Capitolo 22

<< I-In che senso? >> balbettai.

Lei fece uno strano verso con la bocca, in segno di disapprovazione.

<< Beh, ehm, ecco... >> mormorò << Tu non farai una bella fine, e la prossima che prenderanno sarà la tua piccola sorellina >>

Strabuzzai gli occhi.

<< Spiegati meglio >> affermai, leggermente alterata.

<< Io dovrò ucciderti, e loro continueranno il ricatto rapendo la piccola Sofi... e continueranno così finché non avranno tutti i soldi >>

Stavo malissimo.

Mio padre doveva assolutamente pagare quel cazzo di riscatto, se no io sarei finita con una pallottola in testa e Sofi nelle mie stesse condizioni.

<< Mio padre è troppo orgoglioso... >> mormorai.

Mi guardò negli occhi, mentre io spostai lo sguardo per terra.

<< Non voglio morire >> iniziai a singhiozzare.

Lei rimase ferma, e sospirò un paio di volte.

Iniziò a provare a consolarmi.

<< Solitamente, se la posta in gioco è alta, glielo chiedono anche una quarta volta... questo vuol dire che hai altre due settimane per stare tranquilla. Glielo diranno la fine che farai se non pagherà, e non penso sia così orgoglioso da far morire la sua adorata figliola >>

Annuii, anche se ero poco sicura.

Mentre mi asciugavo le lacrime e singhiozzavo, Lauren si spostò accanto a me e mi circondò con il suo braccio.

Rimase in silenzio, senza dire niente.

Ero tra le braccia della persona che probabilmente mi avrebbe ucciso... eppure ci stavo bene.

Ero tranquilla, non avevo paura di lei.

Sicuramente non disse nulla perché  era a conoscenza della posizione in cui si trovava.

Non poteva neanche dirmi "tranquilla, finché ci sarò io non ti accadrà niente"... doveva essere lei la mia futura assassina.

Quel breve momento parve durare un'eternità di minuti.

Il tempo sembrava scorrere più lentamente.

Alla fine Lauren si alzò, mi porse la mano e mi aiutò a fare lo stesso.

<< Ti va di prendere un po' d'aria fuori la porta? >>

Lo aveva detto davvero?

Rimasi stupita.

<< C-Cosa? >> domandai un attimo incredula.

<< Vado a fumarmi fuori una sigaretta... vuoi approfittarne per respirare un po' d'aria fresca? >>

Annuii senza pensarci due volte.

Allora Lauren prese dall'armadio un'altra giacca di pelle e me la fece indossare.

<< Prima cosa, fuori fa un discreto freddino... Secondo, non ti azzardare a fare qualche cazzata, questo motel è vuoto e ci siamo solo noi. Di macchine ne passano giusto un paio ogni dodici ore >>

Si fece capire subito: non dovevo provare a scappare.

<< Non ti preoccupare >> mormorai intimorita << Ho imparato la lezione >>

Con mia grande sorpresa, afferrò la mia mano, intrecciando le dita con le mie e portandomi fuori tranquillamente.

Provai una strana sensazione nello stomaco, come un centinaio di migliaia di farfalle che facevano i capricci.

Per andare fuori, passammo anche dalla sua stanza.

Era molto simile alla mia, solo più grande, senza finestra e piena di borsoni in giro per il pavimento.

Non era molto comoda, il bagno e la finestra erano nella mia camera, ma lei aveva scelto quella perché era più vicina all'uscita.

Praticamente la porta per uscire fuori era davanti al letto matrimoniale.

Aprì la porta e ci ritrovammo davanti ad un corridoio.

C'erano solo altre tre stanze.

Girammo a destra e, dopo aver percorso il piccolo corridoio che portava a quella che era la reception, uscimmo fuori all'aria aperta.

La prima cosa che sentii fu il freddo di cui aveva parlato Lauren.

Il terreno sotto i miei piedi era arido e secco, con solo qualche ciuffetto d'erba sparso.

Guardai verso l'orizzonte e l'unica cosa che riuscivo a vedere era una distesa infinita davanti a me di alberi,

Dove cazzo eravamo?

Che posto era mai quello?

Era troppo sperduto per essere da qualche parte nella Florida.

Ero troppo concentrata a capire dove eravamo che non mi accorsi che stavo ancora tenendo per mano Lauren.

Lei l'aveva già lasciata la mia, ma io no.

Non appena me ne accorsi la lasciai immediatamente e presi le giuste distanze da lei.

Quando liberai la sua mano lei ne approfittò per prendere il suo pacchetto di sigarette e prendersene una.

La mise in bocca e la accese.

Io rimasi a guardare la scena, soprattutto concentrandomi sulla sigaretta e le sue labbra.

Il fumo mi dava davvero noia, ma quella volta non fu così insopportabile.

Gironzolò in su e in giù, con la sigaretta in mano e tirando calci ai sassolini.

Io ero in piedi, a pochi metri da lei, a guardare ogni suo singolo movimento.

<< Dovresti smettere di fumare >> mi azzardai a dire.

Lei si girò verso di me e mi sorrise.

<< Perché dovrei? Che t'importa? >>

Feci spallucce.

In fondo aveva ragione, il corpo era suo e ci faceva quello che le pareva.

Però non mollai e continuai la conversazione.

<< Beh, lo dico a tutti i fumatori >> cercai di difendermi << Ti stai buttando in corpo tanta di quella merda per colpa di un piccolo cilindro che arricchisce il governo... mi sembra una cosa abbastanza stupida. Il corpo è un tempio, e il tuo non è neanche niente male, perciò te lo stai solo rovinando fumando quello schifo >>

All'inizio annuì, semplicemente.

Poi, per entrambe fu come se stessimo rianalizzando quello che avevo detto.

Lo avevo detto così veloce e senza pensarci che non mi ero accorta di averle fatto un complimento, e anche molto spudorato.

Quando ci arrivò anche lei, sorrise maliziosamente.

<< Il mio corpo è un tempo niente male eh? >> mi stuzzicò << Allora ti piace quello che vedi, non è solo "carino" come mi hai detto la prima volta che mi hai vista >>

Mi coprii gli occhi con le mani.

"Cazzo" imprecai nella mia testa.

Rimasi in silenzio per evitare di dire altre cazzate.

Semplicemente mi avvicinai agli scalini davanti all'entrata del motel e mi ci misi a sedere.

Erano gelati, ma mi ci abituai in fretta.

Mi strinsi ancora di più dentro la giacca che mi aveva dato Lauren, annusando il suo profumo, che mi circondava.

Lei finì con tranquillità la sua sigaretta per poi venire verso di me.

Rimase in piedi, mentre attentamente scrutava a destra e a sinistra l'unica strada che passava da quelle parti.

C'era una tranquillità impressionante.

Niente macchine, niente case, niente persone... era il paradiso per chiunque odiasse il chiasso assordante della vita di città.

Non si sentivano neanche gli uccellini cantare.

Udivo soltanto il mio battito cardiaco, il mio respiro e quello di Lauren.

Alla fine si sedette anche lei, vicino a me.

Fece un profondo respiro e mi chiese se volessi rientrare.

Io la guardai dritta negli occhi, cercando di capire con quale delle varie personalità stessi parlando.

<< Se decido di rientrare cosa succederà? >> domandai.

<< La solita cosa: ti legherò alla sedia >>

<< Allora non voglio rientrare >>

Lei ridacchiò.

<< Eh lo so... ma deve andare così >>

<< Non puoi lasciami libera di stare per la camera? >>

Lauren ci pensò un attimo.

<< No >> rispose fredda << Adesso rientriamo >>

Io incrociai le braccia, sbuffando rumorosamente.

A quel punto s'inginocchiò davanti a me.

<< Senti, io lo faccio per precauzione. Devo fare delle cose e devo legarti. Ti prometto che ti slegherò prima di andare a letto >>

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