Chapitre 49
📍 24 dicembre 2022
Sono passati poco più di tre anni dall'ultima volta in cui ho visto Pierre... e ancora non riesco ad eliminare il suo ricordo dalla mia testa.
Ci ho provato molto in questo periodo, devo essere sincera, ma ogni volta che provo a relegarlo in quell'angolo buio e polveroso della mia memoria, lui torna. Anche indirettamente. Sarà forse che non mi perdo un Gran Premio da quando gli ho detto addio. O magari è il semplice fatto che io sia innamorata di lui a farmi ricordare di tutto.
Oggi è la vigilia di Natale e sta nevicando moltissimo qui a Londra.Evento raro, dato che non succede quasi mai.
Per molti mesi non sono tornata a casa, viaggiando per l'Europa in varie missioni e concedendomi successivamente un periodo di pausa dal lavoro. Ho scoperto tanti posti pazzeschi, approfondito le mie passioni...
Ma anche scalando una montagna il desiderio di poter tornare a Rouen mi invadeva la mente. Devo essere sincera, quel posto mi manca tanto.
Lì, per la prima volta da tanti anni, mi ero sentita a casa, come se ci fosse davvero una famiglia ad accogliermi... ma poi, dopo notti insonni, mi sono resa conto che quelle persone non hanno mai voluto bene a me, ma piuttosto a Christina. Però, ripeto, non posso biasimarli. Era il personaggio a vivere a casa loro, non Althea, non io.
Mi sono sempre chiesta, fin da quando ho preso l'aereo da Parigi per andare via da Rouen, se lasciare una lettera a Pierre sia stata la scelta migliore. L'avrà letta? Magari non l'ha mai fatto, o magari sì. Chissà... questa è una cosa che non mi è data sapere.
Cammino per le strade bianche con la sciarpa avvolta attorno al collo e gli occhiali sul viso. Tra le dita stringo le buste di plastica che contengono i regali di Natale per i miei amici: li ho comprati poco fa e non vedo l'ora che sia domani.
Il Natale è sempre stato la mia festività preferita, perché dai, ammettiamolo, un calore come quello del 25 dicembre non si troverà mai da nessun'altra parte.
Come ogni anno, lo passerò insieme a Federica, Demetra e Markus. Questo rende il tutto molto più bello e divertente. Certo, mi manca la presenza di Pierre, però devo accettare che lui ed io non staremo mai insieme.
Oh, ma guarda tu cosa vado a pensare! Ho 26 anni e penso ancora ai problemi di una ragazzina!
Scuoto la testa, con i fiocchi candidi che si posano sul mio giaccone. Stiro le labbra in un sorriso, imponendomi di non pensare al pilota. È Natale, ed io voglio godermi la festa meglio che posso.
Entro in panetteria, attirata dai quei biscotti di pan di zenzero meravigliosi in vetrina. Sono tutti colorati, a forma di renna o Babbo Natale! Ne compro un sacchetto pieno, consapevole che non dureranno per più di due giorni. Al diavolo la dieta per una volta!
Ringrazio con gentilezza l'anziana commessa, che conosco più o meno fin da quando ero una bambina. Le lascio un paio di sterline in più, con un occhiolino.
<<Ciao tesoro, buone feste!>> mi ringrazia lei, quando esco.
<<Anche a te, Edith. Buon Natale!>> rispondo, gentile. I campanelli sopra la porta tintinnano ed io abbandono il negozio.
Passo sotto al Big Ben, fermandomi ad osservarlo e sospirando, con delle nuvolette di fumo che mi escono dalla bocca. Che spettacolo la mia Londra!
Attraverso il Westminster Bridge sempre con il sorriso, e con l'odore di biscotti appena sfornati che mi riempie le narici.
E mi torna in mente il profumo di Pierre... e, a seguire, quella notte dopo che facemmo karting. Dei brividi mi attraversano il corpo, quando il ricordo delle sue labbra sulla mia pelle mi rende incapace di muovermi.
<<Oh Pierre...>> sussurro, con le mani poggiate sul bordo Westminster Bridge e gli occhi rivolti al Big Ben. Ho letto che ha preso una casa a Milano per essere più vicino alla sede del Team Alpha Tauri. Chissà come l'avrà arredata! Ha sempre avuto quel gusto un po' particolare, ma era stupendo... proprio come lui.
E poi, la sua vittoria... vincere a Monza, correndo per un team italiano, deve essere stata la sua più grande soddisfazione. Quando, in tv, hanno mostrato le immagini del suo podio, per poco non sono scoppiata a piangere. Vedere il suo sorriso, così luminoso, mi ha scaldato il cuore.
Riprendo a camminare, ammirando l'allegria generale. C'è un'atmosfera fantastica qui! Due anni fa, a causa della Pandemia, c'era un terrore generale, ma pare che ora cominci ad andare tutto bene.
Quando è scoppiato tutto il caos, io ero a Tristan da Cunha, un arcipelago qui nel Regno Unito. Per farvi capire, a nord di questo arcipelago c'è la maggiore, la regina, l'isola di Sant'Elena, dove fu esiliato Napoleone Bonaparte.
Ho passato i primi mesi di paura lì, poi l'FBI è riuscito ad ottenere il permesso di portarmi in un altro posto e mi hanno spedita nell'Arcipelago della Nuova Caledonia, dove ho potuto esercitarmi con la forma fisica e con l'utilizzo di nuove armi.
Finalmente poi sono riuscita a tornare a casa.
Il mio telefono squilla: è Demetra. Sicuramente vorrà dirmi qualcosa inerente a domani.
<<Pronto?>> rispondo, allegra <<Che c'è, Dem?>>
<<So che non dovrei chiedertelo, perché dovrei pensarci io, ma...>>
<<Ti serve una mano con Lexie?>> domando, ridacchiando e immaginando già.
<<Sì... è così evidente?>>
<<Sto arrivando! Me la porto a casa io.>> affermo, attaccando la telefonata e cambiando rotta. Mark e Demetra si sono sposati a inizio febbraio 2020, dopo che lei è rimasta incinta nuovamente - a Natale, per essere precisi. Il loro amore è stato coronato così dalla nascita di una bellissima bimba. L'hanno chiamata Alexandra Caroline, proprio come la nostra Lexipedia. È stato un omaggio meraviglioso.
Mark ha proposto questo nome, Demetra non ha esitato nemmeno un attimo ad accettare.
È così bello poter riavere una Lexie in casa! Alexandra Caroline Grey I e Alexandra Caroline Grey II.
Busso a casa di Mark e Dem ed aprirmi è proprio il mio migliore amico. Mi guarda con un'espressione sconvolta, quasi quasi penso che si penta di non aver voluto assumere una babysitter.
<<Finalmente sei arrivata! Ma Fede?>>
<<Ha avuto dei problemi al gate dell'aeroporto prima della partenza. Sta arrivando, però.>> spiego, alzando le spalle <<Lex dov'è?>>
<<Di là con Dem. Ti ringrazio, Ally, comunque. Ci stai salvando la vita.>>
<<Ma va, non è niente di che. Lo sai che adoro la mia nipotina!!>>
Un piccolo turbine di capelli nocciola mi si fionda addosso, abbracciandomi e ridendo felice <<Tía! Tía!>> già non parla benissimo inglese, perché non ha nemmeno tre anni, in più si cimenta nello spagnolo! Mi fa morire questa bambina!
<<Mi amor!>> esclamo, sollevando la piccoletta e prendendola in braccio <<Allora io vado, ragazzi. Ci vediamo dopo!>>
Ah, ecco una cosa che non vi ha raccontato. Sapete quando è nata la bambina? Il 6 settembre 2020. Esatto, proprio il giorno della vittoria del francese... non so nemmeno se considerarlo un segno del destino...
Mentre cammino con mia nipote, canticchiamo insieme le parole delle canzoni che si sentono nell'aria. Jingle bells è la nostra preferita. "Cantiamo" tra tipo 29 virgolette. Io canto, Lexie ci prova.
Balliamo e saltelliamo insieme. Questo tutte e due, però.
Modestamente, è ovvio che sono la sua zietta preferita! Alla faccia di Federica, ahahah!
Arrivate fino a casa, noto il cancelletto leggermente aperto. Ma cosa...
Faccio dei passi avanti, notando una figura maschile in piedi davanti alla mia porta e con l'indice sinistro premuto sul bottone del mio campanello.
La persona sbuffa, facendo "No" con la testa e torna indietro, voltandosi.
Il mio cuore perde un battito quando i miei occhi incrociano i suoi. Lascio cadere le mie buste per terra, pregando mentalmente che il Rolex che ho comprato a Markus sia ancora intero, e facendo un passo avanti. Lexie rimane indietro, ancora invisibile alla vista del francese.
<<P-Pierre...>> balbetto, non sapendo bene che cosa dire <<C-che...>>
<<Finalmente...>> gli sento dire <<Finalmente ti ho trovata.>> le sue labbra si allargano in un sorriso sincero.
Non sto sognando, vero? Lui è davvero qui?
<<Che ci fai qui?>> domando, sentendo immediatamente la mia pelle bruciare. Il suo sguardo mi ha sempre fatto questo effetto, le cose non sono cambiate affatto.
Pierre si avvicina, afferrandomi le mani e regalandomi un bellissimo sorriso <<Sei qui...>> mormora <<Negli ultimi due anni sono stato qui sette volte, ma tu non c'eri mai.>>
<<Perché sei venuto, Pierre?>>
<<Perché mi sono reso conto solo dopo aver letto la tua lettera di quanto io sia stato stupido. Tu avevi le tue motivazioni per non dirmi niente, ed io non ero tenuto a sapere la verità. Sei stata tu a chiedermi scusa, ma sono io a doverti chiedere perdono.>>
<<No, tu non devi chiedermi perdono...>> replico, deglutendo un po' a fatica <<Sono stata una codarda ad andare via così, ma non avrei mai potuto resistere. Perché quando ho capito che mi odiavi, non c'era più niente da fare se non andare via.>>
<<Io... sappiamo entrambi che non ti ho mai davvero odiato.>>
<<No, Pierre, questo lo sai solo tu...>> rispondo, togliendo le mani dalle sue e facendo un passo indietro <<Sono contenta di averti rivisto, ammetto di aver pensato a te per tanto tempo... però, scusami, ora ho da fare...>> faccio cenno a Lexie di avvicinarsi, e la prendo per mano.
<<Ma...>>
<<Pierre, non è facile.>> affermo <<Se hai fatto questo viaggio solo per chiedermi scusa, sappi che è stato un viaggio inutile.>> dichiaro, per poi aggiungere altro <<Tu hai creduto di provare qualcosa per Christina, ma lei non esiste... adesso, se permetti, ho da fare con mia nipote.>>
Recupero le buste, tirando fuori le chiavi dalla borsa ed aprendo la porta. Faccio entrare Alexandra, mettendola a sedere sul divano con i cartoni e dandole qualcosina da sgranocchiare. Non è per cattiveria, ma i miei biscotti me li mangio io!
<<Beh, a mai più, Pierre...>> bisbiglio, una volta che sono tornata fuori per salutarlo definitivamente <<Però è stato bello rivederti.>>
<<Dirac.>>
<<Cosa?>> domando, retoricamente <<Dai, non ho tempo da perdere...>> gli do le spalle, già con la maniglia della porta nella mano.
<<Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l'altro, anche se distanti chilometri o anni luce.>> recita il pilota, facendomi bloccare all'istante <<L'equazione di Dirac. Ecco perché sono qui, perché tu sei il mio sistema equivalente.>>
Torno a guardarlo, chiudendomi la porta dietro. Voglio dire qualcosa, ma le parole mi muoiono in gola. Riesco solo a pronunciare un misero: <<Pierre...>>
<<Okay, apri le orecchie e ascoltami attentamente!>> sentenzia, indicandomi <<Io ho letto la tua lettera, l'ho letta attentamente. Così tante volte che so bene quello che hai scritto. E ciò che è marchiato sulla carta non è quello che tu mi stai dicendo ora!>>
<<I sentimenti cambiano, anche i miei per te.>>
<<No, invece! Non sono cambiati, e lo sappiamo entrambi. Quello che proviamo l'uno per l'altra non può svanire così!>>
<<Invece sì, a quanto pare. Io non provo più per te quello che provavo prima. Succede. Devi solo accettarlo!>>
<<No che non posso farlo! E sai perché? Io ti amo, va bene? Io. Ti. Amo.>> scandisce attentamente <<E non mi sono innamorato di un personaggio, ma di TE. Sei sempre stata tu, Althea! Anche dopo tutto quello che è successo, anche dopo tutte le bugie. Sei sempre stata l'unica che volevo al mio fianco. Non l'ho capito davvero fino a quando non ho letto la tua lettera.>>
Mi muovo verso di lui a passo svelto. Mi fermo a pochi centimetri da lui <<Ripetimelo...>> bisbiglio <<Ripetilo solo una volta ancora... perché non potrò più sentirlo. Voglio che tu me lo dica guardandomi negli occhi.>>
<<Ti amo...>> sussurra sottovoce, quasi come se volesse farlo sentire solo a me.
Annuisco, staccandomi e sentendo gli occhi farsi lucidi <<Va bene. Ora va. Va e non tornare mai più.>>
<<Ma perché?! Io amo te e tu ami me, che cosa c'è di sbagliato?>>
<<C'è di sbagliato che ti ho messo in pericolo quando eri ancora all'oscuro di tutto. Figuriamoci ora che sai la verità su di me. Figuriamoci ora che il nome Kir circola sul serio come braccio destro del Capo!>> esclamo, avviandomi alla porta <<Non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa per colpa mia.>>
<<E allora che vuoi fare? Vuoi rinunciare ad essere felice per una tua paura?>>
<<Ma non capisci proprio?>> domando, alzando le braccia e guardandolo <<Potrò perdere qualsiasi altra persona e riuscirò a risorgere di nuovo, ma se perdessi te... se perdessi te io andrei fuori di testa.>> parlo francamente davanti a lui per la prima volta da tanto tempo <<E quella bambina lì dentro... quella è mia nipote. Quella è la figlia dei miei fratelli... è la bambina di cui ho giurato mi prenderò cura se dovesse succedere qualcosa a Markus e Demetra. Per me è già quella una responsabilità... non posso caricarmi altro sulle spalle.>>
Pierre sorride <<Stai arrancando scuse su scuse.>>
<<Continui a non capire... è giusto.>> sospiro <<Ti devo chiedere di andare via, Pierre, e di non tornare mai più a cercarmi.>>
<<Avevo quasi perso le speranze... pensavo ti fossi trasformata in una persona senza sentimenti. Ma mi sbagliavo. Sei sempre tu.>>
<<Che vuoi dire?>>
<<Sei ancora in grado di provare emozioni, e di questo me ne rallegro. Quando hai catturato quell'uomo, io... io non ti riconoscevo.>>
<<Allora mettiamola così...>> dichiaro <<Ti dichiari tanto convinto di conoscere me, ma non sai nulla della sottoscritta. Conosci solo parte del suo passato, conosci solo una parte che fingeva di interpretare. La vera Althea è quella che ha catturato Fritz, la vera Althea è quella che gli ha giurato che marcirà in prigione. La vera Althea è una persona orribile, una che solo uno davvero pazzo potrebbe accettare. E quindi, accetteresti la mia vera faccia? La mia vera io?>>
<<Io accetterei anche la parte più oscura di te...>>
<<Mi hai dato la risposta che cercavo allora...>> mormoro, sorridendo amaramente <<Ancora una volta ti invito ad andare via.>>
<<Quale risposta, scusa?>>
<<Che morirei pur di salvarti...>> rispondo, deglutendo <<E so che tu faresti lo stesso per me. Proprio per questo, non funzionerà mai. Adesso scusami.>>
Entro in casa chiudendo la porta di scatto, ancora prima che lui possa avvicinarsi.
<<Althea, ti prego.>> batte il pugno contro il ferro freddo e congelato <<Parliamone meglio. Cambia idea, per favore. Non puoi lasciare andare così ciò che abbiamo insieme...>>
<<Io e te non abbiamo nulla.>> sentenzio <<Non ti dimenticherò mai, se è questo quello che vuoi sapere. Ma ho bisogno di sapere che tu vivrai in pace e in serenità, e non correrai alcun pericolo. Con me accanto, questo non succederà mai.>>
<<Al, ti prego...>>
<<Addio, Pierre.>>
📍31 dicembre 2022
<<Oggi non sei affatto concentrata!>> mi grida Federica, tirandomi un pugno. Lo blocco, rispedendolo indietro e rispondendo con un calcio <<Che ti prende?>>
<<Sono concentrata, invece!>> ribatto, con fatica nella voce.
Ci stiamo allenando da due ore nella palestra privata della sede dell'FBI e non sono riuscita a battere la mia migliore amica nei combattimenti nemmeno una volta. Ed è strano, perché la maggior parte delle volte sono io a vincere.
<<Oh andiamo!>> si ferma, chiedendo il time-out e appoggiandosi alle corde del bordo dell'enorme ring in cui combattiamo <<Non ci credo neanche un po'. C'è qualcosa che ti turba, che cosa? Lo sai che con me puoi parlare, Ally. O c'è qualche problema con me? Se è così, se ho fatto qualcosa per infastidirti, io ti giuro che non...>>
<<Hey, hey, hey!>> esclamo <<Placati, furia!>> le sorrido, prendendo un sorso d'acqua dalla mia borraccia <<Non hai fatto niente di male, sono io che non sono di buonumore.>>
<<Che sorpresa, vero?>> tenta di scherzare lei, guardandomi preoccupata <<Al, seriamente, che è successo?>>
<<Possiamo cominciare a combattere di nuovo, prima?>>
<<Certo.>>
Sono io la prima a colpire, sentendo la rabbia crescere sempre di più nel corpo. Se prima non ero concentrata, ora scarico tutta la mia tensione.
Federica è in evidente difficoltà, ma non riesco a fermarmi. L'impatto dei miei colpi dev'essere molto più forte del previsto, perché in alcune occasioni riesco a notare le sue espressioni doloranti. Tuttavia non mi dice di fermarmi, né di allentare: sa che questo è l'unico modo che ho di scaricare la tensione.
<<Ora mi spieghi che ti prende?>> domanda, parando un calcio diretto alle gambe con le braccia. Ringhia leggermente, per darsi forza e ricacciarmi via <<Perché poche volte colpisci così forte...>>
<<È venuto da me.>> sibilo, a denti stretti, sferrando un pugno <<Ti rendi conto?>>
<<Eh?>>
<<Lui è venuto da me, capisci?>> ripeto, sentendo una fitta allo stomaco solo a pensarci.
<<Lui chi, scusa?>>
<<Padre Pio, Federica. Padre Pio...>> le rispondo, alzando le spalle e aspettando stavolta che sia lei a fare la prima mossa <<Pierre, e chi sennò?>>
<<COSA?!>> esclama, stupita, spalancando la bocca. Rimane così di stucco che non para nemmeno il mio colpo, che le arriva diretto allo stomaco, scagliandola contro le corde del ring <<Okay, è ufficialmente impossibile continuare così. Mi ucciderai, e ci tengo ancora ad invecchiare!>>
<<Scusa!>> affermo, gettandomi a sedere davanti a lei e abbassando lo sguardo.
<<Che cosa vi siete detti?>> chiede, portandosi una mano sopra il cuore e sentendolo palpitare probabilmente molto più velocemente del solito <<Oddio, sto morendo.>>
<<Mi ha detto che mi ama, Fe.>> sussurro, osservandola mentre la sua bocca per poco non si sfracella per terra, per quanto si è allargata.
<<CHE COSA?!>>
<<Ma devi farmi ripetere le cose cento volte?>>
<<No, scusa. Ma come... cioè, lui... aspe, che cazzo mi sono persa? Questa storia d'amore è meglio di Mark Caltagirone e Pamela Prati!>> sentenzia, con un sorriso sulle labbra gigantesco.
<<Tra... chi?>> replico, confusa. A giudicare dal modo in cui ha pronunciato i nomi, sono sicuramente italiani.
<<Ah, lascia perdere. Italia...>> sospira, scuotendo la testa <<Ma dimmi, piuttosto. Tu che gli hai detto?>>
<<Secondo te?>>
<<Oh no...>> mormora, battendosi la mano in fronte <<Non sei così idiota da avergli detto che i tuoi sentimenti per lui sono passati, giusto? Oh, aspetta... sei la mia migliore amica da 23 anni e so perfettamente che ne sei capace. Mi auguro soltanto che in un lampo miracolato di Spirito Santo tu abbia cambiato idea e detto qualsiasi altra cosa.>>
<<Gli ho detto esattamente quello.>>
<<Immaginavo.>> come si suol dire, ride per non piangere <<Che altro?>>
<<Mi ha detto che ha letto la mia lettera, che ha capito che siamo fatti per stare insieme.>>
<<E...? Gli hai detto della nuova regola di Markus, giusto?>>
<<No. Ovvio che non l'ho fatto. Se gli dicessi che Mark ha ideato una regola appositamente per me, sé stesso e Dem, probabilmente non mi lascerebbe andare.>> qual è la regola di Markus? Gli agenti sono liberi di decidere se coinvolgere i partner nella loro vita segreta, a patto da prendersi le proprie responsabilità in caso di qualche "incidente" <<Quello che gli ho detto in realtà è che io non voglio che stia con me perché non potrei sopportare l'idea che si facesse male per colpa mia.>>
<<Al, non puoi vivere per sempre con la paura che le persone ti vengano portate via...>>
<<E non è così? Mamma, papà? Lexie? Sophia...? Non sono fin troppi?>>
<<Hai capito cosa voglio dire, dai...>>
<<Sinceramente no.>> ribatto, sbuffando <<Senti, tu lo sai... sai perfettamente che quello che provo per lui non svanirà tanto facilmente. Non amerò mai nessuno tanto quanto ho amato e amo lui, ma se stare con me lo metterà con un piede più vicino alla morte di quanto non l'abbia già, allora preferisco lasciarlo andare. Preferisco che soffra ora e che vada avanti.>>
<<Ti direi che quello che stai facendo è davvero nobile...>>
<<Se?>>
<<Se solo non fosse la stronzata peggiore che io abbia mai sentito.>> commenta, alzando le braccia <<La Formula 1 lo mette in pericolo, non tu! Quelle che stai trovando tu non sono altro che scuse per non ammettere che hai paura che un giorno o l'altro lui possa rinfacciarti cosa gli hai nascosto, hai paura che lui possa stancarsi delle tue assenze costanti, che possa stancarsi del tuo lavoro... ma questo non succederà mai, perché ti ama! Ti ama, chiaro?>>
<<Me l'ha ripetuto diverse volte.>>
<<Ma proprio non capisci, Al? Soffrirete entrambi peggio, sapendo che vi amate. Non siamo nel 1800, le persone non vengono costrette dalle famiglie ad innamorarsi! Hai il libero arbitrio, Althea.>>
<<Fede...>>
<<No, niente Fede. Come puoi scegliere di fermarti e non andare avanti?>> mi chiede, lasciandomi senza parole.
<<Io...>>
<<Non sai che rispondermi, lo vedi? Non lo sai perché tu preferisci il coraggio. L'hai sempre preferito.>>
<<Non posso lasciare che...>>
<<Non è un bambino, Ally! Non lo è più da tempo! Anche nel momento stesso in cui gli hai spezzato il cuore lui è cresciuto! Voi DOVETE stare insieme, perché non c'è niente di più puro e bello dell'amore che provate per l'altro. Mio Dio Al, hai scritto un intero album su di lui e le tue canzoni sono diventate la colonna sonora del musical di sua sorella. Quei testi sono la dimostrazione che il tuo cuore batte per lui!>>
<<Basta così.>> esclamo, interrompendola e alzandomi in piedi <<Non voglio più sentire un'altra parola.>>
<<Non vuoi sentire le mie motivazioni perché sai che ho ragione! Sai che ho perfettamente ragione, ma sei talmente testarda da preferire sbatterci la testa piuttosto che ammettere l'errore!>> mi grida dietro, mentre mi infilo gli auricolari nelle orecchie per non ascoltare altro.
So perfettamente quanto Federica abbia ragione, però... però anche io ho le mie ragioni.
Esco dalla palestra camuffando il viso e rendendomi irriconoscibile grazie alla sciarpa. Mentre cammino verso casa, rifletto tanto.
La regola di Mark è stata fatta a pennello, come suo primo ordine da nuovo capo. Giusto per potersi vivere il matrimonio con Demetra in santa pace.
Cammino per la strada guardandomi costantemente intorno per cercare almeno un segnale. Da sola non riuscirò mai a decidere cosa fare, ho bisogno che qualcuno mi dia una mano.
Dio, non so, ti sei sempre divertito in questi anni a prenderti gioco di me, questa volta vuoi degnarti di aiutarmi? O preferisci rimanere lì, come sempre, a ridere mentre io soffro?
Scuoto la testa, tirandomi un piccolo schiaffo. Che faccio ora, mi metto anche a parlare con Dio?
Il mio telefono squilla improvvisamente, è Markus. Potrebbe essere un'emergenza, così rispondo immediatamente, anche se con la voglia di lavorare sotto i piedi.
<<Pronto?>>
<<Ah, eccoti! Ciao Ally, senti... Dem mi ha detto se stasera andiamo a festeggiare capodanno tutti e quattro insieme, che te ne pare?>>
<<Okay, per me va bene.>> confermo, annuendo anche se so che non può vedermi <<A che ora?>>
<<Ci troviamo alle otto da noi? Non c'è nessuna babysitter per Lexie e vorrei stare con mia figlia, se per voi non è un problema...>>
<<Assolutamente no!>> esclamo <<Lo sai che la mocciosetta è la mia bambina preferita! Ed io odio i bambini...>>
<<Li odi soltanto quando piangono, ammettilo!>>
<<Forse.>>
<<Forse eh?>>
<<Mi hai chiamato per questo?>> mi fingo infastidita, ridacchiando allo sbuffare di mio fratello <<Anche per dirti se ti va di andare con Dem e Lexie ora a comprare qualcosa per cena. Fede ha già detto che non può.>>
<<Scusa Mark, ci andrei volentieri, ma c'è una cosa che devo fare...>>
<<Oh, non importa! Non ti preoccupare! Allora ci vediamo stasera, tesoro!>>
<<A stasera.>>
Lentamente, comincio ad incamminarmi verso la mia meta.
Il cimitero.
Sono venuta qui tante volte e nemmeno una dalla morte dei miei genitori. Forse non ero pronta, forse non volevo ammettere quanto la mia vita facesse schifo senza di loro. Oggi, però, non ho smesso di pensare a questo posto nemmeno per un secondo.
Sono anni che pago un ragazzo che lavora nella struttura per fare in modo che le lapidi dei miei genitori siano perfette, quindi spero sia così anche oggi.
Acquisto due mazzi di fiori dal fioraio lì vicino e mi faccio strada fino alla mia destinazione. Mi ricordo il tragitto come se il giorno del funerale, l'ultima volta in cui sono stata qui, fosse ieri: è strano dire che sono passati 10 anni, a breve saranno 11.
Mi inginocchio davanti alle pietre in marmo, sentendo immediatamente il mio corpo tremare. Sbatto gli occhi rapidamente. Non voglio piangere, ho versato fin troppe lacrime nella mia vita.
Carezzo le foto con dolcezza, imprimendo di nuovo i ricordi con il fuoco nella mia mente. Deposito i fiori, aggiungendo l'acqua necessaria.
Sospiro, posando gli occhi prima sulla lapide di papà e poi su quella di mamma.
<<Ciao...>> sussurro <<Io... mi dispiace.>> mi interrompo ancora, con un magone in gola che quasi mi impedisce completamente di parlare <<Mi dispiace di non essere mai venuta qui. Mi dispiace di non essermi presa cura delle vostre lapidi. Mi dispiace di non essere mai stata la figlia perfetta... però non mi pento di come ho vissuto la mia vita insieme a voi. Vi ho amato e vi amo da morire e il mio grande errore è stato quello di non dirvi quali erano i miei sentimenti prima che fosse troppo tardi. Mi mancate tantissimo, mamma e papà. Mi mancano i nostri scherzi, mi mancano le nostre risate, e perché no... mi manca anche quando litigavamo e poi facevamo la pace con quelle torte al cioccolato buonissime di mamma! Mi manca quando mi insegnavate come essere un agente migliore, mi mancano i vostri consigli. Mi mancano i vostri sorrisi... mi mancate voi, ecco.>>
Mi blocco, per prendere fiato. Però sento che non ho ancora finito di parlare, così vado avanti, senza inibitori <<Nella lettera che mi hai scritto, mamma, sottointendevi che volevi vedermi felice. Che posso dire al riguardo? Beh... che la mia felicità ora come ora è irrilevante. Lo sapete, non sono mai stata una persona generosa. Se voglio qualcosa, me lo prendo e basta, ma non se so che avere qualcosa mi distruggerà. O se io distruggerò qualcosa. La verità è che ancora non ho capito chi sono. A 26 anni non sono in grado di darmi un limite, di capire dove inizio e dove finisco. L'unica cosa che so è che sono brava in quello che faccio, nel mio, nel nostro lavoro. Ho catturato l'uomo che vi ha uccisi, l'ho portato a processo ed è stato condannato all'ergastolo. Ci sono riuscita, capite? Ho vendicato la vostra morte. E dovrei sentirmi bene, dovrei sentirmi come se questa fosse la cosa più bella del mondo. Però...>>
<<Però non lo è.>> proseguo, mordendomi con forza l'interno guancia e rischiando di sradicarlo <<E sapete perché non lo è? Perché pur di vendicarmi, pur di fermare la mia sete di sangue nei confronti di quell'uomo, ho perso la persona di cui sono innamorata. Vedi, mamma? Avevi ragione anche su questo, prima o poi anche io avrei aperto il mio cuore. Solo non pensavo nella missione più difficile della mia intera vita. E che ho fatto? L'ho mandato via perché ho paura di non riuscire ad essere ciò che si merita: fa strano a dirsi, no? Quante volte mi avete detto che dovevo mostrare di più la vera me? Ed eccoci qui, a questo punto... ah...>> sospiro <<Non so che cosa mi riserverà ancora la vita, non so nulla di cosa passerò... quello che so, però, è che voi sarete sempre con me e non mi abbandonerete mai. Quindi... beh... restatemi accanto più che potete. Per favore...>>
Mi alzo lentamente, espirando e sentendo il peso sopra il cuore svanire. Sorrido, carezzando con la mano le lapidi <<Ciao mamma, ciao papà. Prometto che tornerò a trovarmi presto, vi voglio bene.>>
Mi incammino verso casa, con le braccia coperte di brividi. Nonostante io indossi il giaccone di lana, sento davvero freddo.
Tengo lo sguardo basso, facendo attenzione solo a dove metto i piedi. Non mi interessa nemmeno delle persone che ho accanto.
Non faccio attenzione neppure alle campane del Big Ban, che di solito riescono a rilassarmi, a calmarmi.
Oltrepasso diretta il cancello di casa, a passo spedito. Apro la porta, facendomi strada per il soggiorno. Non vedo l'ora che sia stasera, ho bisogno di passare un po' di tempo con mia nipote, sicuramente mi aiuterà a calmare tutte le mie preoccupazioni.
Mi tolgo il giubbotto, appendendolo all'appendiabiti ed infilandomi al volo gli occhiali.
Sto per andare a prendere i miei vestiti per andare a farmi un bagno caldo e rilassante, quando improvvisamente sento una melodia. La riconosco all'istante, è Perfect Harmony. E proviene dalla mia camera.
Mi ci fiondo, quasi.
<<Che ci fai tu qui?>> chiedo, con un sorriso che spunta involontariamente. La figura di Pierre è lì, davanti a me, così bella e dolce. Non riesco a non guardarlo con amore, oggi.
<<Una volta, una persona mi ha detto di non mollare mai. Quando credevo di aver toccato il fondo, tu mi hai risollevato. Io non so quello che provi per me, ho sbagliato a pretendere di saperlo, ma so perfettamente quello che io provo per te. Semmai non l'avessi capito, ti amo. E... wow, mi ero preparato un discorso perfetto. Cavolo, non mi ricordo nemmeno una parola. Non so, forse è l'emozione. Ma sai cosa? Ti parlerò davvero, perché è quello che volevo che tu avessi fatto con me. Ci ho rimuginato tanto, ma ho capito che è stato giusto così. Chiederti la verità sarebbe stato come chiedermi di rallentare, non si può. Ma ora so tutto, ora so perché l'hai fatto, ora so cos'hai scritto in quella lettera. E ti chiedo perdono per essermi comportato da stronzo, per non aver capito quanto in realtà tu tenessi a me.>>
Apro la bocca per darle fiato, ma nessuna parola riesce ad uscire <<Io... io...>> balbetto, perdendomi nella brillantezza dei suoi occhi <<Io ti amo.>>
Anche lui sembra aver perso improvvisamente la parola. Parola che, però, ritrova subito <<E allora che motivo c'è per non stare insieme? L'altro giorno mi hai detto che non vuoi perdermi, ma mai e poi mai mi perderai, perché in un modo o nell'altro io ritornerò sempre da te. Ci ho provato a trovarmi una ragazza, ad uscire con qualcuno, ma sai cosa finivo sempre a pensare? Perché non è lei? Sempre e solo questo. Perché io voglio te. E preferirei morire ora piuttosto che continuare a vivere un altro giorno senza di te. Tu hai ridato colore alla mia vita, mi hai salvato.>>
Sbatto gli occhi, mordendomi il labbro per non piangere. Il mio tentativo non dura troppo, perché, con uno slancio, mi getto tra le sue braccia, stringendomi a lui.
<<Io non posso prometterti che non ci saranno bugie, non posso prometterti che sarò sempre qui quando avrai bisogno di me, non posso prometterti che sarò la persona che meriti di avere accanto, ma quello che posso dirti è che farò del mio meglio. Non sono perfetta, nessuno lo è, e gli errori che ho fatto io sono imperdonabili in alcuni casi. Però tu... tu hai buttato giù tutte le mie paure e addirittura sei stato in grado di crearne di nuove. Mi hai resa schiava della paura dell'amore, e questa è una cosa che non ti perdonerò mai!>> affermo, scherzando sull'ultima frase e facendolo ridere <<Ma... ma io non vorrei nessun altro tranne te. Mi dispiace per quello che ti ho detto l'altro giorno, ma non ero pronta a capire quello che volevo davvero e vederti lì è stato un forte colpo per me. Pensavo che non ti avrei mai più rivisto, e... ed è evidente che non è stato così! Avevo iniziato ad accettare la cosa, a capire che noi due apparteniamo a due sfere troppo diverse. Poi sei comparso lì. Lo ripeto, io non posso prometterti di essere Christina. Anche perché sarebbe scorretto nei tuoi e nei miei confronti, io non sono lei. Tu hai detto che amerai ME, ma come faccio a sapere che la persona che tu ami sia Althea e non la sua versione alterego?>>
<<Vuoi sapere come so che io amo Althea?>> sorride, chiedendomelo <<Beh, è semplice. Se davvero ad Althea non fosse importato di me, se non ti fossi affezionata, non avresti preso l'elicottero per venire in Belgio da me nel 2019. È stata Althea a prendere la decisione. O sbaglio?>>
<<E tu come...>> mormoro, interrompendomi all'istante per lo stupore <<E tu come fai a sapere che io...>>
<<Devo confessarti che anche Charles sa la verità sul tuo conto. Mi dispiace di non avertelo detto subito, ma avevo bisogno di un amico, ora che Anthoine non c'è più. Ecco, lui me l'ha fatto capire. Sarebbe stato impossibile per te arrivare così presto, prendendo aereo o treno o macchina. Serviva qualcosa di più veloce...>> i suoi occhi luccicano, quasi. "Felici" di sapere che l'ho fatto davvero <<Tu hai affrontato la tua paura più grande per me. Non l'avresti fatto se non ti fosse importato.>>
<<Dovevo proteggerti.>> sussurro <<Dalle ombre del dolore, intendo. Non volevo che prendessero e portassero giù anche te.>>
<<Ma non è solo quello... so che io amo te perché ho accettato e capito il tuo lavoro. Mai e poi mai ti chiederei di rinunciarvi, perché ti rende felice. E la tua felicità è quello che voglio di più.>> mi bisbiglia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chinandosi, sfiorandomi le labbra con le sue <<Ci sono tanti aspetti di te che non conosco, devo ammetterlo, però voglio scoprirli uno ad uno. Io voglio vivere con te, non senza.>>
Gli carezzo la guancia, sorridendogli <<Anch'io voglio stare con te, ma dovrai essere pronto ad accettare che oggi sarò qui e forse domani no. La mia vita è a rischio ogni volta che esco da quella porta, ti sta bene anche questo?>>
<<Devo essere sincero? No, perché non voglio perderti. Ma imparerò a farlo, a patto che tu mi prometta di cercare almeno di tornare.>>
<<Te lo prometto.>> annuisco, sorridendo e sporgendomi, posando le labbra sulla sua guancia. La sua mano stringe la mia <<E un'altra cosa... io so che tu vuoi avere una famiglia e dei marmocchi che corrono e saltano in giro distruggendo qualsiasi cosa trovino, ma non posso prometterti nemmeno questo. Non è per vanto che mi definiscono il miglior agente, il mio corpo serve la patria.>>
<<Vorrà dire che ne adotteremo uno.>> mi posa le mani sul viso, lasciando cadere la fronte contro la mia <<Non farti problematiche, Al. Troveremo soluzioni a tutti i problemi, non è quello il pericolo. Farò tutto il possibile pur di non lasciarti andare di nuovo. Andrò su Marte, se necessario. Va bene?>>
<<Va bene.>> annuisco, sorridendo e aggrappandomi alla sua giacca.
<<Non voglio più separarmi da te.>> dice, con le labbra tra i miei capelli <<Ci ho provato, ma fa male. Io voglio te, più di quanto potrei volere un titolo mondiale!>>
Scoppio a ridere <<Dichiarazioni d'amore by F1 driver.>> scherzo, facendo ridacchiare anche lui <<Comunque sia, anche io voglio te. Staremo insieme...>>
<<Per sempre?>>
<<Può darsi.>> rispondo, ironicamente, abbracciandolo e rimanendogli attaccata. Versione cozza.
Le ore passano senza che io me ne accorga nemmeno, troppo concetrata su Pierre.
Concentrata... a dire il vero non abbiamo fatto niente di speciale, se non starcene spaparanzati sul divano abbracciati a guardare programmi idioti alla televisione.
Potreste definirla una piccola cosa, ma per me è stata bellissima. Non ho realizzato quanto mi fosse mancato in questi anni fino a quando non me lo sono ritrovato a casa. Lui ha cambiato il mio mondo, me l'ha reso colorato di nuovo. Lui... che non voglio lasciare mai più.
Imparerò qualsiasi cosa sia necessaria pur di rimanere al suo fianco, non importa la fatica che mi costerà.
<<Ci vieni stasera con me?>> gli domando, giocherellando con il suo braccialetto argenteo <<Mark e Dem hanno invitato me e Fede a passare Capodanno da loro, mi fai compagnia?>>
<<Non vorrei disturbare...>>
<<Oh, non disturberai sicuramente.>>
<<Come fai a saperlo?>>
<<Ci sono piccoli segreti tra me e Markus che Dem non dovrà mai sapere...>>
<<Vuoi minacciare il tuo migliore amico?>> mi chiede, divertito.
<<No, solamente dargli una mano ad accettare le cose!>> esclamo, ridendo <<No, a parte gli scherzi. Non vedevano l'ora che io ti rivedessi, a dire il vero.>>
<<Devo chiederti una cosa... quando Maddy si è esibita nella première del suo spettacolo a Londra, Demetra era lì? Mi sbaglio? Credo di no. Era camuffata, ma mi ha parlato in spagnolo ad un certo punto. Sono convinto che fosse lei.>>
<<Era lei, infatti.>> annuisco, confermando <<Ci erano stati lasciati una decina di biglietti nella casella postale. Di noi quattro, solo Dem ci è potuta andare. Io ero in Nuova Caledonia, Federica in isolamento in Italia perché aveva preso il Covid e Markus era da poco diventato capo. Dem era la sola.>>
<<Sono contento di averla vista. Mi ha fatto capire che la speranza non era ancora finita.>> sorride, mentre parla <<Comunque, va bene. Vengo anche io stasera.>>
<<Sono felice.>>
<<Anche io, tanto.>>
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