Chapitre 2

📍20 marzo 2019

<<Mi manchi, Ally!>> mi strilla al telefono la mia migliore amica, costringendomi ad allontanare l'apparecchio dal mio orecchio.

<<Fede! Per fortuna che non c'è nessuno qui con me, ora! Altrimenti, tutti avrebbero sentito come mi hai chiamato!>> la rimprovero, pur consapevole che lei non possa vedere la mia espressione stizzita.

<<Hai ragione, Al, scusami.>>

<<Non importa ora, dai. Dimmi, come ti vanno le cose in Australia?>> le domando, non dando importanza al mio nome. Dopotutto, è tanto tempo che non ho una buona e lunga chiacchierata con Federica. Aziono il vivavoce, appoggiando il telefono sulla scrivania della mia stanza.

Anche lei è un agente dell'FBI, è italiana, e il suo nome in codice è Noir. In questo momento, a causa di una ferita da arma da fuoco mentre era in missione, si trova in Australia per guarire bene, prima di ripartire.

<<Le cose vanno discretamente bene. Ci sono un paio di ragazzi che mi fanno la corte, ma questo non conta ora. Sappiamo bene di non poterci innamorare, giusto?>>

<<C'è bisogno davvero che io te lo ricordi?>> chiedo, retorica, mantenendo un tono ironico <<Se non ricordo male, Fede, ti sei distratta e ti hanno sparato.>>

<<Non ricordi male!>> mi risponde e posso sentire il tipico suono di quando una persona fa la linguaccia <<E non rivangare il passato!>>

<<Ti hanno sparato due mesi fa!>>

<<Sei una stronza a ricordarmelo!>>

<<Hai il fegato perforato da un proiettile, Federica, devo ricordartelo io? Però credo, sai, che tu ogni mattina te ne renda conto!>> scherzo, mentre lei sbuffa.

<<Grazie amica per la compassione!>>

<<Ma io ti compatisco, eh!>>

<<Ribadisco, sei una stronza! Però sei la mia migliore amica anche per questo...>>

<<Ti voglio bene, Fede...>> le sussurro, ricevendo un "Awwww" in risposta.

<<Tu dimmi, però, come procede la tua missione? Ho sentito Fawkes, ha detto che ti ha comunicato di prendertela comoda. Posso sapere come mai?>>

<<A quanto pare Fritz sospetta che i servizi segreti siano sulle sue tracce. Non sappiamo ancora come, ma qualcuno è riuscito a scoprire che l'FBI ha mandato degli agenti e gliel'ha comunicato. Quindi, devo prendermela comoda, soprattutto per non destare sospetti.>>

<<Ah, ma quindi non sanno che ci sei solo tu, Althea!>>

<<No, pare di no. In effetti, non mi aspettavo che sarei venuta qui da sola. Pensavo che Fawkes mi affiancasse almeno Bone o Iside.>> confesso, ripensando ai due agenti. "Bone", come osso, è un ragazzo di ventisette anni, è un grande amico. Iside, invece, prende il nome dalla divinità egizia, ed è una donna di 25 anni molto bella e coraggiosa. Sono due dei miei amici più cari.

<<Bone è in Russia, Iside in Sicilia.>>

<<Perché in Sicilia?>>

<<Mafia.>> replica Fede <<Hey, senti, ho sentito dal boss che vivi con i Gasly. Dimmi, com'è quel pezzo di manzo di Pierre?>>

Alzo gli occhi al cielo, ridendo: <<Tu non cambierai mai, vero?>>

<<Mai.>>

<<Che cosa vuoi sapere, di preciso?>>

<<Ally, è così bello come in foto? No, sai, penso di aver stalkerato il suo profilo Instagram per mesi e mesi!>>

<<Bello è bello, sì... MA ASPETTA! Fede, sei un agente, non puoi stalkerare!>>

<<Come se tu non l'avessi fatto!>>

<<Beh, in effetti hai ragione...>> mi arrendo, ridendo assieme alla mia amica: <<Mi manchi anche tu, Fede. Mi mancano le nostre chiacchierate, le nostre missioni insieme... mi manca la mia migliore amica in generale. E mi dispiace un sacco non poter stare con te, domani.>>

<<Anche a me, tantissimo, Al! Però ti prometto che faremo una videochiamata lunghissima!>> posso benissimo intuire la tristezza della mia amica.

<<Hey, non devi preoccuparti. Non è mica colpa tua se ti hanno sparato!>> continuo a prenderla in giro, per farla stizzire e quindi venir voglia di rispondermi a tono.

<<Giuro che quando torno in Inghilterra ti strozzo!>>

<<Come se volessi farlo, Fe!>>

<<Oh, contaci che lo farò!>>

Qualcuno bussa alla mia porta, così mormoro un "Sta attenta" a Federica, invitando ad entrare chiunque ci sia.

<<Ciao!>>

<<Hey Pierre!>> lo saluto, con un sorriso gentile <<Tutto bene?>>

<<Sì, volevo chiederti se ti va di fare una passeggiata con me. Devo allenarmi e ho visto che tu cammini molto spesso!>> mi propone, ed io annuisco.

<<Ok, va bene. Perché no?>> accetto, tornando poi a concentrarmi sul mio telefono <<Io vado, Fede.>> saluto la mia amica, usando per sbaglio il suo vero nome. Beh, però, questo non è un problema, Pierre non la conosce, non può sapere chi sia.

<<Ciao, Althea.>> è solo quando sento il mio nome che impallidisco.

<<?>> il ragazzo è confuso.

<<Fede, non è che per caso c'è tua sorella con te lì? Se c'è, allora salutami Althea!>> mi invento al volo, e capisco dalla leggera accelerazione del respiro di Federica che anche lei ha realizzato di aver fatto una cappella colossale.

<<Sì, hai ragione. Scusami Chris, mi stavo rivolgendo a mia sorella, ma volevo salutare te. Lo sai che sono un po' sbadata!>>

<<Sì, lo so...>>

<<Beh, ciao amica mia. Ci sentiamo domani!>> Federica chiude la telefonata, e spero con tutto il cuore che Pierre non abbia capito. Sarebbe difficile spiegare perché l'ospite che stanno tutti trattando con gentilezza in realtà si sta fingendo qualcun altro.

Ovvio è il fatto che non posso rivelare loro di far parte dell'FBI, li metterei tutti in pericolo se per qualche motivo la voce dovesse spandersi. E soprattutto, potrebbe arrivare nelle mani di Ernest Fritz, non posso rischiare.

<<Allora, andiamo Chris?>> domanda Pierre, sciogliendo il silenzio e guardandomi tranquillamente, come al solito. Grazie a Dio non ha capito.

<<Sì, mi cambio un attimo. Mi aspetti? Ci metto cinque secondi!>>

<<Certo! Ti aspetto giù!>> Pierre esce dalla mia stanza ed io tiro un sospiro di sollievo. Giuro che prima o poi ucciderò Federica, qualsiasi cosa accada.

Mi infilo la maglietta e i leggins, nascondendo la mini pistola nella tasca della mia giacca. Non si sa mai, fa sempre comodo averla dietro. Poi allaccio le scarpe, e sono pronta!

Scendo le scale, raggiungendo Pierre, con l'elastico in bocca e la mani ai capelli per sistemarli in una coda. Odio fingere di dover essere così una brava ragazza...

Li sto illudendo tutti.

<<Eccomi!>> dico invece, prendendo il porta cellulare e legandomelo al braccio sinistro, infilandoci il mio telefono e cinque euro.

<<Perfetto!>>

Esco insieme a Pierre, mentre iniziamo fin da subito a correre: dapprima a passo lento, poi più velocemente.

<<Hai una buona tecnica di respirazione!>> mi dice, facendomi voltare verso di lui. Oh, se solo sapesse che so praticare Jeet Kune Do e Taekwondo!

<<Grazie, mi è sempre piaciuto fare sport!>>

<<Ne hai praticati molti?>>

<<Le arti marziali, per un po'.>>

<<Davvero?>> Pierre sembra quasi stupito <<Cioè, non sembra!>>

<<Perché non sembra?>> domando, non capendo, con un filo retorico nella voce. Però, sono curiosa di sapere quale sia la sua spiegazione.

<<N-no, cioè... non int-intendevo...>>

<<Hey, tranquillo!>> esclamo, fermandolo <<Non è assolutamente un insulto! Anzi, sono felice di non avere lividi sul corpo!>>

"Beh, eccetto la cicatrice che ho sulla schiena. Ed eccetto quelle sulle braccia."

Mi ricordo bene il momento in cui mi feci quella alla schiena, ero in missione per fermare un ladro che voleva far saltare in aria la banca principale di Londra. Portando via l'esplosivo, questo è esploso. Me la sono cavata, per fortuna, con solo una cicatrice. Per l'altra, beh... l'altra è una storia che non sono ancora pronta a condividere.

<<Scusami, penserai che io sia scemo!>> Pierre è completamente arrossito, e mi fa una gran tenerezza vederlo così.

<<Non penso assolutamente che tu sia scemo. Anzi, mi sei molto simpatico, Pierre!>>

<<Davvero?>>

<<Sì, certo.>> confermo, sorridendogli.

<<Posso chiederti una cosa?>> mi chiede, fermandosi e appoggiandosi con la mano contro il tronco di un albero. Così facendo, la sua maglietta si alza leggermente, mettendo in mostra la parte finale dei suoi addominali.

Mi sforzo di non guardare, complice delle parole di Federica, e piuttosto mi concentro sul suo sguardo.

<<Certo! Tutto quello che vuoi.>>

<<Ho notato che sei praticamente sempre da sola. Se parli, parli poco. E soprattutto, ci sono dei momenti in cui sparisci proprio... ecco, la mia domanda è...>> lo interrompo, prima che finisca di parlare.

<<Vuoi sapere perché, giusto? Perché mi comporto così, o sbaglio?>>

<<Non sbagli... ecco, io non voglio assolutamente farmi gli affari tuoi, ma... spero solo che non sia perché ti trovi male con noi. Perché ti giuro che ci stiamo mettendo anima e corpo, affinché vada tutto bene!>> le parole di Pierre mi fanno salire un groppo in gola.

Lui è davvero un ragazzo gentile... mi sento quasi in colpa a dover inventare una bugia. So che di lui potrei fidarmi, ma non posso rischiare.

<<Con voi mi trovo davvero bene...>> rispondo, facendo schioccare la lingua contro il palato <<E senza dubbio, siete le persone più vicine ad una famiglia che ho avuto in questi anni... se sparisco, se sto zitta, se sto da sola... non è perché vi odio o cose del genere, semplicemente è il mio carattere. Ho paura di perdere le persone a cui mi affeziono.>> quella che gli ho detto è una mezza verità.

Ho sinceramente timore che possa succedere loro qualcosa. Mi hanno accolta come una figlia, non me la sentirei di farli soffrire. Soprattutto dopo tutto il riguardo che hanno mostrato nei miei confronti!

<<Ma non succederà niente, Chris!>> afferma Gasly, alzando le spalle e guardandomi con fare amichevole <<E poi...>> sbatte la mano destra contro il suo bicipite sinistro <<Non permetterò che succeda qualcosa!>>

Oh Pierre, se solo sapessi chi sono, non faresti così, non cercheresti di compatirmi...

Il pilota deve aver notato la mia espressione, perché si avvicina a me e mi posa le mani sulle spalle <<Non posso neanche immaginare quanto tu abbia sofferto quando i tuoi genitori sono morti, ma ora è il momento di andare avanti. Da quello che ho sentito, mi pare di capire che tu sia molto forte e determinata. Sappi, però, che se avrai bisogno di una mano, la mia stanza è proprio accanto alla tua! Potrai contare su di me, su di noi, per qualsiasi cosa!>>

<<Grazie...>> mormoro, abbassando un attimo lo sguardo <<Sono una persona molto diversa da quella che sembro... te lo dico di cuore, Pierre, sono imprevedibile.>>

<<E dov'è il problema?>>

<<Cioè?>>

<<Beh, Christina, sono abituato alle cose imprevedibili. Non mi spaventa una nuova amica.>> e non me ne accorgo nemmeno, ma mentre parla le guance mi diventano rosse.


📍21 marzo 2019

Il sole è salito in cielo da poco tempo, quando mi alzo dal letto. Afferro i vestiti dall'armadio, andando poi in bagno a cambiarmi. Ne approfitto anche per farmi una doccia.

Sono sempre stata una persona mattiniera, oggi non fa nessuna eccezione. Sarà anche il mio 23esimo compleanno, ma lo vedo piuttosto come un altro anno senza la mia famiglia.

Facendo questo lavoro, dovrei essere in grado di controllare le mie emozioni, eppure ogni volta che penso a loro è come se fossi solo uno strumento nelle mani della sofferenza. Mi mancano così tanto...

In fondo, credo anche che un pelo di dolore faccia bene. Mi ricorda che sono sopravvissuta a tante cose e che potrò sempre farcela, dovrò solo contare su me stessa. Dopotutto, la mamma mi ripeteva sempre che non c'è nessuno capace di compiere un lavoro migliore di sé stessi.

Aveva ragione! Per lei, per mio padre... porterò a termine la mia missione, dovesse costarmi la vita. Ernest Fritz non riuscirà a scappare.

Lo giuro.

Tornata in camera, mi avvicino alla finestra, stiracchiandomi e notando Pierre in giardino. Che cosa sta facendo? Apro le ante, sedendomi sul davanzale e appoggiando la schiena contro il vetro sinistro. Non ci appoggio anche il piede solo perché poi sembrerebbe una posa cliché.

Osservo i suoi movimenti, mentre tenta di spostare delle piccole assi di legno. Ma sta costruendo una cuccia?

Delle goccioline di sudore gli imperlano la fronte, mentre brillano sotto la tenue luce del sole. Il suo viso è tirato in una smorfia e posso notare anche da qui la piccola fasciatura sul braccio sinistro. Deve essersi fatto abbastanza male, considerando che continua ad aggrottare le sopracciglia.

Si passa il braccio sulla fronte, fermandosi per un attimo a respirare e portando lo sguardo alla macchia rossa sulle bende.

<<Dovresti fermarti... continuerai solo a far uscire più sangue.>> gli dico, parlando involontariamente. Non so bene perché io l'abbia fatto.

Lui, infatti, si volta sorpreso verso di me, sorridendomi <<Da quanto tempo mi stai spiando?>> chiede, con un forte tono divertito nella voce.

<<Più o meno da una decina di minuti... ti conviene fermarti, qualunque cosa tu stia facendo.>> gli consiglio <<Dico davvero, o ci metterà a rimarginarsi!>>

<<Non posso, ho promesso a mia sorella che avrei finito "questa cosa"...>>

<<Una cuccia?>>

<<Non è una cuccia!>> ribatte, quasi offeso, piantandosi le mani sui fianchi e fissandomi sconvolto <<Questa è una magnifica sedia a dondolo!>>

<<Mi auguro che tu debba ancora lavorarci...>> scherzo <<Perché così è davvero brutta!>>

In risposta, Pierre mi fa una smorfia <<Piuttosto, dato che sei sveglia, vieni a darmi una mano! Così magari, ti lamenti di meno!>>

<<Ah ah, simpatico!>> replico <<Arrivo, però.>>

Senza nemmeno pensarci, salto giù dalla finestra, atterrando perfettamente. Solo poi mi rendo conto del fatto che Pierre in realtà non sa cosa io sia capace di fare.

La sua espressione, infatti, è tutto meno che tranquilla e continua a guardarmi come se fossi un'aliena <<T-tutto bene?>>

<<Oh sì, tu non farci caso. Ho sempre amato fare Parkour...>> mi invento al volo <<Ripeto, preferisco fare movimento, quando posso!>>

<<Ah...>> risponde, annuendo, non troppo convinto. Mi dà le spalle per qualche secondo, passandomi una trave. Me la sta per consegnare, ma si ferma a mezz'aria, spalancando la bocca, riappoggiando indietro la trave.

<<Occhio alle mosche...>> lo prendo in giro, ridendo.

<<Buon compleanno!>> esclama, appoggiandomi le mani sulle spalle e scuotendomi, in un impeto di gioia. Sembra proprio un bambino dolce, quando fa così.

<<Grazie Pierre.>> sussurro, alzando gli occhi al cielo e sperando, in qualche strano e assurdo modo, di rivedere mia mamma e mio papà. Quando mi accorgo che è impossibile, sento come se mi si aprisse un vuoto nel petto.

Mi allontano dal francese, appoggiandomi al bordo della fontana e dandogli la schiena <<Mi mancano tanto mia mamma e mio papà...>> gli confesso <<Terribilmente, se devo essere sincera. E sto cercando in tutti i modi di andare avanti, di superare tutto, ma è come se ogni mia cellula volesse ricordarmi di forza che loro non ci sono più. E odio questo giorno, lo odio più di ogni altro al mondo! Per quanto io ci provi, non riesco a cancellare il dolore, ho provato di tutto. Davvero, di tutto... e niente è riuscito a farmi star bene. Sono una stupida, vero?>> domando, retoricamente, con un sorriso amaro <<Sono una rammollita...>>

Pierre si avvicina a me, portando il braccio attorno le mie spalle - essendo un po' più alto di me - e stringendomi.

Ha capito esattamente quello di cui avevo bisogno. Qualcun altro avrebbe sicuramente cercato di dirmi delle parole, ma non lui. Pierre non è come tutte le altre persone che ho incontrato in vita mia.

<<No...>> mormora in un sussurro <<Non lo sei.>>

<<Tu dici?>> tiro su con il naso, mantenendo lo sguardo fermo sull'acqua <<Perché in questo momento mi sento davvero un'idiota... io non piango, o se lo faccio raramente... e soprattutto, non davanti a una persona che conosco a malapena...>>

<<Sei stata forte tanto a lungo, anche tu hai il diritto di cadere.>>

<<Sono passati sette anni...>>

<<Il dolore non ha limite, durerà in eterno...>>

<<Lo sai che non mi conforti, così?>> chiedo, sorridendo tra le lacrime.

Lui annuisce <<Lo so...>>

Per la prima volta da quel lontano 15 marzo 2012, scelgo di lasciarmi andare. Avvolgo le braccia intorno la vita di Pierre, abbracciandolo e chiudendo gli occhi per un attimo.

Il francese ricambia la stretta, poggiando la testa contro la mia <<Non aver paura di mostrare i tuoi sentimenti, Christina, sei umana anche tu...>>

Stringo le mani in pugni, staccandomi da Pierre e sospirando <<Finiamo di lavorare a questa sedia, ti ho fatto perdere fin troppo tempo...>>

<<Ma...>> vorrebbe ribattere qualcosa, ma la mia occhiataccia lo fa desistere e, sconsolato, si passa una mano tra i capelli <<Bah, ho capito che è inutile. O sbaglio?>>

<<Non sbagli, dai, mettiamoci al lavoro.>>


| Pierre |

Questa ragazza... questa ragazza deve aver sofferto tanto nella vita, eppure sembra essere in grado di tornare ad essere fredda in un modo assurdamente veloce. Ha cancellato il dolore dagli occhi in una frazione di secondo. Ma non stava fingendo.

Ho potuto percepire la sua solitudine, il suo vuoto... e mi ha colpito, davvero tanto. Mi sento quasi come se l'avessi aiutata a liberarsi da una parte opprimente del suo passato.

Christina potrà anche non parlare tanto, ma il suo cuore è ricco di meraviglie. Il suo unico problema è il non essere in grado di tirarle fuori.

Il solo osservarla lavorare mi fa capire che ha una grande forza di volontà: lei non ha paura di vivere, anzi... ha il timore, tuttavia, che le vengano portate via le cose belle.

Per cui tiene tutto nascosto in un cassetto del suo cuore, i suoi sogni, le sue speranze... e al contrario, lascia liberi l'orgoglio e il coraggio.

Credo sia questo il suo modo di vivere, il suo modo per non cedere.

<<Allora?>> mi richiama <<Sei rimasto imbambolato?>> si volta verso di me ed incrocio i suoi occhi verdi.

<<Sì, scusami, stavo pensando ad una cosa...>>

<<Ne...>>

<<No, tranquilla. Lavoriamo.>>

<<Oh-okay...>>

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