Capitolo 3

Riuscii a dormire per poco.

Forse un oretta, ma non ne ero tanto sicura.

Avevo perso la cognizione del tempo.

Secondi? Minuti? Ore?

Da quanto tempo ero lì?

Era difficile capire se fosse giorno o notte, era difficile capire quanto veloce stesse passando il tempo...

Con quella fottuta benda non vedevo niente, solo nero. Oscurità pura.

Ero terrorizzata, ma non piu di quanto avrei potuto esserlo se il mio rapitore fosse stato un uomo.

Gli uomini sono rudi, cattivi, senza pietà... però ci doveva essere un motivo se avevano messo quella ragazza a sorvegliarmi e a fare tutto quel lavoro.

Dalla sua voce sembrava davvero giovane però... Forse mi sbagliavo?

Forse era una donna matura di 30/40 anni con una voce da ragazzina, spietata, più forte di un uomo, stronza e molto brava a fare il suo lavoro.

Molte domande affollavano la mia testa, anche le più stupide e impossibili.

Ritornai alla realtà non appena sentii una porta sbattere.

Balzai sulla sedia per la paura.

"Dio, che colpo al cuore"

Sentii dei passi venire verso di me, e poi un rumore forte, come se avesse appoggiato qualcosa di pesante su un comodino.

Si allontanò subito dopo, come una furia.

<< Fermati >> mormorai, insicura.

I passi si fermarono all'istante.

Mi aveva sentita.

"Oddio" pensai "Mi ha dato retta?"

Presi coraggio e cercai di dialogare con la mia rapitrice.

<< Perché mi hai rapita? >>

Dopo quella domanda, ci fu un silenzio che durò quasi un'eternità.

L'unica cosa che percepivo era il suo dolce respiro.

Si avvicinò a me, e sentii il suo respiro scontrarsi contro la mia fronte.

Iniziai a sudare freddo.

Una scarica di panico partì dall'ultima vertebra della mia spina dorsale fino ad arrivare alla prima.

Era vicina a me, forse troppo, ma io non potevo vederlo.

Quello che sentivo non mi bastava, volevo vedere se era davvero tanto vicina a me come immaginavo.

Avrei pagato qualsiasi cifra per sapere quello che stava pensando in quell'interminabile silenzio.

<< Me lo hanno ordinato >> risposte semplicemente, scandendo ogni singola parola.

Deglutii.

Era davvero vicina.

Aveva sussurrato quella risposta e io l'avevo sentita alla perfezione.

Inoltre mi sentii sfiorare il naso con qualcosa di liscio e morbido.

Per un secondo il mio respiro si fermò.

<< E p-perchè? >>

La sentii ridacchiare, e questo mi diede leggermente sui nervi.

<< Fai troppe domande. Non devi interessarti di queste cose. Sei stata rapita, basta >> disse con un tono strafottente << Questo è tutto quello che devi sapere >>

<< Ma almeno il motivo? >>

Ero davvero insistente, infatti sbuffò pesantemente.

<< Non posso dirti molto... tuo padre ha fatto incazzare il mio capo. Lui aveva molto più potere e molti più territori prima che glieli rubasse il signor Cabello, capisci? >> cedette, e iniziò a spiegare << Così ha deciso di "rubare" la cosa a cui tiene di più al mondo... la sua "piccola stellina" >>

Mi si gelò il sangue nelle vene.

Come sapevano che mio padre mi chiamava così? Ci avevano spiato?

Rimasi a bocca aperta, e la mia reazione la fece ridere.

<< Sappiamo tutto di te, Miss Cabello >> ridacchiò << Ormai è da un anno che ci lavoriamo, piccola >>

Mi vennero i brividi.

Calò il silenzio.

Nella stanza riuscivo a sentire solo il mio respiro, che accelerava progressivamente.

All'improvviso sentii la sua mano sul mio ginocchio, che lo accarezzò teneramente.

Fu il primo contatto delicato tra noi due, e fu davvero molto strano.

Io stavo morendo dalla paura, mentre lei era così tranquilla che mi sentivo ancora più terrorizzata.

Temevo per la mia vita, temevo che mi avrebbe uccisa da un momento all'altro, ma lei in qualche modo era gentile con me.

La sua mano si alzò, e mi accarezzò la guancia sinistra, per poi spostare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Smisi definitivamente di respirare. I miei polmoni si ghiacciarono.

Cosa stava facendo? A cosa stava pensando?

Era tutto così surreale.

Alla fine la sentii allontanarsi.

<< No! No! Ti prego >> la supplicai << Resta qui con me >>

<< Perché dovrei? >> chiese.

Non trovai le parole, anche perché non avevo la minima idea del motivo per cui l'avevo pregata di restare. 

<< N-Non voglio stare da sola >>

Sbuffò leggermente, ma alla fine cedette.

<< Okay, mi metto a sedere qui davanti a te, va bene? >>

<< Voglio vederti >> affermai, senza neanche lasciarla finire di parlare.

<< Questo non si può fare >>

<< Perché no? >>

<< Perché no >> rispose seccata.

<< Questa non è una risposta >>

Sapevo essere davvero testarda quando volevo, e sicuramente stava perdendo la pazienza.

<< Non decidi tu come giocare a questo gioco. Ci sono delle regole da rispettare >>

<< Allora me le spieghi queste regole? >> insistetti.

La sentii alzarsi di scatto, e prendere qualcosa dal comodino.

In un attimo sentii qualcosa di ghiacciato premermi sulla gola.

Era sicuramente una lama.

<< Te le spiego volentieri >> sussurrò al mio orecchio << Tu stai zitta e io non perdo il controllo, tuo padre paga il riscatto e tu non morirai >>

Deglutii, e lei mi tolse l'oggetto affilato dalla gola.

<< O-Okay >> balbettai << Mio padre sa che sono scomparsa? >>

<< Penso di sì >> mugolò << Se ha trovato tutto quel bordello in casa quando è venuto a riprenderti credo proprio di sì >>

<< E s-sa che mi hanno rapito? >>

<< Ancora no. Glielo faranno sapere tra due giorni. Da lì inizia il divertimento >>

<< E quando tornerò a casa? >>

Non rispose subito.

Pensò per un po' prima di rispondermi.

<< Dopo avergli dato la lettera con tutti gli avvertimenti e le istruzioni, inizieranno sicuramente le contrattazioni. Il mio capo aveva deciso di dargli un mese di tempo, ma non si può mai sapere. Potrebbe pagare tutto subito senza problemi, ma potrebbe anche tenere di più al suo orgoglio e pensare a come risolvere la cosa da solo senza perdere niente... >>

In quel momento scossi la testa.

<< Allora starò con te per un bel po' >> mugolai triste << Mio padre è molto orgoglioso >>

<< Bene. Allora rispetta le regole, e sarà una convivenza gradevole >>

Sospirai, ormai arresa all'idea di ciò che mi sarebbe capitato.

<< Ci divertiremo un sacco >> mormorò la ragazza che mi aveva ridotta in quelle condizioni prima di andarsene.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top