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«No, Cry scusa. Non...» farfugliò Lily tossendo e macchiando di sangue i propri vestiti. Le si era spaccato il labbro.
Faceva male. Faceva tutto male, ma non voleva che Crystal fosse lì, non voleva che le cose andassero così. Non voleva che Crystal si mettesse in pericolo per colpa sua.

Suo padre soddisfatto da quella vista andò a recuperare la bottiglia che aveva appoggiato in corridoio, si fece altri due sorsi finendola tutta, lasciandola dove l'aveva trovata.
Ignorò la ragazzina come se non l'avesse manco sentita e si avvicinò a Lily con un ghigno sadico e vincente.
«Dimmi dove li tieni, dove tieni gli altri soldi...» insistette paranoico.

Crystal iniziò a tremare per la tensione, per la paura, per la stanchezza, per la tristezza, per l'odio. Non ce la faceva più. Era stanca, era stanca di quegli uomini orribili, era stanca di avere paura, stanca di subire, era stanca, stanca, stanca.
«Ti ho detto...» sussurrò.
«CHE TE NE DEVI ANDARE!»
la sua voce tuonò d'odio esplodendo tra i muri, rimbalzando in tutti i corridoi, dirompente come una cascata. Guardarono Crystal sbalorditi, Cry stessa rimase colpita dalla potenza della propria voce, della propria rabbia. Per la prima volta in vita sua la sua intolleranza a tutta quella violenza stava uscendo rumorosamente. Non poteva semplicemente più sopportare altro. Era troppo.

L'uomo la fulminò con un'occhiataccia, con un ghigno superiore tra le labbra che la fece fremere di tensione.
«No, Cry... Ti prego lascia stare. Torna a casa tua. Prendi le tue cose e vattene subito» la supplicò Lily sforzandosi in piedi, appoggiandosi alla parete. Le gambe le tremavano ma non doveva permettere a suo padre di toccare Crystal a costo di prendersele lei.
Suo padre sbronzo e leggermente accigliato le guardò divertito, sfamandosi del loro terrore. Lo faceva sentire così potente ridurre propria figlia così, rovinarle la vita, farle terra bruciata attorno.
«Dovresti cambiare amicizie Cry, questa... è una puttana come sua madre. Fidati. Ti sto facendo un favore» sbiascicó l'uomo rivolgendosi a lei e facendole segno di uscire pure, facendosi da parte. Nemmeno da ubriaco era così stupido da prendersela con una che non fosse figlia sua. Non si sapeva mai che fosse figlia di qualche sbirro o avvocato, non aveva intenzione di mettersi in guai che non lo riguardavano. Era meglio che quella ragazzina se ne andasse di lì, così avrebbe fatto ciò che voleva a propria figlia. Il tempo della polizia di arrivare sarebbe stato abbastanza per insegnarle una lezione e fuggire il più in fretta possibile. Se non avrebbe avuto i soldi almeno avrebbe avuto la propria vendetta. Non aveva paura di essere denunciato, d'altronde la legge in Italia era dalla parte dei criminali.

Cry prese la mano di Lily e la strinse pervasa da un energia, da una sicurezza che mai aveva provato in vita propria. Qualcosa dentro di lei stava cambiando sotto la tensione di quella situazione. Qualcosa si stava spezzando, dando modo a ciò che aveva trattenuto, soppresso sotto la superficie, di uscire allo scoperto fiotti. Aveva sempre avuto paura della propria aggressività, aveva sempre pensato di non essere abbastanza forte per vivere, per provare quelle emozioni forti, per urlare, per reagire, ma in quel momento spinta al limite Crystal decise che non si sarebbe più trattenuta, perché se non era capace di reagire per se stessa, allora lo avrebbe fatto per Lilith.
Fece un respiro profondo, puntó i propri occhi in quelli dell'uomo fissandolo con odio e apatia, senza muovere un muscolo. Il padre di Lily ricambiò il suo sguardo ma dopo qualche istante iniziò a sentirsi a inquietato. Quella ragazzina era strana; le ricordava una di quelle bambine maledette pelle ed ossa che vedeva nei film horror. Si grattò la nuca ed evase con lo sguardo facendo una risata nervosa dando la colpa all'alcol che lo rendeva come sempre suggestionabile.
«Che cazzo hai da fissare?» le grugnì contro guardando per terra.
Lily lasciò la mano dell'amica e si spostò lontana da lei, bisognosa di allontanare l'attenzione di proprio padre da lei, di attirarla su di se diatraendolo.
«Ti sei rammollito però. Questo per te è uno schiaffo? Non mi hai fatto niente. Stai diventando vecchio, un vecchio di merda» lo provocò Lilith con una risata suicida. L'uomo strinse i denti colpito nella propria insicurezza, nella propria paura ed impotenza davanti all'inevitabile morte. La guardò con fastidio, gli dava sempre più ragioni per rimetterla al proprio posto.

«Brutta...» fece un passo verso di lei alzando la mano.
«Non farlo» gli intimò Crystal senza staccare gli occhi dai suoi.
Non tremava più.
Lilith guardò la propria compagna e arrossì colpita. Non la riconose: il coraggio che stava dimostrando, la sua espressione dura, affilata. La sicurezza con cui stava fronteggiando quel momento. Non l'aveva mai vista così, non l'aveva nemmeno mai immaginata così. Vide una parte di Crystal che non aveva mai visto prima e segretamente se ne innamorò per una seconda volta. Solo dopo un primo momento di adorazione e sorpresa, Lily realizzò la situazione in cui Cry si stava mettendo, e sprofondò nel panico.

«Sei... sei un pelato fallito di merda! Morirai solo, vecchio del cazzo!» lo insultò sperando bastasse per fargli dimenticare delle provocazioni della sua amica. Noncurante delle conseguenze.
L'uomo si girò verso Crystal e sorridendole alzò il braccio per sfida, preparandosi a colpire propria figlia davanti ai suoi occhi. Se non voleva andarsene le avrebbe dato un bello spettacolo da osservare; era anche meglio per lui, la polizia sarebbe arrivata più tardi.
«É mia figlia, ci faccio quello che voglio. Guarda» rispose crudele mollando l'ennesimo schiaffo.

Lily chiuse gli occhi preparandosi al peggio, il cuore le tremava in petto, le lacrime le pizzicarono il naso in anticipo. La testa saettò attraversando tutti i suoi ricordi insanguinati, dall'ultimo al primo, riportandola a quando era solo una bambina, piccola e spaventata fatta a pezzi dalla violenza del sangue del proprio sangue.
Aspettó al confine del baratro.
Ma il colpo non arrivò.
«Ma che cazzo...» grugnì l'uomo, Lily riaprì gli occhi confusa.

Crystal gli aveva bloccato il braccio con entrambe le mani, si era avvinghiata a lui con tutto il proprio peso pur di fermarlo.
«VUOI PRENDERLE PURE TU?» urlò alla ragazzina che a testa china stringeva le dita avvinghiata al suo arto.
«E tu? Le vuoi prendere?» sussurrò Cry senza alzare il capo o muovere un dito.

Era impazzita.
Lily rimase senza parole davanti a quella scena. Crystal doveva aver sbattuto la testa, doveva essere diventata scema tutto insieme, che cazzo stava facendo? Perché si stava mettendo in pericolo così? Non capiva che non c'era niente che poteva fare? Perché era così figa anche mentre si stava condannando al suicidio? Perché era così stupida? Lilith balbettò dei versi sconcertati, poi si mise ad urlare disperatamente. Temendo potesse farle del male.
«AVANTI, DEFICIENTE DEL CAZZO FIGLIO DI PUTTANA, COLPISCIMI!»

Crystal sembrò tornare in sé, almeno così penso Lily quando la vide lasciarlo andare e fare un passo indietro. Lilith si sentì sollevata, ma anche spaventata. Terrorizzata dal trauma che si ripeteva, dalla pessima scena che le avrebbe mostrato. Aveva tanta paura ma non poteva permetterselo, non quel giorno. Suo padre la prese per il colletto infuriandosi.
«Vuoi proprio prenderle piccola bastard-»
«TI HO CHIESTO SE VUOI PRENDERLE?» sbraitó Crystal infangata nella propria follia, nella propria rabbia, attirando totalmente l'attenzione dell'uomo che ammorbidì la presa sul colletto di propria figlia.

«Mi ha davvero rotto il cazz-» l'uomo alzò una mano per appoggiarla sulla spalla di Crystal, con l'intenzione di prenderla e sbatterla fuori casa, ma prima che potesse toccarla Crystal le afferrò la mano torcendogli le dita. Guardò negli occhi la ragazzina a testa china e quando lei alzò la testa facendo sprofondare i propri occhi nei suoi l'uomo iniziò a sentirsi male.
Gli occhi di Crystal scintillarono rossi sangue, freddi come quelli di un carnivoro, la spina dorsale del l'uomo sussultò in un brivido primordiale, nell'istinto più viscerale di sopravvivenza. Si paralizzò e il sudore gli strisció sulla pelle, il cuore prese a battergli furiosamente nel petto. Non era possibile Non voleva morire.

«Ma che cazzo...» farfugliò confuso, la ragazza gli sorrise e con goduria gli spezzò il mignolo facendolo urlare. L'attimo dopo due canini lunghi due centrimi sporsero dalle sue labbra arricciate, minacciosi come le zanne di un lupo. L'uomo balzò indietro per lo spavento, il cuore gli batteva furioso in petto, i suoi nervi tesi gli urlavano solo di mettersi in salvo. Zampettò all'indietro rischiando di cadere più volte, inciampando nella borsa e nel portafoglio, scivolando sulle tesse e le monete.

«Vattene ora» ringhiò Crystal guardandolo tetro, senza alcuna umanità nella voce, con la testa china e uno sguardo fermo e predatorio.
«CAZZO UN MOSTRO! AIUTO CAZZO!» l'ubriacone iniziò ad urlare per i corridoi dandosela a gambe levate.

Crystal si giró verso Lilith e prima che potesse dire qualcosa svenne.

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