Capitolo 29

"Camila, tu mi piaci" "Camila, tu mi piaci" "Camila, tu mi piaci" "Camila, tu mi piaci"

Continuavo a ripetermi quella frase come se fosse un'ossessione.

Risentivo dentro la mia testa la voce di Lauren che la diceva, come se volessi rivivere quel momento.

Stavo letteralmente morendo.

"Ha detto davvero quello che ho sentito?" pensai "No, non può essere"

Ma non era un "ti amo", perciò non dovevo essere così agitata.

Quella frase mi aveva completamente messo in confusione... perché?

Perché mi faceva questo effetto?

Alzai lo sguardo verso di lei, che mi guardava, forse aspettando una mia risposta.

I suoi occhi erano lievemente lucidi, e sentivo martellare il suo cuore nel petto da dove ero io.

Che dovevo dirle?

Quella confessione era la cosa che più avessi desiderato in quegli ultimi giorni, ma poco dopo averla sentita non ne ero più così tanto sicura.

Ero sempre divisa in due, una parte era felice, mentre l'altra era in completo disaccordo.

Una parte voleva fare la cosa giusta, l'altra voleva scappare e lasciarsi andare...

E quello era sbagliato.

Non dovevo baciare Lauren, non dovevo darle delle false speranze, a me non piaceva.

Avevo scoperto quello che volevo sapere, ma ero triste.

I miei sospetti erano veri: lei provava una certa attrazione verso di me.

Non sapevo se era solo attrazione sessuale o qualcosa di più.

Ora la risposta che stavo cercando era alla domanda "cosa provo io?".

Rimasi a bocca aperta, cercando di guardarla negli occhi, non riuscendoci.

"Io amo Shawn" pensai "Non amo lei"

E poi non aveva detto che mi amava, perciò non dovevo sentirmi così in dovere di ricambiare.

Non c'erano sentimenti tra di noi.

Cercai di dire qualcosa, ma non ci riuscii.

Aprii la bocca, prendendo aria e cercando le giuste parole da dire.

Come sempre, fallii miseramente.

<< I-Io... >> balbettai.

Rimasi in silenzio e lasciai perdere.

Alla fine si accorse del mio imbarazzo, e si allontanò da me.

Presi un profondo respiro per tranquillizzarmi.

Lauren tornò al tavolo dove avevo mangiato, prese i piatti e la tazza vuota e li posò sul bancone.

Guardai in giro per il locale e, fortunatamente, era ancora vuoto.

Non era molto frequentato di mattina, anzi, probabilmente eravamo le uniche persone che c'erano e che ci sarebbero entrate.

<< Ehi! >> urlò lei, facendo arrivare di corsa il suo piccolo schiavetto << Qui abbiamo finito, ma presto ritornerò, e la prossima volta voglio trovare tutto pronto >>

Beh, ci aveva messo davvero molto tempo a preparare qualche pasta e un caffè, però non si meritava quella sgridata.

Il povero disgraziato annuì, impaurito da Lauren, poi lei si girò verso di me e mi ordinò di scendere dal tavolo.

Ci dirigemmo verso l'uscita e lasciammo l'atmosfera erotica e sensuale di quel locale.

La luce naturale mi sembrò quasi strana da come mi ero abituata a quella del bar.

Il sole spendeva in alto nel cielo, illuminando il mio volto e quello della donna in mia compagnia.

Aveva un'espressione neutra, seria, ma sembrava lo stesso molto incazzata.

Stava combattendo contro qualcosa?

Iniziai ad avere paura.

Non si poteva mai sapere.

Quando partiva la sua metà cattiva nascosta dentro di lei nessuno poteva fermarla.

Chissà a cosa stava pensando.

Stava pensando anche lei a quello che stavo pensando io?

Mi avrebbe fatto davvero comodo il super potere di leggere nella mente, lei non trasudava nessuna emozione.

Non ero certa di niente con quella.

Sembrava un robot che provava delle emozioni per la prima volta.

Lauren aprì la portiera e mi fece salire, chiudendomela come un gentiluomo.

Poi salì lei, mise in moto e partimmo.

Durante il viaggio la tensione era più che evidente.

Non mise neanche la musica.

Volevo ascoltare i "the 1975", così magari si sarebbe tranquillizzata e si sarebbe rilassata anche lei.

La radio era spenta, e l'unica cosa che si poteva ascoltare era il silenzio.

Mi sentivo ancora di più in gabbia.

Qualsiasi cosa avesse fatto o avesse detto, lei lo avrebbe concentrato in quel piccolo spazio vitale.

Alla fine parlò.

<< Camila >>

Non appena pronunciò il mio nome il mio cuore perse un battito.

"Aiuto"

Cosa mi voleva dire?

<< Mi dispiace >>

Rimasi interdetta.

<< Per cosa? >>

<< Per quello che ti ho detto in quel bar... >>

Non voleva ripeterlo, eppure io volevo sentirmelo dire un'altra volta.

<< Oh >> riuscii a dire.

Ci fu un silenzio imbarazzante, che riuscì a spezzare poco dopo.

<< Tranquilla... non è niente di che >>

Lei girò la testa verso di me.

<< Non è niente di che?! >> domandò infuriata << Niente di che?! Cazzo, Camila, ti ho detto che mi piaci >>

<< Non è come il "ti amo", non vuol dire niente >>

<< No, cazzo. Io non posso provare certi sentimenti per una persona che ho rapito e che dovrei trattare come un cane >>

Deglutii.

<< Non pensarci >> sussurrai, sperando che non mi sentisse.

Mi sbagliavo.

<< Camila, lo vuoi capire? L'unico modo per non pensarci sarebbe sbarazzarmi di te >> mormorò << È da quando conviviamo in quel motel che il mio cuore sta facendo di testa sua, soprattutto da quando ho dormito con te e ti ho baciata >>

<< Allora non dovevi farlo. Potevi dirmi di no, rifiutare... >>

Tirò due pugni forti sul volante.

<< Me lo hai chiesto tu di farlo >> urlò.

Mi zittii.

Non volevo farla incazzare ulteriormente.

Sbuffò, capendo di avermi spaventata con il suo comportamento.

<< Tu hai il tuo Shawn, io ho il mio lavoro da fare... dobbiamo pensare entrambe alle nostre priorità >>

Aveva ragione.

Io dovevo concentrarmi sul mio ragazzo, e lei doveva concentrasi sul suo lavoro.

<< Scusa >> dissi io, questa volta.

Mi guardò un paio di volte, cercando comunque di guardare anche la strada.

Io abbassai lo sguardo come un cucciolo bastonato.

<< M-Mi dispiace di averti provocato >>

Finalmente lo ammisi.

Era colpa mia.

<< Perché mi hai chiesto di baciarti? >>

Mi ammutolii definitivamente.

Non sapevo cosa risponderle.

Lauren continuò a farmi la stessa domanda fino a che non cedetti.

<< Non lo so! Lauren, non lo so! >> gridai << Forse mi piaci anche tu, che cazzo ne so io >>

Realizzai dopo quello che avevo detto.

Lei accostò e fermò la macchina, in mezzo al nulla.

La spense e si girò completamente verso di me.

M'immaginai la mia faccia in quel momento: completamente pentita di quello che avevo detto e incredibilmente terrorizzata.

<< Adesso chiariamo questa cosa una volta per tutte >

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