Cap 28
Alzo le spalle e guardo fuori dal finestrino. Non ho alcuna intenzione di rispondere alle sue provocazioni.
«Lei ti usa solo perché vuole sapere cosa combiniamo qui», continua Teresa «e tu ci stai cascando in pieno»
Stringo i pugni e le faccio capire che non ho voglia di replicare.
«Hai perso la lingua?», insiste lei.
«Non ho voglia di parlare di Prisca»
Teresa si mette a ridere.
«L'hai sempre invidiata. E lei ti ha sempre ostacolata. Adesso, solo perché qualcuno ti compatisce pensi di aver trovato l'amica del cuore?»
Mi verrebbe da graffiarle la faccia.
«Si può sapere che razza di problema hai?»
Ho quasi urlato. Monia si è girata a guardarci, preoccupata.
«Dicevo solo che è normale che tu voglia qualcuno... D'altronde, con il problema che hai... »
Questo non doveva dirlo. Non riesco più a trattenermi.
Mi avvento su Teresa e le stringo i capelli. Glieli tiro sulla schiena con forza. Vedo il suo collo contrarsi all'indietro e lei fa una smorfia di dolore.
«Lasciami!», urla.
Monia si precipita verso di noi. Le ragazzine più piccole rumoreggiano.
Lascio andare i capelli di Teresa e Monia la blocca prima che possa avventarsi su di me.
«Ma siete impazzite?», urla Monia.
«Ha iniziato lei», borbotta Teresa, massaggiandosi il collo.
«Non mi ha lasciato scelta», ribatto e sento ancora il sangue ribollirmi nelle vene. Non è la prima volta che qualcuno prova ad attaccarmi là dove sono più debole. Spesso ho sbagliato abbinamenti di vestiti, o ho indossato calzini di colore diverso. E le ho sentite le risate, alle mie spalle. Ma le insinuazioni di Teresa erano molto più gravi di così.
«Fila al tuo posto, tu», dice Monia a Teresa. Lei non ribatte. Va a sedersi accanto a Martina e mi lancia un'occhiata di sfida.
Monia rimane un attimo con me. Sento che il mio respiro si fa un po' più tranquillo.
«Deve averti detto qualcosa di davvero orribile», sussurra Monia «non ti ho mai vista così»
Stringo le labbra.
«Mi dispiace», rispondo.
«Teresa sa essere acida, ma sono sicura che c'è una ragione per questo comportamento».
Alzo le spalle.
«Voglio che tu sia concentrata durante questo stage, Laura. Ci sono degli ottimi maestri e arrivano da tutto il mondo. Abbiamo ancora tanta strada da fare. Non perderti in un bicchiere d'acqua»
Annuisco.
«Vorrei che ci fosse anche Prisca», ammetto «mi sentirei meno sola»
«Non sei sola», ribatte Monia. Ma so che si sbaglia. So che la diversità allontana e che io faccio paura. E non perché potrei essere più brava di loro. Ma perché non sono come tutte le altre. Io posso pattinare a occhi chiusi. Non ho bisogno di vedere, per sentirmi al sicuro.
«Vado dalle altre, adesso. Vieni anche tu?», mi dice.
«Credo che mi riposerò un attimo ancora. Il ritrovo è alle quattro, vero?»
Annuisce e mi saluta con un sorriso.
Sono contenta di rimanere un po' da sola. Ha ragione mio papà: non ho nessuna voglia di essere qui. Di solito questo è il momento dell'anno che preferisco: una settimana senza Ross a rompermi le scatole, insieme alle compagne, a volteggiare sul ghiaccio. Il fatto è che mi sembra di essermi lasciata dietro qualcosa di importante.
Solo che mi sfugge cosa sia. Non so se sono gli occhi di Geo, l'aria imbronciata di Paolo, o la gamba ingessata di Prisca. Mi sento come se ci fosse una parte mancante in me. E questa volta non ha a che vedere con i miei occhi. In quest'occasione chiamerei Paolo per confidarmi. Invece mi rendo conto che le dita stanno già componendo un altro numero: quello di Geo.
«Piccola pattinatrice», mi dice, con la sua voce squillante.
«Ehi», rispondo «come stai?»
«Tutto alla grande. Varenna è ancora in piedi, ma senza di te ha perso un po' di colore»
Rabbrividisco. Lui non sa.
«Siete arrivate?», mi chiede «com'è?»
«Sempre il solito posto», rispondo «tra poco scendiamo per la presentazione dei vari programmi»
«E la sera cosa fai?», domanda ancora.
«A nanna presto...», dico, sbuffando.
«Ma vi lasciano uscire?»
«Nessuno ci controlla, ma dove vuoi che andiamo? Poi siamo talmente stanche...»
«Quando torni devi assaggiare un cocktail speciale»
«Con vero piacere. E mi piacerebbe anche partecipare a qualche altra spedizione in cerca di spiriti»
Geo ride forte. Amo la sua risata sfacciata.
«Adesso ti devo lasciare, ci sono un po' di clienti che mi guardano male. Un bacio, tesoro. Fai la brava»
Riattacca. Rimango per qualche istante col telefonosulla guancia, inebetita, e ripeto le sue ultime parole. Tesoro. Fai la brava.Un bacio. Le sussurro piano, e vorrei risentirle ancora, vorrei che le dicessesempre, perché quando mi parla così il mio corpo vibra e non mi era maisuccesso con nessuno.
SPAZIO AUTRICE
Giovedì sarò a Poschiavo per parlare dei miei libri pubblicati e del mondo della scrittura. Se qualcuno fosse da quelle parti sarà un piacere vederlo e rivederlo. Lo aspetto con una sorpresa... Un abbraccio, mie care lettrici da ogni parte d'Italia. Vi voglio un mondo di bene.
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