Capitolo 7
<< C-Cosa? >> balbettai.
<< Ripeti il mio nome >> affermò, seria e decisa.
Io deglutii rumorosamente.
Forse era arrabbiata.
Forse non dovevo dire il suo nome usando quel tono.
Però perché faceva così?
Perché mi stava chiedendo una cosa simile?
<< Ripetilo >> disse ancora una volta.
Scossi la testa, chiudendo gli occhi.
Avevo paura.
<< Ripeti ciò che hai detto >> affermò scandendo ogni singola parola.
Alla fine cedetti e feci quello che voleva.
<< L-Lauren >> mormorai.
<< Più decisa >>
<< Lauren >>
Sembrò soddisfatta.
Abbassò la testa e sorrise.
Non disse niente.
Perché mi aveva fatto ripetere il suo nome?
La risposta, senza volerlo, mi arrivò qualche secondo dopo.
<< Mi piace come dici il mio nome >>
Arrossii in meno di un attimo.
<< Sì, okay, io ho fame >> provai a cambiare discorso << P-Puoi... >>
<< Imboccarmi? >> finì la frase, imitando la mia voce.
<< Sì >> mormorai, imbarazzata.
Si avvicinò, prese il pacchetto che era appoggiato sotto la mia pancia e lo aprì in un colpo solo.
Si inginocchiò davanti a me, e mi guardò negli occhi.
Le sue iridi erano qualcosa di meraviglioso.
Rimasi a bocca aperta, in silenzio, a guardarla.
Infilò due dita dentro il sacchetto, e tirò fuori una mandorla.
La portò lentamente alla mia bocca e me l'appoggiò sulla lingua.
Non era un gran che. Non aveva un buon sapore, ma io avevo fame e mi sarebbe andato bene di tutto.
<< Sei così magra >> mi fece notare Lauren, dopo la quinta mandorla.
<< Se mi dessi da mangiare più spesso e qualcosa di commestibile sarei più in carne >> cercai di difendermi << Sarà tre giorni che non mangio >>
<< Non ho soldi da spendere per mantenerti in vita nutrendoti, accontentati di quello che hai >>
<< E tu come fai a mangiare, scusa? >>
Stavo davvero per perdere la pazienza.
Lei scoppiò a ridere.
<< Con i miei soldi, ovvio >>
<< E perché con i tuoi soldi non mi puoi comprare qualcosa da mangiare? >>
<< Perché sono miei >>
Mi guardò con uno sguardo che diceva "mi pare ovvio, no?", ed era una cosa odiosa.
Volevo essere arrabbiata con lei, ma quando mi guardava negli occhi mi sentivo nuda, mi sentivo più timida di come non lo fossi realmente.
<< Almeno mi puoi dare un po' d'acqua? Ho la gola secca >>
Senza dire niente si alzò e mi accontentò.
Prese una bottiglia di acqua fresca da dentro il mini-frigo, la appoggiò alla mia bocca e mi aiutò a bere.
La fresca sensazione che mi inondava la gola era indescrivibile.
Mi sentivo come investita dalla luce emanata dal volto di Dio.
"Che goduria" pensai.
<< G-Grazie >> balbettai, abbassando lo sguardo.
Asciugò con il pollice una piccola goccia vicino all'angolo delle labbra, facendomi arrossire.
<< Di niente >> rispose, sorridendo.
Mi guardò attentamente, e io mi sentii arrossire ancora di più.
Ri-abbassai lo sguardo, non riuscendo più a sostenere il suo, e la sentii ridere.
<< Amore, ma arrossisci per tutto? Fammi capire >>
Sentii una strana sensazione nello stomaco non appena la sentí dire "amore".
Non realizzai subito che mi aveva chiamato in quel modo dolce e tenero... mi sembrò troppo strano.
<< Come scusa? >> mormorai, continuando a sentire le guance in fiamme.
<< Lo vedi?! Faccio o dico qualcosa di dolce e tu arrossisci come un pomodoro! Che tenera! >>
Non sapevo se mi stesse prendendo per il culo o se fosse seria.
Rimasi in silenzio, con gli occhi puntati sul vecchio e polveroso pavimento.
Lei tornò seria, si mise a sedere davanti a me, e continuò a fissarmi, questa volta senza dire una parola.
Io mi rilassai grazie a quel dolce silenzio, riprendendo il mio colorito naturale.
Iniziai a pensare a mio padre, mia madre e soprattutto alla mia sorellina.
Mi mancava la mia famiglia.
Mia sorella, Sofia, sicuramente stava sentendo la mia mancanza.
Mi mancava giocare, cantare e cazzeggiare con lei.
Senza volerlo, iniziai a piangere, cercando di essere il più silenziosa possibile.
Purtroppo, lei mi stava fissando da diversi minuti, e si accorse subito che ero triste.
<< Non piangere >> disse, tranquillamente.
Alzai lo sguardo e la guardai negli occhi.
<< Facile per te >> singhiozzai << Non sei stata rapita da una pazza e trascinata lontano dalla tua famiglia >>
Ridacchiò.
<< La pazza sarei io? Eppure non penso di essere molto cattiva con te... Con altre persone sono stata davvero molto più stronza >>
<< È questo il punto. Perché con me sei così gentile? Pensi che non me ne sia accorta? >> affermai convinta, tirando fuori tutto il coraggio che avevo << Credi che non abbia notato che cerchi in tutti i modi di essere cattiva, ma non ci riesci? >>
Lei mi stava guardando con uno sguardo serio e neutro da brividi.
<< Perché? >> domandai, quasi urlando.
Lei non disse niente, si alzò e se ne andò in un'altra stanza.
Dalla mia posizione, riuscii a vedere che prendeva una giacchetta di pelle nera da sopra il letto.
Forse l'avevo fatta incazzare.
Io pensavo, anzi, ero convinta che fosse così... ma subito dopo tornò gentile.
Aveva semplicemente ignorato la mia sclerata.
<< Cosa vuoi da mangiare? Io vado fuori a comprarmi un sandwich >>
Rimasi un attimo interdetta, ma alla fine tornai alla realtà e le dissi che qualsiasi cosa andava bene.
Non specificai, anche perché mi sarei potuta mangiare anche una sedia in quel momento.
Appena sentii la porta sbattere, rimasi da sola con i miei pensieri.
Guardai la stanza che mi circondava, e più la guardavo più sembrava inquietante.
Ero abituata ,come una bambina viziata, a passare le giornate in stanze che erano il doppio di quella topaia.
Avere il padre boss della mafia significava avere molti soldi e molti falsi amici, per questo me li sceglievo prima di rivelare chi ero.
L'unica che vera amica che avevo fin da piccola e l'unica di cui mi fidassi davvero fu Dinah Jane Hansen a cui non faceva paura mio padre.
Appena venivano a conoscenza che Alejandro Cabello era mio padre, rimanevano sconvolti e avevano paura di dire o fare qualcosa di sbagliato...
E, sinceramente, avevano ragione.
Lui era iperprotettivo nei miei confronti.
Era capace di minacciare di morte chiunque.
Infatti, la prima volta che portai Shawn a casa, e lo presentai come mio ragazzo, ci mise un po' prima di rimettere a posto la pistola e ad accettare la cosa.
Ovviamente gli fece la solita parte "se la fai soffrire ti pianto una pallottola in una rotula" ecc ecc.
"Non oso pensare cosa farà a Lauren se scopre che è stata lei a rapirmi" pensai.
Mio padre era un uomo molto, ma molto, vendicativo... soprattutto se si trattava della sua bambina.
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