ho fatto un complimento eh, mica ti ho detto che ti tiro sotto con la macchina» ridacchiò.
«Eh magari... almeno non devo più vivere così...»
«Che stupida che sei. Tu devi vivere, perché sei troppo...» Lily creò un momento di suspance e si avvicinó lentamente e furtivamente all'orecchio della sua amica.
«CARINA PER MORIRE» le rivelò baciandola a sorpresa sulla guancia e scattando via euforica.

Crystal rimase impassibile, osservando la sua amica sgambettare via come una tredicenne, trattenne le risate che le scossero silenziose il petto. Lily era così stupida, sembrava una bambina quando faceva così. La faceva sentire sinceramente voluta, perché nessuno avrebbe potuto fingere di essere così stupido.
«Scema...» commentò tra sé e sé fingendo di disapprovare quella situazione, mentre Lily già stava digitando per svaligiare di nuovo le macchinette.

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