Cap 21

«Laura», mormora Paolo, alle mie spalle. Mi giro solo un secondo e gli regalo una smorfia triste. Non so perché ce l'ho tanto con lui. Mi sento gelosa di Ester, che adesso gli prende la mano.

«Ciao, Paolo», dico, «ci vediamo».

Saluto Geo e prendo il casco che mi sta porgendo.

«Ma che ci fai qui?», gli chiedo.

«Una sorpresa. Oggi è l'ultimo giorno di scuola, ho pensato volessi festeggiare»

Annuisco. Devo avvisare mia madre che a pranzo non ci sarò. Non sarà molto contenta.

«Dove andiamo?», gli chiedo.

«Dove ci porta la moto», risponde con un sorrisetto.

Mi aggrappo a lui e chiudo gli occhi. Schizziamo via davanti a tutti e sento l'aria che mi sferza le guance, nonostante il casco. Gli stringo di più i fianchi e lui mi accarezza una mano, mollando per un attimo il manubrio. Amo questo suo modo di apparire quando meno me lo aspetto. Sembra che senta quando c'è bisogno di lui. Riapro gli occhi solo quando si ferma. Mi aiuta a togliere il casco e si passa una mano tra i capelli lunghi. Adoro quando fa quel gesto.

Siamo in riva al lago, a Piona, davanti a un chioschetto da cui arriva una musica latina.

«Ti va di mangiare qualcosa?», chiede.

Annuisco. Ci sono un sacco di persone intorno ai tavolini e le ragazze sono quasi tutte in bikini. Scelgo un posto all'ombra e mi maledico per non aver preso anche il cappellino, con me. Però oggi ho una maglia verde acqua e una gonna bianca. Mi sento carina.

«Stai bene così», approva Geo e si mette a fumare una sigaretta. Il barista lo conosce, prima di ordinare si fermano a chiacchierare.

«Abbiamo messo su You Tube la registrazione dell'altra sera», mi sussurra Geo, con aria complice.

«Non so se ho il coraggio di rivederla», ammetto.

«E' ancora più inquietante di quello che sembra. Ci sono già mille visualizzazioni e aumentano sempre»

Arrivano i nostri panini e le birre.

«Tu ci credi, negli spiriti?», gli domando.

«Certo», risponde Geo «credo che ci sia qualcosa dopo la morte. E credo in queste cose, Mi incuriosiscono. A te no?»

Addenta il suo panino e mi osserva, sinceramente interessato alla mia risposta. Lo guardo mentre mastica e penso che sia sexy anche così. Non mi è chiaro perché si interessi a me. Non ho niente di speciale e sicuramente ci sono un sacco di ragazze che gli sbavano dietro.

«Era la prima volta che andavo in un posto simile»

«Ci torneresti?»

«Sì»

Dietro di noi alcuni ragazzi stanno urlando una canzone di paese. La lanciano al cielo così stonata che non possono essere che ubriachi. Geo li guarda e scoppia a ridere.

«Hai mai preso una sbronza così?», mi chiede.

«No», ammetto e mi sento piccola.

«E' divertente», sussurra lui e mi sfiora il braccio con una mano.

«Però una volta, in gita, un nostro compagno si è ubriacato di brutto», dico « e alla fine era tristissimo. Ci sono sbronze tristi e sbronze felici. E non so da cosa dipenda»

Geo sorride.

«Hai detto una cosa vera, ma solo in parte. Non ci sono solo questi due tipi di sbronze. Ce ne sono no altre. Credimi, lavorando tutti i giorni dietro al bancone di un bar, posso dirlo con certezza»

«E quindi quanti tipi di sbronze ci sono?», gli chiedo.

«Tante quante sono le persone. Tante quante i cocktail che bevono. Tante quanti sono i motivi per cui uno si mette a bere»

«Wow», rispondo «non pensavo ci fosse tutta questa teoria, dietro»

«C'è un mondo intero, invece», mi spiega Geo. Quando mi parla del suo, di mondo, si illumina. «C'è la sbronza che non può aspettare. Quella che devi fare perché non ce la fai più a tenere un pensiero dentro la testa. E allora bevi per cercare di mandarlo giù. Oppure di urlarlo al mondo, dipende dall'effetto che ti farà l'alcool. C'è la sbronza che capita per caso, anche se non l'avevi prevista. La fai con gli amici di sempre, di solito. Proprio la sera in cui sei uscito pensando "una birretta e a letto presto". C'è la sbronza della disperazione. E di queste ne ho fatte tante anch'io. Sei talmente triste che l'unica cosa che ti va di fare è bere fino a non capirci più niente. La sbronza che smaltisci ballando o cantando. La sbronza molesta, dove infastidisci ogni persona che ti passa accanto, anche chi non conosci»

«Ma davvero hai visto tutti questi tipi di ubriachi?»

Geo finisce il suo panino e ride.

«Visti, intravisti, indovinati. Non sempre ci azzecco. Ma mi piace vedere che effetto fanno i miei cocktail sugli altri»

Mi strizza l'occhio.

«Mi piacerebbe vedere l'effetto che fa il Mojito su di te»

Non ho molta esperienza di cocktail e sbronze, ma quando mi dice questa frase e mi guarda in quel modo, non posso fare a meno di provare un brivido lungo la schiena.

«E la tua ultima sbronza?», gli chiedo.

Geo abbassa lo sguardo.

«Non è molto interessante»

«Vorrei sentirla, se ti va»

Lui si accende una sigaretta.

«E' stata una settimana fa. Ho litigato con mio padre. In più, la ragazza con cui stavo uscendo si è messa con un altro»

«Mi dispiace»

«Non avevo voglia di uscire e non avevo voglia nemmeno di stare a casa. Non sapevo cosa fare. Allora sono andato alla Tana dell'Orso, che era già chiusa, e mi sono preparato un cocktail. Ci ho messo un po' di tutto. Ci ho messo un po' anche di me stesso, credo. Me lo sono bevuto lentamente e intanto ne ho preparato un altro. Ho continuato così fino a che sono collassato sul divanetto»

«La definirei una sbronza necessaria», commento.

Geo mi guarda con aria interrogativa.

«Una sbronza chiamata dal destino, che era lì ad aspettarti. Di cui non puoi fare a meno. Perché certi eventi ti sconvolgono talmente tanto, che l'unica cosa sensata da fare è berci su»

Lui spalanca gli occhi.

«Devo prendere appunti, testolina», esclama «sei brava a catalogare le sbronze»

Arrossisco.

«Peccato che non hai portato un costume», commenta, guardandosi intorno «sono stato stupido a non scrivertelo»

«Non importa. Oggi, comunque, devo passare da Prisca»

«Chi è Prisca?»

«Una mia... compagna di pattinaggio. Si è fatta male e si è messa in testa di aiutarmi con gli allenamenti. Vuole che passi alle regionali. Per poi battermi, quando si rimetterà in forma»

Geo sorride.

«Un buon modo per combattere la propria battaglia»

Prisca riesce a far colpo sugli uomini anche quando non li ha di fronte.

«E invece... tu e Paolo?»

La domanda mi lascia di stucco. Non me l'aspettavo.

«Io e Paolo cosa?»

«Siete solo amici?»

«Certo», mi affretto a rispondere. Scaccio dalla testa il pensiero di Paolo mano nella mano con Ester.

«Non c'è mai stato niente tra di voi?»

Alzo le spalle. C'è tutto tra noi. C'è un legame che sarà difficile spezzare, anche se ultimamente si sta trasformando in qualcosa di diverso. Ho vissuto la mia infanzia con Paolo. E chi ti ha visto piangere, dimenarti, sanguinare, ridere fino a non poterne più, non potrà mai lasciarti davvero andare.

«Siamo davvero solo amici», ribatto con convinzione.

«Mi sembra un tipo a posto»

«Abbiamo una casa sull'albero da quando siamo piccoli»

Geo mi guarda stupito.

«Davvero? Mi piacerebbe tantissimo vederla»

«Un giorno, forse...»

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