Capitolo 37
Ci crogiolammo a lungo dentro la vasca, io sopra di lei e lei che mi abbracciava e mi accarezzava il corpo teneramente.
Mi lasciò diversi baci sul collo e sulla testa, facendomi sentire sempre più amata.
<< È incredibile >> disse tutto d'un tratto.
<< Cosa? >> le chiesi.
<< Come possa colpire l'amore... Io mi sono innamorata alla follia della ragazza che dovevo sequestrare e uccidere non appena mi fosse stato chiesto >>
Accarezzai dolcemente il suo braccio.
<< Te ne stai pentendo? >> domandai, con tono insicuro.
Mi girò con molta facilità, facendomi ritrovare a pochi centimetri dal suo volto.
<< Sai cosa, Camila? >>
Mi vennero i brividi, ma non di piacere, di paura.
Quella frase, quel suo tono... mi fece impaurire.
<< C-Cosa? >>
Mi guardò dritto negli occhi, avvicinandosi di poco.
<< Io rifarei tutto questo una seconda volta, e non me ne pentirei mai. Mai e poi mai >> affermò << Se dovessi tornare indietro e dovessi decidere di nuovo di lavorare a questo rapimento accetterei ancora e ancora... >>
Deglutii, incantata dalle sue parole, e mi lasciai baciare.
Senza che neanche me ne accorgessi, Lauren era già fuori dalla vasca.
Si alzò ed uscì, coprendosi subito.
Non avevo ancora visto il suo corpo per bene... e io morivo dalla voglia di farlo.
Volevo vederla come lei aveva visto me.
<< Puoi stare nella vasca quanto ti pare >> mi avvisò lei, asciugandosi.
<< Esco tra poco anch'io... preferivo quando qui c'eri anche tu >> mugolai.
Lei sorrise, piegandosi davanti a me e baciandomi sulla fronte.
<< Allora ti aspetto di là >>
Subito dopo lasciò la stanza, io mi sciacquai e uscii.
Presi il primo asciugamano che mi passò sotto mano e mi asciugai.
Solo dopo mi accorsi che non avevo vestiti da mettere in quel momento, e che l'asciugamano non mi copriva abbastanza.
Sospirai, provando a coprirmi il più possibile, e tornai in camera.
Andai dove avevamo buttato i vestiti per terra, cercandoli in giro per il pavimento.
Mi fermai non appena, davanti a me, apparì una Lauren Jauregui seduta sul letto, con solo un paio di jeans neri attillati e strappati addosso.
In mano aveva il cellulare.
Sembrava preoccupata, ma era incredibilmente sexy lo stesso.
I capelli erano leggermente scompigliati e i suoi occhi erano fissi sul dispositivo elettronico.
Con una mano teneva il cellulare, mentre con l'altra giocava col suo labbro inferiore.
Non appena si accorse della mia presenza appoggiò il cellulare sul letto, si alzò e venne verso di me.
Mi prese le guance e mi sorrise.
<< Stai cercando di nasconderti con questo microscopico asciugamano? >> ridacchiò.
<< Io ci ho provato >> scherzai anch'io.
Fece sfiorare i nostri nasi, e cercò di afferrare le mie mani, per distrarle dalla presa che teneva sul mio corpo il lembo di cotone bianco.
Riuscì ad incrociare le sue dita con le mie e mi baciò, facendo contemporaneamente cadere l'asciugamano ai miei piedi.
<< Ho desiderato così tanto farlo... >>
<< Cosa? >>
<< Baciarti >> sorrise << E adesso posso farlo quanto mi pare >>
Mi prese i fianchi e mi portò a sé, facendo appoggiare il mio ventre nudo col suo coperto dai pantaloni.
<< Finalmente, cazzo >> sussurrò.
Era come se avesse appena realizzato tutto quello che avevamo appena fatto.
Forse era successo tutto troppo in fretta.
<< Dove sono i miei vestiti? >> domandai.
<< Quelli sono da lavare, ti darò i miei >>
Rimasi un attimo interdetta, poi mi indicò sul letto dei pantaloni, una felpa, un reggiseno e un paio di mutante.
Dovevo indossare anche il suo intimo?
Mi misi le mutande.
Mi stavano, ma erano lievemente più larghe.
Provai a mettermi il reggiseno... ma era molto più grande della mia taglia.
Lei quasi si mise a ridere.
<< Di questo possiamo anche farne a meno >> mormorò togliendomelo agilmente.
La felpa era molto larga e i pantaloni mi stavano alla perfezione.
Forse su Lauren erano attillati, ma su di me sembravano jeans normali.
Mi squadrò per bene.
<< Stai d'incanto >>
Stava per baciarmi quando un messaggio dal suo cellulare la interruppe.
Sbuffò pesantemente ed andò a vedere chi le aveva scritto.
Si sedette e sul suo volto ritornò lo sguardo preoccupato.
<< Chi è? >>
<< Il mio collega, Austin... >> rispose distrattamente.
Si massaggiò la tempia, leggendo il messaggio.
<< Cosa sta succedendo? >>
Lei sembrò all'inizio non volermi rispondere, però alla fine parlò tranquillamente.
<< Stanno decidendo tra quanti giorni chiederanno per l'ultima volta a tuo padre i soldi del riscatto... >>
Fece una lunga e stressante pausa prima di concludere.
L'ansia mi stava letteralmente divorando.
<< Io spero un'altra settimana come le altre volte... Il problema è che se risponderà di no un'altra volta io dovrò fare un video mentre ti sparo alla testa da mandargli quasi in "diretta live" >>
Il mio cuore si fermò completamente per un'infinità di secondi.
Spalancai la bocca e cercai di capire cosa avrebbe fatto lei se quella situazione si fosse presentata.
<< Mio padre è un coglione >> singhiozzai << Avrà sicuramente sguinzagliato i suoi scagnozzi per cercarmi in ogni dove... >>
Lei mi fulminò con lo sguardo.
<< Cazzo, se i miei capi dovessero venirlo a sapere mi daranno l'ordine di ammazzarti all'istante >>
Deglutii.
<< E-E tu c-cosa farai? >> balbettai.
<< Te l'ho già detto. Io non ti farei mai del male... Non lo so proprio, però, come dovremmo fare se tuo padre non dovesse pagare?>>
Sarebbe stato un vero problema, che sicuramente si sarebbe presentato.
Lui era orgoglioso.
Non era facile trattare con lui.
Lauren continuò a messaggiare con il suo collega per più di trenta minuti.
Sembrava ancora molto turbata, e ogni tanto la sentivo dire qualche parolaccia.
Io mi misi a sedere sul letto, con la schiena sullo schienale e le ginocchia al petto e rimasi a guardare Lauren davanti a me, seduta sul bordo.
Fissai la sua bellissima schiena nuda, e mi concentrai sul tatuaggio dietro al suo collo.
Era una libellula, completamente nera con qualche sfumatura grigia.
Guardando per bene la sua pelle notai anche dei segni che le avevo lasciato io mentre facevamo l'amore.
Sorrisi, anche se solo per un attimo.
Poco più avanti di me c'era, infatti, la macchia che aveva lasciato la mia verginità.
"L'ho fatto davvero" pensai "Dopo settimane di lotta tra il mio cuore e il mio cervello e quello che pensavo fosse il mio buonsenso, mi sono lasciata andare"
I miei pensieri furono interrotti da un rumore assordante: il cellulare di Lauren scaraventato da lei stessa sul pavimento.
Incominciai seriamente a preoccuparmi.
<< L-Lauren? >>
<< Abbiamo un problema >>
E quello fu solo l'inizio.
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