Chapitre 44

📍20 novembre 2019

<<Non ci andrò.>> sentenzio, battendo le mani sul tavolo della scrivania di John <<È fuori discussione. Punto.>>

<<Oh Althea...>> sospira, prendendosi il setto nasale tra le dita <<Ragazza mia, c'è mai una volta che mi dai ascolto?>>

<<Molteplici.>> rispondo, guardandolo un po' male <<Ascoltami, però. Questa volta credo di aver ragione.>>

<<E per quale motivo?>>

<<Fritz è una persona astuta.>> rispondo, semplicemente <<È consapevole della presenza dell'FBI a Rouen, lo sa, ne è certo o non avrebbe mai spedito questo pacco qui. Giusto? Fino a qui mi segui?>> mi interrompo, aspettando la sua risposta. Annuisce <<Bene, ma allora perché non si è firmato PW?>>

<<Perché tanto sa che sappiamo chi è in realtà?>>

<<Esatto.>> schiocco le dita, affermativamente <<Lui sa che noi sappiamo, ma se avesse voluto davvero avvisarci e schernirci si sarebbe firmato PW, e non EF. EF sono le sue vere iniziali...>>

<<Non credo di seguirti, Althea. Di solito almeno un minimo ti vado dietro, stavolta mi sono perso. Spiegati meglio.>>

<<Okay, ti faccio un esempio. Il mio nuovo nome è Chris Robin, ma quello vero è Althea Blythe. Fino a qui è tutto liscio. Se io avessi voluto schernirti perché non sei riuscito ancora a catturarmi, non ti avrei mai scritto come AB perché io so che tu sai chi sono. Firmandomi, al contrario, CR, ti avrei preso più in giro, perché nonostante tu sappia il mio nuovo nome e il mio vero, non sei comunque riuscito ad ottenere niente dalla tua missione. Mi segui ora?>>

<<Mh, più o meno.>> la sua espressione, però, dice il contrario <<Stai cercando di dirmi nel tuo modo contorto che il motivo per cui Ernest Fritz non si firma Paul Wrecker è perché...>>

<<Perché è una trappola.>> concludo la frase per lui <<John, fidati di me.>> sussurro <<Io credo che pretenda soltanto che io mi presenti. Lui non lo farà, magari se ne starà nascosto pronto per spararmi o per fare qualsiasi altra cosa che gli permetta la fuga. Vuole solo sapere chi è l'agente che gli sta dando la caccia. È un modo per scovare la preda, diciamo.>>

<<E se invece non fosse una trappola ma la resa dei conti?>>

<<Oh, allora non mi ascolti, però, capo!>> sbuffo, beccandomi un'alzata degli occhi al cielo da parte sua.

<<Kir, tu lo sai quanto io mi fidi di te.>> mi dice, intrecciando le mani e lasciando alzati a combaciare solo gli indici <<Ma se stavolta ti sbagliassi tu?>>

<<Lo so che è rischioso, capo, ma è proprio per questo che non posso azzardare di presentarmi.>> John mi guarda confuso, così vado avanti a spiegare <<Se avessi ragione io e Fritz riuscisse a scapparmi, mi avrebbe vista in faccia e la sicurezza di Pierre e dei Gasly sarebbe messa a rischio. Ora capisci perché non posso rischiare?>>

<<Neanche con un passamontagna in testa?>>

<<Ma ti hanno eletto capo per quale motivo?>> domando, ironica, retoricamente <<Nessuno a Rouen ha il coraggio di avvicinarsi a lui, nessuno. Se per caso dovesse riuscire a capire chi sono, non potrei proteggere la città e ne uscirebbero dei morti.>>

<<Ma come potrebbe scoprirti, Althea, scusami?>>

<<Potrebbe riconoscere il colore dei miei capelli, per esempio.>> la butto lì <<O il colore e il taglio dei miei occhi. Potrebbe riconoscere qualsiasi dettaglio di me.>>

<<Continuo ad avere dei forti dubbi.>>

<<Prima che avessimo la conferma di quale sia ora il suo viso, sono andata in giro per Rouen come se niente fosse. Poco dopo che sono arrivata lì, Fritz si è reso conto di avere l'FBI alle calcagna. Ed ora, spedisce qui un altro pacco con la scritta "Vediamoci bla bla". Proprio quando io sono partita per Londra. A che ti fa pensare questo?>>

<<Che sappia la tua vera identità?>>

<<No, ma che abbia dei sospetti su di me.>> ribatto <<Ed è per questo motivo che non posso andarci stasera.>>

<<E che farai, allora?>>

<<Se ha dei sospetti, devo fare in modo di dissimularli. Almeno prima del gran finale.>> esclamo, decisa.

<<Che pensi di fare, sentiamo?>> la sua espressione esprime pienamente la sua poca convinzione. Ma stavolta il coltello dalla parte del manico ce l'ho io.

<<Uscirò con Pierre e farò in modo che tutta Rouen ci veda.>>

<<E questo perché...>>

<<Oh capo, stammi dietro!>> mi lamento, scherzosamente <<Sono brava a fingere. Se riuscirò a mostrarmi nemmeno un po' preoccupata, le cose fileranno lisce. Sono sicura che Fritz abbia incaricato qualcuno dei suoi di seguirmi.>>

<<Questo piano mi sa tanto di idiozia, Althea.>>

<<E ti ho anche estromesso una parte!>> gli faccio presente, con un sorriso.

<<Quale? Ti prego, dimmi che non stai progettando di mandarci Felix a posto tuo!>>

<<Oh no, non Felix...>> mormoro, ghignando e assottigliando lo sguardo


La sera è ormai calata e il mio piano sta per mettersi in atto. Il punto centrale si è già realizzato: ho convinto Pierre ad uscire con me, ce ne andremo fuori insieme. Nel mentre, mi assicurerò di capire chi è che mi segue.

Nel frattempo, l'altro punto - quello che mi preoccupava di più - si sta concretizzando pian piano.

E non vedo l'ora di sapere se la mia scala reale batterà quel semplice poker d'assi di Fritz.

<<Hey, Chri, sei pronta?>> Pierre, intanto, fa capolino dalla mia porta, riscuotendomi dai miei pensieri.

<<Sì!>> esclamo, finendo di indossare l'orecchino argenteo. Il medaglione che ci ha regalato Markus brilla al mio collo, non me lo sono più tolta. Nemmeno una volta.

<<Sei bellissima, comunque...>> mi sussurra all'orecchio, lasciandomi un bacio sulla guancia e afferrandomi la mano.

<<Grazie.>> arrossisco, guardandolo e sorridendogli <<Anche tu non sei male!>>

La mia ipocrisia è qualcosa di incredibile, comunque... questo ragazzo sta facendo di tutto per farmi stare bene, ed io lo sto solo usando.

Avevo giurato a me stessa che mi sarei allontanata da lui, per cercare di attutire l'impatto che comporterà l'andare via, ma ora... ora mi ritrovo qui, sfruttandolo solo perché ho bisogno di una scusa per farmi vedere in giro.

Forse aveva ragione Anthoine, quando mi aveva detto che stavo soltanto prendendo Pierre in giro.

E ci crederei anche io a quell'affermazione, se solo non fossi sempre più convinta che la mia anima e la sua siano equivalenti.

Ma sapete cosa? Io penso che vederlo amarmi sarebbe molto più difficile per me che vederlo odiarmi. Se lui si arrabbiasse, se mi odiasse davvero, io prima o poi potrei riuscire a farmene una ragione, potrei riuscire a superarlo... ma così...

E non c'è nemmeno niente che possa fare ormai, perché è troppo tardi per cacciarlo fuori dal mio cuore.

Pierre mi ha detto di aver prenotato un ristorante, ma sinceramente non so quale. Vedremo! La differenza sta nel fatto che la presenza del pilota rende tutto immensamente più bello.

Lui e solo lui è l'eccezione alla monotonia della vita.

Lui e solo lui è il colore che vedono i miei occhi.

Arrivati lì, mi rendo conto di quanto prima si sia espresso letteralmente. Ha letteralmente prenotato un ristorante. L'intera sala è per noi due.

Un tavolo è stato spostato al centro, con delle candele sopra. Alla sinistra del tavolo, un insieme di vetri costituisce la porta d'uscita d'emergenza e le finestre. Perfetto...

<<Wow...>> mi lascio sfuggire, sorpresa. Questo posto è incantevole.

<<Bello, vero? Ho dovuto chiedere qualche favore per riuscire ad avere questo posto solo per noi!>> se ne vanta, ma è giusto così.

<<Stupendo.>> confermo, sospirando e facendo una giravolta.

Posso dire che mi sento in colpa ancora una volta? Posso dirlo o mi linciate? Perché vi giuro che se non lo fate voi, mi lapido da sola.

Questo ragazzo è così tenero, che mi ha persino spostato la sedia per farmi stare comoda.

Sono uscita con tante persone in vita mia, tante... ma, che ci crediate o no, nessuno ha mai fatto questo per me. A voi potrà sembrare stupido, ma per me... ma per me è la cosa più bella che sia mai stata fatta nei miei confronti.

Dopo aver ordinato, rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Tra di noi c'è di nuovo quell'atmosfera imbarazzante.

<<Quando andrai?>> mi domanda, smettendo di stare zitto, ad un certo punto. I suoi occhi traballano, cadendo dai miei fino al mio medaglione. La gioia che si percepiva prima dell'imbarazzo sembra ormai solo un vano ricordo.

<<Tra meno di dieci giorni il mio permesso scadrà.>> mormoro, abbassando lo sguardo e smettendo di giocherellare con il manico della forchetta <<Quindi, credo che non resterò più di qualche altro giorno.>> sorrido amaramente.

<<Quindi perché... perché se già sai che te ne andrai, vuoi comunque essere qui con me? Mi avevi detto che se le cose fossero andate bene, tu avresti provato a rimanere. Dici sempre che ti piace rispettare le promesse, ma stavolta mi sembra che tu stia facendo il contrario.>> le sue parole mi vengono addosso, con la stessa violenza e con lo stesso dolore di una ferita da coltello.

<<Pressuppongo che la tua vera domanda non sia perché sono qui, ma perché non resto. Giusto?>> ipotizzo, piegando lateralmente la testa e guardando Pierre in attesa di una risposta.

Il suo silenzio non fa che confermare ciò che già pensavo.

<<Perché non resto... beh, uno dei motivi già lo sai. Mi manca Londra, mi manca casa mia.>>

<<E gli altri? Quali sono gli altri motivi?>> lo chiede così, con impazienza. Non si è mai rivolto a me in questo modo, MAI. Nemmeno quando c'erano difficoltà tra noi.

<<Hai smesso di farmi domande sui miei segreti tanto tempo fa, lo ricordi? Ti sei fidato di me... cosa ti ha riportato a galla questi dubbi?>> domando, ignorando la sua frase.

<<Non hai mai insistito così tanto per uscire con me.>> sentenzia, rapidamente <<Tu non insisti. Qualche volta sei violenta, sì, ma non insisti. Perché?>>

<<Ti è così difficile credere che io voglia soltanto immagazzinare dei ricordi con te? Eh? Ti è mai passato anche solo per l'anticamera del cervello il pensiero che magari tu mi piaccia veramente? Che magari io volessi soltanto uscire con la persona che mi piace?>> alzo le spalle, muovendo la testa mentre parlo.

Il suo sguardo passa da finto duro agli occhi da cucciolo smarrito.

<<Dovevi soltanto dirmelo...>> mormora, abbassando la testa.

<<Avrebbe fatto la differenza?>> chiedo <<Avrebbe fatto DAVVERO la differenza? Ti serve sapere che mi piaci per uscire con me? Per nessun altro motivo?!>>

Sbatto le mani sul tavolo, proprio come ho fatto con John questa mattina. Dev'essere proprio una mia mani questa, a quanto pare...

Ho notato già da diversi minuti la persona nascosta dietro le piante a spiarci. Ciò significa che avevo ragione e che Fritz sospetta davvero di me.

Controllo di sfuggita l'orologio al mio polso, è ancora presto per l'incontro. Se andassi via ora, potrei ancora risultare nella lista dei sospetti.

<<Volevo dire, avresti dovuto dirmi prima quello che provi per me. Non a pochi giorni dal nostro arrivederci. Tu pensi sia difficile solo per te, non è così!>> dichiara, alzandosi e venendo verso di me.

Mi poggia le mani sul viso, inginocchiandosi e abbassandosi. Mi bacia, ma stavolta è diverso da tutte le altre volte. Stavolta è come se volesse dirmi qualcosa...

Un cameriere bussa alla porta che dà sulla sala e noi ci separiamo di scatto.

Pierre se ne torna al suo posto, ma con un sorriso.

La cena prosegue bene, senza davvero nessun altro intoppo. Probabilmente il suo dubbio era che io non fossi qui perché mi piace... ed in parte, purtroppo, è così.

Sono costretta a cedere la parte migliore di me quando lavoro, ma se questo servirà a catturare l'assassino dei miei genitori, sono disposta a rinunciare anche a tutto ciò che ho guadagnato stando qui.


| Pierre |

Dopo quella sorta di discussione che abbiamo avuto, le cose tra me e Chris sono cambiate di nuovo.

Questa volta credo che sia la volta buona per dirle tutto quello che ho sempre sognato di dirle, fin dal primo momento in cui l'ho vista.

Voglio dirle che io... che anche io sono follemente innamorato di lei.

Io vado a pagare il conto, mentre lei si dilegua un attimo in bagno. Ritorna soltanto un paio di minuti dopo, ma sembra... accaldata? Ha fatto a pugni nel gabinetto? Quasi mi viene da ridere. Perché Chris ne sarebbe pienamente capace!

Usciti dal ristorante, quella sensazione di essere osservato che avevo avuto per tutta la serata è magicamente sparita. Che c'entri Chris? No, dai. Se ci avessero spiato, lei se ne sarebbe accorta subito!

La cosa non mi convince affatto.

E soprattutto l'espressione rigida che l'inglese ha tenuto dal momento in cui abbiamo varcato la soglia del ristorante non mi convince. Sembra nervosa per qualcosa.

Non voglio dubitare di nuovo di lei, però...

Però sento che quello che stavolta la preoccupa è ancora più grave del solito.

Le afferro la mano, mentre saliamo in macchina per tornare a casa.

Durante il tragitto di ritorno, lei se ne sta sempre al cellulare. Non riesco a leggere niente della miriade di messaggi che riceve, però la situazione non mi sembra calma come al solito.

Con una scusa, si defila e si va a chiudere in camera.

Ma è palese che stia nascondendo qualcosa. E stavolta scoprirò di cosa si tratta, quant'è vero che Anthoine era il mio migliore amico.

Aspetto paziente il rumore della finestra che si apre. E, quando succede, mi precipito in camera di Chris. La porta, però, è chiusa a chiave.

L'ho vista aprire serrature molto più difficili un paio di volte, come quando Maddy è rimasta fuori casa. Ormai so come fare: rubo dal bauletto di mia mamma una forcina per capelli e riesco ad aprire la porta piuttosto facilmente.

Una volta dentro, si nota bene il casino. Le tende svolazzano a causa del vento. Quasi non si vede niente! Con la torcia del telefono - che fa più scena - curioso in giro.

Dopo aver cercato in giro, faccio erroneamente cadere il quadretto con la nostra foto. Lo raccolgo, quando mi accorgo di una piccola schedina attaccata dietro. La raccolgo, staccandola e stringendola nel pugno.

Questo risolverà i miei problemi. Questa contiene la risposta ai miei dilemmi, ne sono certo.

Prima di cercare qualsiasi altra cosa, recupero il computer di Chris, aprendolo e infilandoci la schedina.

Si apre una cartella strana.

All'interno c'è un solo file, rinominato "Ernest Fritz". Lo apro, per capire.

Le foto dell'uomo che Chris voleva seguire tanto tempo fa, poco dopo il suo arrivo a Rouen, riempiono quasi completamente le pagine di questo documento.

Paul Wrecker, è il nome che troneggia di più.

Continuo a leggere, e più lo faccio e più mi sembra tutto chiaro.

Solo alla fine capisco davvero, però.

Quando in fondo al documento c'è, sotto la voce firma, una sigla. AB in un corsivo perfetto. AB, non CR.

Chiudo il portatile, lasciandolo sul letto.

In preda ad un attacco nervoso, comincio a buttare fuori dall'armadio i suoi vestiti. È lì che trovo ciò che stavo cercando, è lì che capisco che lei, in tutto questo tempo, non è mai stata sincera con me.

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