Capitolo 9

Iniziai a sudare freddo.

Il modo in cui lo disse, il modo in cui mi guardò mentre lo diceva: faceva terribilmente paura.

Chiusi la bocca e non smisi di parlare.

<< Brava >> disse lei non appena mi vide sottomessa al suo volere.

Dalla valigetta tirò fuori un sacchetto di forma cilindrica, con all'interno una serie di dischetti di cotone, poi tirò fuori una bottiglia di plastica contenete un liquido rosa.

Si avvicinò al mio viso, ed esaminò attentamente la mia ferita.

Il suo volto era incredibilmente vicino al mio, e io ne approfittai per cogliere ancora una volta ogni suo piccolo particolare.

Sfiorò la mia tempia con le sue mani delicate, e mi vennero i brividi.

Non mi fece male mentre toccava la pelle intorno alla ferita, i suoi polpastrelli erano delicati come una soffice nuvola.

<< Credo di averti colpita un po' troppo forte >> mormorò con la sua voce roca << Mi dispiace >>

<< Non dispiacerti. Ti pagano per farlo, no? >> ribattei, con uno tono leggermente strafottente.

Lei non rispose.

Si limitò ad annuire, senza guardarmi negli occhi.

Impregnò il cotone con il liquido che emanava un forte odore di alcool, e prima di passarmelo sulla pelle, iniziò a tranquillizzarmi.

<< Respira, tranquilla, brucerà un po' >> sussurrò, tornando a pochi centimetri dal mio viso, mentre aveva lo sguardo fisso sul sangue che colava lentamente.

Prima di iniziare a disinfettarmi, pulì attentamente e con cura la zona intorno al taglio.

Poi ripulì il sangue che mi era colato fino alla guancia, usando un paio di dischetti bagnati.

Non appena iniziò a disinfettarmi la ferita, sentii come mille fuochi incendiarmi la testa.

<< Cazzo >> cercai di non urlare.

<< Lo so, lo so... >> continuò Lauren.

Usò tre dischetti per ripulire la ferita, e buttandoli a terra vidi quanto sangue avevo perso per uno stupido taglietto.

<< La prossima volta ti colpirò meno forte >> disse.

<< Io mi auguro che non ci sarà una prossima volta >>

Lauren si mise a ridere.

<< Me lo auguro anch'io >> ridacchiò << Non mi è piaciuto colpirti in quel modo >> aggiunse abbassando la voce.

Rimise al suo posto la valigetta del pronto soccorso e tornò indietro con un contenitore bianco.

Si mise a sedere a gambe incrociate, appoggiata al muro di fronte a dove ero seduta.

<< Per colpa tua non ho ancora mangiato >> mugolò stizzita, tirando fuori un tramezzino e addentandolo con piacere.

La guardai, era felice mentre mangiare quel panino.

Sembrava una bambina con un sacchetto di caramelle.

Il sorriso soddisfatto sul suo volto era davvero unico.

I suoi lunghi capelli neri le cadevano sulle spalle in modo davvero sexy, il piercing che aveva al naso la rendeva stranamente tenera, e la felpona con cui si copriva la rendeva ancora più bambina.

Era bellissima anche mentre mangiava.

<< Puoi smetterla di fissarmi mentre mangio? >> domandò lei.

Stavo seriamente per scoppiare a ridere.

<< Scusa, e tu cosa hai fatto prima? >>

Non mi rispose subito, anzi, ci mise un po' prima di distruggere la mia autostima ancora una volta.

<< Ti ricordo che io posso fare qualsiasi cosa abbia voglia di fare, mentre tu no. Hai presente la situazione in cui ti trovi in questo momento? Ecco, non sei nella posizione di lamentarti liberamente >>

Mi ammutolii, e spostai lo sguardo verso la finestra.

Passarono lentamente le ore.

Io guardavo il noiosissimo paesaggio, mentre la mia rapitrice girava per le due camere, cercando e mettendo apposto i suoi affari personali.

Dopo un paio di ore, si mise a sedere ancora una volta appoggiata al muro, tenendo in mano la sua amata pistola.

La guardò un po', poi mise la sicura e iniziò a lucidarla.

La teneva appoggiata sui jeans neri, sulle sue cosce, mentre con un panno strofinava la canna dell'arma.

Era davvero molto lucida, la trattava come un figlio.

Si vedeva che ci teneva molto.

Si accorse che stavo guardando la pistola, così si fermò e me la mostrò.

<< Beretta 92-FS >> me la presentò << Semiautomatica >>

Io annuii, non dicendo niente per paura di una sua risposta.

Grazie a mio padre conoscevo abbastanza bene le armi, così mi feci coraggio e iniziai ad elencare le cose che avevo imparato.

<< È una Beretta 92 brasiliana, in acciaio, molto probabilmente inossidabile. Calibro 9 mm. Caricatore a scatola rimuovibile da 15 colpi >>

Spalancò gli occhi.

La sua espressione era qualcosa di meraviglioso.

Era un misto tra stupore, incredulità e felicità.

<< Niente male, Cabello. Papino ti ha insegnato molte cose a quanto pare, oltre a viziarti con i soldi >>

<< Non sono mai stata una bambina viziata. Ho sempre rifiutato i soldi e accolto la conoscenza >>

Lei ridacchiò tra sé e sé, dandomi leggermente sui nervi.

Non sapevo mai come prendere queste sue reazioni, se arrabbiarmi o esserne felice.

<< Okay, come dici tu >> disse, ricaricando la pistola in una mossa.

Il rumore mi fece sobbalzare in aria.

<< Tranquilla >> mi rassicurò << Non è per te >>

<< E allora per chi? >>

Rimase a riflettere per qualche secondo.

<< Eventuali problemi >>

Cosa intendeva con "eventuali problemi"?

Si alzò e mise la pistola dentro i suoi pantaloni, dietro la schiena.

<< Vuoi da bere? >> mi chiese gentilmente.

<< No >> borbottai.

<< Come vuoi >> disse, per poi andarsene.

Dalla sedia su cui ero seduta riuscii a guardare tutto quello che fece in seguito, lasciandomi letteralmente a bocca aperta.

Si tolse la felpa e la buttò sul letto, lasciando scoperta la sua meravigliosa schiena.

La felpa larga aveva coperto per tutto il tempo quel corpo scolpito da Dio in persona.

Subito dopo si tolse anche i  pantaloni, rimanendo in mutande.

Appena realizzai che la stavo fissando in quel modo, chiusi gli occhi e girai la testa dalla parte opposta.

Qualche secondo dopo la sentii ridere.

<< Mica ti ammazzo se mi guardi. So di avere un bel corpo >>

<< No, grazie. Non mi interessa >> riuscii a dire senza balbettare, visto che ero visibilmente imbarazzata.

Dopo un po', riportai lo sguardo su Lauren, che aveva il corpo coperto da un asciugamano bianco.

<< Io vado a farmi un bagno nella vasca. Non fare confusione e non fare cazzate >> sottolineò l'ultima frase con un tono incredibilmente serio e agghiacciante.

Io annuii, deglutendo rumorosamente.

La guardai da capo a piedi, notando come era sexy vestendo anche un lungo asciugamano di cotone.

Prima che sparisse nel bagno, le feci una piccola domanda.

<< Quando potrò farne uno anch'io? >>

Lei si girò verso di me e mi guardò negli occhi.

Sorrise, quasi diabolicamente.

<< Beh, dovrei tenerti d'occhio anche lì quindi... fai un po' tu>>

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