Cap 34
Geo mi si avvicina e mi cinge la vita.
«Sei più desiderabile che mai», mi sussurra. Sto per voltarmi e baciarlo, ma Prisca si intromette.
«Okay, piccioncini, vi lascio una mezz'ora più tardi. Adesso voglio vedere la coreografia di Laura. Ma prima un po' di sequenze, grazie»
Sbuffo in faccia a Geo e lui entra in pista ridendo. Non se la cava male, sembra un po' un pattinatore di hockey, ma sa stare sulle sue gambe, almeno lui. Prisca si siede e mi incita a partire. C'è poca gente in pista, ma dovrò comunque fare molta attenzione. Comincio con una sequenza di salti, giusto per assaggiare con le lame il ghiaccio sotto di me. La gente mi osserva. Non mi piacciono tutti questi sguardi, ma so che devo andare avanti come fossi sola.
«Paolo, tienimi la mano!», bercia Ester.
Quasi sola. Sento che anche Paolo mi sta guardando. Lui ama vedermi pattinare. Eseguo una trottola impeccabile e Prisca mi grida di proseguire. Dopo un quarto d'ora di riscaldamento, provo a buttare lì la coreografia. Siccome c'è altra gente, non potrà venire perfetta, ma è un buon modo per ripassare e affinare la tecnica appresa durante lo stage. Quando ho finito, pattino verso Prisca e ascolto i suoi consigli. Mi parla concitata, con la luce negli occhi, quasi come se per tutto il tempo che ho pattinato lei fosse stata sul ghiaccio insieme a me. Intanto Geo e gli altri si sono avvicinati.
«Non pensavo fossi così brava», mi dice Geo.
«Grazie», rispondo «ho ancora tanto da fare, però».
Paolo non dice nulla. Ester gli sta aggrappata al collo.
«Adesso posso avere l'onore di pattinare un po' mano nella mano con te?»
Guardo Prisca con occhi imploranti e lei sta per dire qualcosa, ma Paolo scatta: «Si deve allenare, non l'hai capito? Non ha tempo da perdere con te»
Geo si volta verso Paolo, inizialmente stupito. Poi la sua espressione si fa quasi aggressiva.
«Chi ti ha chiesto qualcosa?», sbraita, stringendo i pugni.
«Le stai troppo addosso», dice Paolo. Nella foga, ha lasciato andare Ester, che si deve attaccare alla balaustra per non finire a gambe all'aria.
«Nessuno ha chiesto la tua opinione», ribatte Geo e si avvicina a lui, minaccioso.
«Ragazzi», si intromette Prisca «non diamo spettacolo, per favore. Laura ha bisogno di allenarsi un'oretta ancora, Geo. Poi sarà tutta tua»
Paolo abbassa le braccia in segno di resa e Geo si volta verso di me.
Mi allontano pattinando veloce. Paolo è geloso. Geo protettivo. Non so come mi sia saltato in mente di portarli entrambi qui. Anche io sono gelosa di Ester, ma cerco di non intromettermi tra loro. Non avrebbe senso. Invece Paolo sembra non capirlo. Riprovo di nuovo i salti.
Non sono molto concentrata e cado al doppio axel. Prisca mi fa segno di non badarci e proseguire. Perdo l'equilibrio anche nel carrellino. La testa mi fa un po' male. Vorrei fermarmi, ma non voglio deludere Prisca. Provo un altro salto e atterro in maniera perfetta. Il ghiaccio accoglie la lama con il rumore deciso di quando muovo il mio corpo nella maniera giusta. Monia sarebbe soddisfatta. Una signora mi passa accanto e finiamo spalla contro spalla.
«Mi scusi», dico. Non l'avevo proprio vista. Mi rendo conto che i miei occhi sono più stanchi del solito. Sarà la luce troppo forte della pista. A un certo punto Paolo mi passa davanti e dice qualcosa. O forse è Geo? Non riesco più a distinguere i loro volti. Ho la vista completamente annebbiata. Non so bene dove sono. Cerco Prisca, ma vedo solo una massa indistinta di forme che si muovono, e puntini bianchi e neri.
«Aiuto», mormoro e protendo le mani avanti, cercando di raggiungere la balaustra. Mi sento come in mezzo al mare senza un salvagente. Strizzo gli occhi e non faccio che peggiorare la situazione. Macchie scure mi si parano davanti.
«Prisca, Paolo!», grido.
«Laura, tutto okay?», mi chiede Geo.
«Non ci vedo bene», rispondo.
«Mi vedi? Sono qui», insiste lui e sento che si mette davanti a me. Ma non riesco a scorgere il suo viso.
«Paolo...», piagnucolo «dov'è Paolo?»
«Laura, cerca di calmarti, ci sono io qui», ribatte ancora Geo...
«Paolo!», grido, esasperata, e mi metto a pattinare a casaccio per allontanarmi da Geo. Odio che mi veda in queste condizioni. Non so cosa mi sta succedendo, so solo che ho paura. E quando ho paura, c'è solo una persona in grado di salvarmi.
Vado a sbattere contro qualcuno. Gli prendo il viso tra le mani. E' Paolo.
«Piccola, sono qui, cosa succede?»
Scoppio in singhiozzi.
«Aiutami. Non ci vedo più. Non ti vedo più»
Lui mi abbraccia e inizia ad accompagnarmi verso l'uscita.
«Non ti preoccupare, adesso passa», mi sussurra «ci sono io qui con te. Ci sono io»
«Chiamiamo un'ambulanza?», chiede Prisca, appena la raggiungiamo.
«Credo sia il caso di portarla a casa», dice Paolo «Laura, come ti senti? Va meglio?»
Il cuore inizia a recuperare un po' di tranquillità.
«Ho solo bisogno di sedermi», dico.
Paolo mi accompagna verso la panchina dove stava Prisca.
«Ecco, vieni qui», mi sussurra «bevi un po' d'acqua»
«Non mi lasciare la mano, ti prego»
«Non te la lascio, vedi? Sono qui. Non sei da sola. Adesso passa. Adesso passa tutto e andiamo a casa»
Appoggio la testa sulla sua spalla e continuo a piangere.
«Non fare così», bisbiglia Paolo «andrà tutto bene»
Chiudo gli occhi. Ascolto con gli altri sensi. La sua mano calda, il respiro affannoso di Prisca, la sigaretta di Geo. Il silenzio attonito di Ester. Non ho bisogno di vederci. Se diventassi cieca, sarebbe uguale. Ma poi, mi dico, non potrei più vedere il sorriso di Geo.
Riapro gli occhi e le forme iniziano a ricomparire.
«Va meglio?», chiede Prisca.
«Stai riprendendo colore», mi informa Paolo.
«Sto meglio», li rassicuro «la vista sta tornando»
Paolo emette un sospiro di sollievo. Geo si avvicina. Paolo mi stringe più forte la mano.
«Ma che è successo?», mi chiede Geo.
«Credo sia stato un calo di zuccheri», rispondo «ho mangiato poco a pranzo»
«Ci hai fatto prendere un colpo», dice Prisca.
Finalmente li vedo di nuovo tutti. Stringo la mano a Paolo.
«grazie», gli dico.
Geo fa una smorfia ferita.
Ma non ci posso fare niente. Avevo bisogno della persona che da sempre mi conosce, che sa tutto di me. Paolo è entrato nel mio mondo in bianco e nero molto tempo fa. E per quanto sia innamorata di Geo, non posso scordarlo.
Mentre ci avviamo verso la macchina, Geo mi afferra la mano libera. Gliela prendo volentieri e gli sussurro: «scusa per prima»
Lui mi sorride: «ma scherzi? Volevo solo aiutarti. Ho avuto paura»
«Anche io», ribatto. Al prossimo controllo, dovrò raccontare questo strano episodio. Improvvisamente non mi importa di non riuscire a scorgere i colori. Mi aggrappo a quello che vedo e lo trovo stupendo. Almeno, posso vedere.
Geo non sa dell'acromatopsia. Nessuno gliel'ha detto e io vorrei che continuasse così. Ma mi rendo conto che non è rispettoso nei suoi confronti. Non posso pretendere che lui impari a conoscermi, se gli nascondo un segreto così grande. In macchina, Paolo mi accarezza i capelli e ignora Ester completamente. Ho ristabilito la normalità delle cose. Mi sento a casa. Ma Geo continua a guardarci dallo specchietto e la sua espressione non promette nulla di buono.
Se vi piace la mia storia... Stelline. Qui si compra con le stelline :)
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