Capitolo 23
Alla fine mi arresi e mi lasciai trascinare in camera.
Mi misi volontariamente a sedere sulla sedia, senza bisogno di ordini da lei.
Mi aveva promesso che mi avrebbe slegata ed ero sicura che lo avrebbe fatto.
Non so perché, ma le diedi la mia fiducia.
Sapevo che avrebbe mantenuto la sua promessa.
Dopo avermi legata tornò in camera sua e chiuse la porta a chiave.
L'unica cosa che mi divideva da lei ora era una semplice porta.
La sentii parlare al telefono e armeggiare in giro per la stanza per quasi quattro ore.
Sentivo strani rumori, come se stesse maneggiando una decina di armi diverse, mentre parlava al cellulare.
Non riuscivo a capire quello che diceva.
Parlava troppo piano e inoltre si avvicinava e si allontanava troppo spesso dalla porta per farmi capire quello che stesse dicendo.
Udii qualche parola, ma non riuscii a trovare un filo logico tra di loro.
Verso la fine della sua lunga discussione sembrò un tantino alterata.
Iniziò ad aumentare il tono della voce e ad invelenirsi contro chiunque stesse parlando in quel momento.
Probabilmente non era un suo superiore perché le sentii dire un sacco di terribili offese.
Non potevi dire certe cose al tuo capo.
"Forse è un suo collega, che collabora con lei in tutto questo diabolico piano" ipotizzai.
Finita la discussione sentii un lungo ed inquietante silenzio.
Non la sentivo neanche muoversi.
Era calata una quiete a dir poco snervante.
Iniziai a domandarmi cosa stesse facendo, cos'era successo, con chi stesse parlando, a cosa stesse pensando in quel momento...
Ad interrompere tutti i miei pensieri fù il rumore della porta che si riapriva.
Entrò Lauren, leggermente scossa.
Rimase in piedi e gironzolò per la stanza.
Non mi azzardai a parlare.
Ormai aspettavo che lo facesse lei per prima.
Si fermò davanti alla finestra, e rimase a guardare fuori per un bel po'.
La osservai tutto il tempo, cercando di capire a cosa stesse pensando.
Cos'era che la turbava così tanto?
Fu come se avesse sentito i miei pensieri perché si girò verso di me e mi guardò negli occhi per qualche attimo.
<< Tranquilla, non è niente di che... >> mormorò << per ora >> aggiunse a bassa voce.
Sbuffò e si mise a sedere proprio davanti a me, aiutandosi a sedersi appoggiandosi sulle mie gambe.
Fece sparire il suo sguardo arrabbiato e mi rivolse un tenero sorriso.
<< Allora, Camila, ti va di mangiare qualcosa? Non è ancora troppo tardi >>
Mi morsi il labbro inferiore, immaginandomi quello di cui avevo voglia in quel momento.
<< Vorrei una pizza >>
Lei annuì.
<< Anch'io avevo voglia di pizza... Mi ci vorrà un'oretta tra andata e ritorno per arrivare alla pizzeria più vicina >> mi fece notare << Ti va bene? >>
<< A me va bene qualsiasi cosa, basta mangiare pizza >>
Lauren si mise a ridere.
<< Okay. Allora parto adesso e cerco di fare il più veloce possibile >>
Dopo aver preso i soldi e dopo averle detto come la volevo, corse fuori dal motel e salì in macchina.
Come aveva detto, tornò dopo neanche 40 minuti.
Entrò con un grande sorriso stampato sulle labbra e con lei entrò anche un buon profumino.
Appoggiò i cartoni della pizza da parte e si mise a slegarmi i polsi.
<< Vieni, mettiti a sedere accanto a me >> mi invitò lei, porgendomi uno dei cartoni.
Mentre mangiavamo cercai di farmi dire da cosa era preoccupata Lauren.
<< Chi era al telefono oggi? >> le chiesi timidamente.
<< Nessuno d'importante >>
<< Beh, sembravi molto agitata dopo averci parlato >>
Lei scosse la testa.
<< Non è importante >>
Continuò a mangiare la sua pizza, senza fare caso alle mie domande.
Alla fine, dopo averle rotto i coglioni per un po', si arrese.
<< Ho parlato con diversi miei colleghi. L'ultimo che mi ha telefonato era Austin, che è colui che sta tenendo d'occhio gli spostamenti di tuo padre >>
Deglutii a fatica il pezzo di pizza.
<< C-Cosa? E c-che sta succedendo? >>
Lei scosse la testa.
<< Sembra che voglia fare per conto suo, ma per adesso non sta facendo nulla di grave >> mi spiegò << Comunque tra qualche giorno gli chiederanno di pagare la cauzione... >>
La guardai intensamente, ansiosa di sapere cosa sarebbe successo a me se avesse detto ancora una volta di no.
Lei si accorse della mia tensione.
<< Ehi, stai tranquilla. Austin mi ha detto che gli daranno un'alta occasione se dirà no, e gli diranno quello che faranno se si opporrà ancora >> mi rassicurò << Non ti preoccupare, non potrà rifiutare >>
Annuii, sperando per il meglio, e finii la pizza.
Rimasi ferma fino a che non finì anche lei di mangiare.
Il silenzio in quella stanza sembrava sovrannaturale.
Non poteva esistere un silenzio così perfetto e cupo.
Non sapendo cosa fare ci guardammo negli occhi, cercando di capire qualcosa di più l'una dell'altra.
Io cercavo di capire a cosa stesse pensando lei e lei stava cercando di capire a cosa stessi pensando io.
Ci guardammo così a lungo che persi completamente la cognizione del tempo.
Le sue iridi potevano stregare anche la persona più forte e farla diventare vulnerabile.
Era bellissima, e ogni volta che la guardavo notavo sempre un nuovo ed affascinante particolare del suo corpo.
Dopo una lunghissima eternità, Lauren parlò.
<< È tempo di andare a letto >>
Mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi.
<< Ti do cinque minuti per sciacquarti un po' il viso in bagno e poi è l'ora di andare a dormire >>
Dopo esserci stata io, lei fece lo stesso, tenendo la porta aperta per controllarmi.
Appena uscì dalla porta mi fece stendere sul morbido materasso.
Poi si avviò verso la porta e fece per tornare in camera sua.
<< Lauren >> dissi ad alta voce, attirando la sua attenzione.
Lei si girò, deglutendo.
Probabilmente sapeva quello che le avrei chiesto.
<< P-Puoi restare qui? >>
Lei tornò vicino a me e si mise a sedere sulla sedia.
Io scossi la testa.
<< Qui con me... >> mugolai, quasi impaurita da quella che sarebbe stata la sua risposta.
Lei non si fece molti problemi, e si stese nel letto, accanto a me.
Si mise come l'ultima volta, dietro di me, ma questa volta mi girai.
Mi ritrovai il suo volto a pochi centimetri dal mio.
La prima cosa che catturò il mio sguardo furono le sue labbra.
I nostri corpi erano molto vicini, le nostre gambe erano leggermente intrecciate e le sue mani erano appoggiate sulle lenzuola.
Il mio respiro si fece inspiegabilmente irregolare.
Alzai gli occhi per incrociarli con i suoi.
Le sue pupille erano lievemente dilatate, e non faceva altro che guardare la mia espressione.
Alla fine abbassò lo sguardo sulle mie labbra, e io feci lo stesso.
Le sue labbra erano semplicemente meravigliose.
Involontariamente le schiusi, e cominciai a cercare i suoi occhi per capire cosa voleva davvero.
Lei era un mistero per me.
Alla fine presi un lungo respiro e cercai di raccogliere tutta la forza e il coraggio per dire una semplice frase, che uscì quasi involontariamente.
Non me ne pentii all'istante, come una persona normale con un fidanzato avrebbe dovuto fare.
<< Ti prego, baciami >>
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