Capitolo 5

NB: La storia non è mia, ma di due autrici (a una delle quali è dedicato il prologo).


Continuo a giocherellare con la forchetta nel piatto, ancora pieno di quello che la signora della mensa definiva 'spaghetti al sugo'.

Non ne sono tanto convinta, ma il cibo è l'ultimo dei miei pensieri.

Osservo senza emozione i due di fronte a me che si imboccano l'un l'altro, ridendo come pazzi: Harry e Charly.

Quando mi sono svegliata questa mattina, la prima persona che ho visto nella stanza è stata Charly: il sole le sbatteva sul viso, e così ho potuto notare delle piccole lentiggini sotto gli occhi, che la rendono più bella di quanto non lo è già

A fianco a lei, sembro senz'altro un bidone della spazzatura.

L'angolo della mia bocca si curva in un sorriso quando la bionda, scherzando, macchia il naso di Harry con il budino dall'aspetto ambiguo. Ecco, in confronto alla scuola, il cibo non è ai suoi livelli.

Poso la forchetta, sbuffando sonoramente. Ho bisogno di parlare, di sfogarmi, e purtroppo di questo 'problema' ne posso parlare solo con il riccio.

Come posso spiegare agli altri il mio improvviso silenzio dovuto ad un ragazzo? Non posso raccontare loro che ho denunciato un ragazzo perchè mi ha presa come ostaggio. Inoltre, in peggio, ci andrebbe di mezzo anche Harry, che nasconde la sua vera vita ai suoi amici.



- Ma noi per caso ci conosciamo già? - e ora come ne uscivo da questa situazione?

Continuai a fissarlo terrorizzata, non accennando ad alzarmi da terra.

La mia salvezza arrivò nella forma di un'anziana signora, dedussi fosse la bibliotecaria, che ci richiamò sottovoce.

- Che succede qui? - chiese, abbassando gli occhiali sul naso e puntando il suo sguardo prima su me, poi sul ragazzo. - Zayn, che stai facendo a terra? - chiese poi, continuando ad alternare lo sguardo da me al ragazzo, che a quanto pare si chiamava Zayn.

Notai il moro fissarmi concentrato senza rispondere all'anziana signora, così decisi di prendere parola per togliermi da quella situazione imbarazzante.

- Mi scusi, è colpa mia. Ho fatto cadere un libro che mi è finito in testa. Scusate, io ... io ... io devo scappare - dissi velocemente, per poi oltrepassare la vecchia e uscire da quel posto senza rigirarmi a guardare le loro facce.



La mano di Eleanor posata sulla mia gamba mi fa ritornare alla realtà.

- So come ti senti ... - mi indica con la testa i due piccioncini che continuano a giocare come se attorno a loro non ci fosse nessuno. - Ma la scuola è grande, ci sono tanti bei ragazzi ... è solo una cotta passeggera - finisce poi.

Ritorno a fissare i due, fin quando le risate di Niall non mi fanno girare curiosa.

- Idiota - Lily sta rimproverando Louis. - Infilati le tue patatine nel naso, e non fregarmi le mie - si copre il piatto con entrambe le mani.

Mi scappa un sorriso divertito: che stupido.

La campanella risuona per tutto l'istituto, richiamando la nostra attenzione. Mi alzo di scatto, ricordando di avere subito dopo storia.

- Oh no - si lamenta Louis roteando gli occhi.

- Scusate ragazzi, ci vediamo dopo. Ho la Gulliver di storia - sistemo la gonna della divisa, che è blu a quadretti. - Ho la vaga idea che non le piaccio così tanto - ammetto, recuperando il vassoio del mio pranzo.

Saluto tutti e raggiungo velocemente il corridoio, già pieno di gente, arrivando al mio armadietto per prendere il libro. Un'altra piccola corsa fino all'aula e, col fiatone, mi vado a sedere alla fine della stanza, al mio solito banco che occupo con Jenna, una simpatica ragazza.

- Ohi, tranquilla ... la Gulliver non è ancora arrivata - il suo sorriso si spegne quando una botta, dovuta ai libri poggiati con poca delicatezza sulla cattedra, risuona per la stanza.

- Che il mio incubo abbia inizio - scherzo, facendo sorridere Jenna al mio fianco.


Siamo a pagina 66 del libro, la professoressa continua a spiegare le interessanti guerre Americane. I miei occhi stanchi, per poco non si chiudono.

Mi sistemo meglio sulla sedia, giusto per non cadere in un sonno profondo, e provo a distrarmi guardandomi intorno: la professoressa fa un baffo alla camomilla.

I miei occhi continuano a vagare per l'enorme stanza, quando per poco non caccio un urlo: due occhi scuri mi stanno scrutando attentamente, non mi si staccano mai di dosso.

Stringo il libro nuovo di storia tra le mani, alzandolo sul tavolo, con la speranza di coprire il viso da occhi indiscreti.

Presa dalla curiosità, dopo nemmeno una manciata di secondi, sposto leggermente il libro, sbirciando con un occhio per vedere cosa sta facendo: sembra sia stato imbalsamato rivolto verso me, puntato sui miei occhi.

Le gambe mi tremano, nello stomaco sento una voragine.

Sistemo meglio il libro davanti al mio volto, scivolo leggermente sulla sedia per scomparire definitivamente dalla vista di quegli occhi.

Maledette sedie scivolose!
Un grande fracasso si sente nella classe, dovuto alla mia caduta, e così mezza classe si gira nella mia direzione, attirando anche l'attenzione della professoressa.

- Signorina Cooper, stava per caso dormendo alla mia lezione? - mi alzo velocemente, sotto qualche risatina non gradita, e mi risiedo fissando attentamente la professoressa.

- No - mi difendo. - Non potrei mai ... - mi interrompe.

- Dal preside, subito - duramente, mi indica la porta con l'indice.

- Ma ... - indica di nuovo la porta, rigida.

Sospiro, alzandomi dalla sedia e recuperando il libro. Forse ero l'unica che stava seguendo la noiosa lezione di storia.

- Signorino Malik, lo trova divertente? - mi blocco, con la mano ancora sulla maniglia. - Faccia compagnia alla signorina fino alla presidenza - .

Mi giro, giusto per capire chi, come me, è stato messo sul naso dalla strega. Il mio cuore perde un battito quando un ragazzo moro si alza e, con un sorriso stampato in faccia, viene nella mia direzione.

Esco dall'aula, silenziosa, seguita dal ragazzo che richiude la porta alle nostre spalle.

- Come ti chiami? - prova lui, qualche passo più dietro me.

Non rispondo, non per maleducazione, semplicemente non mi va. Continuo a camminare verso il mio armadietto.

- Dimmi qualcosa di te ... ci siamo mai visti prima? Hai qualcosa di familiare - continua insistente alle mie spalle.

Apro l'armadietto, buttandoci dentro con poca delicatezza, il libro di storia. Lo richiudo e riprendo a camminare verso la presidenza.

- Potresti anche rispondermi - la sua grande mano afferra il mio piccolo polso, facendomi rigirare spaventata sui miei stessi piedi. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio. - Non sei di qui, vero? - insiste lui, parlando a denti stretti.

Abbasso lo sguardo sul pavimento. Sbuffa sonoramente.

- Vieni con me - la sua mano ha una stretta ferrea sul mio polso, e sono costretta a seguirlo senza oppormi.

Spalanca la porta dell'ingresso del college. Il cielo è cupo, le nuvole grigie minacciano un diluvio da un momento all'altro. Ma quello è il mio ultimo problema. Quello che in questo momento mi sta tirando con forza verso gli alberi del giardino, è il principale.
Mi fa appoggiare con le spalle ad un albero, alzandomi con forza il mento. Le lacrime minacciano di uscire.

- Che ti ho fatto? Perchè non vuoi parlarmi? - sta per andare fuori di testa.

Sbuffa, passandosi le dita nervosamente tra i capelli corvini e guardandosi in giro.

- Per ... perchè eri alla lezione della Gulliver? - le parole, mi escono da sole.

Mi fissa, sento i suoi occhi su di me, lo sguardo è pesante.

- Sono uno studente, mi sembra ovvio - risponde.

Che intelligente, proprio furba direi.

- Voglio dire, la signora della biblioteca ti conosceva bene. Pensavo fossi un aiutante, qualcuno che avesse a che fare con la biblioteca - spiego gesticolando nervosamente.

Mi sorride, abbassando lo sguardo e calciando una pietra. E che sorriso!

- Sono stato costretto - aggrotto le sopracciglia. - Cioè, è quello che mi merito per aver ... - delle voci che provengono dalle sue spalle, ci fanno incuriosire. - Merda, il preside - mi prende per una mano, e cominciamo a correre.

Mi volto, curiosa di vedere il preside, quando noto che al suo fianco c'è la Gulliver. Di sicuro stanno cercando noi. Questa non la passerò liscia di sicuro.

Il ragazzo mi tira dietro l'angolo della scuola, sul lato destro dall'ingresso. Mi appoggia velocemente al muro con le spalle, il suo corpo preme sul mio, quasi a coprirlo, come per nascondermi.

Alzo il viso fissando la mascella serrata del ragazzo, posso notare il suo sguardo preoccupato. Le mani sono all'altezza della mia testa.

I nostri respiri sono affannati a causa della mini corsa.

Abbassa lo sguardo e involontariamente sorrido, ancora stretta tra il suo corpo ed il muro. Anche lui mi sorride, poi alza un sopracciglio e mi guarda confuso. Si morde il labbro inferiore.

- Un momento - sobbalzo sul posto. - Ora ricordo dove ti ho visto ... ho capito chi sei! -

Merda.



Buonasera a tutti!

Ho deciso di aggiornare oggi perchè probabilmente domani non ne avrò il tempo ... però chissà, potrei anche aggiornare nuovamente visto che questo capitolo è un po' corto ;)

Ritornando alla storia, qui fa la sua entrata in maniera definitiva (finalmente!) Zayn, e sembra proprio che, come Wendy, l'abbia riconosciuta :)

E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto ... stellinate e commentate perchè sono curiosa della vostra opinione!

A presto,

misslightblu x


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