Capitolo 17
Scosse la testa e si allontanò in meno di un attimo.
Il suo volto non era più a pochi centimetri dal mio.
Il mio cuore si fermò e ricominciò a battere, e il tutto in una frazione di secondo.
Fu come se avessi perso un battito.
Io rimasi interdetta.
<< C-Cosa... >> borbottai.
<< Niente >> affermò Lauren, spostandosi dalla parte opposta a dove ero io.
Sembravamo il fuoco e l'acqua, lei il fuoco io l'acqua.
Eravamo gli opposti.
Lei era la luna, io ero il sole.
Non mi spinsi oltre, anche perché era davvero agitata.
Però il mio io curioso stava morendo dalla voglia di riempirla di domande su quello che era appena successo.
Cosa voleva dire tutto quello?
Guardai lei, che guardava in tutte le direzioni tranne che nella mia.
Si passò un paio di volte la mano nei capelli, respirando e cercando di tranquillizzarsi.
<< C-Che succede? >> mugolai, insicura.
<< Niente >> rispose, quasi urlando.
Io rimasi impaurita.
Lauren sopirò, coprendosi gli occhi con una mano.
<< Scusa >> mormorò sbuffando.
Perché si comportava così?
Forse era per quello che sarebbe potuto accadere che stava così su di giri.
Solo a quel punto capii, solo a quel punto realizzai.
"Stavamo per baciarci?!"
Io? Lei? Che ci baciavamo?
Per me era una cosa inconcepibile.
Lauren era colei che mi aveva rapita, ucciso la domestica, ed era la causa di tutti i miei incubi.
E poi era una donna.
Io avevo il ragazzo. Ero fidanzata con il mio Shawn, l'unico che fosse riuscito a passare il test di mio padre.
Una parte di me, però, nel momento di vicinanza tra me e lei, voleva annullare la distanza.
Una parte di me voleva appoggiare la bocca sulla sua.
Una parte di me voleva assaggiare quelle labbra morbide e carnose di Lauren.
Scossi la testa, cacciando quei pensieri impropri dalla mia mente.
A che diavolo stavo pensando?
Alzai lo sguardo su di lei che, questa volta, mi guardava intensamente.
<< A cosa stavi pensando? >> chiese, con un tono che sembrava quasi malizioso.
<< Niente >> risposi imitando il suo tono.
Lei ridacchiò.
<< Quando tu mi fai una domanda, io posso anche non rispondere. Quando te la faccio io, la tua risposta è obbligatoria >>
<< Infatti ho risposto. Ho detto niente >>
Lei scosse la testa.
<< Mia cara Karla Camila Cabello Estrabao, oltre a sapere il tuo nome completo, oltre a sapere dove abiti e a sapere cosa fai nell'arco di una tua giornata, ho imparato le tue espressioni facciali >> iniziò a spiegare << Stavi pensando a qualcosa che ti ha dato noia, perché hai scosso la testa, ma al tempo stesso ti interessava, perché ci hai pensato per un po' con uno sguardo davvero indecifrabile >>
Rimasi senza parole.
Quella ragazza era un mostro, in senso positivo.
<< Stupita eh? >>
Io annuii.
<< Bene >> sorrise << Ora dimmi, a cosa stavi pensando >>
Deglutii.
Era davvero insistente, ma io non volevo dargliela vinta.
<< Niente di che >>
Lei alzò un sopracciglio.
Alla fine mi arresi, sospirando.
<< Stavo pensando a q-quello che è successo prima... >> dissi a bassa voce << e alla tua reazione >>
Lei annuì.
<< Lo sapevo >> disse tra sé e sé ad alta voce.
Mi guardò attentamente, poi si passò una mano tra i capelli.
<< Ora rispondi alle mie? >>
Sul suo volto si dipinse uno sguardo interrogativo.
<< Che sta succedendo? Intendo, beh... riferendomi a quello che è successo prima >>
Restò in silenzio, distogliendo lo sguardo da me e puntandolo in giro per la stanza.
Non voleva rispondermi.
Perché si comportava così? Che cosa non andava in lei?
<< Lauren... >> mugolai, con un tono triste e stanco.
Sentendo il suo nome alzò gli occhi e li posò su di me, sospirando.
<< Sinceramente, non lo so >> rispose << È un mistero anche per me >>
Sembrava davvero sincera.
Stava parlando con il cuore... lei, l'assassina e la rapitrice.
Pensavo che non avesse sentimenti, e invece mi mostrò il contrario.
<< Tu hai sconvolto tutti i miei piani. Hai sconvolto la mia mente, hai sconvolto il mio cuore... Mi stai facendo impazzire. Più ti guardo e più mi pento di quello che ti sto facendo passare, ma è il mio lavoro ed io devo restare seria >>
Il mio cuore stava battendo in una maniera incredibile.
Mi guardò intensamente negli occhi, e io in quel momento mi sentii morire.
<< Non mi posso permettere di farmi addolcire così facilmente, ma con te è così difficile... >>
Smisi di respirare per un'attimo.
Il suo sguardo era qualcosa di incredibilmente pesante, e non riuscivo a tenerle testa.
<< Devo resisterti >> concluse, ridacchiando, quasi amaramente.
A quelle parole sentii il mio stomaco attorcigliarsi.
Detto quello, se ne andò.
<< Buonanotte >> disse prima di socchiudere la porta.
Non appena il sole calò, iniziai a provare ad addormentarmi.
La prima volta che caddi tra le braccia di Morfeo, mi svegliai neanche dieci minuti dopo, leggermente sudata.
Mi riaddormentai, e questa volta riuscii a dormire per qualche ora, ma non tranquillamente.
I miei incubi si facevano sempre più inquietanti, impedendomi di avere sogni tranquilli.
Nella mia testa la realtà era del tutto distorta.
La stanza era nera, buia, profonda, quasi infinita.
L'atmosfera era angosciante, pesante, opprimente e demoralizzante.
Io riuscivo a vedere solo l'oscurità e delle ombre.
Sentivo mani che mi toccavano ovunque, che mi graffiavano e che seviziavano i miei vestiti.
Alla fine mi svegliai di soprassalto, nel bel mezzo della notte.
La mia pelle era ricoperta da un sottile strato di sudore, il solito respiro affannato ed il cuore a mille.
I miei occhi e il mio cervello erano così stanchi che non mi accorsi che Lauren era entrata nella stanza.
Guardai la sua figura vicino alla porta, mentre la chiudeva a chiave.
Venne verso di me, mi accarezzò il volto e io mi appoggiai alla sua mano, calda e confortevole.
Il suo tocco era dolce e delicato.
Si spostò senza fare rumore dietro di me e iniziò ad armeggiare con la corda.
Sentii la presa sui miei polsi farsi sempre più lenta, fino a che non me li sentì liberi.
L'aria fresca sulla mia pelle segnata e ferita dalla corda mi risollevò un sacco.
Prese le mie mani e me le mise davanti, le appoggiò sulle mie gambe, poi si piegò verso di me e mi prese in braccio.
Il suo corpo era davvero caldo, e io in quel momento stavo morendo di freddo.
Girai la testa verso il suo petto, e mi accoccolai a lei.
Dopo un po', sentii il mio corpo toccare qualcosa di morbido e comodo, per poi appoggiarmi completamente su di esso, con la testa su qualcosa di soffice.
Aprii di più gli occhi e mi accorsi che ero distesa sul letto.
Lauren si mise a sedere sulla sedia, mettendo le braccia sullo schienale e appoggiandosi in seguito con il mento.
<< L-Laur- >> mugolai tra il sonno.
<< Ssh >> sussurrò << Dormi >>
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