Capitolo 26
Il ragazzo ci mise diversi minuti, mettendo alla prova anche la mia pazienza.
Iniziai a guardare le luci al neon.
Non davano una grande illuminazione, ma da un certo punto di vista erano davvero affascinanti.
Non avevano un colore fluorescente, era più spento, quasi come se volessero che la stanza avesse un'atmosfera "da rimorchio".
M'immaginai quel locale di sera, con tutti gli ubriaconi che ci provavano spudoratamente con la prima che gli capitava a tiro.
Però aveva quel che di sexy e soft che era quasi rilassante, quasi sovrannaturale.
Era tutto molto Tumblr.
Dopo una decina di minuti, alla fine, diede il caffè a Lauren, accompagnato da un piatto di ciambelle e qualche cornetto.
Appoggiò il piatto e si sedette davanti a me, spostando la sua chioma corvina in modo molto sensuale.
Spostò i suoi occhi su di me, e per poco non mi venne un colpo al cuore.
I suoi occhi, sotto quelle luci al neon, erano qualcosa d'indescrivibile.
Avevano assunto un colore davvero strano ma meraviglioso allo stesso tempo.
Guardando come si era illuminata la sua pelle, mi accorsi che le luci non erano del tutto rosse, avevano un filo di viola, molto chiaro, quasi impercettibile.
Probabilmente era un difetto della lampada, ma Lauren restava lo stesso incredibilmente attraente sotto quel tipo di luce.
Rimasi a guardarla, quasi a bocca aperta, per qualche secondo... forse troppo.
<< Ehi? >> mi fece scendere dalle nuvole Lauren << Ci sei? >>
Scossi la testa, imbarazzata.
<< S-Scusa >>
Presi una ciambella e iniziai a mangiare.
Lei non prese niente, mi guardò semplicemente gustare la pasta ancora calda.
I suoi occhi puntati su di me mi misero a disagio.
Aveva il mento posato sulle mani, unite tra di loro per formare un comodo appoggio.
I suoi gomiti erano appoggiati sul freddo tavolo, mentre i suoi occhi erano sui miei.
<< Tu, ehm, non mangi? >> mi azzardai a domandarle.
Scosse la testa, senza dire una parola, continuando a fissarmi.
Era inquietante.
Fermai le mie azioni, appoggiai la ciambella sul piatto e mi morsi il labbro inferiore.
Avevo lo sguardo puntato sul piatto, ma potevo immaginarmi lo sguardo interrogativo di Lauren.
<< Qualcosa non va? >> si preoccupò immediatamente << Se non ti piace vado subito da- >>
La interruppi subito.
<< Tranquilla... non è per quello >>
<< Allora cosa c'è? >>
Respirai profondamente un paio di volte, prima di trovare il coraggio di guardarla negli occhi.
<< I-Io >> balbettai << Volevo parlare di quello che è successo stanotte... >>
I suoi occhi si dilatarono impercettibilmente.
Abbassai subito lo sguardo, per paura della sua reazione.
Lei sospirò.
<< Niente di cui parlare >> borbottò << Adesso magia >>
La guardai incazzata.
<< Rispondimi >>
<< Tu non dai ordini >> mi fece notare << Io comando, e io dico che non dobbiamo parlare e tu devi mangiare >>
<< Finché non ne parliamo io non mangerò un cazzo >> mi alterai.
Alle mie parole si alzò di scatto, battendo forte i pugni sul tavolo.
I suoi occhi mi fulminarono l'anima e, senza fare altre storie, ricominciai a mangiare.
Perché doveva essere così severa?
Era stata così dolce la notte precedente... perché si comportava così?
Scossi la testa lievemente.
"Non mi starò mica innamorando di lei?" pensai.
Mi piaceva la Lauren dolce, quella dura e severa mi terrorizzava.
Mi sentivo male.
Provai a scacciare tutti quei fottutissimi pensieri dalla mente, ma non ci riuscì.
Fu impossibile.
Iniziarono a lacrimarmi gli occhi, ma feci finta di niente.
Purtroppo Lauren se ne accorse in meno di un attimo.
<< Camila? >>
La sua voce era un misto tra il "non me ne frega" e il "oddio, cos'ho fatto".
Presi in considerazione seriamente che avesse due personalità.
La sua parte "killer professionista" stava lottando contro la sua parte dolce.
<< Camila? >>
Lo disse con un tono che mi fece capire che la parte che aveva vinto era quella dolce e amorevole.
Visto che continuavo a non risponderle, si alterò lievemente.
<< Camila >> questa volta era seria.
Scossi la testa e continuai a mordere la ciambella nella mia mano.
Perse completamente le staffe non appena mi lasciai scappare una lacrima.
Quella lacrima scese lentamente, fino a toccare il mento.
<< Oh, no no no no no >> sussurrò tra sé e sé, quasi incazzata.
Si alzò e si mise di fianco a me.
Il suo braccio sinistro mi circondò i fianchi e mi tirò a sé.
<< No >> mormorò, asciugando la scia che aveva lasciato la lacrima sulla mia guancia.
Il suo calore invase il mio fragile corpo.
I brividi affiorarono sulla mia pelle, ma io cercai di non farglielo notare.
Continuai a mangiare, silenziosamente.
Lei provava a farmi parlare, continuò per diversi minuti a riempirmi di domande.
Ma io la ignorai.
Alla fine si ammutolì, ma non si spostò dalla posizione che aveva preso.
La sua mano aumentò la presa sul mio fianco, come per non farmi scappare, anche se era impossibile.
Forse aveva paura che mi sarei potuta allontanare.
Era possibile che potesse aver paura di essere rifiutata?
Rifiutata da parte mia?
Quella posizione mi impediva ogni movimento, non avrei potuto allontanarmi allontanarmi da lei.
<< P-Puoi togliere il b-braccio da lì? >> provai a dire.
Lei per tutta risposta si strinse di più a me.
Non disse neanche una parola.
Dopo aver finito il caffè, rimasi immobile.
Avevo finito di fare colazione, e stavo aspettando che lei mi lasciasse andare.
Non lo fece.
<< Mi fai alzare? >> chiesi.
<< No >>
Deglutii rumorosamente.
Cosa voleva fare?
L'atmosfera di quel bar non aiutava a farmi stare tranquilla, sembrava il privè di un locale di striptease.
Dopo un paio di minuti si alzò, facendo alzare anche me.
Senza accorgermene mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto, con i fianchi incollati ai suoi e le sue mani appoggiate saldamente sul mio corpo.
Il locale era vuoto, il ragazzo che ci aveva servito era sicuramente scappato sul retro per non avere problemi con Lauren.
La sua mascella era contratta, i suoi occhi erano semi-chiusi e le sue labbra leggermente schiuse.
I nostri nasi si sfiorarono.
Il mio cuore perse un battito diverse volte nei minuti successivi.
Rimasi in quella posizione per quella che mi sembrò un'infinità di secondi.
La tensione nell'aria si poteva tagliare con un coltello.
Quella vicinanza mi fece provare una strana sensazione di desiderio nel basso ventre.
Alla fine lei iniziò ad avanzare, costringendomi ad indietreggiare, fino a che non mi scontrai contro qualcosa: il bancone.
La distanza tra le nostre labbra rimase la solita tutto il tempo, né un centimetro in più né un centimetro in meno.
In un secondo mi alzò e mi fece sedere, costringendomi ad aggrapparmi con le gambe alla sua schiena.
Quella posizione era troppo intima per i miei gusti, infatti sentì le mie guance scaldarsi progressivamente.
Lei mi guardava dal basso verso l'alto e io dall'alto verso il basso, mentre le nostre labbra si sfioravano.
Il nostri respiri iniziarono a diventare sempre più irregolari.
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