Prologo

L'odioso odore di questo posto, ancora una volta, inebria i miei sensi. Per fortuna le ciambelle di Nick, ormai il mio miglior amico, riescono a mascherarlo.

- Ne vuoi una? - mi ritrovo una ciambella con la glassa rosa e qualche zuccherino, puntata sotto il naso.

- No - scuoto la testa sorridendo, scostando il dolce che mi aveva offerto gentilmente. - Rischierei di scoppiare nei miei vestiti - scherzo, notando i suoi occhi puntati nei miei con disapprovazione.

- Invece, quando inizi a mettere della carne su quelle quattro ossa? Sai, a casa mia, le ossa si danno ai ... - si blocca, scrutando con gli occhi qualcosa alle mie spalle.

- Ai ... ? - mi giro nella stessa direzione dove sta guardando e noto Jeff, il capo della polizia, seguito da una bellissima donna vestita di nero, con i capelli legati perfettamente in una cipolla ben stretta alla testa.

Nella mano destra tiene una valigetta nera di pelle, nell'altra, piegata al livello del petto, stringe un malloppo di carte.

- Chi è? - chiedo sottovoce a Nick.

- Fjhdkòsjdp. -Mi giro a guardarlo confusa. E' impossibile che questo ragazzo, un pò rotondetto, abbia in continuazione fame e che il suo stomaco riesca a digerire tutto ciò che viene inserito.

Inghiottisce rumorosamente e, con la manica della divisa blu, si asciuga le labbra sporche di qualche mollichina.

- Non lo so, è la prima volta che una bella donna entra in un simile posto -

Ritorno a guardare la donna. Ha ragione: da quando sono stata rinchiusa a forza in questo stupido centro, mi è stato impossibile conoscere nuova gente, a meno che non sia rinchiusa qui per il mio stesso motivo.

- Wendy, puoi venire un attimo? - vengo distolta dai miei pensieri dalla chiamata di Jeff.

Mi alzo dalla sedia dove mi trovo, e con passo lento mi avvio verso i due che mi aspettano sorridenti dietro la cattedra del capo.

Più mi avvicino ai due e più noto dei particolari della donna: è alta, tanto alta, sembra il doppio di me, e Jeff al suo fianco, sembra un nano da giardino; i capelli sono scuri, ma alla radice si può notare la piccola ricrescita di un castano chiaro, segno che alla donna piace curarsi; le mani, sì, le mani sono lisce, la pelle non è secca e le unghie sono colorate di un rosso, quasi nero. I denti bianchissimi continuano a sorridermi, gli occhi sono segnati da due segni violacei alla base, segno che dorme poco, se non per niente.

- Salve - la saluto gentile, una volta arrivata vicino ai due.

- Wendy, lei è Anne, la signora Styles Anne -

Allungo la mano agganciando quella magrolina della signora. - Piacere mio, signora Styles ... Io sono Wendy Cooper - ricambio il sorriso.

- Oh, lo sa - mi volto a guardare Jeff. - Lei sa molte cose su te -

Cosa vuole dire?

- Io faccio parte del programma protezione testimoni, da oggi sarò il tuo tutore, o come lo chiamate voi, angelo custode -

Già, l'angelo custode che ti guida e ti aiuta nel momento giusto, che ti protegge nel momento in cui potrebbe succederti qualcosa.

- Prepara le valige Cooper, si cambia vita -

Di nuovo?

Mi avvio verso la stanza che in queste ultime settimane mi ha ospitato, prendo la piccola valigia rossa che tengo sotto il letto, e comincio a buttarci dentro tutta la roba.

- Che ti ha detto? Perchè fai la valigia? - fa capolino dalla porta Nick.

- Me ne devo andare, sono diventata di troppo anche qui - trattengo le lacrime tirando su col naso.

- Oh, no, no ... dai non fare così, sai che potrai tornare ogni volta che vorrai - cerca di consolarmi, sorridendomi.

Mi blocco un attimo osservandolo da capo a piedi. E' la persona più buona al mondo Nick, fa il poliziotto per professione, ma metterei la mano sul fuoco che non riuscirebbe a fare del male nemmeno ad una formica. Per non parlare della sua strana sempre voglia di ciambelle. A volte mi sembrava di guardare un Homer Simpson, ma di colore rosa e meno grasso.

- Hai ragione - sorrido, ritornando alla valigia. - Non posso nascondermi qui per sempre, mi aspetta un nuovo mondo là fuori - chiudo la valigia, facendo fare il giro alla zip.

- Infatti, chissà come la prenderai ritornare in quel postaccio - dice sghignazzando.

- Non mi aiuti più di tanto - gli faccio notare. - Ma invece, perchè non mi porti la valigia in auto? - sbatto gli occhi velocemente, assumendo il dolce viso di Bambi.

Alza gli occhi al cielo.

- La prendo io, o rischieresti di far staccare quelle braccia graciline ... mai pensato a mangiare qualche flan dopo la cena? - non posso trattenermi dal ridere. E' bello avere una persona così al tuo fianco, anche se da questo momento ci divideremo, e chissà per quanto tempo.

- Eccola qui - dice Jeff, interrompendo le sue risate sguaiate con la donna.

- Sei pronta? - mi chiede gentile, facendomi strada fino alla porta del centro.

Mi mancherà questo posto. Mi mancherà l'alzarmi la mattina e guardare i raggi del sole filtrare dalle sbarre della finestra della stanza. Mi mancherà mangiare le strane cose frullate che passano a mensa per maccheroni al formaggio. Mi mancheranno le persone che, nonostante lo schifo di posto che le ospita, mi rivolgono un sorriso forzato, giusto per andare avanti almeno un altro giorno.

Saluto Jeff con due baci sulle guance ed esco seguita da Nick e dalla mia valigia pesante.

Un'auto nera è già in moto ai piedi degli scalini, lo sportello viene aperto da Anne che mi fa cenno di salire.

Faccio qualche passo, giusto il tempo di potermi girare un'ultima volta e guardare di nuovo la mia 'salvezza'.

- Ciao Wendy - mi giro verso Nick. - Fatti sentire o vedere ogni tanto - mi fa il cenno di un cellulare e si volta verso il centro.

Entro nell'auto e la donna, con la sua velocità spedita, si siede al posto guida, portandomi lontana da quel posto, forse, una volta per tutte.

- Ti troverai benissimo a Londra - mi giro a guardare la donna. - La casa è grande, accogliente. Avrai i tuoi spazi, e ho già avvisato mio figlio di non disturbarti - mi sorride, ritornando a guardare la strada.

- Quanti anni ha suo figlio? -

Sorride, guardandomi di nuovo una volta e - Per favore, chiamami Anne e dammi del tu, potrei essere tua madre - dice. - Comunque, 19, esattamente come te - mi spiega.

La cosa buona è che non è un moccioso piagnucolone; spero solo che non abbia preso male l'arrivo di un'estranea in casa sua.

- Ah, a proposito di questo - stando attenta alla strada, fruga nella valigetta. - Ecco, questi sono tuoi - mi passa dei foglietti.

Li sfoglio, ritrovando il mio nome qua e là.

- Cosa sono? - chiedo, non capendo.

- La tua iscrizione a scuola - mi sorride, ancora. - Non puoi non finire la scuola; ti manca l'ultimo anno, e mio figlio ti aiuterà ad ambientarti dopo quello che ti è successo - già, facile a parole.

Sospiro, stringendo tra le mani quei foglietti e perdendomi a guardare l'asfalto della strada che scorre sotto l'auto in cui viaggiamo.



Amavo lo shopping estivo. Era, forse, l'unica cosa che riusciva a risollevarmi dopo una giornata al centro per anziani.

Cosa faceva una semplice quasi diciannovenne in un centro per anziani?

Facile! Li faceva divertire, per quello che potevano, e il loro sorriso le bastava per rallegrare la giornata.

Non ero un tipo da discoteche, uscite pazze con le amiche, che tra l'altro nemmeno avevo, se non quelle due compagne di scuola che mi sopportavano. Amavo la tranquillità e l'esperienza di chi è più grande di me e che può darmi un insegnamento.

Mi fermai ad un'altra vetrina, incantandomi davanti ad un bellissimo vestito con i fiori a stampe qua e là.

Chissà perchè mi piacevano sui manichini e mai addosso.

Lo osservai per un pò con il sorriso sulle labbra, fin quando lo sfrecciare di due pattuglie di polizia non attirò la mia intenzione.

I piccoli quartieri di Londra non erano il luogo ideale per una ragazza, ma mi ci ero dovuta abituare con la perdita dei miei genitori in seguito ad un incidente aereo. Per fortuna, una mia vecchia prozia aveva deciso di ospitarmi a casa sua, almeno fin quando non avrei finito gli studi. Ma anche lei, purtroppo, mi fu portata via, stavolta da psicologi.

Mi girai di scatto di nuovo verso le sirene che rimpiombavano nella mia direzione ... ma che era oggi?

- FERMO - sentii urlare qualcuno.

All'improvviso venni tirata per un braccio. Tutte le buste di nuovi vestiti e accessori, caddero rovinosamente a terra, e mi ritrovai schiacciata contro il petto di qualcuno, una pistola puntata alle tempie.

Il mio cuore cominciò a cavalcare velocemente, il fiato divenne corto. Sentii le lacrime salire ai bordi dei miei occhi; sarei scoppiata a piangere come una bambina da un momento all'altro.

- Statemi lontano o le sparo - sentii la voce dura e secca di quello che mi teneva imprigionata.

Mi costrinse a camminare senza voltarmi, mentre con gli occhi cercai l'aiuto nei poliziotti che puntavano, anche loro, le pistole su di me.

Sembrava quasi un film, ma non era così.

Sciolse il suo braccio dalla mia gola, mi prese per un braccio e mi costrinse a correre e a seguirlo. Sentii i passi degli uomini armati seguirci.

Ma il ragazzo davanti a me era troppo veloce e mi costrinse ad aumentare il passo se non volevo passarmela male.

Mi lanciò di getto tra le mura di due palazzi altissimi, mi tappò la bocca e strinse il suo corpo al mio. Con le lacrime agli occhi, immagini di pazzi maniaci mi passarono per la testa.

- Shh, sta zitta. Non ti farò nulla, se non urlerai - annuii alle sue parole.

Non volevo fare una brutta fine così presto.

Sentii il suo fiato addosso, mi schiacciò contro il muro per nasconderci da quelli che lo stavano cercando. Il suo profumo entrò nelle mie narici, perforando il cervello e dandomi una sensazione di pace.

Anche i cattivi profumavano di buono?

Alzai lo sguardo notando la sua mascella contratta, spaventato dalla possibilità di essere scoperto ed essere preso per qualcosa che aveva fatto. I capelli scuri, corvini quasi, gli occhi leggermente allungati, color cioccolato, una piccola barbetta che stava crescendo sulla pelle scusa. Era un bel ragazzo e poteva avere qualche anno in più di me.

- Credo siano andati via - allungò il collo verso la strada, accertandosi che nessuno fosse riuscito a trovarci.

Lasciò andare la mia povera bocca e si allontanò dal mio corpo.

- Non ti avrei fatto del male, sono un essere umano. Questa - sventolò una grossa pistola nera - serve ad intimorire la gente - sorrise giocando e passandosela tra le mani.

Ero troppo shockata per proferire parola; ero ancora con le spalle al muro, e tremavo come una foglia.

Mi fissò negli occhi, deglutì in modo rumoroso, poi sorrise di nuovo, ma stavolta a me.

- Puoi andare, sei libera - mi indicò la strada vuota.

Strisciai lungo il muro, non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, che ti incastravano senza volerlo, e cercai di allontanarmi da quel pazzo esaltato.

Uscii dal viale, per metà buio, e mi inoltrai nella strada.

- Ehi - mi rigirai di scatto, spaventata. - Non dire nulla di me, oppure potrei venire a trovarti la notte - mi fece un occhiolino.

E fu a quel gesto che decisi di darmela a gambe, come una codarda.

Perchè a me? Che avevo fatto di male per essere messa in certe situazioni?



- Ed eccoci qui - la voce squillante, ma felice, di Anne mi riporta alla realtà.

Ha appena parcheggiato nel vialetto di un'enorme villa bianca, piena di balconi e finestre verde scuro.

Un immenso giardino contorna la casa, ed è ben curato, con tanti fiori e alberi.

In fondo alla casa c'è una casetta in legno, forse utilizzata dal figlio per giocarci il pomeriggio.

Scende dall'auto ed io la copio prontamente. Recupero la valigia dai sedili posteriori e seguo la donna fino alla porta. Recupera delle chiavi in borsa ed apre la porta.

Da dentro, la casa, è anche più grande.

- Harry, tesoro, vieni a conoscere una persona - urla, richiudendo il portone alle mie spalle.

Sento trottare sulle scale che stanno di fronte l'ingresso, poi spunta una chioma ricciolina, un sorriso dolcissimo e due fossette da farti sciogliere.

- Piacere, sono Harry Styles. E tu sei ...? - mi allunga una mano, non perdendo quel sorriso che fa diventare la gambe molli come gelatine.

- We ...Wendy - tentenno imbarazzata, e gli stringo la mano gentile.

Potrebbe anche piacermi questa vita.



Ciao a tutti! Sono misslightblu e questa è la prima storia che pubblico qui su Wattpad.

Come ho specificato nell'introduzione, questa storia non è stata scritta da me, ma da Sofia (ehybastaldo_) e Debora, che l'hanno pubblicata su Efp e mi hanno dato il permesso di ripostarla qui su Wattpad.

E niente, spero che la storia vi piaccia e vi prenda come è successo a me :) Se volete, lasciate un commento o una stellina per farmi sapere cosa ne pensate :)

Un bacione x




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