Capitolo 5

Silenzio.

Il silenzio mi faceva capire quando era notte, perché era l'unico momento dove non sentivo rumori fuori e non sentivo Lauren camminare o aprire/chiudere le porte.

Lo adoravo e lo odiavo al tempo stesso.

Il silenzio era rilassante, tranquillo... ma allo stesso tempo mi faceva pensare, e non dormivo.

Pensavo in continuazione a che ore potessero essere, se mio padre avesse già scoperto del rapimento, cosa mi sarebbe successo, cosa sarebbe accaduto il giorno seguente, se Lauren stesse davvero dormendo o se era sveglia e a cosa pensasse.

Le ore passavano, e io non me ne stavo accorgendo per niente.

Ormai la mia cognizione del tempo era andata a farsi benedire come la mia vista.

Quella maledetta benda non lasciava intravedere niente.

Sembrava fatta da più strati di tessuto nero proprio per rendere momentaneamente del tutto ciechi.

Se aprivo gli occhi vedevo la stessa tonalità di nero di quando li tenevo chiusi.

Non cambiava niente, la luce non c'era per niente.

Ad un certo punto mi lasciai andare e mi addormentai.

Non ho la più pallida idea di quanto dormii, so solo che mi svegliai all'improvviso per colpa di un incubo.

Stavo sognando il mio rapitore che mi inseguiva con un coltello in mano.

Era notte, c'era un'atmosfera cupa e pesante.

Raccontato così può sembrare un incubo stupido, ma il modo in cui mi sentivo, quello che provavo mentre correvo...

Sembrava che qualcosa mi attirasse verso quella figura, come se fossi troppo pesante per correre.

Mi svegliai da quel maledetto incubo quasi gridando.

Stavo per andare in iperventilazione e sudavo freddo.

Scossi la testa per capire se ero sveglia o stavo ancora sognando e, purtroppo, mi resi conto che ero sveglia.

Provai a tranquillizzarmi, ma non ci riuscii.

La respirazione e il cuore andavano di pari passo per la loro strada.

Alla fine sentii una voce calda che mi scaldò il cuore.

<< Scusa >>

Era Lauren, ed era abbastanza vicina.

Rimasi interdetta un attimo per via delle sue scuse.

"Cosa significa?"

<< Mi dispiace che tu abbia fatto un incubo... è sicuramente colpa di tutto questo che stai passando >>

Riuscii a prendere fiato, miracolosamente, e a parlare.

<< C-Come sai che ho avuto un incubo? >> le chiesi << Da quanto tempo sei qui >>

<< Penso che siano passate circa cinque ore. Ma solo in questi ultimi cinque minuti ti sei agitata di più >> mi spiegò << Poi ti sei svegliata di soprassalto, strozzando un grido, e a quel punto ho capito che avevi fatto un brutto sogno >>

Stavo quasi per sorridere non appena sentii che aveva usato l'espressione "brutto sogno".

Mi ricordai di quando lo dicevo a mio padre quando facevo gli incubi da bambina.

Aveva lo stesso tono di una bambina che si sentiva in colpa.

Volevo dirle che non era colpa sua, per farla stare meglio... ma, effettivamente, la colpa era davvero sua.

<< Cosa stavi sognando? >>

Il suo tono era troppo tranquillo, ma era lei quella ad avere il coltello dalla parte del manico, perciò era plausibile.

Non risposi subito.

Che gliene fregava a lei?

Di solito i rapitori sono stronzi senza cuore... perché le importava saperlo?

Alla fine il silenzio che si era creato stava diventando imbarazzante, perciò risposi.

<< Te con un coltello che mi inseguivi >>

Avevo la gola secca, e non riuscivo a deglutire.

Il suo silenzio mi faceva paura.

Non guardandola in faccia non potevo neanche minimamente fare un'ipotesi su cosa le stesse passando per la testa.

<< Dovrai farci l'abitudine. Mi dispiace, mi sognerai spesso >> il suo tono si era fatto più rude.

Si alzò per andarsene.

Io presi tutto il coraggio che avevo in corpo e le urlai contro.

<< Perché fai questo? Io voglio tornare a casa >>

<< Ho bisogno di soldi, ecco perché >>

<< E quanti soldi ti hanno promesso? >>

La sentii sospirare.

<< Senti, non sono affari tuoi, okay? >>

La stavo facendo scaldare, e se continuavo si sarebbe messa male per me... ma me ne fregai delle conseguenze.

Ormai ero partita con le domande.

<< Sei in debito con loro vero? Non ci sono soldi in mezzo a tutto questo >> affermai convinta.

Sbuffò pesantemente, e sentii in un attimo la sua mano afferrarmi per la maglia.

Mi prese con così tanta forza che fece spostare la sedia.

<< Sta zitta >> sibilò a pochi centimetri dal mio volto.

<< Questo è un sì? >>

Quello che stavo facendo era davvero una cosa azzardata, ma lei si arrese.

Lasciò la presa e confermò tutto.

<< Che debito hai? >>

<< Gli devo un sacco di soldi... davvero troppi. Perciò mi hanno trovato questo lavoro, gratis, finché il mio debito non sarà saldato >>

<< Da quanto lo fai? >>

<< Da quando avevo 17 anni >>

<< E quanti anni hai >>

Sospirò, notando che aveva fatto una cazzata a dire l'età.

Doveva dirmi un numero. Così si era incastrata da sola.

<< Ne ho compiuti 20 da poco >>

<< E per quanto dovrai far parte della loro squadra? >>

<< Appena tutto questo finirà, io sarò libera >>

Lo disse con un tono davvero felice.

Questo voleva dire che non amava quello che faceva.

<< Wow. Sono felice per te >> mormorai << Certo, se io uscirò da tutto questo viva >>

<< Grazie >> rispose lei, ridacchiando << Comunque io devo eseguire gli ordini del mio capo. Se tuo padre non si muove, e il mio capo dice di ucciderti, io dovrò ucciderti >>

Non era rassicurante, però era la realtà, e lei mi aveva messo al corrente.

Tutto quello non era uno scherzo, era una cosa seria.

<< Oh >> mi lasciai scappare.

<< Tranquilla, fino a quel momento ti tratterò bene >>

<< Io mi auguro che non dovrai uccidermi >>

Lei si mise a ridere.

<< Lo spero anch'io >>

Lauren si era messa a cercare qualcosa.

Sentivo che sbatteva delle ante, dei cassetti...

O si stava annoiando, o stava cercando qualcosa di importante.

Nella stanza risuonavano tutti questi rumori... e alla fine rimbombò la mia ultima domanda, o meglio, richiesta.

<< Mi puoi togliere questa benda? >>

Fermò i suoi movimenti.

<< Perché dovrei? >> chiese, avvicinandosi a me.

<< Perché te lo sto chiedendo io. Voglio vederti, ti prego. E poi non ce la faccio più a vedere l'oscurità, penso che impazzirò con questo coso sugli occhi un altro giorno >>

<< Sei qui da solo tre giorni... devi resistere >>

<< E allora toglimi questa benda >>

Ci fu qualche secondo di silenzio, e alla fine le mie orecchie udirono una sola parola.

Una parola che rimbombò nella stanza e nelle mie orecchie.

<< Okay >>

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top