Chapitre 24
📍14 giugno 2019
Sbuffo, facendo ridere Felix. Siamo seduti io sopra il mio letto e lui per terra. Stiamo cercando di avere una conversazione normale, ma c'è il nuovo gruppo di Madylin che sta suonando.
Incredibile, vero?
Dopo il grande successo della sua (MIA) canzone allo spettacolo, la ragazzina ha deciso di metter su una band. Ma sapete qual è la cosa emozionante? Che non riescono a comporre nemmeno due battute.
Pare proprio vero che esista il karma.
<<Al, c'è una cosa che devo dirti.>> mi parla Felix, mentre giocherella nervosamente con le dita.
<<Va tutto bene? C'è qualcosa che non va?>> gli chiedo, tornando a prestare attenzione solamente a lui.
<<Volevo... io... voglio entrare nell'FBI.>> me lo dice improvvisamente, ed io rimango stupita. Lo guardo sbattendo le ciglia. Non so che cosa dirgli.
<<W-wow...>> balbetto <<Davvero?>>
<<Sì, è da anni che lo desidero. Da quando ti ho conosciuta la prima volta, da quando tu e Fede mi avete salvato la vita.>> conferma e abbassa la testa <<So di non potercela fare, ma io...>>
<<Hey, aspetta!>> affermo, posandogli una mano sopra la spalla <<Non ho detto che non puoi farcela. Ma sei davvero determinato?>>
<<Sì! Io non voglio essere debole!>>
<<Non sei debole, non importa se sei o no un agente. Non sei debole, punto. Se vuoi diventare un agente per dimostrare questo, ascoltami, lascia perdere! Devi avere il fuoco, devi essere tu ad infuocare la miccia.>> gli dico, parlandogli sinceramente <<E tu... tu ce l'hai questa miccia?>>
<<Sì, sì. Ce l'ho.>>
<<E quindi, perché mi stai dicendo questo?>>
<<Perché ti sto chiedendo aiuto, Agente Blythe, per favore. Aiutami a diventare un agente.>> mi supplica, quasi, mentre parla.
Io allora annuisco, tendendogli la mano, che lui afferra <<Certo che ti aiuto!>>
<<Grazie, grazie di cuore.>>
<<Però ci sono alcuni requisiti fondamentali. Fino a quando non hanno reclutato me e Federica ufficialmente c'era il limite d'età, bisognava aver compiuto 28 anni. Noi ne avevamo 17. C'è bisogno di una laurea, di una patente, di una fedina penale pulita.>> comincio ad elencare, contando i punti con le dita.
<<Una laurea? E tu come hai fatto? Cioè, insomma, tu hai una laurea?>>
<<Non ce l'avevo quando sono diventata Kir, non avevo nemmeno il diploma, a dire il vero. Però avevo studiato tutti i testi universitari già dai miei 14 anni. Non ho faticato a fare tanti esami in un colpo solo.>> gli spiego <<Ma tu non sei me, non sei nato con dei genitori agenti. Quindi dovrai faticare. Ma mi hai detto di essere disposto a farlo, quindi io sarò disposta ad allenare te.>>
<<Grazie, Ally.>>
<<E sei fortunato che io ti voglia bene, nessuno, tranne Fede, Demetra e Markus, può chiamarmi Ally!>> scherzo, facendolo anche sorridere <<Dobbiamo iniziare con delle preparazioni atletiche. Fin da ora.>>
<<Da... ora?>>
<<Sì, Felix, sì. Poi ci occuperemo della tua laurea, oltre che del tuo diploma.>> annuisco, scattando in piedi <<Ora forza, vatti a cambiare! Ti aspetto fuori tra cinque minuti.>> detto questo, spedisco il ragazzo fuori.
Mi cambio la maglia, infilandomene una che lascia scoperta una parte del bacino. Cambio i jeans, sostituendoli con dei leggings e mi allaccio le scarpe da ginnastica. Mi lego i capelli in una coda alta e salto giù dalla finestra, atterrando bene come al solito.
Ho preso con me il cronometro che ho appeso al portachiavi della mia casa a Londra e un taccuino su cui appuntare varie cose.
Felix mi raggiunge qualche minuto dopo.
<<Da questo momento fino alla fine dell'allenamento, io e te non siamo amici, non ci vogliamo bene e soprattutto io non ho pietà di te. Sei d'accordo?>> gli domando, allungando la mano per siglare un altro patto.
<<Non disintegrarmi, per favore!>> mi prega <<Non almeno al primo allenamento.>>
Incomincio con il fargli vedere un po' di esercizi di stretching, che eseguiamo simultaneamente. Fare allenamento non farà del male neanche a me.
Dopo venti minuti, cominciamo con le prime difficoltà.
<<Forza! Via con gli squat!>> ne faccio un po' anche io, mentre noto il suo respiro affannarsi sempre di più. Il mio, invece, è rimasto regolare, senza nemmeno un po' di fatica.
Gli concedo di riprendere fiato con il recupero, mandandolo a fare una corretta breve.
Quando torna e ha bevuto dell'acqua, gli faccio fare dei crunch inversi. Anche questa volta gli do una dimostrazione.
Intanto, mi segno su cosa farlo ben lavorare.
Ha bisogno di imparare a controllare il respiro. Devo insegnargli varie tecniche di respirazione e questo impiegherà un po' di tempo.
Però ho promesso di aiutarlo ed è quello che farò.
<<Ora che faccio?>>
<<Adesso...>> ci penso qualche istante <<Adesso diamo una prima infarinata alle arti marziali. Dimmi, quanto sei stanco?>>
<<Un po'...>>
<<Bene, non importa. Devi riuscire a recuperare in fretta, questo è un requisito fondamentale.>> lo informo <<All'FBI non si accettano perdite di tempo.>> questo, però, lo dico a bassa voce, avvicinandomi a lui.
Gli spiego le posizioni basi del Karate, facendolo esercitare all'inizio con questo.
Ormai è un'ora e mezza buona che ci alleniamo, anche io comincio a sentire un po' di fatica. Soprattutto, percepisco qualche fastidio alla mia gamba.
<<La prima cosa da imparare è la difesa. Quindi, Felix, difenditi.>> affermo, cominciando ad attaccarlo ripetutamente.
Ammetto forse di star andando troppo veloce con lui, ma questo è l'unico modo per prepararlo fisicamente.
Riesce a bloccarmi un piede, ma lo atterro in neanche cinque secondi.
<<Okay, per oggi basta così.>> decido di lasciarlo in pace con l'allenamento. L'ho fatto sudare un bel po'.
<<Grazie per risparmiarmi un'altra umiliante caduta!>> Felix ha ancora la forza per scherzare, quindi evidentemente non è un caso così disperato.
Mi fa piacere sentirlo, perché quando avrò finito di addestrarlo sarà ancora più in gamba di quanto potrebbe mai esserlo Markus!
<<Io vado a farmi la doccia, tu che fai?>> mi chiede il ragazzo, facendo per tornare dentro.
<<Anche io. Io prendo il bagno di sotto, allora.>>
Tornati in camera, recuperiamo i vestiti di ricambio e ci separiamo.
Gettandomi sotto l'acqua calda, distendo i muscoli, rilassandomi. Ho sempre amato fare la doccia, mi ha sempre donato una pace interiore.
E diciamo che in questo periodo di pace ne ho proprio bisogno.
Una volta asciugatami ed essermi vestita, comincio ad asciugare i capelli. Per mia fortuna, non ne ho mai avuti troppi, così ci vuole davvero poco.
Mentre mi passo la mano fra le ciocche, non riesco ad evitare di pensare a quello che ci siamo detti io e Pierre quella sera.
Come mi è venuto in mente di dirgli di scappare insieme?
Okay che ero mentalmente instabile, ma questo non mi autorizza a fare la deficiente.
Soprattutto perché Pierre continua a pretendere risposte da me, segnali in special modo. Solo che io, come una codarda, non riesco a dirgli niente.
Questa sensazione è davvero brutta: sono innamorata di lui e so di essere quella che gli spezzerà il cuore. Mi sento una vigliacca.
Mh, com'è strana la vita. Fino a qualche mese fa, probabilmente, non avrei conosciuto pietà per coloro che sono strumenti nella scacchiera della mia missione. Ora invece... ora invece è il contrario.
Esco dal bagno per chiudermi direttamente in camera e tornare a pensare alla missione, quando incrocio Pierre in corridoio.
Gli sto per passare accanto e defilarmi, quando mi afferra per un braccio e mi trascina dentro la sua stanza, chiudendo la porta a chiave e sistemandosi davanti a me.
<<Qual è il problema?>> me lo dice con un tono talmente ferito che riesco a percepire i suoi occhi appuntiti squarciarmi la pelle <<Continui ad ignorarmi da giorni, e non capisco se ti ho fatto qualcosa di male e me ne dispiaccio! Però, per favore, parlami. Gridami anche addosso, ma non ignorarmi, te ne prego.>>
Maledetto lui e quegli occhioni meravigliosi che si ritrova!
Le gambe mi tremano quasi, sembro un'adolescente in piena crisi ormonale di fronte alla sua cotta.
<<Non mi hai fatto niente di male, è solamente che... è solamente che quella sera ho detto troppe cose, alcune delle quali non avrei dovuto dire...>> butto giù un po' di parole alla rinfusa <<Non ce l'ho con te, sono io che devo re-impostarmi...>>
<<Di che cosa?>>
<<Mh?>>
<<Di che cosa ti penti di quello che hai detto?>> non capisco il senso della sua domanda fin quando non noto la sua espressione 'sofferente'. Sta dicendo "Dimmi che non ti penti di aver detto di voler scappare con me", ma... mi dispiace, Pierre, mi pento proprio di quello.
<<Io... di gran parte di quello che ho detto io. Non ci stavo con la testa...>> bisbiglio, deglutendo il boccone. La nostra bolla viene spezzata dal suono della batteria dal garage.
Mi sposto, facendo per uscire, ma Pierre mi afferra per le braccia, baciandomi e costringendomi con la schiena contro la porta.
<<Non pentirti di niente...>> mormora, contro le mie labbra <<Noi stiamo bene così, non è vero? Eh? Non è vero che stiamo bene così?>> la sua sembra una richiesta disperata.
<<Non avrei dovuto dire tante cose...>> ripeto <<Ho sbagliato ogni singola parola che ho detto, ma non mi pento dei gesti, non mi pento di...>>
<<Noi?>>
Sospiro, posandogli le mani sul petto e facendo per allontanarlo <<Non lo so... non lo so se me ne pento o no...>>
Pierre posa la fronte contro la porta, con me bloccata tra lui e quest'ultima. Apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude <<Che cosa devo fare con te? Che cosa posso fare con te?>> si corregge, parlando finalmente <<Quando sembra che le cose vadano bene tra noi, c'è sempre qualche problema!>>
<<Devo ricordarti che non stiamo insieme?>> replico, alzando le spalle <<Pierre, per quanto questa specie di rapporto si sia evoluto, noi non stiamo insieme!>> è ora di scandire bene questo concetto.
<<Non siamo una coppia, okay, ma allora che siamo? Conoscenti? Amici? Io non lo so, dimmelo tu! Perché un giorno ci baciamo, un giorno ci ignoriamo! E questa cosa è odiosa!>> esclama, piantando lo sguardo nel mio.
<<Hai ragione, hai ragione... meglio continuare ad ignorarsi...>>
<<Siamo andati a letto insieme, ti ricordo!>>
<<Non c'è bisogno di ricordarmelo, ti faccio presente che io ero l'altra persona con cui si è svolto l'atto!>> controbatto, sbuffando <<E comunque, le persone si baciano e vanno a letto insieme anche se non sono fidanzate. Ora, se permetti, io vado.>>
<<No, tu non vai. Tu ora resti qui e parli con me!>>
<<Di che dobbiamo parlare? Di quanto tossica sia questa messinscena che stiamo tirando su?>>
<<Puoi fare la persona seria per almeno cinque minuti?!>>
<<No, mi dispiace, deformazione adolescenziale.>> mi lamento <<Ascolta, che devo fare, eh? Dimmelo tu! Quando sto male, non penso a quello che dico. Mi dispiace se ci sei rimasto male, ma è così.>> alzo le spalle, addolcendo il tono di voce.
Gli appoggio le mani sopra le spalle, sollevandomi e stampandogli un bacio sulla guancia.
<<Ti chiedo una cosa, allora... se a me ci tieni, per favore, aiuta mia sorella.>>
Lo guardo sbigottita <<Che cosa?!>>
<<A quanto pare non ci tie...>>
Lo spintono, girando la chiave ed uscendo. Sbuffo, mentre raggiungo a passo svelto la mia stanza.
Che cosa mi stai facendo, maledetto?
<<Ti odio!>> affermo, togliendo quei fogli dalla mia cartella.
Ti odio perché non ti odio.
Spalanco la porta del garage senza nemmeno guardare Madylin in faccia.
Qualcuno mi ricordi perché sto facendo questo!
<<Chris, che...>> tenta di dirmi la francese, ma la zittisco con un semplice "Shh".
Distribuisco i fogli ai restanti tre ragazzi, mentre ne poggio uno sulla tastiera davanti a Madylin <<Ascoltate bene, perché ve la spiegherò una volta soltanto.>>
Comincio a suonare e a cantare la mia canzone, dando istruzioni ai tre musicisti.
Loro mi seguono, e devo ammettere che sta venendo fuori una melodia piuttosto armoniosa.
Una volta interrotta la musica, ringrazio i tre con un cenno della testa ed un'occhiata che dovrebbe risultare amichevole.
<<Bravi, esercitatevi.>> dico freddamente, voltandomi e dando loro le spalle. Esco dal garage alzando lo sguardo verso la finestra aperta di Gasly.
"Hai visto?" vorrei gridargli "Hai visto che cosa mi tocca fare perché mi piaci?"
<<Chris, aspetta!>> la voce di Madylin mi colpisce alle spalle <<Aspetta, per favore.>>
Non le rispondo nemmeno, ignorandola come ho fatto negli ultimi giorni.
<<Chris, per favore, parlami.>> è incredibile come la ragazzina nel parlare sia identica a suo fratello.
<<Che cosa vuoi?>> sbuffo, mostrandomi chiaramente infastidita. Non ci tengo nemmeno a fingere. Sono ancora arrabbiata con Madylin, non oso nemmeno negarlo.
<<Perché ci hai dato quella canzone?>>
<<Perché?>> sorrido ironicamente, tornando a guardarla <<Perché non ne posso più di sentirvi suonare cinque note a caso senza riuscire a comporre qualcosa.>>
<<Quindi per pietà...>>
<<Pietà...>> ripeto, amaramente <<Non è ironico che sia proprio tu a parlare di pietà, Madylin? Proprio tu che pietà non ce l'hai avuta?>>
<<Oh andiamo, non potevo sapere di quella canzone!>>
<<Già, non potevi. E nonostante questo non ti sei comunque degnata di chiedere a me.>>
<<Come se chiedertelo avesse cambiato qualcosa!>>
<<Se me l'avessi chiesto, se ti fossi degnata di mostrare un minimo di rispetto nei miei confronti, io ti avrei concesso il permesso di suonarla. Non ti avrei spiegato le motivazioni di quella scrittura, non ti avrei detto nulla, ma avrei acconsentito affinché tu la suonassi. E sai perché? Perché ero a conoscenza del tuo talento nel canto e sapevo che avresti potuto rendere onore a quel testo. E invece cos'hai fatto? Hai agito di testa tua e hai distrutto tutto il mio rispetto nei tuoi confronti!>> sentenzio, lanciandole diverse fulminate con gli occhi <<E se ti sto aiutando, non è solo per pietà, ma soprattutto perché me l'ha chiesto tuo fratello. Se fosse stato solo per me, avreste potuto continuare quella lagna che fate da cinque giorni.>>
<<Non parlarmi in questo modo, non penso di meritarmelo!>>
<<Ahaha!>> rido di gusto, divertita dalla comicità della situazione <<Ah, Madylin... sei solo una ragazzina, che cosa puoi saperne tu della sofferenza della vita? Hai avuto tutto quello che la vita poteva dare... hai avuto una famiglia per tutta la tua adolescenza, non hai subito tragedie che ti hanno devastato, non hai perso persone care... e sei stata fortunata, ma non riesci proprio a comprendere il dolore delle persone.>> glielo dico con un'espressione tra il ghigno e il sorrisetto <<Ti auguro di non soffrire mai, Madylin, seriamente, ma non sei nella posizione di venire a farmi la predica su come devo o no parlarti. Non ti meriteresti nemmeno una parola da parte mia.>>
<<E allora perché mi stai parlando, allora? Se non me lo merito...>>
<<Sinceramente non so perché io stia sprecando tempo in questo modo in questo momento... dopotutto, hai fatto tutto tu. Hai voluto tanto avvicinarti a me all'inizio, poi hai mandato tutto in frantumi con quel gesto deplorevole...>> commento <<Ma va bene, ancora non puoi capire come funziona la vita... facciamo una cosa, fingiamo che non sia mai accaduto. Fingiamo che tu non mi abbia profondamente delusa, fingiamo che sia stato tutto un grande malinteso e che tu non avessi intenzione di rubare la mia canzone e di usarla per te. Fingiamo che quella parte non sia mai avvenuta. Che te ne pare?>> la mia voce è fortemente ironica.
<<Chris...>>
<<No no, dopotutto... non ho semplicemente la grande voglia di prenderti a calci nel sedere, come ti viene in mente? Non vorrei, semplicemente, dimenticarmi di te, no no... ma purtroppo non si può fare. Quindi...>>
<<Senti, okay. Ho sbagliato, ma non puoi semplicemente andare avanti? Ti chiedo scusa, va bene? Però basta!>>
<<Basta? Cosa credi che abbia pensato io quando ti ho sentito suonare Unsaid Emily davanti a tutti a teatro? Non lo sai? Esatto, proprio Basta!. Ma tu hai continuato come se niente fosse. E hai gioito davanti a tutti quegli applausi e a quelle lacrime pur sapendo di non meritartele. Ed è questo che ancora non riesco a mandar giù. Sto cercando di superare il fatto che quella canzone io l'abbia scritta per i miei genitori e pian piano ci sto riuscendo, ma non contare sul fatto che io possa tornare a rivolgerti la parola come una persona civile. Te lo ripeto, non ho più una briciola di rispetto nei tuoi confronti.>>
<<Ascoltami, poi non ti disturberò più... sono davvero mortificata per averti rubato la canzone, ma non me ne pento così tanto!>>
| Pierre |
Ma che stai dicendo, Maddy? Non ti dispiace?
Vedo Chris avanzare nervosamente verso di lei e sento il bisogno di intervenire, però mi fermo all'ultimo. Lo so che non le farà del male.
<<Se tuo fratello non credesse che io sia una brava persona, probabilmente ti avrei già messo le mani addosso.>> sibila l'inglese, lasciandomi stupito. Sono davvero così importante per lei?
<<Lasciami finire!>> afferma Mads <<Non mi dispiace di aver mostrato al mondo una canzone così piena di sentimento, ma quanto più di aver ferito te. Quando ci siamo conosciute, sono stata davvero scortese con te e questo lo so... so anche di aver sbagliato a non chiedertelo, ma... ma io ci tengo davvero ad un rapporto con te.>>
Maddy aspetta silenziosamente la risposta di Chris, che la guarda forse più intenerita.
Le sorride, facendo presagire un abbraccio.
L'inglese si china un po' verso mia sorella e con un sorriso le dice: <<Potevi pensarci prima che comportarti da ragazzina viziata.>>
Detto questo, Chris gira i tacchi - letteralmente - e rientra in casa.
Sa che ho sentito una parte del loro discorso, ma nonostante questo non indugia un secondo mentre passa davanti la porta della mia stanza.
Ma forse capisco il motivo del suo non-stop.
Ha preso qualcosa in camera sua ed è appena uscita.
La vedo, infatti, mentre attraversa il vialetto e passa dal cancello. Felix si sporge dalla porta, chiamandola, ma lei non si ferma nemmeno per un secondo.
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