Capitolo 40

<< Non ti farò del male >> sussurrò al mio orecchio << Non me lo perdonerei mai... voglio solo farti stare bene >>

Allentai la presa dal suo polso, e mi lasciai togliere la felpa.

Si mise a sedere sopra la mia intimità, provocandomi brividi di piacere che si diffusero in tutto il corpo.

Toccò con l'indice la pelle d'oca che si era formata sulla mia pancia.

<< Sei una meraviglia >>

<< Detto da te ci potrei anche credere >>

Lei si accigliò.

Mi guardò dall'alto verso il basso.

Io distolsi lo sguardo, cercando di far finta di non sapere che lei mi stava guardando come se fossi il piatto più succulento del pianeta.

<< Guardami >>

Spostai lo sguardo sul suo busto.

<< Negli occhi >> specificò.

Riuscii a guardarla dritta negli occhi, sostenendo il suo sguardo pesante e lussurioso.

<< Sei unica >> affermò convinta << Dillo >>

Scossi leggermente la testa.

Era una cosa stupida.

Si chinò su di me, appoggiando le mani ai lati delle mie spalle.

<< Voglio che ti convinca che sei bellissima, perché lo sei... adesso voglio sentirtelo dire >> disse vicina alle mie labbra << Sei unica, Camila >>

<< Sono unica >>

Annullò la distanza, facendo combaciare la sua bocca alla mia.

Accarezzò i miei fianchi, dirigendosi lentamente verso il bottone dei jeans.

Entrò dentro i miei pantaloni, facendo scivolare entrambe le mani verso le cosce, togliendomi lentamente l'indumento inutile.

Appena se ne liberò lo buttò per terra.

Prima che potesse fare altro, la allontanai.

<< Ti prego, posso toglierti la maglia? >>

Sorrise, poi, senza dire niente, prese la mia mano e la appoggiò appena sopra il suo ventre, sotto il tessuto.

Sentii il suo corpo caldo e i muscoli che si muovevano sotto il mio tocco.

Afferrai la maglia con entrambe le mani e la tirai su, fino a liberare del tutto il suo magnifico busto.

Allungai la mano destra, e lei si lasciò toccare.

I suoi addominali erano tonici, la sua pelle era candida e il suo seno era enorme.

Provai a toglierle i pantaloni, ma sembrò non gradire.

Non appena cercai di sbottonarli, mi fermò afferrandomi il polso.

Sembrò pentirsene, e mi lasciò continuare.

Fu davvero strano quel comportamento, ma lasciai stare.

Mi aiutò a toglierle i jeans, che andarono a fare compagnia agli altri indumenti sul pavimento.

Entrambe rimanemmo solo con l'intimo.

Le mie mani vagavano per la sua schiena, mentre le sue stringevano forte i miei fianchi mentre la sua bocca dava attenzioni al mio collo.

Mentre baciava la mia pelle bollente, tolse agilmente il mio reggiseno.

Non me ne accorsi neanche.

Fu così svelta e agile che mi fece un attimo riflettere: con quante era andata a letto per riuscire a toglierlo così?

Per me era già un miracolo se riuscivo a togliermelo da sola...

Iniziai a deconcentrarmi, a distaccarmi, e lei se ne accorse subito.

Aveva iniziato a giocare col mio seno ed io neanche me n'ero accorta.

<< Ehi >> sussurrò strusciando il naso sul mio collo << Qualcosa non va? >>

Sospirai, e non risposi.

A quella risposta non verbale si staccò e mi guardò dritta negli occhi.

Incrociai svogliatamente il suo sguardo, vedendola preoccupata.

Lei sembrò leggermi nell'anima.

<< Ti stai pentendo di quello che abbiamo fatto? >>

Distolsi lo sguardo, non rispondendo.

<< Camila, guardami negli occhi e rispondimi >>

La sua voce profonda mi fece rabbrividire, provai un misto di piacere e di paura.

Non la guardai, fino a che non prese il mio volto con la mano destra per forzarmi.

I suoi occhi erano freddi, più del circolo polare artico, ma notai lo stesso la sua insicurezza.

Mi feci coraggio e le feci capire cosa mi turbava.

<< Quante volte avrai usato questa mano per fare lo stesso ad altre ragazze >>

Lei alzò le sopracciglia.

<< Davvero stavi pensando a questo?! >>

<< Mi è venuto in mente non appena mi hai tolto in modo "professionale" il reggiseno >>

Lei sorrise, e scosse la testa.

<< Non ci credo... sei gelosa! >> esclamò.

<< No, è solo che mi da noia pensare che ci sono state molte altre prima di me >>

<< E cosa te lo fa pensare? >> domandò lei.

<< Perché, non è così? >>

Lei si ammutolì.

Sentii gli occhi bruciare, perciò distolsi lo sguardo dal suo.

Incrociai le braccia, cercando di coprire il mio petto nudo.

<< Camila- >>

<< No, ti prego, non parlare >>

Lei insistette.

<< Camila, lo ammetto, sono stata con molte altre donne, ma erano solo piccoli divertimenti che non hanno mai significato niente >>

<< Facile dire così >>

Il mio comportamento era davvero infantile, ma ero fatta così.

<< Karla Camila Cabello Estrabao, guardami negli occhi quando ti parlo >>

Mi fece paura, e così eseguii l'ordine.

Mi sentii sottomessa sotto quello sguardo potente.

<< Tu sei stata la prima con cui ho avuto qualcosa di davvero speciale. Tu sei l'unica ad avermi preso il cuore, appartengo solo a te, nessuna ci era mai riuscita... >> mormorò con la sua voce spettacolarmente sexy << Non mi lasciavo mai togliere i pantaloni. Il massimo che ho sempre raggiunto è stata la maglia >>

<< E perché? >> chiesi, spontaneamente.

Lei deglutì.

<< Vedi lo spazio che copre l'elastico delle mie mutande? >>

Lo guardai, e lo toccai col dito.

Lauren si lasciò toccare, anche se un po' rigida.

In effetti l'elastico era più spesso e arrivava poco sotto l'ombelico, mentre il mio era piccolo e arrivava poco sopra il monte di Venere.

<< Abbassalo >> mugolò lei, guardando la mia espressione, per vedere come avrei reagito a quello che avrei trovato sotto il tessuto << Qui, sul fianco destro >>

Con un dito abbassai le mutande di Lauren dove aveva detto lei.

Saltò fuori un'enorme cicatrice, che si estendeva fino all'inguine.

Spalancai la bocca.

<< Non l'ho mai fatta vedere a nessuna >>

Timidamente allungai l'altra mano, toccandola delicatamente.

La tracciai con un dito, tastandone il profilo in rilievo.

<< C-Chi te l'ha fatta? >>

Sospirò, leccandosi le labbra.

<< È stato il mio capo >> spiegò lei << Il primo anno non sapevo come funzionavano le sue regole, soprattutto quelle sulle relazioni private >>

Si fermò un attimo.

Si vedeva che non ne aveva mai parlato con qualcun altro.

<< Andavo ogni notte con donne diverse, e per sbaglio una volta andai a letto con una ragazza che aveva puntato lui... me la fece pagare duramente >>

Mi si spezzò il cuore.

<< C-Cosa- >> non mi lasciò parlare.

<< Mi convocò e mi picchiò per quasi un ora di fila, e alla fine mi denudò... >>

<< Lauren, non sei costretta a dirmelo >> la accarezzai, come per tranquillizzarla.

<< Tranquilla, voglio che tu lo sappia. Sei l'unica a saperlo... Voglio che tu capisca quanto io tenga a te >>

Annuii, sentendomi importante.

Prese un profondo respiro e continuò.

<< Lui mi ha violentata, dicendomi che se lo avessi rifatto un'altra volta mi avrebbe tagliato la lingua. Per "pareggiare i conti" mi tagliò qui sul fianco, abbastanza in profondità da lasciarmi un segno indelebile ma non troppo per uccidermi >>

Alzai lo sguardo sui suoi occhi, notando delle lacrime che minacciavano di scendere.

Mi rattristò un sacco vederla in quelle condizioni.

Alzai il busto abbastanza da prendere il suo volto tra le mie mani e catturare le sue labbra con le mie, e lì, lei si lasciò andare, piangendo e sfogandosi.

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