Chapitre 32
📍31 agosto 2019
<<Ti ho detto di concentrarti sulle gara di domani, maledizione!>> sbotto al telefono <<Non pensare ad un video idiota!>>
<<Non mi va bene questo, però!>> dice in risposta Pierre, velocizzando il modo di parlare e rendendo per me sempre più difficile il capire le parole <<Voglio dire, un giorno passiamo la notte insieme e il giorno dopo ridi con Daniel!>>
<<È un mio amico! Okay? Siamo amici.>> sbuffo. Nemmeno fossimo fidanzati, insomma!
<<Perché non ti entra in testa che mi dà fastidio?!>> dichiara, e me lo immagino gesticolare mentre cammina per il corridoio.
<<Perché io e te non stiamo insieme e non è necessario che tu ti metta a fare il geloso?!>> replico, infastidita <<E poi, l'ho abbracciato! Se anche fosse, non ho fatto niente di male!>>
<<Guarda che puoi anche baciartelo, se vuoi.>>
<<Ah, non ti dava fastidio?>> controbatto, puntando i piedi e fermandomi.
<<Fa come ti pare.>>
<<Certo che faccio come mi pare! Nessuno, NESSUNO, può permettersi di dirmi cosa fare!>>
<<Mh.>> ride, ironicamente <<Ora non fare la santarellina, però. Perché ti ricordo che non ti chiami Vergine Maria.>>
<<Ah!>> affermo, offesa <<Ed io ti ricordo, invece, del tuo amorevole bacio con Julie. Però la colpa è mia eh, indubbiamente.>>
<<Prima cosa, mi ha baciato lei. Seconda cosa, ora non cambiare argomento!>>
<<Non sto cambiando argomento, anzi! È esattamente lo stesso, solo visto dal mio punto!>> rispondo, inacidita <<Tu puoi fare quello che vuoi ed io no? Beh, scordatelo!>>
<<Stai girando la frittata!>>
<<Ti ricordo che sei tu che mi hai telefonato per starnazzare come una gallina sul perché io abbia abbracciato Daniel! Anche se non sono affari tuoi, te lo dico ugualmente: l'ho abbracciato perché mi ha fatto un regalo ed è stato davvero carino. Non volevo sembrare scortese!>>
<<Oh, tesoooro!>> lo dice esattamente così, per prendermi in giro <<Com'è che con me, invece, ti diverti proprio a fare la stronza?!>>
<<Non lo so, tesoro, magari sarà il vedere la tua faccia che mi provoca questa reazione. Ancora devo capirlo!>> uso lo stesso tono della sua precedente battuta.
<<Vedi? Questo a lui non l'avresti mai detto. Sei falsa!>>
<<Ora non cominciare con le offese, Gasly.>> affermo <<Perché non ho assolutamente intenzione di farmi insultare da te. Dovresti concentrarti sulla tua gara di DOMANI ed invece sei al telefono a perdere tempo!>>
<<Perdere tempo, eh?>>
<<Sì, perdere tempo. Perché questa non è assolutamente una conversazione produttiva!>> dico, appoggiandomi con la mano all'albero di fianco a me <<E comunque... quello a lui non l'avrei mai detto perché non ce ne sarebbe bisogno. Sa perfettamente di non poter essere più di un amico per me, sa che non lo vedrò mai nel modo in cui lui spera. E le cose non cambieranno! E poi... ah, e poi ci sei tu, che ti comporti da perfetto idiota!>>
<<Adesso sei tu che insulti me, a quanto pare.>>
<<Ti sto insultando per spingerti ad andare ad allenarti e concentrarti sulla tua cazzo di gara di domani. Perché, ti avverto, se ti succede qualcosa perché non ti sei allenato o preparato, giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani! Ora vattene a fare qualcosa di produttivo e vedi di non telefonarmi MAI più fino a domani! Ciao!>> attacco la telefonata. Così. Diretta. In faccia a lui.
Ora mi tocca combattere anche con un Pierre geloso? Non mi bastava tutto quello che ho già?
A quanto pare, quando Maddy l'ha chiamato per parlare un po' con lui dopo le qualifiche, quell'idiota ha visto me e Dani abbracciarci e ha dato di matto. Ma io dico, ma si può? Fino ad un certo punto, essere gelosi ci sta. Ma così è esagerato.
Torno in casa, con i nervi a fior di pelle.
<<Che succede?>> mi domanda Will, notando il mio quiete stato d'animo <<Dobbiamo scappare oppure...>>
<<Succede...>> mi interrompo, per indicarlo con il dito <<Che tuo fratello è un demente!>> esclamo, dirigendomi alle scale <<Un vero, vero demente!>>
<<Che ha fatto ora?>>
<<È geloso! È geloso e si comporta come un bambino! Quel deficiente!>>
Mi chiudo in camera, cercando di sbollire l'agitazione. Attaccato il cuscino con lo scotch di carta al muro, comincio a prenderlo a pugni, come se stessi facendo boxe.
Dopo circa duecentoventi pugni, uno più uno meno, riesco finalmente a pensare come una persona normale e non come un'assatanata.
Mi siedo sopra il letto, staccando piano lo scotch e appallottolandolo.
La mia testa in questi giorni è piena di pensieri. Prima ci si mette Pierre, con le sue stupide gelosie, poi anche Federica e Demetra decidono di darci dentro e cominciano a dirmi quanto sarebbe bello se avessi un figlio che le chiamerebbe zie.
Non avrò mai il tempo per dei figli... mi piacerebbe averne uno, ma il mio corpo è nato per servire l'FBI. Non per fare da incubatrice.
A volte è successo che mi immaginassi come sarebbe stata un'altra vita. Ma so che non sarei felice.
La mia vita è questa: con tutte le sofferenze, i lutti, le risate, gli amici...
Recupero il telefono, aprendo Whatsapp e scorrendo fino al contatto di Pierre. Vorrei cominciare a digitare parole di scuse, ma dalle mie dita non esce niente di produttivo. Niente di veramente soddisfacente.
Forse la mia esistenza, però, mi piacerebbe di più se potessi avere seriamente Pierre al mio fianco. Sono consapevole del fatto che non sia possibile, quindi mi accontento.
Sospiro, bloccando il cellulare senza aver mandato niente.
Esco dalla stanza, scendendo le scale e sentendo dei singhiozzi forti. Corro dai Gasly, trovandoli in lacrime davanti alla televisione. Maddy abbraccia lo schermo, mentre Will e Philippe tremano. Alex, Jean-Jacques e Pascale piangono immobili.
Da quello che riesco a vedere c'è bandiera rossa. Ma che diamine sta...
<<Cos'è successo?>> mi azzardo a chiedere, spostando lo sguardo da un Gasly all'altro. Nessuno, tuttavia, mi risponde.
<<Ragazzi, che è successo?!>> ripeto, preoccupata. Il mio telefono suona, è l'applicazione di SkySport.
Grave incidente per un pilota di F2, recita il titolo. Faccio per aprirlo e leggere, ma vengo fermata.
Madylin si è aggrappata con forza alle mie spalle. Il mio telefono cade per terra, mentre io la guardo.
<<Devi...>> comincia a dire, singhiozzando <<Devi... devi andare...>>
<<Cosa? Dove? Perché?>> chiedo, confusa. Solo poi una lampadina si accende nella mia testa <<Oh mio Dio!>> esclamo, arretrando. Mi porto una mano alla bocca, con gli occhi involontariamente lucidi. No, non può essere vero...
Corro in camera di fretta, tirando fuori dall'armadio il borsone. Ci infilo dentro qualche vestito alla rinfusa, nascondo il badge nella tasca dei miei jeans. Le altre armi sono tutte al sicuro. Prendo il telefono e tutte le altre cose che potrebbero servirmi.
Con il borsone in spalla, ritorno dai Gasly <<Vado.>> dico, soltanto.
<<Chris, aspetta...>> mi richiama Alex.
<<Che c'è?>>
<<Non lasciare che si distrugga, per favore.>> mi supplica con gli occhi. Annuisco.
<<Non lo permetterò mai.>> sentenzio <<E voi, voi state attenti.>>
Sto per saltare in macchina, ma so che ci metterei troppo. Se non ricordo male, sono circa 5 ore di guida. Arriverò che sarà notte fonda.
Salto al volante, guidando fino a poco fuori Rouen.
Afferro il telefono.
<<Kir, pronto? Succede qualcosa?>>
<<John, devo chiederti un favore.>> mormoro <<Ti prego.>>
<<Che ti serve?>>
<<Un trasporto in elicottero da Rouen fino al Circuito in Belgio.>> lo informo, con decisione.
<<Kir...>> oh no, quando fa così...
<<So cosa sta pensando, capo... ed è quello che sto pensando anch'io. Muoio di paura all'idea di dover salire di nuovo sull'elicottero, sono terrorizzata... ma Pierre ha bisogno di me ed io non lo lascerò da solo. Per favore allora, John. Mi hai sempre detto di dovere un favore alla mia famiglia, per cui... fallo per Mitch e Emily Blythe.>> tento di convincerlo, incrocio le dita.
<<Dà mezz'ora a quell'elicottero e sarà lì da te.>>
<<Grazie John...>> sorrido, pur consapevole che non possa vedermi <<Grazie davvero.>>
Aspetto impaziente l'arrivo dell'elicottero, mentre continuo a torturarmi il labbro e il bordo della maglietta. Mi sfrego le mani.
Quando questo atterra nel campo davanti a me, mi assicuro che nessuno ci stia guardando.
<<Tu...>> comando ad uno dei tre agenti lì <<Prendi le chiavi della mia macchina e portala dove nessuno a Rouen possa trovarla. Noi andiamo in Belgio.>>
<<Ma Kir...>>
<<Silenzio!>> esclamo <<Vedete di non dire nemmeno una parola, o al capo non piacerà una mia lamentela.>>
<<Sissignora.>>
<<E vedete di non far precipitare questo coso.>> mormoro, prima di salire dentro. L'aria mi manca. Ma so che ho degli angeli custodi che non permetteranno niente.
<<Perché dovremmo?>> sento chiedere ad uno dei due rimasti sottovoce. Accompagnato da una risatina. A quanto pare non è a conoscenza della mia bellissima esperienza. L'altro gli tira una gomitata, quando si accorge che ho sentito.
<<Mai sentito parlare di Lexie Grey?>>
Dopo poco più circa un'ora e mezza, atterriamo in una cittadina vicino Liegi. Mi hanno potuta lasciare solo lì, perché c'è una base. Da questo momento in poi, devo arrangiarmi.
Chiamo un Taxi, facendomi portare al Circuito il più velocemente possibile.
Entrata in hotel, raggiungo la reception.
<<Il numero di stanza di Pierre Gasly, presto.>> esclamo, piantando gli occhi in quelli della ragazza seduta lì davanti a me, separate solo da un vetro.
<<Non possiamo darlo. Il pilota non vuole essere disturbato.>>
<<Sono la sua fidanzata.>> insisto. Devo assolutamente andare da lui.
<<Sa quante ragazze ci hanno detto la stessa cosa? No? Tante! Se ne vada, signorina, è meglio.>> mi consiglia. Oh tesoro, non sai con chi hai a che fare.
Estraggo il badge, aprendolo e coprendomi con il corpo. Non appena vede il distintivo impallidisce d diventa bianca come un cencio <<Ora mi fa entrare o vuole ancora impedirmelo?>>
<<La 208 al secondo piano.>> mormora, deglutendo pian piano.
<<Grazie per la collaborazione.>> sorrido zuccherosa <<Ah, e io e lei non ci siamo mai viste. Questo è chiaro?>> non appena annuisce, mi precipito per le scale.
Ho corso talmente veloce che sono costretta a prendere fiato davanti alla sua porta. Mi appoggio allo stipite con la mano, abbassandomi. Busso, ma non ricevo risposta. O non è lì o non aprire è un suo terribile vizio.
Poi qualche istante dopo, due figure - una accanto all'altra - compaiono nel corridoio. Un con la maglia rossa, l'altro con quella blu. Volto la testa, tirandomi su.
Il primo citato è l'unico dei due ad accorgersi di me, e così appoggia la mano sulla spalla del compagno, indicandomi.
Solo allora Pierre alza lo sguardo.
Lascio il borsone a terra, correndo verso di lui. Gli butto le braccia al collo, stringendolo. All'inizio è stupito, confuso, ma poi ricambia. Si è aggrappato a me quasi con violenza.
Solo dopo qualche minuto, mi lascia andare.
Mi volto verso l'altro ragazzo <<Tu devi essere Charles, giusto? Io sono Christina, ma puoi chiamarmi Chris.>>
<<Sì, sono io.>> mi rivolge un piccolo sorriso, lievemente accennato. Mi sa che anche lui era un grande amico di Anthoine. A giudicare dalla sua espressione, è così <<Speravo di incontrarti in un'altra occasione...>>
<<Già.>> confermo, sospirando <<Tocca sempre ai migliori.>>
<<Come ti capisco...>> sussurra Charles <<Sarà con Jules, almeno.>>
<<Jules? Jules Bianchi?>> domando, osservando i due ragazzi annuire <<Lo conoscevi, Charles?>>
<<Era come un fratello per me.>> mi spiega, lasciandomi a bocca aperta <<E Pierre anche lo conosceva, erano amici.>>
Pierre non ha detto una parola. Nemmeno una. Se ne sta lì con gli occhi gonfi e rossi e un viso spossato e scavato. Non è lui. Non è la persona di cui sono innamorata.
<<Vi lascio soli...>> dice poi Charles, sfregando una mano sulla spalla dell'amico e posandone una sulla mia. Poi si sporge, avvicinandosi al mio orecchio <<Aiutalo, per favore.>>
<<Certo.>> rispondo <<Vuoi rimanere con noi?>>
<<No, tranquilla...>>
<<Vieni a bussare.>> bisbiglio, prima di portare Pierre con me <<A qualunque ora.>>
Faccio per chinarmi a prendere il borsone, ma il francese è più veloce. Entriamo insieme, e ci sediamo sul letto.
Finalmente, Pierre apre bocca <<Non pensavo saresti venuta...>>
<<So che abbiamo litigato, e che ti ho detto di non darmi fastidio, ma MAI E POI MAI ti avrei lasciato da solo in questo momento.>> affermo, stringendomi al suo braccio. Lui posa la testa sopra la mia <<So come stai. So che ti senti come se non respirassi. So che ti penti di non aver dimostrato affetto quando potevi, ma... ma hai fatto tutto quello che potevi e dovevi fare.>>
Allunga una mano, portandola sulla mia guancia <<Sono contento che tu sia qui con me.>>
<<Te l'ho detto... Anthoine era per te quello che Lexie era per me.>> dichiaro <<Il dolore non passa. Il dolore ti stringe ogni volta sempre di più il cuore, ti costringe a ricordare ciò che vorresti dimenticare e solo per non soffrire... non farlo. Non tentare di ricacciare giù la sofferenza, è quella che ti rende forte.>>
Pierre accenna un sorriso, sporgendosi e posando le labbra sulla mia guancia <<Come sta la mia famiglia? Non ho avuto il coraggio di chiamare, sono stato con Charles tutto il tempo.>>
<<Erano a pezzi... ma sinceramente ho pensato più a correre qui...>> confesso <<Se vuoi, li chiamo i...>> mi interrompe, baciandomi seriamente. Mi avvolge completamente tra le sue braccia, non posso dire né fare niente.
<<Perché anche questa?>> domanda, con la voce spezzata. Il cuore mi ha fatto crack: non sopporto vederlo in queste condizioni. Mi distrugge.
<<Perché la vita è ingiusta, Pierre.>> rispondo, sinceramente <<Perché più tu sai di avere bisogno di qualcuno, più la vita fa di tutto per portartelo via. E non importa quanto supplichi, quanto piangi, quanto preghi Dio di restituirti chi hai perso, quella persona non tornerà mai indietro.>>
E quando il pilota si lascia andare e scoppia a singhiozzare, nemmeno io riesco a trattenermi. Piango. Piango veramente. Poche volte l'ho fatto per sfogarmi.
Mi alzo per dirigermi al balcone, per prendere un po' d'aria. Mi sento mancare.
Respiro profondamente.
Quando Anthoine ha detto che si sarebbe portato il mio segreto nella tomba, non pensavo che intendesse veramente questo. Probabilmente non lo intendeva. Proprio no.
Non eri una cattiva persona, Anthoine... non te lo meritavi.
Se vi incontrerete, sono certa che Lexie sarà una buona guida per te. Lei ti aiuterà.
Anche se avrei preferito un vostro non incontro.
Avevate entrambi tanto da vivere.
Non è così che le vostre vite dovevano andare.
Torno dentro da Pierre, che si è rannicchiato come un bambino, con le ginocchia tra le braccia. Mi siedo dietro di lui, tirandomelo indietro e costringendolo a poggiarsi a me.
Lo vedo chiudere gli occhi, con qualche lacrima che cade sopra i miei vestiti. Si sistema, lasciando la testa sulla mia spalla.
<<Ci sono tante cose che avrei voluto dirgli...>> parla lui, spostando la mano e intrecciandola alla mia <<Tante, tantissime cose... e non ne ho detta nemmeno una.>>
<<Lo so...>>
<<Come sei andata avanti? Non ti chiedo dei tuoi genitori, perché so che il dolore è diverso, ma... quando è morta Lexie.>>
<<Ci ho messo molto tempo a riprendermi veramente. All'inizio, ero terrorizzata. Tu mi conosci, sai che non ho mai paura e quella volta ce ne avevo tanta. Avevo paura di chiudere gli occhi per addormentarmi e sognare di nuovo l'incidente. Poi c'è stato Markus. Avevo promesso a Lexie che avrei salvato Markus, che lo avrei protetto, e l'ho reso la mia ancora. Per tirare su lui, per non lasciarlo, ho accantonato tutta la mia sofferenza.>> gli spiego <<Ma il dolore è soggettivo. Non tutti guariscono allo stesso modo. Io dovevo risollevarmi per Markus, o non avrei mai sopportato la morte di mia sorella. Tu... tu, invece, devi riuscirci da solo. Ti do un consiglio che non dovrai mai dimenticare: ogni volta che ti torneranno ricordi insieme, usali, sfruttali. Aggrappati a quelli. Perché dimenticare non è la soluzione.>> parlo più a bassa voce, con lui ancora tra le mie braccia.
<<Ora capisco cosa intendevi quando hai detto che non c'è niente di più doloroso di perdere qualcuno che si ama.>>
<<Non completamente, ma prima o poi passerà. All'inizio farà male e poi, con il tempo, lo rivedrai nei vostri ricordi e sorriderai. Niente più lacrime. Io non ho davvero superato la sua morte, ma ci ho fatto l'abitudine.>>
<<Gli volevo bene.>>
<<Lo so.>>
<<Era il mio migliore amico.>>
<<Lo so.>>
<<Ci conoscevamo da secoli.>>
<<So anche questo.>>
Nessuno dei due osa più dire altro riguardo ad Anthoine, ferita ancora troppo aperta. Lentamente, riesco a far spostare Pierre sotto le coperte. Deve riposare un po'. O domani non riuscirà a gareggiare.
Non dormirà, lo so. Continuerà a rivedere il suo migliore amico. Ma deve almeno provarci...
Aspetto lì fin quando non cade in dormiveglia, allora ne approfitto per uscire. Vado a fare due passi lì intorno, mentre prendo il telefono.
Chiamo Markus.
<<Hey bella, che succede?>>
<<Il migliore amico di Pierre è morto.>> dico subito <<E l'incidente è stato orribile.>>
<<E ti ha ricordato...>>
<<Lexie.>> mormoro <<Sì. In lui rivedo me stessa quando le notti piangevamo. Te lo ricordi, Mark, il periodo in psichiatria? Quelle domande orribili, per ricordarci del trauma, per farcelo affrontare...>>
<<Come potrei dimenticarle? Quelle domande mi hanno spezzato più di quanto potessi immaginare...>>
<<Non farò così. Io non sarò quella stronza della psicologa che ci ha analizzati, io mi prenderò cura di lui. Lo aiuterò.>>
<<Ho il vago presentimento che tu non stia facendo questo solo perché ti ricorda te dopo la morte di nostra sorella...>> mi dice Mark, lo sento sorridere <<Non è così?>>
<<Un po' anche per quello, sì, ma... ma so che significa perdere chi si ama, so quant'è dura tornare a spiccare il volo e non glielo lascerò fare da solo. Non permetterò che si ferisca più di così.>>
<<Mh...>>
<<Perché ridi ora?>>
<<Perché sei proprio innamorata persa di lui, Althea. Completamente.>> risponde, mentre io percepisco già il sangue fluire nelle mie guance e renderle rosse peperone.
<<Mentirei se ti dicessi di no, Markus...>> sussurro.
<<E diglielo, no? Non pensi che lo...>>
<<Ho preso l'elicottero.>> lo interrompo, sganciando la mia bomba.
<<COSA?!>>
<<Per venire qui, ho chiesto a John. Ho preso l'elicottero...>>
<<Oh... e come...>>
<<Terrificante.>> le mie risposte ormai sono solo di poche sillabe praticamente <<Ad ogni piccolo spostamento anomalo sentivo il desiderio incessante di uscire da lì, ho trattenuto il fiato ogni secondo. Ho ancora paura... speravo di superarla, ma ho ancora paura.>>
<<Dopo quello che ci è successo, è un miracolo, Althea. Dovresti essere fiera di te.>>
<<Fiera? Perché continuo a farmela sotto? Perché per tutto il tempo ho sperato che Lexie mi proteggesse?>>
<<Perché hai affrontato la tua paura. Sapevi di non riuscire a farlo, sapevi che sarebbe stato doloroso e orribile, ma l'hai fatto per lui. Perché lo ami. E questo ti ha spinto ad affrontare la tua paura più grande. Sei andata da lui, lasciando indietro l'incidente. Sei andata avanti, Althea. E sono fiero di te.>>
Stavolta sorrido io <<Ti voglio tanto bene, Mark. Lo sai?>>
<<Sì, certo che lo so. E te ne voglio tanto anche io. Per qualsiasi cosa chiamami, okay? Ora torna da Pierre.>>
<<Ciao darling...>> attacco il telefono, portandomelo al cuore.
Mark ha ragione.
Sono andata avanti.
Alzo lo sguardo al cielo <<Siete fieri anche voi, mamma e papà?>> domando sottovoce <<E tu Lex? E Sophia?>>
Sospiro ancora. Tornando dentro.
Mi sdraio accanto a Pierre, intrecciando la mano alla sua. Lo guardo per qualche secondo, osservando i lineamenti perfetti del suo viso.
<<Non sei da solo...>> gli mormoro <<Ci sono io con te.>>
Chiudo gli occhi, facendo per cercare di dormire.
<<Lo so.>>
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