Cap 41


Geo mi aspetta, appoggiato alla sua Triumph. Ha i capelli sciolti e la sigaretta in bocca. Quando mi vede arrivare, la butta via e mi porge il casco.

«Ho una sorpresa per te», esclama «ti devo portare in un posto»

«Ma... Vorrei parlarti... e non ho tanto tempo»

Mi prende il viso tra le mani.

«Ti fidi di me?»

Annuisco.

«Allora riusciremo a dirci tutto, vedrai. Ma adesso monta in sella. O non arriviamo in tempo»

Sospiro e salgo sulla moto. Avrei preferito sedermi da qualche parte a parlare. Quello che ho da dirgli non è esattamente la cosa più semplice del mondo. Mi stringo a lui e cerco di rallentare il respiro. E' notte e l'oscurità mi fa bene. Posso togliere gli occhiali e sentirmi meglio. Geo sfreccia in direzione di Perledo e io mi godo le luci dei lampioni, le luci delle case, le luci delle macchine che passano. Di notte, il paesaggio diventa più bello. Più vivace. Oserei dire più colorato, nel senso che mi appartiene, almeno.

«Da qui dobbiamo andare a piedi», mi spiega Geo, fermandosi davanti a un cancello.

«Il castello di Vezio», mormoro «perché mi hai portato qui?»

Geo fa un sorrisino.

«Niente spiriti, questa sera. Non preoccuparti. Il falconiere è un mio amico. Mi ha detto che questa sera farà volare i rapaci in notturna... E volevo che fossi presente anche tu»

Spalanco la bocca e non posso fare a meno di battere le mani per l'entusiasmo.

Il castello di Vezio è un posto che sin da piccola mi ha sempre affascinato un sacco. Da un po' di anni, al suo interno, c'è una falconeria. I rapaci vengono addestrati e poi fatti volare sul lago, liberi. In estate questo posto si riempie di turisti, come tutta Varenna. Sono stata a vedere il falconiere all'opera, ma mai da sola e soprattutto mai di notte.

Nicola ci aspetta all'ingresso. Ha un viso dai lineamenti un po' duri, che ricordano quelli di un falco.

«Ciao Geo, ciao Laura», dice, venendoci incontro. Tiene in mano una torcia.

«Ciao», lo saluto e il suo volto mi pare luminosissimo.

«Mi raccomando, niente movimenti bruschi e state dietro di me», ordina, con un sorriso.

Ci avviamo in silenzio verso le gabbie dei volatili. A metà strada mi fermo a salutare Artù, un gufo reale che è stato salvato da Nicola e che purtroppo non può volare. Il padrone di prima lo trattava male e avendolo sempre tenuto in gabbia, Artù non è più addestrabile.

Mi fa un po' pena, questo pennuto in gabbia. Mi guarda arrabbiatissimo e gira la testa dall'altra parte.

Geo scoppi a ridere.

«Non gli sei tanto simpatica», afferma.

«Seguitemi», dice Nicola «prima che diventi troppo buio»

Ricominciamo a camminare.

Nicola libera le poiane e poi si occupa del falco. Io e Geo ci teniamo stretti e lo guardiamo mentre lascia che i rapaci spicchino il volo.

«Non hai paura che non tornino più?», chiede Geo.

«Qui stanno bene. Non hanno motivo di scappare»

Geo mi sorride.

«Anche tu non mi scappi più», mi sussurra in un orecchio.

Più si fa scuro, più mi sento a casa. Il lago è un enorme pozza nera e le luci intorno lo accarezzano leggere. Geo e Nicola non possono vedere quello che vedo io. Cammino tra gli ulivi e inspiro l'aria frizzante della sera. Poi allargo le braccia e chiudo gli occhi.

«ma cosa fa?», chiede Geo a Nicola.

«E' stata in gabbia tutto il pomeriggio, cerca di comprenderla», risponde Geo e si mettono a ridere.

Oliver, il falco, vola sopra la mia testa. Emette uno strano suono e poi si lancia in picchiata verso il lago. Dopo un po' è di nuovo sopra di me, e io allargo le braccia in segno di saluto.

«Di solito non ha queste confidenze con una persona», mormora Nicola, confuso.

Forse il falco capisce che io lo vedo meglio degli altri. Seguo i suoi spostamenti e inizio a volteggiare tra gli ulivi. Mi sembra di essere la regina di quel castello incantato. E i rapaci sono i miei guardiani. Oliver asseconda i miei movimenti. Nicola si allontana per richiamare le poiane.

Geo mi abbraccia da dietro.

«Ti piace qui?», mi sussurra all'orecchio. Sento il suo corpo che aderisce perfettamente al mio e inarco la schiena per baciarlo.

Lui sospira.

«Mi piace moltissimo. Grazie»

«Avevi bisogno di rilassarti un po'», dice.

«Di notte le cose sono tutte più belle»

«E tu sei bellissima in quest'oscurità. E' strano, ma... Ti dona»

«Perché alla luce si vedono tutti i miei difetti?»

«No, perché al buio ti muovi come se nessuno potesse vederti. E sei incantevole»

Nicola ritorna e si vede che è un po' imbarazzato nel trovarci così. Geo si stacca da me e Nicola richiama anche Oliver.

«Vuoi dargli tu da mangiare? Lui ti adora», mi dice Nicola.

Il falco prende il cibo dalle mie mani, poi Nicola lo porta nella sua gabbia.

«E' stato strepitoso», commento, mentre torniamo indietro «è stato davvero davvero strepitoso»

Nicola e Geo si scambiano un'occhiata e si mettono a ridere.

«Grazie, Nicola», dico, prima di andare via.

«Figuratevi ragazzi, siete piaciuti ai miei rapaci!»

Io e Geo ci allontaniamo mano nella mano. Siamo una coppia, adesso. Mentre ci avviciniamo alla moto, il mio entusiasmo a poco a poco sparisce. Devo parlargli. E non so come la prenderà.

Lui si accorge che sono troppo silenziosa e mi accarezza una guancia.

«Cosa c'è?»

Mi fermo su una panchina, in una piazzetta deserta. Non c'è mai molta gente, di notte, a Perledo.

«Anche io ti ho tenuto nascosto qualcosa», mormoro «e adesso sono pronta a rivelarti il mio... segreto»


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