8.
Una chiamata ci fa allarmare e dobbiamo tornare a casa. Prendiamo il primo aereo e torniamo a Rimini. Sono molto preoccupata. Forse è un salto in alto che mette i brividi.
Non sapevo che avevo appuntamento col mio destino. Abbraccio la mia pancia come segno di protezione. Sempre sarà con me. Ho terrore, ho i brividi. Mia madre era stata chiara in chiamata. "Dovete ritornare a casa". Sarà l'eccezione ma non abbiamo potuto vedere le tre piramidi. Credo sia qualcosa di davvero urgente.
Propongo a Paolo di non preoccuparci se non prima di sapere di cosa si tratti, ma quando sto per aprir bocca e mi viene una grande nausea. Sono così costretta di andarmene di corsa in bagno, dove vomito pure l'anima.
La vita mi ha smussato gli angoli. Il tempo ha cucito qualche ferita. Ma spero davvero che sia qualcosa di bello. Rilutto il fatto che sia qualcosa di brutto. Faccio la combattente, lotto contro qualcosa che ancora non so. Forse ho sbagliato qualcosa.
Scarico lo sciacquone e ritorno al mio posto, seduta. Ho come l'impressione che lo sto perdendo, gli prendo le mani e le stringo a me.
Mi giro dall'altra parte e mi scende una lacrima. Credo siano gli ormoni. Ma in questa lacrima c'è tutto il senso della mia vita. Questo cielo azzurro dietro al vetro è tenebroso, si sta preparando un temporale. Ho terrore a star qui, la perturbazione si fa sempre più forte e con la gravidanza non è facile.
Mi costringe a vedere tutto quello che non c'è.
Ad un certo punto, mentre guardo Paolo che diventa pallido, il capitano annuncia di allacciarci le cinture per un atterraggio di emergenza. Inizio ad tremare e l'hostess si preoccupa di darmi una pillola per addormentarmi e per non farmi sentire quello che succede intorno a me.
Sento che piano piano i sensi mi abbandonano e mi sento rilassata. In questo momento mi sento solo cullare e non più la nausea di prima.
Quando mi sveglio sento dall'altoparlante il capitano che c'informa che siamo atterrati. Paolo mi sveglia dolcemente e gli chiedo, con aria assonnata.
-Amore, la perturbazione?-
-È passata, ora siamo arrivati, tra un po' arriviamo a casa-
Quando scendiamo dall'aereo, troviamo i miei genitori che ci aspettano con aria preoccupata. Quasi non salutano Paolo.
Ci guardiamo con aria complice. Ma non capiamo cosa sta succedendo. Papà guarda mamma e viceversa. Quest'aria di tensione non mi piace affatto. C'è qualcosa che non va. Provo a dire qualcosa ma non so cosa dire. Mentre Paolo mi stringe forte la mano.
-Ragazzi, novità?- azzarda a chiedere mamma, sempre molto curiosa.
-Si, ci sarebbe una novità, ma vorremmo dirla a tutti- rispondo con semplicità e schiettezza. Mentre Paolo azzarda a parlare, nessuno lo risponde. Questa situazione è assurda, provo a rompere questo silenzio.
-Ma si può sapere cosa è successo?-
-Parliamo a casa- risponde mio padre.
Arrivati sotto casa nostra parcheggiamo l'auto e ci avviamo verso casa.
Vado in bagno perché non riesco più a trattenerla e quando esco vedo Paolo sconvolto.
-Amore, cosa è successo, non farmi spaventare-
È molto strano, vedo una lettera sul tavolo.
E gli altri volti di spalle verso la finestra. Paolo che cade in lacrime. Non capisco. C'è troppa aria di tensione.
Non resisto, apro la lettera..e..Non posso credere a quello che c'è scritto. Cado atterra priva di sensi. Improvvisamente vedo buio e non percepisco la realtà intorno a me. Vedo il buio più profondo.
Sento le grida di mia mamma e mio papà e Paolo che urla -Sylvia-
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