Chapitre 1

Non avrei mai pensato di potermi sentire come ora. Fino a qualche mese fa non mi sarei aspettata di cadere in questo modo, soprattutto così in basso. Ma prima di raccontarvi la mia storia, c'è bisogno che io mi presenti.

Mi chiamo Althea Sheila Blythe e sono inglese. In realtà, per specificare, sono per metà inglese: mia madre è americana, nata a New York ma cresciuta a Los Angeles. Mio padre, invece, è di Londra. Sono nata il 21 marzo del 1996 e ho 23 anni.

La mia vita è molto particolare, non aspettatevi dunque le solite storielle da ragazzini adolescenti. Per un lungo periodo, durante la mia di adolescenza, ho sperato di poter cambiare. Solo poi ho capito quanto in realtà mi piaccia il mio lavoro.

Esatto, lavoro, da quando ho più o meno 17 anni. Però, non faccio la cameriera, o la babysitter, o lavoro in una multinazionale. Vi piacerebbe ascoltare la storia di una comune ragazza, eh? Mi dispiace, ve l'ho detto, ma questa volta non sarà così.

Sono un agente segreto: lavoro per l'FBI e il mio nome in codice è Kir. Probabilmente se, come me, avete avuto dei genitori appassionati di alcolici, non sarete nuovi a questo nome. Il Kir è, per essere precisi, un cocktail a base di vino bianco, nonché il mio vino preferito. Il bianco rappresenta la purezza, no?

Beh, comunque... mio padre e mia madre stessi erano agenti segreti. Erano, avete letto bene. Sono morti durante uno degli attentati terroristici in Francia, probabilmente non ne avrete mai sentito parlare, perché i nomi degli agenti segreti restano, ovviamente, segreti. Mi faccio chiamare Kir anche perché questo cocktail era uno dei loro preferiti.

Per essere sinceri, non vi sto raccontando questa storia solo per suscitarvi pietà. Questa... è solo l'introduzione alla mia vita.

Questa è la storia di come mi sono innamorata di un ragazzo che mi ha stravolto completamente, di una persona magnifica, buona, dolce, gentile... che mi ha fatto capire cosa significhi amare.

Ma anche della stessa persona che mi ha spezzato il cuore.

Ma anche della stessa persona a cui IO ho spezzato il cuore.

📍18 marzo 2019

"Okay, sono pronta."
Continuo a ripetere nella mia mente da, più o meno, quando mi sono alzata.

Mi passo il rossetto bordeaux sulle labbra, schiudendole per controllare il risultato. Perfetta! Modestamente, oggi sono più bella del solito.

No, sto scherzando.

Apro il mio portagioie in bagno, infilandomi gli orecchini a cerchio. Una volta fatto, lo infilo, assieme al beauty-case, in valigia.

La sveglia sul mio telefonino suona ancora, le otto e cinque, segno che ormai è ora di andare.

Do un'ultima occhiata a casa mia, sospirando. Ho tanti ricordi qui della mia famiglia: purtroppo sono figlia unica, e i miei genitori se ne sono andati nel lontano 2012, quando avevo solo 16 anni, nell'attentato a Tolosa e Montauban.

Mi passo una mano sul viso, riscuotendomi dai miei pensieri.

Il lavoro a Rouen mi aspetta, e non posso assolutamente perdere tempo.

Controllo ancora una volta di aver preso il mio telefono, il mio computer e le rispettive cariche. Tutto il mio armamento militare (che ho il permesso per trasportare, accordato dal governo francese in gran segreto) è stato già trasportato in un magazzino nella città dell'Hexagone.

Esco di casa, abbassando le tapparelle e chiudendo a chiave la porta. Attivo i sistemi di sicurezza, prendendo il coraggio di andarmene.

Questo è il mio primo lavoro "estremo" fuori dall'Inghilterra, nonostante io sia una professionista. Posso vantarmi di aver catturato numerosi criminali spietati ancora prima che approdassero veramente nel mio paese, e soprattutto di aver garantito una sicurezza. Tuttavia non mi è stato mai assegnato niente che richiedesse così tanto tempo.

Sono fiera di me stessa, e sono sicura del fatto che anche mia madre e mio padre lo siano. Dopotutto, sto facendo tutto il possibile per realizzare ciò che loro non hanno potuto portare a termine.

Se sto andando in Francia è solo per loro.

Dovrò indagare su un ex-detenuto. L'FBI sospetta che sia strettamente collegato all'attentato dell'undici settembre, che abbia aiutato nell'attentato del Bataclan, che abbia collaborato a Manchester.

Insomma, un uomo strettamente pericoloso.

Quello che mi domando è perché, per quale cazzo di motivo nessuno ha mai pensato di indagare su di lui. Insomma, se è stato in prigione, un motivo c'è, no?

So solo che si chiama Ernest Fritz, un tedesco nato nel 1974. Ah, già, e so anche che ha lavorato in una fabbrica che produceva polvere da sparo.

Mi dirigo in aeroporto con decisione: per farmi risparmiare denaro, il capo mi ha proposto di fingere di essere una studentessa universitaria che sta arrivando in Francia per l'Erasmus.

Una famiglia di Rouen ha accettato di ospitarmi. Non so come si chiamino i componenti, né tantomeno il loro cognome. Quindi, dovrò aspettarmi tante sorprese una volta arrivata.

Salgo in aereo, sedendomi al posto giusto, il 26 A. Mi aspettano un paio d'ore di volo.

Mi infilo le AirPods nelle orecchie, azionando la musica e lasciandomi trasportare. Chiudo gli occhi, appoggiandomi al sedile, mimando le parole che sento.

"Coraggio Blythe, dimostra al capo chi comanda." penso, prima di addormentarmi.

Arrivata a Rouen, dopo il lungo viaggio, mi faccio strada verso la casa. Leggo l'indirizzo sul cellulare, controllando anche la cartina che ho comprato in aeroporto.

Okay, penso di aver anche individuato il punto in cui sorge il magazzino con le mie armi e i miei strumenti di investigazione. Secondo le parole di Fawkes, il boss, dovrebbe trovarsi nascosto a Roumare Forest.

Stanotte poi andrò a dare un'occhiata, perché sono sinceramente curiosa.

D'un tratto, il mio telefono prende a squillare e così rispondo, senza controllare il mittente <<Pronto?>>

<<Kir, tutto bene? Sei arrivata?>>

<<Sì, tutto bene. Sono appena arrivata, capo. Sto per andare dalla famiglia che mi ospiterà.>>

<<Grazie per la diligenza, Althea.>>

<<Potrà sempre contare su di me, capo! Lei questo lo sa.>>

<<Non saprei che fare senza di te, sai? Sono felice che tu non te ne sia andata, che non abbia lasciato il programma dopo, beh, la morte dei tuoi genitori.>>

<<Questo è il mio destino, capo, niente mi farà cambiare idea! Glielo prometto!>>

<<Grazie ancora.>>

<<Ora vado, quando posso chiamarla per chiederle delle cose o per aggiornarla?>>

<<Qualsiasi ora, anche se è tardi. Tu non preoccuparti. Il tuo lavoro a Rouen è molto più importante.>>

<<Grazie capo, arrivederci.>>

<<Ciao, Althea.>>

Attacco la chiamata con un solo pensiero in testa. So che non posso assolutamente fallire, questo lavoro è il più importante. Potrei catturare l'uomo che ha aiutato Osama bin Laden con le Torri Gemelle, colui che ha provocato le vittime del Bataclan, colui che ha ucciso persone innocenti.

Per un attimo mi concedo di smettere di pensarci, mentre cammino fino alla casa. È una villa abbastanza grande, immersa nel verde.

Davvero incantevole.

Devono essere una famiglia benestante queste persone che mi ospiteranno, a quanto pare.

Suono al campanello fuori dal cancello, aspettando pazientemente che vengano ad aprirmi.

Si fanno, infatti, vivi un uomo e una donna e cinque ragazzi, quattro maschi ed una femmina. Quello in mezzo, il ragazzo, ha un non so che di particolare. Smetto, però, di fissarlo, rivolgendo piuttosto un sorriso gentile a tutti.

Mi sembrano, già a primo impatto, delle brave persone e mi dispiacerà un sacco dover mentire, ma questo è il mio lavoro. Sono un agente dell'FBI, io lavoro a servizio del mondo.

Non posso permettermi debolezze.

<<Ciao, tu devi essere la nostra nuova ospite!>> mi parla la donna <<Io sono Pascale!>>

<<Io sono Jean Jacques, sono il padre di famiglia! Piacere di conoscerti!>>

<<Philippe, il fratello maggiore.>>

<<Alex, il secondo fratello.>>

<<Will, il terzo fratello.>>

<<Pierre, il quarto fratello.>>

<<Io sono Madilyn, sono la più piccola, ma ovviamente la più carina!>> scherza la ragazza, che non dimostra più di 18 anni <<Piacere di conoscerti!>>

<<Noi siamo i Gasly!>> aggiunge poi, a precisare, Pascale, tendendomi per prima la mano, in una stretta che io ricambio.

<<Piacere di conoscervi! Innanzitutto vi ringrazio per la vostra ospitalità! Io sono... >> mi sforzo di ricordare il nome sul mio documento falso <<Io sono Christina Robin, ma potete chiamarmi Chris.>> sorrido. Avrei potuto continuare a farmi chiamare Althea ma con un cognome diverso, il problema è che la mia identità gira molto all'interno dell'FBI e non vorrei che saltasse fuori il mio vero io per qualche strano motivo.

<<Vieni Chris, allora! Ti facciamo vedere la casa!>> Madilyn sembra euforica, e Alex e Philippe continuano a sorridermi come degli ebeti. Ho qualcosa in faccia?

Solo Pierre si avvicina a me, con uno sguardo gentile, prendendomi le tre valigie dalle mani e portandole dentro a posto mio.

È proprio il quarto dei fratelli a scortarmi, mentre mi guardo intorno, estasiata. Questo posto è davvero bello! Contrasta molto con Londra.

<<Allora, questa è la tua stanza. Abbiamo pensato di prenderti qualche quadretto da poter appendere!>> Pierre si decide a parlarmi, finalmente <<Non so, magari con i tuoi genitori o con i tuoi amici... e se vorrai, magari anche con noi. Ci teniamo molto a fare bella figura!>>

<<Grazie mille, Pierre. Davvero, grazie per l'ospitalità.>>

<<Di nulla! Per qualsiasi cosa, chiedi pure!>>

<<Certo!>>

<<Comunque, parli francese molto bene!>>

<<L'ho studiato all'un...alle superiori. Era la mia materia preferita, per questo sono brava.>>

<<Solo per curiosità, ma tu quando sei nata? Perché non dimostri più di 20 anni.>>

<<Il 21 marzo del '96, ho quasi 23 anni. Tu?>>

<<Io il 7 febbraio, sempre del '96.>>

<<Oh, ma quindi abbiamo la stessa età!>> sorrido, stavolta sinceramente. Qui, dopotutto, non sto mentendo.

Almeno il mio compleanno voglio che sia quello giusto! Quello di Althea Blythe, e non di Christina Robin.

<<In realtà, tu non ancora. Mancano ancora pochi giorni!>> mi fa notare Pierre, ed effettivamente è così.

<<Giusto, ma preferisco sempre invecchiarmi, mi fa sentire più matura.>> scherzo, facendolo ridere.

<<Posso chiederti come mai sei voluta arrivare proprio per il tuo compleanno? Non lo passerai con la tua famiglia?>>

<<I miei genitori sono morti nel 2012, Pierre, e sono figlia unica. Non c'è nessuno nella mia vita, se non la mia migliore amica, che in questo momento è dall'altra parte del mondo per uno stage.>> gli confido, sentendo di potermi fidare di lui.

<<Oddio scusami, mi dispiace! Non intendevo essere scortese! Ti prego di perdonarmi!>>

<<Tranquillo, tu non potevi sapere cosa è successo ai miei genitori.>>

<<Ma mi sento in colpa ugualmente. Ripeto, ti chiedo di perdonarmi. Non era assolutamente mia intenzione farti intristire, tutt'altra cosa!>>

<<Lo so, ma va tutto bene! Sul serio!>>

<<Ne sei sicura?>>

<<Sicurissima, Pierre.>>

<<Ti lascio sistemare le tue cose, allora, a dopo.>>

<<A dopo.>> lo saluto, lasciandolo andare via. Ammetto che mi ha fatto tanta tenerezza vederlo così. Poi, è ovvio che non potesse sapere dei miei genitori, quindi non gliene faccio assolutamente una colpa. È stato gentile con me, è questo che conta!

Una volta finita di sistemare la valigia, mi cambio, indossando ciò che ritengo più comodo per cominciare la missione.

Sostituisco alla gonna, alla camicetta e alle calze la mia divisa, sistemando prima il giubbotto antiproiettile.

Purtroppo, in questo momento, non dispongo di alcuna arma, avendole dovute cedere tutte per poter arrivare qui in Francia.

Infilo gli anfibi di pelle, che riescono a ripararmi dall'acqua e mi permettono di correre anche abbastanza velocemente.

Beh, sono un agente dell'FBI dopotutto.

Oh, se ve lo state chiedendo, continuerò a ripetere la precedente frase all'infinito, tanto sono orgogliosa di me stessa!

Mi sistemo all'interno della divisa, nella tasca, anche la solita pillola di cianuro. Se qualcuno la vedesse, capirebbe immediatamente che si tratta di veleno, tanto è forte l'odore di mandorla. Ma questa è la regola: si preferisce morire piuttosto che mettere in pericolo il proprio paese.

Francamente, spero di non doverla mai utilizzare.

Ero consapevole, quando sono diventata una spia, un agente, che sarei andata incontro a situazioni spiacevoli, e non me ne pento.

Oh aspetta, però... se io ora vado di là così vestita, mi chiederanno perché del cambio.

Ok, trovato, il freddo. Christina è una ragazza molto freddolosa, l'unico problema è che Althea, al contrario, non lo è. Sarà un percorso davvero lungo, già me lo immagino.

Mi infilo la giacca sopra le spalle, non servirà coprire la parte dei pantaloni. O almeno credo.

Raggiungo la cucina, aiutando Pascale ad apparecchiare, nonostante lei mi abbia già detto che non serve.

Se adesso chiedessi di Fritz probabilmente risulterei sospetta, devo solo aspettare l'occasione giusta.

Quel bastardo si nasconde qui a Rouen, e non immagina nemmeno che l'FBI sia sulle sue tracce. Cioè, nessuno ne ha fatto parola, almeno.

<<Chris, una domanda!>> Will mi chiama, facendomi voltare: <<Dato che c'è una festa stasera e noi ci andiamo, vuoi venire anche tu? Pierre dice di no perché è stanco, ma se tu vuoi, puoi unirti!>>

<<No, grazie. Credo che riposerò anche io. Sono abbastanza stanca dal viaggio.>> mento, risultando comunque convincente <<Ti ringrazio per l'invito però!>>

<<Se cambi idea, ci troverai lì!>>

<<Certo!>>


Approfitto dell'uscita della famiglia di Gasly per estrarre la fune dalla valigia e legarla con cura al davanzale della finestra. 

Mi sporgo, controllando l'altezza. Non saranno nemmeno tre metri di salto, così mi butto giù, atterrando comoda come al solito.

Mi ricordo quella volta in cui, a Londra, ho dovuto tirare con l'arco per colpire il ricercato ed impedirgli di buttarsi dal London Eye. Per fortuna, la mia freccia l'aveva colpito "bene", tanto da fermarlo.

Posso vantarmi del fatto che se nel campo mi chiamano la "Dea della Federal", un motivo c'è.

La fune la userò per tornare dentro, dubito che Pierre si accorgerà facilmente del fatto che io non ci sia. Ho chiuso la porta a chiave, non entrerà.

Mi porto la piccola torcia alla bocca, tenendola tra i denti mentre controllo sulla cartina.

Seguendo le indicazioni, sono al magazzino abbandonato in pochissimo tempo. Beh, più che magazzino, direi baracca. Tengo la torcia in mano, cominciando ad esplorare.

E pensare che da bambina ero una fifona.

Mi tolgo la forcina dai capelli, usandola per aprire il lucchetto. Come previsto, le chiavi – per evitare ogni volta questa procedura – sono nel secondo pacco da sinistra sullo scaffale a destra.

Me le infilo in tasca, recuperando la mia Walther P38, la mia pistola di fiducia.

Ah, quanto mi è mancato essere me stessa! Fingere di essere qualcun altro è sempre fastidioso, perché devo tenere a freno la lingua.

Però sono un'esperta, e posso farcela!

Recupero i miei finti accendini, il primo contiene una lama di coltello che viene proiettata in avanti da una molla; il secondo contiene una lama, una lima e una forbicina.

Me li sono progettata da sola, utilizzando un design che li facesse davvero passare per accendini. Li nascondo nella tasca laterale della mia divisa.

Poi prendo l'anello con la rosa: questa creazione è spettacolare! Praticamente, se si svitano i petali esterni della rosa, si otterrà una piccola lama. Non è la più efficace, ma permette di ferire l'avversario.

Aprendo un altro scatolone, riesco a trovare anche la carta da gioco camuffata: è un Asso di Picche modificato, ovvero una carta di acciaio con i lati affilati. Può disarmare, anche se tuttavia è un po' scomoda da lanciare.

Per sicurezza, però, la prenderò. Non si sa mai!

Riesco anche a trovare la carta di credito, splendida! Nel 2017 è stata posta in commercio dalla ditta Traiblazer, per 400 dollari, una pistola con le dimensioni di una carta di credito lunga 8,5 centimetri e larga 5,40 cm e uno spessore di 1,27 cm., in cal, 22.

Sono stata una dei primi agenti ad avere il permesso di utilizzarla!

Mi infilo al polso l'orologio, il cui quadrante si trasforma in una torcia. Poi recupero il mio set di coltelli, nascondendone un paio indosso a me.

Perfetto!

Ora sì che mi sento preparata e pronta a tutto!

Oh giusto! Dimenticavo il silenziatore per la pistola! Se dovessi sparare, tutti sentirebbero il colpo e in quel momento la mia copertura salterebbe. In più, metterei in pericolo i Gasly, che non c'entrano assolutamente niente con tutto questo. Loro sono solo delle povere persone innocenti che ospitano una spia.

Esco dal capanno, chiudendolo a chiave. Mi guardo intorno, calandomi sugli occhi gli occhiali con visione notturna.

Non c'è nessuno a guardarmi.

Decido di prendermela comoda e torno a casa passeggiando. L'aria di Rouen è molto tranquilla, se non fosse che qui in giro c'è un pericoloso criminale.

Mi chiedo quando riuscirò a scoprire qualcosa su Fritz.

Non ho assolutamente intenzione di fallire questa missione.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top